Ebbing, (fittizia) cittadina del Missouri.
Una madre, Frances McDormand, decide di affittare 3 cartelloni stradali per pubblicare dei manifesti di protesta contro la polizia locale e le loro indagini che non hanno portato a nulla di fatto sul brutale omicidio con omicidio della figlia, avvenuto mesi prima...
Ecco uno di quei film che non ha deluso le mie aspettative dopo averne sentito parlare molto bene.
Il ritmo è lento (ma non troppo), con vaghe atmosfere dei fratelli Coen (sia per la presenza della McDomand, sia per le musiche di Carter Burwell, l'abituale compositore dei film dei 2 registi/sceneggiatori), regia di Martin McDonagh essenziale e validissima, grandiosa sceneggiatura (sempre di McDonagh) con personaggi memorabili e terribilmente "veri".
A tratti si ride (amaro), a tratti ci si commuove.
Bravissimi tutti gli attori, meritatissimi gli Oscar alla McDormand e a Sam Rockwell, ma anche Woody Harrelson non sfigura affatto.
Uno dei più bei film chi mi sia capitato di vedere negli ultimi anni.
VOTO: 8,5
Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.
lunedì 31 dicembre 2018
domenica 23 dicembre 2018
LA BOCCA DELL'INFERNO
Nuova recensione letteraria.
Questa volta parlerò di questo romanzo storico d'avventura dai toni horror e con un pizzico di spionaggio, scritto a quattro mani da Bill Schutt e J.R. Finch.
Il romanzo inizia con un prologo ambientato sul fronte russo della WW2 nel febbraio del 1944, dove misteriosi contenitori paracadutati dal cielo fanno strage di soldati russi rilasciando una sostanza letale e conosciuta.
Con un salto temporale all'indietro, ci troviamo poi qualche tempo prima dei fatti del prologo, con il protagonista del romanzo, il capitano americano R.J. MacCready, nonché pilota e zoologo, che viene mandato nel bel mezzo della foresta amazzonica a indagare sull'avvistamento di un sommergibile giapponese arenatosi lungo uno dei corsi d'acqua della regione e sulla conseguente scomparsa di una squadra di ranger dell'esercito di cui non si hanno più notizie.
Lo ammetto: il plot mi pareva molto intrigante, almeno per i miei gusti letterari, tanto che avrei voluto avere io un'idea simile per un mio romanzo.
Il libro parte bene ma appena entra in scena il protagonista, iniziano le prima pecche.
Nome che richiama palesemente il personaggio interpretato da Kurt Russell ne film La cosa di John Carpenter a parte (omaggio che feci anche io in uno dei miei romanzi), è la caratterizzazione del protagonista lascia a desiderare: è un gran pilota, infallibile tiratore, soldato pieno di risorse ed è pure uno scienziato (qualche altra dote alla James Bond, già che ci siamo, no?).
E anche il suo passato, che vorrebbe fare di lui un uomo in preda ad alcuni rimorsi, non incide, oltre che risultare poco originale.
I cattivi sono ovviamente i nazisti (con i giapponesi) e anche qui la caratterizzazione risulta molto scontata.
Lo stile di scrittura non è male, il libro scorre abbastanza bene; personalmente, però, non sopporto quando il narratore racconta gli eventi dal punto di vista delle "creature" che infestano quella particolare zona amazzonica (di più non dico, anche perché ho già svelato troppo).
Davvero: odio questa tecnica narrativa, perché la trovo ben poco realistica e coinvolgente.
La trama è molto altalenante; gli elementi horror secondo me non funzionano del tutto, mentre invece ho apprezzato le parti che citano i veri fatti storici e scientifici del secondo conflitto mondiale.
Ritroviamo un paio di personaggi realmente esistiti, come la famosa aviatrice Hanna Reitsch, una delle pochissime donne pilota naziste che si fecero notare da Hitler in persona nel secondo conflitto mondiale. E forse è questo il personaggio più azzeccato, in verità.
Il romanzo, comunque, si lascia leggere piacevolmente. L'ho divorato in poco tempo ma, come ormai è ben chiaro, ha deluso parecchio le mie aspettative.
Non posso fare a meno di pensare a cosa avrebbero potuto tirar fuori gente come Michael Crichton o Clive Cussler con un plot potenzialmente intrigante come quello creato dal duo Schutt & Finch.
Lo consiglio solo ad appassionati del genere, senza però aspettarsi chissà quale capolavoro.
Questa volta parlerò di questo romanzo storico d'avventura dai toni horror e con un pizzico di spionaggio, scritto a quattro mani da Bill Schutt e J.R. Finch.
Il romanzo inizia con un prologo ambientato sul fronte russo della WW2 nel febbraio del 1944, dove misteriosi contenitori paracadutati dal cielo fanno strage di soldati russi rilasciando una sostanza letale e conosciuta.
Con un salto temporale all'indietro, ci troviamo poi qualche tempo prima dei fatti del prologo, con il protagonista del romanzo, il capitano americano R.J. MacCready, nonché pilota e zoologo, che viene mandato nel bel mezzo della foresta amazzonica a indagare sull'avvistamento di un sommergibile giapponese arenatosi lungo uno dei corsi d'acqua della regione e sulla conseguente scomparsa di una squadra di ranger dell'esercito di cui non si hanno più notizie.
Lo ammetto: il plot mi pareva molto intrigante, almeno per i miei gusti letterari, tanto che avrei voluto avere io un'idea simile per un mio romanzo.
Il libro parte bene ma appena entra in scena il protagonista, iniziano le prima pecche.
Nome che richiama palesemente il personaggio interpretato da Kurt Russell ne film La cosa di John Carpenter a parte (omaggio che feci anche io in uno dei miei romanzi), è la caratterizzazione del protagonista lascia a desiderare: è un gran pilota, infallibile tiratore, soldato pieno di risorse ed è pure uno scienziato (qualche altra dote alla James Bond, già che ci siamo, no?).
E anche il suo passato, che vorrebbe fare di lui un uomo in preda ad alcuni rimorsi, non incide, oltre che risultare poco originale.
I cattivi sono ovviamente i nazisti (con i giapponesi) e anche qui la caratterizzazione risulta molto scontata.
Lo stile di scrittura non è male, il libro scorre abbastanza bene; personalmente, però, non sopporto quando il narratore racconta gli eventi dal punto di vista delle "creature" che infestano quella particolare zona amazzonica (di più non dico, anche perché ho già svelato troppo).
Davvero: odio questa tecnica narrativa, perché la trovo ben poco realistica e coinvolgente.
La trama è molto altalenante; gli elementi horror secondo me non funzionano del tutto, mentre invece ho apprezzato le parti che citano i veri fatti storici e scientifici del secondo conflitto mondiale.
Ritroviamo un paio di personaggi realmente esistiti, come la famosa aviatrice Hanna Reitsch, una delle pochissime donne pilota naziste che si fecero notare da Hitler in persona nel secondo conflitto mondiale. E forse è questo il personaggio più azzeccato, in verità.
Il romanzo, comunque, si lascia leggere piacevolmente. L'ho divorato in poco tempo ma, come ormai è ben chiaro, ha deluso parecchio le mie aspettative.
Non posso fare a meno di pensare a cosa avrebbero potuto tirar fuori gente come Michael Crichton o Clive Cussler con un plot potenzialmente intrigante come quello creato dal duo Schutt & Finch.
Lo consiglio solo ad appassionati del genere, senza però aspettarsi chissà quale capolavoro.
martedì 11 dicembre 2018
MOONRAKER-OPERAZIONE SPAZIO -Mini Rencensione-
Da bambino questo era il mio film di Bond preferito, visto per la prima volta in una TV (forse) in bianco e nero, a casa di un mio amico una domenica pomeriggio.
In realtà la trama ricalca quasi pari pari quella del precedente LA SPIA CHE MIA AMAVA, con un'ambientazione spaziale anziché marina. Anche il piano del Villain di turno è identico e c'è pure il ritorno del gigantesco personaggio di SQUALO interpretato da Richard Kiel.
Roger Moore è qui ancora in forma mentre la Bond Girl di turno è più tosta che sexy, molto più sensuale una giovane Corinne Cléry, che però farà una brutta fine, ma va bene così.
Diciamo che, a conti fatti, rimane un film molto esagerato ma divertente e fracassone.
Rivisto in HD è un bel vedere e pure i datati effetti speciali non sfigurano più di tanto (tranne alcune retroproiezioni nella scena della funivia).
Regia di Lewis Gilbert nella norma, con un buon montaggio di John Glen che diventerà poi il regista della serie fino a VENDETTA PRIVATA.
Musiche di John Barry stranamente non troppo pompose (per i miei gusti), con una canzone dei titoli di testa molto valida ma piuttosto sottovalutata, all'epoca.
Fu un grande successo al box office, comunque.
VOTO: 7-
In realtà la trama ricalca quasi pari pari quella del precedente LA SPIA CHE MIA AMAVA, con un'ambientazione spaziale anziché marina. Anche il piano del Villain di turno è identico e c'è pure il ritorno del gigantesco personaggio di SQUALO interpretato da Richard Kiel.
Roger Moore è qui ancora in forma mentre la Bond Girl di turno è più tosta che sexy, molto più sensuale una giovane Corinne Cléry, che però farà una brutta fine, ma va bene così.
Diciamo che, a conti fatti, rimane un film molto esagerato ma divertente e fracassone.
Rivisto in HD è un bel vedere e pure i datati effetti speciali non sfigurano più di tanto (tranne alcune retroproiezioni nella scena della funivia).
Regia di Lewis Gilbert nella norma, con un buon montaggio di John Glen che diventerà poi il regista della serie fino a VENDETTA PRIVATA.
Musiche di John Barry stranamente non troppo pompose (per i miei gusti), con una canzone dei titoli di testa molto valida ma piuttosto sottovalutata, all'epoca.
Fu un grande successo al box office, comunque.
VOTO: 7-
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domenica 2 dicembre 2018
Agente 007-UNA CASCATA DI DIAMANTI -Mini Recensione-
Ultima volta di Connery nei panni di James Bond (nella serie ufficiale), con 007 intento a sventare un traffico di diamanti...
A ben vedere, però, la trama appare piuttosto ingenua, farraginosa e pure confusa, soprattutto nella prima parte, con una versione di Ernst Stavro Blofeld completamente incongruente con quelle degli altri film.
C'è molto humor, pure troppo, con tanto di coppia killer (nemmeno tanto velatamente gay) ridicola e "macchiettistica".
Toni umoristici esagerati e poco adatti per uno come Sean Connery, secondo me. Non a caso poi arrivò Roger Moore e i film di Bond presero decisamente quella piega fino all'arrivo del sottovalutato Timothy Dalton.
L'attore scozzese, inoltre, appare qui svogliato (tornò solo per soldi), sicuramente già troppo invecchiato per il ruolo, anche se più giovane di 3 anni rispetto a Moore che lo sostituirà.
La regia di Guy Hamilton non è male, ma si nota la mancanza di Peter Hunt, l'abituale montatore dei film precedenti, nonché regista di Agente 007-Al servizio di sua maestà.
Riguardo le "pompose" musiche di John Barry, tema "bondiano" a parte (che comunque non è suo), personalmente le ho sempre mal sopportate. Troppo vintage, per uno che, come me, gli anni '60 non li ha vissuti neanche di striscio.
E qui risultano ancor più anacronistiche, dato che siamo ormai nel 1971 e di lì a poco esploderà la disco dance che influenzerà musicalmente anche i successivi capitoli di 007.
In conclusione, mi pare un film fiacco, con un paio di buone sequenze, tipo il combattimento nell'ascensore nella prima parte, ma niente più.
Anche se non lo reputo il peggior Bond con Connery, comunque.
VOTO: 6-
A ben vedere, però, la trama appare piuttosto ingenua, farraginosa e pure confusa, soprattutto nella prima parte, con una versione di Ernst Stavro Blofeld completamente incongruente con quelle degli altri film.
C'è molto humor, pure troppo, con tanto di coppia killer (nemmeno tanto velatamente gay) ridicola e "macchiettistica".
Toni umoristici esagerati e poco adatti per uno come Sean Connery, secondo me. Non a caso poi arrivò Roger Moore e i film di Bond presero decisamente quella piega fino all'arrivo del sottovalutato Timothy Dalton.
L'attore scozzese, inoltre, appare qui svogliato (tornò solo per soldi), sicuramente già troppo invecchiato per il ruolo, anche se più giovane di 3 anni rispetto a Moore che lo sostituirà.
La regia di Guy Hamilton non è male, ma si nota la mancanza di Peter Hunt, l'abituale montatore dei film precedenti, nonché regista di Agente 007-Al servizio di sua maestà.
Riguardo le "pompose" musiche di John Barry, tema "bondiano" a parte (che comunque non è suo), personalmente le ho sempre mal sopportate. Troppo vintage, per uno che, come me, gli anni '60 non li ha vissuti neanche di striscio.
E qui risultano ancor più anacronistiche, dato che siamo ormai nel 1971 e di lì a poco esploderà la disco dance che influenzerà musicalmente anche i successivi capitoli di 007.
In conclusione, mi pare un film fiacco, con un paio di buone sequenze, tipo il combattimento nell'ascensore nella prima parte, ma niente più.
Anche se non lo reputo il peggior Bond con Connery, comunque.
VOTO: 6-
venerdì 23 novembre 2018
IL CAVALIERE OSCURO-IL RITORNO -Mini Recensione-
Finalmente sono riuscito a farmi venire la voglia di guardarmi le quasi 3 ore del terzo capitolo della trilogia su Bat Man di Christopher Nolan.
Sinceramente mi aspettavo peggio, a parte un enorme vuoto di sceneggiatura (come diavolo ha fatto Wayne a rientrare a Gotham senza farsi vedere?). In effetti non sono un grande fan di Nolan, né dei suoi film sul supereroe col mantello, perché si prende troppo sul serio risultando spesso involontariamente ridicolo e ingenuo, ma qui mi ha (quasi) sorpreso.
Ci sono molti personaggi, tutti sufficientemente caratterizzati e con dei ruoli determinanti.
Gli attori sono ben diretti e in parte, però Christian Bale viene spesso oscurato dagli altri, perfino dalla Hathaway. Menzione speciale per Joseph Gordon-Levitt mentre ho trovato quasi insopportabile l'esagerata recitazione di Tom Hardy (in lingua originale); ok, indossa una maschera per tutto il film, quindi doveva in qualche modo "compensare", ma non mi ha convinto del tutto.
Veniamo ora all'elemento che mi ha dato maggiormente fastidio: la musica di Hans Zimmer.
Quasi 3 ore di martellante, pomposa e ridondante musica perennemente in sottofondo, nel classico stile di Nolan, mi ha decisamente sfinito.
E questo pregiudica inevitabilmente il mio giudizio finale.
VOTO: 7--
Sinceramente mi aspettavo peggio, a parte un enorme vuoto di sceneggiatura (come diavolo ha fatto Wayne a rientrare a Gotham senza farsi vedere?). In effetti non sono un grande fan di Nolan, né dei suoi film sul supereroe col mantello, perché si prende troppo sul serio risultando spesso involontariamente ridicolo e ingenuo, ma qui mi ha (quasi) sorpreso.
Ci sono molti personaggi, tutti sufficientemente caratterizzati e con dei ruoli determinanti.
Gli attori sono ben diretti e in parte, però Christian Bale viene spesso oscurato dagli altri, perfino dalla Hathaway. Menzione speciale per Joseph Gordon-Levitt mentre ho trovato quasi insopportabile l'esagerata recitazione di Tom Hardy (in lingua originale); ok, indossa una maschera per tutto il film, quindi doveva in qualche modo "compensare", ma non mi ha convinto del tutto.
Veniamo ora all'elemento che mi ha dato maggiormente fastidio: la musica di Hans Zimmer.
Quasi 3 ore di martellante, pomposa e ridondante musica perennemente in sottofondo, nel classico stile di Nolan, mi ha decisamente sfinito.
E questo pregiudica inevitabilmente il mio giudizio finale.
VOTO: 7--
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mercoledì 14 novembre 2018
RED TAILS -Mini Recensione-
Quando un film viene definito "inedito" da Sky (effettivamente non c'è stata traccia nei cinema italiani) ed è diretto da un regista sconosciuto, inevitabilmente mi suona in testa un campanello d'allarme.
Ma ogni tanto mi capita di non voler ascoltare questo campanello, quindi questa volta ho deciso di dare una possibilità a questa pellicola.
La storia, per chi non è esperto in materia, racconta delle gesta del primo squadrone di piloti afroamericani della WW2, squadrone che aveva base proprio in Italia.
Il film inizia subito con un combattimento aereo ma praticamente al primo fotogramma cosa mi ritrovo? Il ghigno sadico di un pilota nazista che sottolinea, parlando un aspro tedesco, il suo desiderio abbattere più aerei americani possibile.
Partiamo male. Ma molto male.
Capisco subito a cosa andrò incontro, ovvero la sagra degli stereotipi e cliché: il pilota scavezzacollo, quello religioso, il capitano ubriacone, la mascotte del gruppo, il novellino.
I tedeschi praticamente senza e volto (tranne quello col ghigno a inizio film, che riapparirà più volte), tutti cattivi e con la mira piuttosto scarsa.
Non manca, ovviamente, il conflitto tra ufficiali bianchi e quelli di colore, la storia d'amore che...(no spoiler), oltre al finale scontato, anche riguardo il destino di ogni personaggio principale.
Ci ho azzeccato in tutto.
Anche la colonna sonora, sebbene non mi sia dispiaciuta, cade nell'errore di creare un tema "pizza e mandolino" quando ci sono alcune scene ambientate nel paesino italiano (stereotipato pure quello).
La regia di codesto Anthony Hemingway è troppo "televisiva", non a caso viene da quel mondo lì, quindi risulta piuttosto piatta ed elementare.
Buoni gli effetti speciali, con un sacco di aeroplani da guerra in CGI fotograficamente abbastanza realistici.
Eppure la recitazione non è male, se si chiude un occhio (anzi, un orecchio) all'improbabile parlata in italiano (in lingua originale) di Daniela Ruah, con Cuba Goodwin Jr. forse un troppo "scolastico" ma con Terrence Howard una spanna sopra tutti senza faticare troppo.
Un'occasione sprecata, un film ambizioso girato però male e troppo in fretta, storicamente licenzioso (il combattimento finale) e anche leggermente retorico.
Incredibilmente, però, intrattiene bene e non ci si annoia.
VOTO: 6 "politico"
Ma ogni tanto mi capita di non voler ascoltare questo campanello, quindi questa volta ho deciso di dare una possibilità a questa pellicola.
La storia, per chi non è esperto in materia, racconta delle gesta del primo squadrone di piloti afroamericani della WW2, squadrone che aveva base proprio in Italia.
Il film inizia subito con un combattimento aereo ma praticamente al primo fotogramma cosa mi ritrovo? Il ghigno sadico di un pilota nazista che sottolinea, parlando un aspro tedesco, il suo desiderio abbattere più aerei americani possibile.
Partiamo male. Ma molto male.
Capisco subito a cosa andrò incontro, ovvero la sagra degli stereotipi e cliché: il pilota scavezzacollo, quello religioso, il capitano ubriacone, la mascotte del gruppo, il novellino.
I tedeschi praticamente senza e volto (tranne quello col ghigno a inizio film, che riapparirà più volte), tutti cattivi e con la mira piuttosto scarsa.
Non manca, ovviamente, il conflitto tra ufficiali bianchi e quelli di colore, la storia d'amore che...(no spoiler), oltre al finale scontato, anche riguardo il destino di ogni personaggio principale.
Ci ho azzeccato in tutto.
Anche la colonna sonora, sebbene non mi sia dispiaciuta, cade nell'errore di creare un tema "pizza e mandolino" quando ci sono alcune scene ambientate nel paesino italiano (stereotipato pure quello).
La regia di codesto Anthony Hemingway è troppo "televisiva", non a caso viene da quel mondo lì, quindi risulta piuttosto piatta ed elementare.
Buoni gli effetti speciali, con un sacco di aeroplani da guerra in CGI fotograficamente abbastanza realistici.
Eppure la recitazione non è male, se si chiude un occhio (anzi, un orecchio) all'improbabile parlata in italiano (in lingua originale) di Daniela Ruah, con Cuba Goodwin Jr. forse un troppo "scolastico" ma con Terrence Howard una spanna sopra tutti senza faticare troppo.
Un'occasione sprecata, un film ambizioso girato però male e troppo in fretta, storicamente licenzioso (il combattimento finale) e anche leggermente retorico.
Incredibilmente, però, intrattiene bene e non ci si annoia.
VOTO: 6 "politico"
lunedì 12 novembre 2018
TOMB RAIDER (2018) -Mini Recensione-
Reboot di TOMB RAIDER, con l'attrice scandinava Alicia Vikander al posto di Angelina Jolie nei panni di Lara Croft.
La nostra eroina, qui, è ancora una neofita dell'archeologia ma decide comunque di partire alla ricerca del padre scomparso nei pressi di una misteriosa isola nei pressi del Giappone...
Dimenticatevi la Lara della Jolie, che entrava in scena sculettando e strabuzzando gli occhi in favore della macchina da presa, saltava, sparava, prendeva a calci tutti quanti senza quasi nemmeno rovinarsi il trucco. Qui abbiamo una ragazza con un fisico decisamente più asciutto, molto atletico e e credibile, un viso acqua e sapone, che pare piuttosto insicura all'inizio.
La trama mi è sembrata in ogni caso molto più decente dei film precedenti, anche se le scene d'azione paiono riprese direttamente da uno dei videogame della saga.
La recitazione è decisamente migliore rispetto ai due capitoli con la Jolie, non solo della Vikander ma pure del villain di turno, ovvero Walton Goggins (anche se a tratti, come dico spesso, un tantino sopra le righe per i miei gusti), e dei vari coprotagonisti.
La regia del norvegese Roar Uthaug è nella norma, nonostante la scena iniziale del combattimento in palestra di Lara sia piena di "scavalcamenti di campo" che creano confusione (non si capisce chi è che le sta prendendo e chi sta menando).
Musiche non eccessivamente ridondanti, il che è un bene.
Insomma, un discreto film d'intrattenimento neanche troppo esagerato, che si lascia ben guardare dall'inizio alla fine.
VOTO: 6,5
La nostra eroina, qui, è ancora una neofita dell'archeologia ma decide comunque di partire alla ricerca del padre scomparso nei pressi di una misteriosa isola nei pressi del Giappone...
Dimenticatevi la Lara della Jolie, che entrava in scena sculettando e strabuzzando gli occhi in favore della macchina da presa, saltava, sparava, prendeva a calci tutti quanti senza quasi nemmeno rovinarsi il trucco. Qui abbiamo una ragazza con un fisico decisamente più asciutto, molto atletico e e credibile, un viso acqua e sapone, che pare piuttosto insicura all'inizio.
La trama mi è sembrata in ogni caso molto più decente dei film precedenti, anche se le scene d'azione paiono riprese direttamente da uno dei videogame della saga.
La recitazione è decisamente migliore rispetto ai due capitoli con la Jolie, non solo della Vikander ma pure del villain di turno, ovvero Walton Goggins (anche se a tratti, come dico spesso, un tantino sopra le righe per i miei gusti), e dei vari coprotagonisti.
La regia del norvegese Roar Uthaug è nella norma, nonostante la scena iniziale del combattimento in palestra di Lara sia piena di "scavalcamenti di campo" che creano confusione (non si capisce chi è che le sta prendendo e chi sta menando).
Musiche non eccessivamente ridondanti, il che è un bene.
Insomma, un discreto film d'intrattenimento neanche troppo esagerato, che si lascia ben guardare dall'inizio alla fine.
VOTO: 6,5
martedì 30 ottobre 2018
L'UOMO SUL TRENO - The commuter -Mini Recensione-
Liam Neeson e il regista Jaume Collet-Serra ancora insieme, in una sorta di rielaborazione di Non-Stop, questa volta ambientato su un treno anziché a bordo di un aereo.
Un ex-poliziotto, ora un agente assicuratore al quale è appena stata data la notizia del suo licenziamento, è di ritorno a casa sul treno che abitualmente prende. Una misteriosa donna si avvicina e gli propone un semplice e remunerativo compito: rintracciare l'identità di un passeggero a bordo di quello stesso treno...
Il plot sulla carta poteva essere un bel thriller alla Hitchcock, ma il regista spagnolo Collet-Serra decide di virare quasi esclusivamente sull'action, snobbando un poco la suspense.
Costui, inoltre, non sa nemmeno usare gli elaborati virtuosismi registici nel modo appropriato (sembrano quasi tutti fini a se stessi) e calca troppo la mano su scene d'azione altamente improbabili.
Gli indizi sul mistero, poi, sono sbattuti in faccia allo spettatore in maniera troppo evidente, tanto che già a metà film è facile intuire il plot twist finale.
Liam Neeson si fa sempre apprezzare ma, pur avendo più o meno la stessa età del personaggio che interpreta (un sessantenne), salta, mena e spara come uno di 40 anni.
Bene tutto il cast, comunque, con un redivivo Sam Neill in una piccola/grande parte.
Buona la colonna sonora, mentre gli effetti speciali digitali sono un tantino dozzinali e invasivi.
Tirando le somme, il film non è poi così male, se lo si prende per quello che è: puro e semplice intrattenimento.
P.S. Il termine Commuter significa Pendolare, in italiano.
Chi diavolo sarebbe andato a vedere un film se si fosse chiamato "il pendolare"?
Una volta tanto è bene che non abbiano optato per la traduzione letterale del titolo.
VOTO: 6,5
Un ex-poliziotto, ora un agente assicuratore al quale è appena stata data la notizia del suo licenziamento, è di ritorno a casa sul treno che abitualmente prende. Una misteriosa donna si avvicina e gli propone un semplice e remunerativo compito: rintracciare l'identità di un passeggero a bordo di quello stesso treno...
Il plot sulla carta poteva essere un bel thriller alla Hitchcock, ma il regista spagnolo Collet-Serra decide di virare quasi esclusivamente sull'action, snobbando un poco la suspense.
Costui, inoltre, non sa nemmeno usare gli elaborati virtuosismi registici nel modo appropriato (sembrano quasi tutti fini a se stessi) e calca troppo la mano su scene d'azione altamente improbabili.
Gli indizi sul mistero, poi, sono sbattuti in faccia allo spettatore in maniera troppo evidente, tanto che già a metà film è facile intuire il plot twist finale.
Liam Neeson si fa sempre apprezzare ma, pur avendo più o meno la stessa età del personaggio che interpreta (un sessantenne), salta, mena e spara come uno di 40 anni.
Bene tutto il cast, comunque, con un redivivo Sam Neill in una piccola/grande parte.
Buona la colonna sonora, mentre gli effetti speciali digitali sono un tantino dozzinali e invasivi.
Tirando le somme, il film non è poi così male, se lo si prende per quello che è: puro e semplice intrattenimento.
P.S. Il termine Commuter significa Pendolare, in italiano.
Chi diavolo sarebbe andato a vedere un film se si fosse chiamato "il pendolare"?
Una volta tanto è bene che non abbiano optato per la traduzione letterale del titolo.
VOTO: 6,5
domenica 28 ottobre 2018
COWBOYS & ALIENS -Mini Recensione-
Ennesimo film rivisto dopo qualche tempo che mi è sembrato meglio di come ricordassi.
Ok, personalmente l'idea di base non mi è mai parsa nemmeno troppo originale (Alieni nel vecchio West, in questo caso nel territorio dell'Arizona) ma facciamo finta di nulla.
Il film parte abbastanza bene, con le classiche atmosfere dei film western moderni, ma ben presto si notano i principali difetti, ovvero gli innumerevoli cliché del caso: il ricco proprietario terriero e di bestiame (Harrison Ford) che detta legge nella cittadina, con tanto di figlio viziato e inetto che si mette continuamente nei guai e un altro "figlio" adottivo, un trovatello Apache che vorrebbe avere più considerazione; il barista timido e impacciato, che non sa difendersi né sparare; il vecchio sceriffo locale ligio al dovere; ecc.
Daniel Craig funziona, anche se a tratti ricorda troppo James Bond (almeno un cambio di look poteva starci, no?) e spesso viene oscurato dai bravi attori caratteristi (tipo Sam Rockwell) che lo circondano. Ma c'è anche la bella Olivia Wilde, perché anche l'occhio vuole la sua parte.
La regia di Jon Favreau non è niente di che: si cerca lo spettacolo, gli effetti speciali perfetti, le belle inquadrature, un montaggio serrato, ma è priva di qualsiasi guizzo inventivo.
Idem per quanto riguarda la musica, con classiche citazioni western in alcune parti, eccessivamente pomposa in altre.
Il film dura decisamente troppo: il terzo atto mi è sembrato quasi sfiancante. In più l'elemento alieno rimane quasi sullo sfondo rispetto alle singole storie dei vari personaggi. Il che potrebbe essere anche un bene, se non ci fossero troppi stereotipi del caso (come ho già detto) e uno sviluppo narrativo delle sotto trame davvero prevedibile.
Insomma, una pellicola non del tutto riuscita.
VOTO: 6+
Ok, personalmente l'idea di base non mi è mai parsa nemmeno troppo originale (Alieni nel vecchio West, in questo caso nel territorio dell'Arizona) ma facciamo finta di nulla.
Il film parte abbastanza bene, con le classiche atmosfere dei film western moderni, ma ben presto si notano i principali difetti, ovvero gli innumerevoli cliché del caso: il ricco proprietario terriero e di bestiame (Harrison Ford) che detta legge nella cittadina, con tanto di figlio viziato e inetto che si mette continuamente nei guai e un altro "figlio" adottivo, un trovatello Apache che vorrebbe avere più considerazione; il barista timido e impacciato, che non sa difendersi né sparare; il vecchio sceriffo locale ligio al dovere; ecc.
Daniel Craig funziona, anche se a tratti ricorda troppo James Bond (almeno un cambio di look poteva starci, no?) e spesso viene oscurato dai bravi attori caratteristi (tipo Sam Rockwell) che lo circondano. Ma c'è anche la bella Olivia Wilde, perché anche l'occhio vuole la sua parte.
La regia di Jon Favreau non è niente di che: si cerca lo spettacolo, gli effetti speciali perfetti, le belle inquadrature, un montaggio serrato, ma è priva di qualsiasi guizzo inventivo.
Idem per quanto riguarda la musica, con classiche citazioni western in alcune parti, eccessivamente pomposa in altre.
Il film dura decisamente troppo: il terzo atto mi è sembrato quasi sfiancante. In più l'elemento alieno rimane quasi sullo sfondo rispetto alle singole storie dei vari personaggi. Il che potrebbe essere anche un bene, se non ci fossero troppi stereotipi del caso (come ho già detto) e uno sviluppo narrativo delle sotto trame davvero prevedibile.
Insomma, una pellicola non del tutto riuscita.
VOTO: 6+
venerdì 19 ottobre 2018
THE PREDATOR -Mini Recensione-
Attendevo l'uscita di questo film da un bel po' di tempo e finalmente sono riuscito a vederlo.
Ok, il plot di partenza pare abbastanza stiracchiato: un Predator precipita con la propria astronave in Messico, finendo per essere catturato dalla solita squadra governativa americana. Ma un cecchino dei Ranger che si era trovato a tu per tu con l'alieno predatore, nel frattempo, è entrato in possesso di alcuni elementi della sua armatura. E il Predator li rivuole indietro...
Ma c'è anche dell'altro, che non voglio rivelare, anche se dal Trailer si vede chiaramente che c'è la presenza di un altro Predatore ancora più mostruoso.
A livello temporale, questo sequel si colloca tra il secondo e il terzo film, comunque.
Allora, la pellicola è molto, molto "fracassona", però pure parecchio divertente, con battute a raffica e qualche citazione al primo film (dove il regista Shane Black interpretava il militare occhialuto che raccontava barzellette sporche, tra l'altro).
Molti dialoghi sembrano "stupidi", con un sacco di "caxxo" gratuiti a destra e a manca (Fu.k in originale); come detto prima, però, ci si diverte parecchio.
Il cast è ben assortito, partendo proprio dal protagonista, Boyd Holbrook, il quale ha la faccia abbastanza tosta e strafottente per il ruolo. Tosta e parecchio "sboccata" la co-protagonista femminile, Olivia Munn (sua è la citazione per eccellenza, riprendendo la famosa battuta di Schwarzy nel primo capitolo). Black, che è anche co-sceneggiatore, caratterizza bene anche tutti gli altri comprimari, compreso un redivivo (seppur sfigurato dal botox) e sorprendente Thomas Jane.
Si fa davvero in tempo ad affezionarsi a quasi tutti gli elementi della strampalata squadra di soldati schizzati che devono vedersela con il Predator e speri davvero che, alla fine, possano cavarsela.
Ci sono anche un paio di trovate originali nello script (finalmente qualcosa di nuovo), non a caso reputo Shane Black più bravo come sceneggiatore, anziché regista.
La colonna sonora si rifà praticamente per intero a quella composta in modo splendido da Alan Silvestri per il primo capitolo della saga, altro punto guadagnato!
In conclusione: in realtà questo film dovrebbe essere una grossa baracconata americana, ma è incredibilmente divertente.
E comunque supera di parecchio quei due filmacci di Alien(s) Vs Predator.
VOTO: 7+
Ok, il plot di partenza pare abbastanza stiracchiato: un Predator precipita con la propria astronave in Messico, finendo per essere catturato dalla solita squadra governativa americana. Ma un cecchino dei Ranger che si era trovato a tu per tu con l'alieno predatore, nel frattempo, è entrato in possesso di alcuni elementi della sua armatura. E il Predator li rivuole indietro...
Ma c'è anche dell'altro, che non voglio rivelare, anche se dal Trailer si vede chiaramente che c'è la presenza di un altro Predatore ancora più mostruoso.
A livello temporale, questo sequel si colloca tra il secondo e il terzo film, comunque.
Allora, la pellicola è molto, molto "fracassona", però pure parecchio divertente, con battute a raffica e qualche citazione al primo film (dove il regista Shane Black interpretava il militare occhialuto che raccontava barzellette sporche, tra l'altro).
Molti dialoghi sembrano "stupidi", con un sacco di "caxxo" gratuiti a destra e a manca (Fu.k in originale); come detto prima, però, ci si diverte parecchio.
Il cast è ben assortito, partendo proprio dal protagonista, Boyd Holbrook, il quale ha la faccia abbastanza tosta e strafottente per il ruolo. Tosta e parecchio "sboccata" la co-protagonista femminile, Olivia Munn (sua è la citazione per eccellenza, riprendendo la famosa battuta di Schwarzy nel primo capitolo). Black, che è anche co-sceneggiatore, caratterizza bene anche tutti gli altri comprimari, compreso un redivivo (seppur sfigurato dal botox) e sorprendente Thomas Jane.
Si fa davvero in tempo ad affezionarsi a quasi tutti gli elementi della strampalata squadra di soldati schizzati che devono vedersela con il Predator e speri davvero che, alla fine, possano cavarsela.
Ci sono anche un paio di trovate originali nello script (finalmente qualcosa di nuovo), non a caso reputo Shane Black più bravo come sceneggiatore, anziché regista.
La colonna sonora si rifà praticamente per intero a quella composta in modo splendido da Alan Silvestri per il primo capitolo della saga, altro punto guadagnato!
In conclusione: in realtà questo film dovrebbe essere una grossa baracconata americana, ma è incredibilmente divertente.
E comunque supera di parecchio quei due filmacci di Alien(s) Vs Predator.
VOTO: 7+
lunedì 15 ottobre 2018
LA RAGAZZA NELLA NEBBIA -Mini Recensione-
Premetto subito che il romanzo dello stesso Donato Carrisi da cui il film è tratto non l'ho ancora letto (a differenza di altri suoi thriller) e che ero piuttosto scettico sul suo esordio alla regia.
Tutto parte in sordina, con fare incerto, soprattutto per quanto riguarda la recitazione e Tony Servillo (attore italiano che comunque apprezzo) appare subito un tantino troppo sopra le righe per i miei gusti.
Ma la storia (una ragazza scomparsa, l'arrivo di un ispettore che ama i riflettori, un principale indiziato) pian piano decolla grazie a un'atmosfera fredda e rarefatta, con la mano del regista che si fa più sicura, riuscendo a condurti esattamente dove Carrisi voleva.
Bravo Alessio Boni, l'unico attore che secondo me riesce a rendere uniforme la sua performance dall'inizio alla fine. Jean Reno è un po' sprecato ma se la cava bene a recitare in italiano.
Ecco invece un altro dei difetti della pellicola: non si capisce bene dove sia ambientato (presumibilmente sulle Alpi presso il confine con la Francia) anche perché ci sono cognomi stranieri, accenti diversi e la fittizia polizia locale sembra uscita da un film americano (tipo Fargo). Lo spettatore, quindi, rimane leggermente spiazzato.
Tirando le somme, posso dire che è abbiamo a che fare con un thriller che, sbavature a parte, riesce a tener testa a molti prodotti americani ben più "blasonati".
Anche perché dopo i titoli di coda mi è rimasto dentro "qualche cosa", a differenza di altri film del genere.
VOTO: 7
Tutto parte in sordina, con fare incerto, soprattutto per quanto riguarda la recitazione e Tony Servillo (attore italiano che comunque apprezzo) appare subito un tantino troppo sopra le righe per i miei gusti.
Ma la storia (una ragazza scomparsa, l'arrivo di un ispettore che ama i riflettori, un principale indiziato) pian piano decolla grazie a un'atmosfera fredda e rarefatta, con la mano del regista che si fa più sicura, riuscendo a condurti esattamente dove Carrisi voleva.
Bravo Alessio Boni, l'unico attore che secondo me riesce a rendere uniforme la sua performance dall'inizio alla fine. Jean Reno è un po' sprecato ma se la cava bene a recitare in italiano.
Ecco invece un altro dei difetti della pellicola: non si capisce bene dove sia ambientato (presumibilmente sulle Alpi presso il confine con la Francia) anche perché ci sono cognomi stranieri, accenti diversi e la fittizia polizia locale sembra uscita da un film americano (tipo Fargo). Lo spettatore, quindi, rimane leggermente spiazzato.
Tirando le somme, posso dire che è abbiamo a che fare con un thriller che, sbavature a parte, riesce a tener testa a molti prodotti americani ben più "blasonati".
Anche perché dopo i titoli di coda mi è rimasto dentro "qualche cosa", a differenza di altri film del genere.
VOTO: 7
sabato 13 ottobre 2018
WONDER WOMAN -Mini Recensione-
Dopo la sua apparizione in Batman V Superman, ecco il film completamente incentrato su Wonder Woman.
Ambientato durante la prima guerra mondiale, (una delle differenze rispetto al fumetto) la nostra eroina dovrà vedersela oltre che con le fasi finali della WW1, anche con Ares, il dio greco della guerra...
Ok, da dove iniziamo?
Sinceramente mi aspettavo peggio e anche la sceneggiatura, in generale, non è poi così naif (plot twist finale a parte, davvero telefonato). C'è anche un discreto "messaggio" femminista, cosa presente in origine anche nel fumetto.
Gal Gadot è indiscutibilmente un bel vedere e riesce a cavarsela discretamente, almeno a tratti, nella recitazione, ma l'andazzo generale è mediocre. Molte scene con dialoghi sono recitate in modo pessimo. Decisamente meglio Chris Pine, anche se l'attore finisce sempre per interpretare, di fatto, lo stesso identico personaggio, ovvero lo sbruffone (ma simpatico) impenitente.
Grande delusione per Danny Huston, invece. Il suo personaggio, il villain di turno, è piattissimo (quasi inutile) ma anche lui ci mette del suo per renderlo insulso.
O forse è colpa della regista, Patty Jenkins, che non sa dirigere gli attori come si deve.
Tecnicamente la sua regia non è male, ma il continuo uso di rallenty e accelerazioni durante le scene d'azione, alla fine mi ha sfiancato.
Per non parlare della colonna sonora: indiscutibilmente epica (pure troppo), ma eccessivamente ridondante e troppo in stile Hans Zimmer. Va bene la citazione, ma rifarsi alle sonorità di Zimmer per i 2 Sherlock Holmes di Guy Ritchie nelle scene ambientate a Londra, mi pare un tantino eccessivo.
Comunque, rimane probabilmente il miglior film DC Comics apparso ultimamente sul grande schermo.
VOTO: 6
Ambientato durante la prima guerra mondiale, (una delle differenze rispetto al fumetto) la nostra eroina dovrà vedersela oltre che con le fasi finali della WW1, anche con Ares, il dio greco della guerra...
Ok, da dove iniziamo?
Sinceramente mi aspettavo peggio e anche la sceneggiatura, in generale, non è poi così naif (plot twist finale a parte, davvero telefonato). C'è anche un discreto "messaggio" femminista, cosa presente in origine anche nel fumetto.
Gal Gadot è indiscutibilmente un bel vedere e riesce a cavarsela discretamente, almeno a tratti, nella recitazione, ma l'andazzo generale è mediocre. Molte scene con dialoghi sono recitate in modo pessimo. Decisamente meglio Chris Pine, anche se l'attore finisce sempre per interpretare, di fatto, lo stesso identico personaggio, ovvero lo sbruffone (ma simpatico) impenitente.
Grande delusione per Danny Huston, invece. Il suo personaggio, il villain di turno, è piattissimo (quasi inutile) ma anche lui ci mette del suo per renderlo insulso.
O forse è colpa della regista, Patty Jenkins, che non sa dirigere gli attori come si deve.
Tecnicamente la sua regia non è male, ma il continuo uso di rallenty e accelerazioni durante le scene d'azione, alla fine mi ha sfiancato.
Per non parlare della colonna sonora: indiscutibilmente epica (pure troppo), ma eccessivamente ridondante e troppo in stile Hans Zimmer. Va bene la citazione, ma rifarsi alle sonorità di Zimmer per i 2 Sherlock Holmes di Guy Ritchie nelle scene ambientate a Londra, mi pare un tantino eccessivo.
Comunque, rimane probabilmente il miglior film DC Comics apparso ultimamente sul grande schermo.
VOTO: 6
sabato 6 ottobre 2018
JURASSIC WORLD -Mini Recensione-
Questa è una delle poche volte che un film che mi ha quasi completamente deluso durante la prima visione, non mi è sembrato poi cosi male alla seconda.
Tornano, quindi, i dinosauri (con relativo nuovo parco) portati sul grande schermo da Spielberg nel 1993, grazie però al genio del grande Michael Crichton, con un'operazione nostalgica ma anche furba e, ovviamente, commerciale.
Il prodotto è ben confezionato, ma è pieno zeppo di cliché ormai stra-abusati che però probabilmente il pubblico si aspetta di trovare: il cattivo di turno che vorrebbe usare i Raptor come arma bellica, gli immancabili ragazzini dispersi nell'isola (con il nuovo e famelico dinosauro creato in laboratorio alle calcagna), i finanziatori del progetto che continuano imperterriti ad aprire i cancelli del parco nonostante il disastro del primo film e le solite immancabili ingenuità tipiche dei blockbuster.
Chris Pratt fa la sua porca figura nelle vesti dell'infallibile eroe di turno, mentre il pur bravo Vincent D'Onofrio finisce per interpretare il solito villain stereotipato (che muore anche in modo deludente e quasi anonimo). Bryce Dallas Howard è carina, ma nulla più.
Il regista, Colin Trevorrow, non è Spielberg, purtroppo (anche se non sono mai stato un grande fan dei primi due film) e infatti non c'è un'idea originale di regia in tutto il film.
Fotografia impeccabile, montaggio frenetico, effetti speciali da togliere il fiato.
Intrattiene bene, non annoia quasi mai, ma è anche troppo prevedibile, dalla prima all'ultima scena.
VOTO: 6--
Tornano, quindi, i dinosauri (con relativo nuovo parco) portati sul grande schermo da Spielberg nel 1993, grazie però al genio del grande Michael Crichton, con un'operazione nostalgica ma anche furba e, ovviamente, commerciale.
Il prodotto è ben confezionato, ma è pieno zeppo di cliché ormai stra-abusati che però probabilmente il pubblico si aspetta di trovare: il cattivo di turno che vorrebbe usare i Raptor come arma bellica, gli immancabili ragazzini dispersi nell'isola (con il nuovo e famelico dinosauro creato in laboratorio alle calcagna), i finanziatori del progetto che continuano imperterriti ad aprire i cancelli del parco nonostante il disastro del primo film e le solite immancabili ingenuità tipiche dei blockbuster.
Chris Pratt fa la sua porca figura nelle vesti dell'infallibile eroe di turno, mentre il pur bravo Vincent D'Onofrio finisce per interpretare il solito villain stereotipato (che muore anche in modo deludente e quasi anonimo). Bryce Dallas Howard è carina, ma nulla più.
Il regista, Colin Trevorrow, non è Spielberg, purtroppo (anche se non sono mai stato un grande fan dei primi due film) e infatti non c'è un'idea originale di regia in tutto il film.
Fotografia impeccabile, montaggio frenetico, effetti speciali da togliere il fiato.
Intrattiene bene, non annoia quasi mai, ma è anche troppo prevedibile, dalla prima all'ultima scena.
VOTO: 6--
domenica 30 settembre 2018
SALYUT 7-La storia di un'impresa -Mini Recensione-
Nel 1985, la stazione spaziale sovietica Salyut 7 smette di funzionare andando fuori controllo, rischiando di precipitare sulla Terra.
Toccherà a due coraggiosi cosmonauti russi andare in missione per tentare un difficilissimo e pericoloso recupero...
Questo film può essere considerata come la risposta russa ad APOLLO 13, un tantino fuori tempo massimo, però.
La drammatizzazione dei reali eventi è stata piuttosto esagerata a beneficio dello spettacolo, mentre molte scene di vita quotidiana sulla Terra dei due cosmonauti risultano piuttosto ingenue, con dialoghi forzati (in questo caso forse è colpa dell''adattamento dal russo all'italiano), ma la regia di codesto Klim Shipenko è buona, con qualche virtuosismo tecnico azzeccato nelle scene ambientato nello spazio, così come risultano molto bravi gli interpreti.
Atmosfere degli anni '80 ben ricostruite e ottimi effetti speciali.
Alla fine, però, non si rimane totalmente soddisfatti.
C'è, infatti, un'eccessiva enfasi dell'eroismo (presunto) e della retorica patriottica della Russia comunista dei bei tempi che furono, anche se a ben vedere si potrebbe contestare la stessa cosa, in salsa USA, al blockbuster americano APOLLO 13 di Ron Howard.
VOTO: 7-
Toccherà a due coraggiosi cosmonauti russi andare in missione per tentare un difficilissimo e pericoloso recupero...
Questo film può essere considerata come la risposta russa ad APOLLO 13, un tantino fuori tempo massimo, però.
La drammatizzazione dei reali eventi è stata piuttosto esagerata a beneficio dello spettacolo, mentre molte scene di vita quotidiana sulla Terra dei due cosmonauti risultano piuttosto ingenue, con dialoghi forzati (in questo caso forse è colpa dell''adattamento dal russo all'italiano), ma la regia di codesto Klim Shipenko è buona, con qualche virtuosismo tecnico azzeccato nelle scene ambientato nello spazio, così come risultano molto bravi gli interpreti.
Atmosfere degli anni '80 ben ricostruite e ottimi effetti speciali.
Alla fine, però, non si rimane totalmente soddisfatti.
C'è, infatti, un'eccessiva enfasi dell'eroismo (presunto) e della retorica patriottica della Russia comunista dei bei tempi che furono, anche se a ben vedere si potrebbe contestare la stessa cosa, in salsa USA, al blockbuster americano APOLLO 13 di Ron Howard.
VOTO: 7-
venerdì 7 settembre 2018
L'UOMO DI NEVE -Mini Recensione-
Svezia. Un Serial Killer rapisce alcune donne lasciando come segno un pupazzo di neve. Toccherà al detective semi alcolizzato e trasandato Harry Hole indagare sul caso.
Vado subito al sodo: a me è piaciuto questo thriller tratto da un romanzo di Jo Nesbø.
E' vero, alla fine, non tutte le cose vanno al loro posto mentre altri quesiti rimangono insoluti, ma Michael Fassbender è semplicemente perfetto nei panni del detective svedese Hole. C'è pure un Val Kilmer invecchiato malissimo (ha avuto anche gravi problemi di salute, a quanto pare) ma tutti gli attori comprimari, secondo me, se la cavano benissimo.
Vado subito al sodo: a me è piaciuto questo thriller tratto da un romanzo di Jo Nesbø.
E' vero, alla fine, non tutte le cose vanno al loro posto mentre altri quesiti rimangono insoluti, ma Michael Fassbender è semplicemente perfetto nei panni del detective svedese Hole. C'è pure un Val Kilmer invecchiato malissimo (ha avuto anche gravi problemi di salute, a quanto pare) ma tutti gli attori comprimari, secondo me, se la cavano benissimo.
Come già accennato, molte sottotrame rimangono insolute, ma ho visto di peggio. Probabilmente è pure prevedibile (si intuisce facilmente chi è l'assassino, secondo me) ma chi se ne frega, per una volta.
Il ritmo non è nemmeno così lento, per essere diretto da un regista svedese come Tomas Alferdson.
Bene anche le musiche di Marco Beltrami.
E poi io adoro i thriller con le atmosfere fredde e rarefatte, dove neve e ghiaccio ne fanno da padroni.
VOTO: 7
mercoledì 5 settembre 2018
ALIENS vs. PREDATOR 2 -Mini Recensione-
E parliamo un po' di questo sequel del già mediocre ALIEN vs. PREDATOR, diretto dal sopravvalutato regista Paul W.S. Anderson...
Il film parte dove finiva il precedente film, ovvero con la nascita del "Predalien", poi l'astronave dei Predators precipita nei dintorni di una cittadina nel Colorado e, quindi, inizia il massacro...
L'intenzione dei due fratelli registi e dello sceneggiatore era quella di rendere omaggio anche al film di James Cameron (da qui la scelta di usare Aliens al plurale nel titolo), non a caso anche la colonna sonora riprende molte sonorità che il compianto James Horner compose per quel film. Il musicista Brian Tyler cita anche alcuni passaggi delle partiture di Alan Silvestri del primo Predator (Horner e Silvestri sono 2 dei miei compositori preferiti, tra l'altro) ma i due "omaggi" stridono parecchio con la mediocrità della qualità delle scene che vediamo sullo schermo.
Una pellicola recitata male (doppiata pure peggio), con personaggi scontati, quasi da slasher movie degli anni '80, fintamente splatter e con alcune scene davvero di pessimo gusto (tipo quella dell'alieno ibrido in un reparto maternità). Trama con le immancabili ingenuità, situazioni per nulla originali e telefonate (il padre che si affaccia alla finestra dicendo "lo vedi, non c'è nessun mostro" ma poi...).
E gli attori, quasi tutti di origine televisiva con facce facilmente dimenticabili, non aiutano di certo.
Gli effetti speciali sono buoni ma tanto lavoro viene quasi sminuito dalla fotografia troppo scura che lascia intravedere ben poco. Gli Alien, poi, sembrano delle comparse in secondo piano, della carne da macello e nulla più.
Anche l'ibrido Alien/Predator non incute paura. Anzi, pare quasi goffo e involontariamente ridicolo.
Comunque si lascia guardare, guadagnando mezzo punto nel finale.
VOTO: 5--
Il film parte dove finiva il precedente film, ovvero con la nascita del "Predalien", poi l'astronave dei Predators precipita nei dintorni di una cittadina nel Colorado e, quindi, inizia il massacro...
L'intenzione dei due fratelli registi e dello sceneggiatore era quella di rendere omaggio anche al film di James Cameron (da qui la scelta di usare Aliens al plurale nel titolo), non a caso anche la colonna sonora riprende molte sonorità che il compianto James Horner compose per quel film. Il musicista Brian Tyler cita anche alcuni passaggi delle partiture di Alan Silvestri del primo Predator (Horner e Silvestri sono 2 dei miei compositori preferiti, tra l'altro) ma i due "omaggi" stridono parecchio con la mediocrità della qualità delle scene che vediamo sullo schermo.
Una pellicola recitata male (doppiata pure peggio), con personaggi scontati, quasi da slasher movie degli anni '80, fintamente splatter e con alcune scene davvero di pessimo gusto (tipo quella dell'alieno ibrido in un reparto maternità). Trama con le immancabili ingenuità, situazioni per nulla originali e telefonate (il padre che si affaccia alla finestra dicendo "lo vedi, non c'è nessun mostro" ma poi...).
E gli attori, quasi tutti di origine televisiva con facce facilmente dimenticabili, non aiutano di certo.
Gli effetti speciali sono buoni ma tanto lavoro viene quasi sminuito dalla fotografia troppo scura che lascia intravedere ben poco. Gli Alien, poi, sembrano delle comparse in secondo piano, della carne da macello e nulla più.
Anche l'ibrido Alien/Predator non incute paura. Anzi, pare quasi goffo e involontariamente ridicolo.
Comunque si lascia guardare, guadagnando mezzo punto nel finale.
VOTO: 5--
domenica 2 settembre 2018
TREMORS -Mini Recensione-
Eccomi a parlare di TREMORS, fanta-horror del 1990 con i vermoni giganti, diventato un vero e proprio cult, dando il via a numerosi seguiti per l'home-video e anche a una serie tv.
Da qualche parte nel Nevada, dei vermoni giganti arrivati dal nulla cominciano a mietere vittime nei dintorni di una piccola cittadina in mezzo al nulla...
Rivisto dopo parecchio tempo, l'ho trovato non privo di difetti.
Un giovane Kevin Bacon e Fred Ward formano una coppia davvero affiatata, senza mai rubarsi la scena l'un l'altro. Ma tutto il resto del cast è azzeccatissimo.
Il personaggio patito delle armi interpretato da Michael Gross mi è parso però quasi superfluo, tutto sommato; diventerà poi il personaggio principale dei sequel.
Un film molto divertente, che non spaventa ma, piuttosto, tiene abbastanza sulle spine. Ci sono ben poche scene truculente, a dire la verità, e quasi tutto avviene fuori campo.
La regia di Ron Underwood mi è parsa un tantino grezza in certe parti, con scene (credo) volutamente trash che comunque ben ci stanno vista l'atmosfera esagerata di tutta la pellicola.
La regia di Ron Underwood mi è parsa un tantino grezza in certe parti, con scene (credo) volutamente trash che comunque ben ci stanno vista l'atmosfera esagerata di tutta la pellicola.
Effetti speciali datati ma ancora abbastanza validi.
Ho gradito molto le musiche, invece.
Un film nostalgico per quelli della mia generazione, ma forse non così buono come ricordavo.
VOTO: 7--
martedì 28 agosto 2018
SOLDI SPORCHI -Mini Recensione-
Ecco un film del 1998 che richiama parecchio FARGO dei fratelli Coen, diretto però dal loro vecchio amico Sam Raimi.
Fine dicembre. Da qualche parte nel Minnesota.
Due fratelli (uno dei due un po' ritardato)e un altro tizio ritrovano circa 4 milioni di dollari in una borsa rinvenuta all'interno di un aereo precipitato. Decidono di tenerseli, aspettando però che l'aereo venga ritrovato dalle autorità per essere sicuri che nessuno reclami il denaro.
Ovviamente il "semplice piano" andrà a rotoli...
Bene il cast; Billy Bob Thornton interpreta magnificamente il fratello con problemi mentali (meritatissima nomination all'Oscar) mentre l'altro protagonista è l'impareggiabile, eclettico e purtroppo compianto Bill Paxton.
Completano il cast Bridget Fonda (perfetta nella moglie apparentemente dolce e ingenua ma che in realtà...) e il caratterista Brent Briscoe nei panni del terzo complice ubriacone.
La regia di Raimi funziona abbastanza, con qualche guizzo dei suoi nella prima parte (nelle scene dove compaiono i corvi) ma alla fine mi ha deluso un po'.
SOLDI SPORCHI è un bel thriller/noir, con dei personaggi ben caratterizzati, su questo non si discute, ma Raimi questa volta si prende troppo sul serio, proprio quando invece dovrebbe calcare un po' la mano col grottesco e lo humor macabro, rinnegando quasi uno dei suoi capisaldi cinematografici.
Ecco perché perde ai punti il paragone con FARGO.
Un film da vedere, comunque.
VOTO: 6,5
Fine dicembre. Da qualche parte nel Minnesota.
Due fratelli (uno dei due un po' ritardato)e un altro tizio ritrovano circa 4 milioni di dollari in una borsa rinvenuta all'interno di un aereo precipitato. Decidono di tenerseli, aspettando però che l'aereo venga ritrovato dalle autorità per essere sicuri che nessuno reclami il denaro.
Ovviamente il "semplice piano" andrà a rotoli...
Bene il cast; Billy Bob Thornton interpreta magnificamente il fratello con problemi mentali (meritatissima nomination all'Oscar) mentre l'altro protagonista è l'impareggiabile, eclettico e purtroppo compianto Bill Paxton.
Completano il cast Bridget Fonda (perfetta nella moglie apparentemente dolce e ingenua ma che in realtà...) e il caratterista Brent Briscoe nei panni del terzo complice ubriacone.
La regia di Raimi funziona abbastanza, con qualche guizzo dei suoi nella prima parte (nelle scene dove compaiono i corvi) ma alla fine mi ha deluso un po'.
SOLDI SPORCHI è un bel thriller/noir, con dei personaggi ben caratterizzati, su questo non si discute, ma Raimi questa volta si prende troppo sul serio, proprio quando invece dovrebbe calcare un po' la mano col grottesco e lo humor macabro, rinnegando quasi uno dei suoi capisaldi cinematografici.
Ecco perché perde ai punti il paragone con FARGO.
Un film da vedere, comunque.
VOTO: 6,5
mercoledì 22 agosto 2018
MAMBA -Mini Recensione-
1998. Il produttore e regista Mario Orfini decide di produrre e dirigere questo thriller claustrofobico girato interamente da una troupe italiana ma in un contesto USA.
Un uomo possessivo e presumibilmente violento, incapace di accettare di essere stato lasciato dalla propria amata, decide di vendicarsi in un modo alquanto inventivo: libera un velenosissimo serpente Mamba nell'appartamento dell'ex fidanzata chiudendola dentro...
La protagonista è la futura moglie di Sting, all'epoca solo sua compagna di vita, che era anche una discreta attrice. Riesce comunque a ben figurare per l'intera durata della pellicola.
Il cattivo è Gregg Henry, noto caratterista televisivo che ha anche preso parte a parecchi film hollywoodiani. Scelta comunque azzeccata.
Il plot di partenza pare piuttosto originale e tutto sommato il film mantiene le promesse nonostante qualche passaggio ingenuo e involontariamente ridicolo. Io avrei tolto la parte "tecnologica" del film, piuttosto implausibile e che ora, dopo 30 anni, fa sembrare il film invecchiato un po' male.
Il look anni '80 e le musiche elettroniche di un Moroder "svogliato" accentuano questo aspetto.
La regia l'ho trovata invece abbastanza scontata, vedi le scene con la soggettiva del serpente con tanto di musica (elettronica) stridente abbinata, con qualche passaggio decisamente grezzo.
La fotografia di Dante Spinotti risulta sempre impeccabile, nonostante la versione che mi è capitato di vedere fosse, sicuramente, ricavata da un mediocre riversamento in DVD.
Di sicuro non era in HD come il canale che l'ha trasmessa.
Insomma, non un capolavoro ma nemmeno poi così malaccio.
VOTO: 6,5
Un uomo possessivo e presumibilmente violento, incapace di accettare di essere stato lasciato dalla propria amata, decide di vendicarsi in un modo alquanto inventivo: libera un velenosissimo serpente Mamba nell'appartamento dell'ex fidanzata chiudendola dentro...
La protagonista è la futura moglie di Sting, all'epoca solo sua compagna di vita, che era anche una discreta attrice. Riesce comunque a ben figurare per l'intera durata della pellicola.
Il cattivo è Gregg Henry, noto caratterista televisivo che ha anche preso parte a parecchi film hollywoodiani. Scelta comunque azzeccata.
Il plot di partenza pare piuttosto originale e tutto sommato il film mantiene le promesse nonostante qualche passaggio ingenuo e involontariamente ridicolo. Io avrei tolto la parte "tecnologica" del film, piuttosto implausibile e che ora, dopo 30 anni, fa sembrare il film invecchiato un po' male.
Il look anni '80 e le musiche elettroniche di un Moroder "svogliato" accentuano questo aspetto.
La regia l'ho trovata invece abbastanza scontata, vedi le scene con la soggettiva del serpente con tanto di musica (elettronica) stridente abbinata, con qualche passaggio decisamente grezzo.
La fotografia di Dante Spinotti risulta sempre impeccabile, nonostante la versione che mi è capitato di vedere fosse, sicuramente, ricavata da un mediocre riversamento in DVD.
Di sicuro non era in HD come il canale che l'ha trasmessa.
Insomma, non un capolavoro ma nemmeno poi così malaccio.
VOTO: 6,5
lunedì 20 agosto 2018
LA BATTAGLIA DEI SESSI -Mini Recensione-
Dopo Borg-McEnroe, ecco un altro film sul tennis tratto da una storia vera.
Anni '70: la tennista Billie Jean King, durante la sua battaglia per la parità maschi e uomini nel tennis, ma anche nella vita reale, accetta di giocare una partita in 3 set contro un ex n°1 del tennis, ora ultra cinquantenne, impenitente scommettitore e, soprattutto, maschilista fino al midollo...
Un film sorprendente, dove in realtà le partite di tennis rimangono quasi sullo sfondo (tranne l'ultima sfida) con bravissimi attori.
Emma Stone rimane probabilmente troppo bella per essere somigliante alla vera King, ma mi è sembrata davvero molto convincente nella sua interpretazione. Le scene passionali assieme a Andrea Riseborough risultano poi davvero "hot" senza mostrare praticamente nulla.
Grandioso Steve Carrell, lui sì davvero somigliante, almeno fisicamente, al vero Bobby Riggs; riesce perfino a rendere il suo personaggio quasi per nulla sgradevole (nonostante il suo spudorato sessismo, almeno a parole) ma anzi, alla fine si prova quasi pena e compassione per lui.
Ci stava almeno una candidatura all'Oscar, per uno o per l'altra, a mio modesto parere.
Ritroviamo un buon Bill Pullman (il suo sì che è un personaggio che ti ritrovi a odiare) e brava è anche Sarah Silverman.
Regia dei coniugi Valerie Faris e Jonathan Dayton nella media, con qualche passaggio azzeccato.
Le atmosfere degli anni '70 sembrano comunque ricreate bene.
Buone anche le scene degli incontri di Tennis, nella quali hanno usato, ovviamente, dei tennisti professionisti come controfigure.
Un film consigliato.
VOTO: 7
Anni '70: la tennista Billie Jean King, durante la sua battaglia per la parità maschi e uomini nel tennis, ma anche nella vita reale, accetta di giocare una partita in 3 set contro un ex n°1 del tennis, ora ultra cinquantenne, impenitente scommettitore e, soprattutto, maschilista fino al midollo...
Un film sorprendente, dove in realtà le partite di tennis rimangono quasi sullo sfondo (tranne l'ultima sfida) con bravissimi attori.
Emma Stone rimane probabilmente troppo bella per essere somigliante alla vera King, ma mi è sembrata davvero molto convincente nella sua interpretazione. Le scene passionali assieme a Andrea Riseborough risultano poi davvero "hot" senza mostrare praticamente nulla.
Grandioso Steve Carrell, lui sì davvero somigliante, almeno fisicamente, al vero Bobby Riggs; riesce perfino a rendere il suo personaggio quasi per nulla sgradevole (nonostante il suo spudorato sessismo, almeno a parole) ma anzi, alla fine si prova quasi pena e compassione per lui.
Ci stava almeno una candidatura all'Oscar, per uno o per l'altra, a mio modesto parere.
Ritroviamo un buon Bill Pullman (il suo sì che è un personaggio che ti ritrovi a odiare) e brava è anche Sarah Silverman.
Regia dei coniugi Valerie Faris e Jonathan Dayton nella media, con qualche passaggio azzeccato.
Le atmosfere degli anni '70 sembrano comunque ricreate bene.
Buone anche le scene degli incontri di Tennis, nella quali hanno usato, ovviamente, dei tennisti professionisti come controfigure.
Un film consigliato.
VOTO: 7
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Steve Carrell,
Valerie Faris e Jonathan Dayton
domenica 19 agosto 2018
GERONIMO -Mini Recensione-
Bel western dai toni epici firmato Walter Hill, purtroppo sottovalutato e snobbato nel 1993, anno della sua uscita.
Il film, ovviamente, narra le gesta di Geronimo durante il suo ultimo periodo da ribelle nei confronti degli Stati Uniti d'America che vorrebbero rinchiuderlo in una riserva.
Ottimo il cast, partendo da Wes Studi nei panni del famoso condottiero (nessun altro attore nativo americano avrebbe potuto interpretarlo, almeno nel 1993), passando da Jason Patric nei panni del tenente della cavalleria che dà la caccia a Geronimo, arrivando fino a un giovanissimo Matt Damon, che è anche la voce narrante del film.
La presenza di due mostri sacri come Gene Hackman e Robert Duvall è la classica ciliegina sulla torta.
Regia di Hill solida, sicura e senza fronzoli.
Il regista dimostra ancora una volta una gran propensione per il western, con atmosfere alla John Ford (specialmente in questa pellicola). Se solo fosse nato qualche anno prima, quando questo genere era ancora all'apice...
Da segnalare l'ottima colonna sonora composta da Ry Cooder, collaboratore abituale di Hill.
VOTO: 7+
Il film, ovviamente, narra le gesta di Geronimo durante il suo ultimo periodo da ribelle nei confronti degli Stati Uniti d'America che vorrebbero rinchiuderlo in una riserva.
Ottimo il cast, partendo da Wes Studi nei panni del famoso condottiero (nessun altro attore nativo americano avrebbe potuto interpretarlo, almeno nel 1993), passando da Jason Patric nei panni del tenente della cavalleria che dà la caccia a Geronimo, arrivando fino a un giovanissimo Matt Damon, che è anche la voce narrante del film.
La presenza di due mostri sacri come Gene Hackman e Robert Duvall è la classica ciliegina sulla torta.
Regia di Hill solida, sicura e senza fronzoli.
Il regista dimostra ancora una volta una gran propensione per il western, con atmosfere alla John Ford (specialmente in questa pellicola). Se solo fosse nato qualche anno prima, quando questo genere era ancora all'apice...
Da segnalare l'ottima colonna sonora composta da Ry Cooder, collaboratore abituale di Hill.
VOTO: 7+
venerdì 17 agosto 2018
SOTTO ASSEDIO - WHITE HOUSE DOWN -Mini Recensione-
Un film che considero comunque migliore del clone ATTACCO AL POTERE-Olympus has fallen, questo pare una copia fuori tempo massimo di DIE HARD: il classico eroe che si trova lì per caso e che affronta e sgomina da solo i terroristi con sua figlia a sua volta in ostaggio, il solito pazzoide troppo patriotico che si rivolta contro il proprio governo, situazioni improbabili al limite del ridicolo, cattivoni stereotipati e gli immancabili caccia militari che vogliono distruggere tutto!
C'è pure l'haker un tantino fuori di testa e molto sopra le righe, con tanto di lecca lecca.
Abbiamo Jamie Foxx che fa la parodia di Obama mentre combatte le lobby delle armi da fuoco che, in pratica, ha organizzato il complotto ai suoi danni! ROTFL!
E Channing Tatum vorrebbe essere il nuovo Bruce Willis, ma lasciamo perdere...
L'unico attore degno di nota è James Woods, che in qualche modo riesce pure a rendere credibile (nelle motivazioni) il suo personaggio insopportabilmente stereotipato.
Roland Emmerich per fortuna non è Michael Bay e, dopo questa seconda visione, devo ammettere che comunque un po' ci si diverte. Almeno tutta la baracca pare non prendersi troppo sul serio, "americanismo" ai limiti del sopportabile a parte.
Gli effetti speciali digitali deludono un po', soprattutto se paragonati a quelli di Indipendence Day di quasi 20 anni prima.
VOTO: 6-
C'è pure l'haker un tantino fuori di testa e molto sopra le righe, con tanto di lecca lecca.
Abbiamo Jamie Foxx che fa la parodia di Obama mentre combatte le lobby delle armi da fuoco che, in pratica, ha organizzato il complotto ai suoi danni! ROTFL!
E Channing Tatum vorrebbe essere il nuovo Bruce Willis, ma lasciamo perdere...
L'unico attore degno di nota è James Woods, che in qualche modo riesce pure a rendere credibile (nelle motivazioni) il suo personaggio insopportabilmente stereotipato.
Roland Emmerich per fortuna non è Michael Bay e, dopo questa seconda visione, devo ammettere che comunque un po' ci si diverte. Almeno tutta la baracca pare non prendersi troppo sul serio, "americanismo" ai limiti del sopportabile a parte.
Gli effetti speciali digitali deludono un po', soprattutto se paragonati a quelli di Indipendence Day di quasi 20 anni prima.
VOTO: 6-
domenica 12 agosto 2018
SHARK 3D -Mini Recensione-
Australia, cittadina costiera di cui non conosciamo il nome...
Durante uno Tsunami alcune persone rimangono bloccate in un supermercato allagato con un paio di grandi squali bianchi che gironzolano in acqua alla ricerca di cibo.
Uscito quando scoppiò la mania del 3D, sinceramente pensavo peggio.
Ovviamente l'ho visto nella versione "piatta" da TV di casa, ma si notano le scene girate in modo da rendere meglio in tre dimensioni.
Ci sono troppi effetti speciali palesemente digitali ma tutto sommato, anche dal punto di vista della regia, non l'ho trovato cosi trash come potrebbe sembrare.
Alcuni personaggi sono ben caratterizzati, cliché a parte. Anche la parte "seria" della storia non stona con le scene volutamente horror e grottesche (niente a che vedere con Sharknado, fortunatamente).
All'inizio ti chiedi cosa diavolo ci faccia l'attore Julian McMahon lì in mezzo, però poi anche lui porta a casa la pagnotta. Forse il suo personaggio meritava più spazio, comunque.
Insomma, non mi ha annoiato e mi sono pure divertito.
VOTO: 7--
Durante uno Tsunami alcune persone rimangono bloccate in un supermercato allagato con un paio di grandi squali bianchi che gironzolano in acqua alla ricerca di cibo.
Uscito quando scoppiò la mania del 3D, sinceramente pensavo peggio.
Ovviamente l'ho visto nella versione "piatta" da TV di casa, ma si notano le scene girate in modo da rendere meglio in tre dimensioni.
Ci sono troppi effetti speciali palesemente digitali ma tutto sommato, anche dal punto di vista della regia, non l'ho trovato cosi trash come potrebbe sembrare.
Alcuni personaggi sono ben caratterizzati, cliché a parte. Anche la parte "seria" della storia non stona con le scene volutamente horror e grottesche (niente a che vedere con Sharknado, fortunatamente).
All'inizio ti chiedi cosa diavolo ci faccia l'attore Julian McMahon lì in mezzo, però poi anche lui porta a casa la pagnotta. Forse il suo personaggio meritava più spazio, comunque.
Insomma, non mi ha annoiato e mi sono pure divertito.
VOTO: 7--
mercoledì 8 agosto 2018
LAST ACTION HERO - L'ultimo grande eroe -Mini Recensione-
Nel 1993 uscì questo film action comedy diretto dallo specialista John McTiernan e con Arnold Schwarzenegger come protagonista: successo assicurato, no?
E invece fu un flop.
Probabilmente il pubblico non apprezzò, all'epoca, la trama "fantastica" che sconfina nel metacinema -un biglietto magico che permette al ragazzino protagonista di entrare letteralmente nel film del suo eroe cinematografico preferito, ovvero Jack Slater-, ma con il passare degli anni sembra essere diventato un film cult che si fa beffa di tutti gli action dell'epoca, compresi quelli dello stesso McTiernan, mentre Schwarzy arriva addirittura a prendersi in giro da solo quando interpreta il se stesso del (presunto) mondo reale.
La regia di McTiernan, ovviamente, non si può criticare; qui era ancora un signor regista di film d'azione.
Il caro Arnold giggioneggia alla grande non prendendosi mai sul serio e, incredibilmente, funziona.
Benissimo tutti gli altri attori comprimari più o meno noti, anche loro capaci di mettersi in gioco come attori "reali".
Le vari gag sembrano andare tutte a segno (forse qualche battuta rende meglio doppiata) e c'è pure la canzone degli AC/DC... eppure, nonostante tutto questo, fu un mezzo disastro al botteghino.
Gira pure la leggenda che a un certo punto la Columbia avesse sponsorizzato un razzo della Nasa per promuoverlo.
Fatto sta che, in retrospettiva, questo LAST ACTION HERO rimane un buon film d'intrattenimento. Punto!
VOTO: 7+
E invece fu un flop.
Probabilmente il pubblico non apprezzò, all'epoca, la trama "fantastica" che sconfina nel metacinema -un biglietto magico che permette al ragazzino protagonista di entrare letteralmente nel film del suo eroe cinematografico preferito, ovvero Jack Slater-, ma con il passare degli anni sembra essere diventato un film cult che si fa beffa di tutti gli action dell'epoca, compresi quelli dello stesso McTiernan, mentre Schwarzy arriva addirittura a prendersi in giro da solo quando interpreta il se stesso del (presunto) mondo reale.
La regia di McTiernan, ovviamente, non si può criticare; qui era ancora un signor regista di film d'azione.
Il caro Arnold giggioneggia alla grande non prendendosi mai sul serio e, incredibilmente, funziona.
Benissimo tutti gli altri attori comprimari più o meno noti, anche loro capaci di mettersi in gioco come attori "reali".
Le vari gag sembrano andare tutte a segno (forse qualche battuta rende meglio doppiata) e c'è pure la canzone degli AC/DC... eppure, nonostante tutto questo, fu un mezzo disastro al botteghino.
Gira pure la leggenda che a un certo punto la Columbia avesse sponsorizzato un razzo della Nasa per promuoverlo.
Fatto sta che, in retrospettiva, questo LAST ACTION HERO rimane un buon film d'intrattenimento. Punto!
VOTO: 7+
sabato 4 agosto 2018
COME TI AMMAZZO IL BODYGUARD -Mini Recensione-
Titolo italiano ignobile per questo discreto action comedy con Samuel "motherfucker" L. Jackson e Ryan Reynolds, ovvero: quando un'ex infallibile guardia del corpo si ritrova a dover proteggere uno dei killer a pagamento che attentavano alla vita dei suoi precedenti clienti.
Il film si lascia vedere ed è pure abbastanza divertente. I due protagonisti se la cavano bene, con Jackson che fa un po' la parodia di se stesso, risultandomi finalmente simpatico.
I difetti, a mio modo di vedere, vengono al pettine quando sullo schermo c'è il villain di turno interpretato da Gary Oldman; ecco, il suo personaggio si prende troppo sul serio, a differenza degli altri. E' proprio il classico odioso cattivo da film d'azione, ovviamente pure sopra le righe.
C'è pure Salma Hayek , "ridotta" a recitare i panni dell'affascinante moglie di Jackson che però parla con un (dopo un po') fastidioso ed eccessivo linguaggio scurrile in slang ispanico (almeno in lingua originale).
La regia di Patrick Hughes è valida soprattutto nelle scene d'azione, per il resto non mi ha colpito particolarmente.
Buona la colonna sonora farcita di molti pezzi "classici" rock (e non solo) del passato.
VOTO: 6.5
Il film si lascia vedere ed è pure abbastanza divertente. I due protagonisti se la cavano bene, con Jackson che fa un po' la parodia di se stesso, risultandomi finalmente simpatico.
I difetti, a mio modo di vedere, vengono al pettine quando sullo schermo c'è il villain di turno interpretato da Gary Oldman; ecco, il suo personaggio si prende troppo sul serio, a differenza degli altri. E' proprio il classico odioso cattivo da film d'azione, ovviamente pure sopra le righe.
C'è pure Salma Hayek , "ridotta" a recitare i panni dell'affascinante moglie di Jackson che però parla con un (dopo un po') fastidioso ed eccessivo linguaggio scurrile in slang ispanico (almeno in lingua originale).
La regia di Patrick Hughes è valida soprattutto nelle scene d'azione, per il resto non mi ha colpito particolarmente.
Buona la colonna sonora farcita di molti pezzi "classici" rock (e non solo) del passato.
VOTO: 6.5
martedì 31 luglio 2018
MAI DIRE MAI -Mini Recensione-
Era il 1983, quando a 53 anni, Sean Connery tornava a vestire i panni (e parrucchino) di James Bond in un film estraneo alla serie ufficiale, una sorta di remake di Thunderball-Operazione Tuono.
Col senno di poi, come spesso mi accade, credo sia un buon film.
Le atmosfere richiamano quelle da anni '60 dei primi capitoli di 007, comprese alcune ingenuità di sceneggiatura.
Sean Connery, anche se più giovane di 3 anni, rispetto al coevo "Bond ufficiale" Roger Moore, qui appare forse troppo invecchiato per il ruolo (tant'è che nelle scene a torso nudo lo si nota chiaramente trattenere in dentro la pancia), ma l'attore scozzese riesce a rimediare parodiando il suo stesso (giovane) personaggio.
Bravi, ma leggermente sopra le righe per i miei gusti, Klaus Maria Brandauer e Barbara Carrera, mentre la giovane Kim Basinger arranca a tratti.
La regia dello specialista di sequel, Irvin Kershner, è abbastanza solida (ricordavo peggio), comunque.
Da segnalare una piccola parte di un giovane Rowan Atkinson.
Concludendo: uno dei migliori Bond con Sean Connery, che personalmente preferisco sicuramente all'originale (eccessivamente pomposo) Thunderball.
VOTO: 7
Col senno di poi, come spesso mi accade, credo sia un buon film.
Le atmosfere richiamano quelle da anni '60 dei primi capitoli di 007, comprese alcune ingenuità di sceneggiatura.
Sean Connery, anche se più giovane di 3 anni, rispetto al coevo "Bond ufficiale" Roger Moore, qui appare forse troppo invecchiato per il ruolo (tant'è che nelle scene a torso nudo lo si nota chiaramente trattenere in dentro la pancia), ma l'attore scozzese riesce a rimediare parodiando il suo stesso (giovane) personaggio.
Bravi, ma leggermente sopra le righe per i miei gusti, Klaus Maria Brandauer e Barbara Carrera, mentre la giovane Kim Basinger arranca a tratti.
La regia dello specialista di sequel, Irvin Kershner, è abbastanza solida (ricordavo peggio), comunque.
Da segnalare una piccola parte di un giovane Rowan Atkinson.
Concludendo: uno dei migliori Bond con Sean Connery, che personalmente preferisco sicuramente all'originale (eccessivamente pomposo) Thunderball.
VOTO: 7
lunedì 30 luglio 2018
USS INDIANAPOLIS -Mini Recensione-
L'idea di realizzare una pellicola basata sul naufragio della USS INDIANAPOLIS (silurata dai giapponesi dopo aver trasportato parti fondamentali della prima bomba atomica) venne in mente a qualcuno già ai tempi del primo sequel de LO SQUALO.
Ma purtroppo per noi, Mario Van Peebles non è Steven Spielberg (ma sarebbe bastato anche un Jeannot Szwarc qualunque)
Nicolas Cage vecchio, imbolsito e sfigurato dal botox, ha l'aspetto di un sessantenne, anziché un uomo di 50 anni com'era il vero capitano dell'USS Indianapolis all'epoca dei fatti. Nonostante gli sforzi, alla fine la sua perfomance appare involontariamente comica, come ormai immancabilmente gli accade negli ultimi tempi.
Il resto del cast è quasi anonimo, con l'eccezione di uno sprecato e annoiato Tom Sizemore e un Thomas Jane che ho riconosciuto solo guardando i titoli di coda (infatti per tutto il film continuavo a chiedermi dove cavolo fosse finito).
Fotografia da fiction televisiva ed effetti speciali davvero pessimi. Ho visto videogiochi di fine anni '90 con grafica più realistica. Fotograficamente parlando, la differenza tra le scene reali e quelle in CGI è un pugno nell'occhio.
E poi ci sono gli squali, che sembrano fare solo una semplice "comparsata" anziché diventare il fulcro della storia.
Un film sulla carta ambizioso, ma il risultato non vale un decimo del racconto di Quint/Shaw ne LO SQUALO in cui si narra la stessa vicenda dal punto di vista dei marinai in acqua.
Forse non avrebbe sfigurato come prodotto televisivo, magari girato in più parti e incentrato maggiormente sulle singole storie dei personaggi coinvolti.
Ma al cinema è stato un flop clamoroso perfettamente giustificato.
VOTO: 5-
Ma purtroppo per noi, Mario Van Peebles non è Steven Spielberg (ma sarebbe bastato anche un Jeannot Szwarc qualunque)
Nicolas Cage vecchio, imbolsito e sfigurato dal botox, ha l'aspetto di un sessantenne, anziché un uomo di 50 anni com'era il vero capitano dell'USS Indianapolis all'epoca dei fatti. Nonostante gli sforzi, alla fine la sua perfomance appare involontariamente comica, come ormai immancabilmente gli accade negli ultimi tempi.
Il resto del cast è quasi anonimo, con l'eccezione di uno sprecato e annoiato Tom Sizemore e un Thomas Jane che ho riconosciuto solo guardando i titoli di coda (infatti per tutto il film continuavo a chiedermi dove cavolo fosse finito).
Fotografia da fiction televisiva ed effetti speciali davvero pessimi. Ho visto videogiochi di fine anni '90 con grafica più realistica. Fotograficamente parlando, la differenza tra le scene reali e quelle in CGI è un pugno nell'occhio.
E poi ci sono gli squali, che sembrano fare solo una semplice "comparsata" anziché diventare il fulcro della storia.
Un film sulla carta ambizioso, ma il risultato non vale un decimo del racconto di Quint/Shaw ne LO SQUALO in cui si narra la stessa vicenda dal punto di vista dei marinai in acqua.
Forse non avrebbe sfigurato come prodotto televisivo, magari girato in più parti e incentrato maggiormente sulle singole storie dei personaggi coinvolti.
Ma al cinema è stato un flop clamoroso perfettamente giustificato.
VOTO: 5-
giovedì 26 luglio 2018
La città verrà distrutta all'alba -Mini Recensione-
Premettendo subito che non ho visto l'originale di Romero del 1973, passo a parlare di questo remake de La città verrà distrutta all'alba del 2010.
Timothy Olyphant interpreta lo sceriffo di una tranquilla cittadina americana di campagna, che all'improvviso si ritrova a dover fronteggiare una misteriosa epidemia che fa impazzire le persone rendendole molto violente...
L'ho rivisto per la seconda volta e devo ammettere che mi è piaciuto.
La regia di Breck Eisner non è poi così male, a parte qualche scena girata in un modo forse troppo scontato; ma la messa in scena è buona, la fotografia è accattivante (mi sono venute in mente un pochino le atmosfere di Carpenter) e il terzetto di attori principali è semplicemente perfetto.
Olyphant, con quella sua camminata alla Gary Cooper, mi è sempre piaciuto fin dai tempi di Justified, Radha Mitchell interpreta il suo classico ruolo di donna che sa farsi valere (in un contesto thriller/horror) senza apparire mascolina, così pure Joe Anderson nei panni del vice sceriffo sa farsi valere (ruolo comunque non semplice, senza fare spoiler).
Poi ci sono le musiche di Mark Isham, altro compositore che adoro.
Non male come film, davvero!
VOTO: 7+
Timothy Olyphant interpreta lo sceriffo di una tranquilla cittadina americana di campagna, che all'improvviso si ritrova a dover fronteggiare una misteriosa epidemia che fa impazzire le persone rendendole molto violente...
L'ho rivisto per la seconda volta e devo ammettere che mi è piaciuto.
La regia di Breck Eisner non è poi così male, a parte qualche scena girata in un modo forse troppo scontato; ma la messa in scena è buona, la fotografia è accattivante (mi sono venute in mente un pochino le atmosfere di Carpenter) e il terzetto di attori principali è semplicemente perfetto.
Olyphant, con quella sua camminata alla Gary Cooper, mi è sempre piaciuto fin dai tempi di Justified, Radha Mitchell interpreta il suo classico ruolo di donna che sa farsi valere (in un contesto thriller/horror) senza apparire mascolina, così pure Joe Anderson nei panni del vice sceriffo sa farsi valere (ruolo comunque non semplice, senza fare spoiler).
Poi ci sono le musiche di Mark Isham, altro compositore che adoro.
Non male come film, davvero!
VOTO: 7+
sabato 21 luglio 2018
WATERWORLD -Mini Recensione-
Era il 1995, quando i due Kevin (Costner e Reynolds), decidono di girare questo kolossal fantascientifico infrangendo una delle regole fondamentali di Hollywood, ovvero: "mai girare un film in mare!"
E lasciamo stare l'implausibilità del plot di partenza riguardo alla Terra (quasi) completamente sommersa dalla acqua dopo lo scioglimento dei ghiacci polari.
Alla fine costò un mucchio di soldi, ma non andò in perdita come narra la leggenda, anche se però i due Kevin finirono per prendersi a cazzotti sul set. E vinse Costner.
Comunque, questo film che è praticamente MAD MAX 2 in un ambiente acquatico al posto del deserto australiano (il direttore della fotografia è lo stesso, tra l'altro) mi ha fatto una buona impressione, dopo il solito sacco di tempo dall'ultima visione.
Kevin Costner è a tratti insopportabilmente egocentrico e convinto di essere un grande attore (probabilmente nelle scene che ha diretto di sua mano), tant'è che arrivò l'immancabile nomina ai Razzie Awards; mentre Dennis Hopper forse esagera nel caricare il suo personaggio, riuscendo però ad apparire pure simpatico, come cattivo di turno.
Ma non mi sono annoiato nemmeno per un minuto; la regia è fracassona al punto giusto, ci sono buone scene d'azione e gli effetti speciali digitali dell'epoca non risultano troppo invasivi, per fortuna.
Buone anche le musiche, in perfetto stile James Netwon Howard.
Comincio a diventare ripetitivo: un film da rivalutare.
VOTO: 7
E lasciamo stare l'implausibilità del plot di partenza riguardo alla Terra (quasi) completamente sommersa dalla acqua dopo lo scioglimento dei ghiacci polari.
Alla fine costò un mucchio di soldi, ma non andò in perdita come narra la leggenda, anche se però i due Kevin finirono per prendersi a cazzotti sul set. E vinse Costner.
Comunque, questo film che è praticamente MAD MAX 2 in un ambiente acquatico al posto del deserto australiano (il direttore della fotografia è lo stesso, tra l'altro) mi ha fatto una buona impressione, dopo il solito sacco di tempo dall'ultima visione.
Kevin Costner è a tratti insopportabilmente egocentrico e convinto di essere un grande attore (probabilmente nelle scene che ha diretto di sua mano), tant'è che arrivò l'immancabile nomina ai Razzie Awards; mentre Dennis Hopper forse esagera nel caricare il suo personaggio, riuscendo però ad apparire pure simpatico, come cattivo di turno.
Ma non mi sono annoiato nemmeno per un minuto; la regia è fracassona al punto giusto, ci sono buone scene d'azione e gli effetti speciali digitali dell'epoca non risultano troppo invasivi, per fortuna.
Buone anche le musiche, in perfetto stile James Netwon Howard.
Comincio a diventare ripetitivo: un film da rivalutare.
VOTO: 7
giovedì 19 luglio 2018
CODICE UNLOCKED-LONDRA SOTTO ATTACCO -Mini Recensione-
Questa volta la tosta Noomi Rapace (che comunque adoro) è la protagonista di questa Spy Story ambientata a Londra, nella quale interpreta una ex agente della CIA alle prese con un attentato terroristico da sventare...
Ok, il plot di base non pare molto originale, ma la sceneggiatura non è malaccio, infatti c'è un buon intreccio e i colpi di scena sono abbastanza azzeccati, ma c'è pure qualche personaggio troppo stereotipato (il cattivone grande e grosso dai capelli biondo platino, per esempio) oltre a qualche ingenuità che si poteva evitare.
La regia di Michael Apted l'ho invece trovata piuttosto fiacca, forse anche per colpa della fotografia troppo da fiction televisiva e per nulla accattivante (perché usare il formato panoramico 2:35:1 se poi il risultato è così mediocre?); così, alla fine, ne risentono anche gli attori, a tratti svogliati o annoiati, anche se Noomi Rapace è sempre un bel vedere in ruoli da "bad-ass" come questo.
Oltre a Michael Douglas e a un sempre sopra le righe John Malkovich, si rivede anche Orlando Bloom.
Però, senza fare spoiler, non puoi usare un grosso nome per un determinato ruolo, perché è come spoilerare il finale nel primo quarto d'ora...
Nel complesso mantiene abbastanza le promesse, anche se una regia un tantino più movimentata avrebbe sicuramente giovato all'intero film.
VOTO: 6,5
Ok, il plot di base non pare molto originale, ma la sceneggiatura non è malaccio, infatti c'è un buon intreccio e i colpi di scena sono abbastanza azzeccati, ma c'è pure qualche personaggio troppo stereotipato (il cattivone grande e grosso dai capelli biondo platino, per esempio) oltre a qualche ingenuità che si poteva evitare.
La regia di Michael Apted l'ho invece trovata piuttosto fiacca, forse anche per colpa della fotografia troppo da fiction televisiva e per nulla accattivante (perché usare il formato panoramico 2:35:1 se poi il risultato è così mediocre?); così, alla fine, ne risentono anche gli attori, a tratti svogliati o annoiati, anche se Noomi Rapace è sempre un bel vedere in ruoli da "bad-ass" come questo.
Oltre a Michael Douglas e a un sempre sopra le righe John Malkovich, si rivede anche Orlando Bloom.
Però, senza fare spoiler, non puoi usare un grosso nome per un determinato ruolo, perché è come spoilerare il finale nel primo quarto d'ora...
Nel complesso mantiene abbastanza le promesse, anche se una regia un tantino più movimentata avrebbe sicuramente giovato all'intero film.
VOTO: 6,5
martedì 17 luglio 2018
SORVEGLIATO SPECIALE -Mini Recensione-
Altro film che ho rivisto dopo più di 20 anni dall'ultima volta.
Stallone interpreta il classico detenuto che è finito in prigione per una bravata e che vuole soltanto scontare la sua pena per tornare a rifarsi una vita accanto a sua moglie.
Ma il suo vecchio direttore del carcere, con il quale ebbe uno scontro, riesce a farlo trasferire nella sua nuova prigione a pochi mesi dalla scarcerazione, deciso a fargli passare le pene dell'inferno...
Col senno di poi, non mi è sembrato poi tanto male.
Stallone si impegna bene nel risultare credibile nel ruolo da protagonista, mentre Sutherland è perfetto nella parte del direttore sadico. Ottima prova di un giovane Tom Sizemore, invece.
Cliché a parte (tipo i carcerieri più psicopatici di alcuni detenuti, la guardia carceraria che sembra dura e inflessibile ma che poi dimostra di avere una certa umanità), la storia coinvolge.
La regia di John Flynn l'ho trovata però un po' piattina, mentre le musiche di Bill Conti non deludono mai; non manca neppure l'immancabile canzone cantata nei titoli finali.
Da rivedere.
VOTO: 7-
Stallone interpreta il classico detenuto che è finito in prigione per una bravata e che vuole soltanto scontare la sua pena per tornare a rifarsi una vita accanto a sua moglie.
Ma il suo vecchio direttore del carcere, con il quale ebbe uno scontro, riesce a farlo trasferire nella sua nuova prigione a pochi mesi dalla scarcerazione, deciso a fargli passare le pene dell'inferno...
Col senno di poi, non mi è sembrato poi tanto male.
Stallone si impegna bene nel risultare credibile nel ruolo da protagonista, mentre Sutherland è perfetto nella parte del direttore sadico. Ottima prova di un giovane Tom Sizemore, invece.
Cliché a parte (tipo i carcerieri più psicopatici di alcuni detenuti, la guardia carceraria che sembra dura e inflessibile ma che poi dimostra di avere una certa umanità), la storia coinvolge.
La regia di John Flynn l'ho trovata però un po' piattina, mentre le musiche di Bill Conti non deludono mai; non manca neppure l'immancabile canzone cantata nei titoli finali.
Da rivedere.
VOTO: 7-
mercoledì 11 luglio 2018
THOR: RAGNAROK -Mini Recensione-
Non sono un grande fan dei film con i supereroi e il 2° capitolo di questa trilogia mi era parso davvero un brutto film, ma devo ammettere che THOR: RAGNAROK mi ha sorpreso.
Questa volta il dio del tuono dovrà affrontare l'apparentemente invincibile Hela, che in realtà è sua sorella maggiore. Ma prima dovrà sfuggire dal pianeta nel quale è finito per sbaglio...
C'è molto humor in questo film, oltre a un'atmosfera vagamente da anni '80 (con tanto di musica elettronica che ho gradito parecchio) e la regia, per una volta, non è terribilmente ridondante come in molti altri cinecomics degli Avengers.
Ottimi gli effetti speciali, usati in modo giusto anche dal regista neozelandese Waititi, senza nemmeno quegli eccessivi virtuosismi "digitali" di camera che ho sempre odiato.
Benissimo gli interpreti, tutti in splendida forma: da Chris Hemsworth a Tom Hiddleston, passando per Mark Ruffalo nei doppi panni di Banner/Hulk.
E poi c'è lei: Cate Blanchett (e ho detto tutto!).
La pellicola non è nemmeno troppo lunga, la storia funziona e non ci si annoia nemmeno per un istante.
VOTO: 7+
Questa volta il dio del tuono dovrà affrontare l'apparentemente invincibile Hela, che in realtà è sua sorella maggiore. Ma prima dovrà sfuggire dal pianeta nel quale è finito per sbaglio...
C'è molto humor in questo film, oltre a un'atmosfera vagamente da anni '80 (con tanto di musica elettronica che ho gradito parecchio) e la regia, per una volta, non è terribilmente ridondante come in molti altri cinecomics degli Avengers.
Ottimi gli effetti speciali, usati in modo giusto anche dal regista neozelandese Waititi, senza nemmeno quegli eccessivi virtuosismi "digitali" di camera che ho sempre odiato.
Benissimo gli interpreti, tutti in splendida forma: da Chris Hemsworth a Tom Hiddleston, passando per Mark Ruffalo nei doppi panni di Banner/Hulk.
E poi c'è lei: Cate Blanchett (e ho detto tutto!).
La pellicola non è nemmeno troppo lunga, la storia funziona e non ci si annoia nemmeno per un istante.
VOTO: 7+
lunedì 9 luglio 2018
LA MUMMIA (1999) -Mini Recensione-
Era il 1999 quando la Universal decise di riportare in auge il franchise della Mummia nato negli anni '30 del ventesimo secolo.
Ma questo remake è più un film d'avventura dai toni comici (con atmosfere alla Indiana Jones, anche se siamo nel 1923) anziché un horror come le vecchie pellicole. Tutto sommato, però, il film funziona e intrattiene bene nonostante una sceneggiatura a tratti troppo ingenua.
Brendan Fraser (all'epoca) era perfetto per il ruolo, così come tutto il cast di contorno (menzione speciale per John Hannah che spesso ruba la scena a tutti gli altri).
La regia di Sommers non è malaccio anche se, dopo quasi 20 anni, gli effetti speciali digitali risultano molto datati e parecchio naif.
Buona la musica del compianto Jerry Goldsmith.
Un film (come dico spesso) da rivalutare, soprattutto se confrontato con il recente reboot con Tom Cruise.
VOTO: 7-
Ma questo remake è più un film d'avventura dai toni comici (con atmosfere alla Indiana Jones, anche se siamo nel 1923) anziché un horror come le vecchie pellicole. Tutto sommato, però, il film funziona e intrattiene bene nonostante una sceneggiatura a tratti troppo ingenua.
Brendan Fraser (all'epoca) era perfetto per il ruolo, così come tutto il cast di contorno (menzione speciale per John Hannah che spesso ruba la scena a tutti gli altri).
La regia di Sommers non è malaccio anche se, dopo quasi 20 anni, gli effetti speciali digitali risultano molto datati e parecchio naif.
Buona la musica del compianto Jerry Goldsmith.
Un film (come dico spesso) da rivalutare, soprattutto se confrontato con il recente reboot con Tom Cruise.
VOTO: 7-
giovedì 21 giugno 2018
I CERCATORI DI OSSA - Recensione -
In questa nuova recensione letteraria, torno a occuparmi del compianto Michael Crichton, parlando del suo romanzo postumo I CERCATORI DI OSSA.
Come per L'ISOLA DEI PIRATI, non so quanto il manoscritto originale (ritrovato dalla moglie tra gli archivi dello scrittore) possa essere stato completato in modo definitivo dallo stesso Crichton, anche perché lo stile mi sembra un tantino troppo asciutto, quasi si trattasse ancora di un testo in fase di miglioramento ma, a differenza del romanzo sui pirati, questo mi è davvero piaciuto.
Qui troviamo un'avvincente storia d'avventura -quella del giovane studente di Yale, William Johnson, che nel 1876 si unisce per scommessa al gruppo del professor Marsh, noto paleontologo e rivale dell'altrettanto famoso professor Cope, per una spedizione nel Colorado- che ben presto si trasforma in un vero e proprio romanzo western, dove il protagonista farà la conoscenza niente meno di Wyatt Earp, ovviamente figura storica realmente esistita così come i paleontologi Marsh e Cope.
E' puro intrattenimento alla Crichton: colpi di scena, grandi personaggi ben caratterizzati e lettura coinvolgente.
Davvero, era da tempo che non divoravo così velocemente un romanzo.
Consigliato a tutti i fan di Crichton, ma non solo.
Come per L'ISOLA DEI PIRATI, non so quanto il manoscritto originale (ritrovato dalla moglie tra gli archivi dello scrittore) possa essere stato completato in modo definitivo dallo stesso Crichton, anche perché lo stile mi sembra un tantino troppo asciutto, quasi si trattasse ancora di un testo in fase di miglioramento ma, a differenza del romanzo sui pirati, questo mi è davvero piaciuto.
Qui troviamo un'avvincente storia d'avventura -quella del giovane studente di Yale, William Johnson, che nel 1876 si unisce per scommessa al gruppo del professor Marsh, noto paleontologo e rivale dell'altrettanto famoso professor Cope, per una spedizione nel Colorado- che ben presto si trasforma in un vero e proprio romanzo western, dove il protagonista farà la conoscenza niente meno di Wyatt Earp, ovviamente figura storica realmente esistita così come i paleontologi Marsh e Cope.
E' puro intrattenimento alla Crichton: colpi di scena, grandi personaggi ben caratterizzati e lettura coinvolgente.
Davvero, era da tempo che non divoravo così velocemente un romanzo.
Consigliato a tutti i fan di Crichton, ma non solo.
mercoledì 13 giugno 2018
Shark Night-Il lago del terrore - Mini Recensione
Ancora un film con gli squali?
Be', questo è del 2011 ed è girato in 3D, anche se da noi è uscito direttamente per il mercato home video.
In un lago salato della Louisiana si aggira un grosso squalo che attende di solamente di divorare una nuova preda umana. Ovviamente un gruppo di studenti si recherà proprio in quel luogo per trascorrere il week end...
In realtà la trama non è così semplice come sembra (non posso dire di più per non fare spoiler) e anche se certi elementi sono parecchio trash, la sceneggiatura non l'ho trovata poi così scadente.
I personaggi e molte situazioni sembrano usciti direttamente da uno slasher movie degli anni '80, anche perché dopo pochi minuti capisci esattamente quali saranno i due giovani che alla fine riusciranno a portare a casa la pelle.
Cast anonimo o comunque con attori provenienti quasi esclusivamente dalla televisione.
La regia del compianto David R. Ellis è nella norma, con qualche (ovvia) citazione a Spielberg, molte scene girate in modo da sfruttare il 3D originale (tant'è che inizialmente non sapevo fosse stato girato in tre dimensioni ma mi è venuto il legittimo dubbio durante la visione, azzeccandoci in pieno) e qualche effetto digitale di troppo. Forse ci voleva un po' più di splatter per accontentare i fan del genere.
Apprezzabili, invece, le musiche di Graeme Revell.
Un "filmaccio" non eccessivamente demenziale che si lascia vedere senza annoiare.
VOTO: 6
Be', questo è del 2011 ed è girato in 3D, anche se da noi è uscito direttamente per il mercato home video.
In un lago salato della Louisiana si aggira un grosso squalo che attende di solamente di divorare una nuova preda umana. Ovviamente un gruppo di studenti si recherà proprio in quel luogo per trascorrere il week end...
In realtà la trama non è così semplice come sembra (non posso dire di più per non fare spoiler) e anche se certi elementi sono parecchio trash, la sceneggiatura non l'ho trovata poi così scadente.
I personaggi e molte situazioni sembrano usciti direttamente da uno slasher movie degli anni '80, anche perché dopo pochi minuti capisci esattamente quali saranno i due giovani che alla fine riusciranno a portare a casa la pelle.
Cast anonimo o comunque con attori provenienti quasi esclusivamente dalla televisione.
La regia del compianto David R. Ellis è nella norma, con qualche (ovvia) citazione a Spielberg, molte scene girate in modo da sfruttare il 3D originale (tant'è che inizialmente non sapevo fosse stato girato in tre dimensioni ma mi è venuto il legittimo dubbio durante la visione, azzeccandoci in pieno) e qualche effetto digitale di troppo. Forse ci voleva un po' più di splatter per accontentare i fan del genere.
Apprezzabili, invece, le musiche di Graeme Revell.
Un "filmaccio" non eccessivamente demenziale che si lascia vedere senza annoiare.
VOTO: 6
lunedì 11 giugno 2018
DANKO - Mini Recensione
Ci sono film legati al passato di cui hai un bel ricordo, ma poi li rivedi dopo molti anni e rimani un po' deluso. Ecco, questo è il caso di DANKO, film di Walter Hill con Arnold Schwarzenegger e James Belushi del 1988.
Certo, Schwarzy nei panni dell'inossidabile e imperturbabile capitano della milizia sovietica in trasferta negli USA è perfetto. Per un volta il suo marcato accento straniero lo aiuta, ma a tratti si muove troppo meccanicamente in stile Terminator. James Beluschi è spassoso e la regia di Hill è solida e pulita come sempre. Ci sono pure le musiche di James Horner...
Eppure il film, dopo questa ultima visione, non mi ha convinto.
Il cattivo di turno, quando recita in russo, è eccessivamente pesante; le battute tra i due protagonisti non sempre vanno a segno (va probabilmente meglio nel doppiaggio italiano) e la sceneggiatura si impianta un po' nella parte centrale.
Non il miglior buddy cop in chiave action di Walter Hill.
Certo, Schwarzy nei panni dell'inossidabile e imperturbabile capitano della milizia sovietica in trasferta negli USA è perfetto. Per un volta il suo marcato accento straniero lo aiuta, ma a tratti si muove troppo meccanicamente in stile Terminator. James Beluschi è spassoso e la regia di Hill è solida e pulita come sempre. Ci sono pure le musiche di James Horner...
Eppure il film, dopo questa ultima visione, non mi ha convinto.
Il cattivo di turno, quando recita in russo, è eccessivamente pesante; le battute tra i due protagonisti non sempre vanno a segno (va probabilmente meglio nel doppiaggio italiano) e la sceneggiatura si impianta un po' nella parte centrale.
Non il miglior buddy cop in chiave action di Walter Hill.
VOTO: 6,5
lunedì 4 giugno 2018
SPLIT - Mini Recensione
Finalmente mi sono deciso a guardare l'ultima opera cinematografia, in ordine cronologico, di M. Night Shyamalan (forse ho imparato a scrivere il suo nome correttamente).
Lo ammetto, ero prevenuto, anche perché il precedente The Visit mi aveva annoiato e parecchio deluso, mentre questo film mi sembrava, sulla carta, l'ennesima inutile variante dello psicopatico dalle multiple personalità.
Perché il soggetto di questo thriller, fondamentalmente, riguarda proprio quello di uno uomo affetto da disturbi psichici che rapisce 3 adolescenti.
Per fortuna Shyamalan riesce a confezionare una storia abbastanza originale, anche se l'immancabile Plot Twist risulta meno efficace del solito (perfino in The Visit mi aveva colpito).
La regia è tipica del suo stile, ritmo lento con parecchie inquadrature fisse, qualche vago riferimento a Hitchcock, ma anche con un paio di evidenti scavalcamenti di campo.
Bravo James McAvoy, anche se un tantino sopra le righe per i miei gusti. Il suo doppiaggio è però roba da rimborso del biglietto e non regge assolutamente il confronto con l'originale (ho ri-ascoltato alcuni passaggi in italiano di proposito). A tal proposito mi chiedo perché non sia stato chiamato il suo abituale doppiatore, ovvero Stefano Crescentini, che secondo me avrebbe eseguito un doppiaggio decisamente migliore (ha una voce anche molto più somigliante a quella di McAvoy).
Comunque, un buon thriller che fa di nuovo alzare le quotazioni, come regista, del sopravvalutato Shyamalan.
VOTO: 7+
Lo ammetto, ero prevenuto, anche perché il precedente The Visit mi aveva annoiato e parecchio deluso, mentre questo film mi sembrava, sulla carta, l'ennesima inutile variante dello psicopatico dalle multiple personalità.
Perché il soggetto di questo thriller, fondamentalmente, riguarda proprio quello di uno uomo affetto da disturbi psichici che rapisce 3 adolescenti.
Per fortuna Shyamalan riesce a confezionare una storia abbastanza originale, anche se l'immancabile Plot Twist risulta meno efficace del solito (perfino in The Visit mi aveva colpito).
La regia è tipica del suo stile, ritmo lento con parecchie inquadrature fisse, qualche vago riferimento a Hitchcock, ma anche con un paio di evidenti scavalcamenti di campo.
Bravo James McAvoy, anche se un tantino sopra le righe per i miei gusti. Il suo doppiaggio è però roba da rimborso del biglietto e non regge assolutamente il confronto con l'originale (ho ri-ascoltato alcuni passaggi in italiano di proposito). A tal proposito mi chiedo perché non sia stato chiamato il suo abituale doppiatore, ovvero Stefano Crescentini, che secondo me avrebbe eseguito un doppiaggio decisamente migliore (ha una voce anche molto più somigliante a quella di McAvoy).
Comunque, un buon thriller che fa di nuovo alzare le quotazioni, come regista, del sopravvalutato Shyamalan.
VOTO: 7+
sabato 2 giugno 2018
UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA - Mini Recensione
Era il 1993 quando a Cannes fece la sua apparizione questo film di Joel Schumacher, ottenendo anche una nomination.
Durante una torrida mattinata a Los Angeles, bloccato in mezzo al traffico, un tranquillo impiegato statale (almeno in apparenza) abbandona improvvisamente l'auto e si allontana a piedi.
Nel suo girovagare per la città, con la speranza di riuscire a raggiungere l'abitazione dell'ex moglie in occasione del compleanno della figlia, la sua stabilità mentale inizia sempre più a vacillare. Sarà l'anziano detective Prendergast, all'ultimo giorno prima della pensione, a mettersi sulle su tracce.
Il regista Schumacher è probabilmente il regista più discontinuo di Hollywood, capace di alternare boiate inguardabili a gioiellini interessanti come questo.
Michael Douglas qui è mostruosamente in parte, così come il sempre affidabile Robert Duvall.
Se lo spettatore riesce a provare compassione per Bill Foster, l'impiegato afflitto da esaurimento nervoso, è anche merito di Douglas. Nella scena in cui se la prende con il fanatico nazista non si può evitare di fare il tifo per lui.
Il personaggio dell'anziano detective a poche ore della pensione è ovviamente un cliché abusato, ma sia Duvall, che la sua caratterizzazione a livello di sceneggiatura, riescono a renderlo perfettamente credibile.
Un bel thriller, che non rinuncia a lanciare solide critiche alla società americana, da rivedere sempre con piacere.
VOTO: 7,5
Durante una torrida mattinata a Los Angeles, bloccato in mezzo al traffico, un tranquillo impiegato statale (almeno in apparenza) abbandona improvvisamente l'auto e si allontana a piedi.
Nel suo girovagare per la città, con la speranza di riuscire a raggiungere l'abitazione dell'ex moglie in occasione del compleanno della figlia, la sua stabilità mentale inizia sempre più a vacillare. Sarà l'anziano detective Prendergast, all'ultimo giorno prima della pensione, a mettersi sulle su tracce.
Il regista Schumacher è probabilmente il regista più discontinuo di Hollywood, capace di alternare boiate inguardabili a gioiellini interessanti come questo.
Michael Douglas qui è mostruosamente in parte, così come il sempre affidabile Robert Duvall.
Se lo spettatore riesce a provare compassione per Bill Foster, l'impiegato afflitto da esaurimento nervoso, è anche merito di Douglas. Nella scena in cui se la prende con il fanatico nazista non si può evitare di fare il tifo per lui.
Il personaggio dell'anziano detective a poche ore della pensione è ovviamente un cliché abusato, ma sia Duvall, che la sua caratterizzazione a livello di sceneggiatura, riescono a renderlo perfettamente credibile.
Un bel thriller, che non rinuncia a lanciare solide critiche alla società americana, da rivedere sempre con piacere.
VOTO: 7,5
lunedì 28 maggio 2018
DAYLIGHT-TRAPPOLA NEL TUNNEL -Mini Recensione-
Film action che strizza l'occhio al genere catastrofico degli anni '70 con un Sylvester Stallone ancora relativamente giovane e in forma.
Dopo un'esplosione avvenuta in un tunnel sotto il fiume Hudson, alcuni sopravvissuti tentano di cercare una via d'uscita. Toccherà a Kit Latura (Stallone, ovviamente) portarli in salvo...
Visto l'ultima volta "una vita fa", tanto che non mi ricordavo nemmeno il finale, l'ho trovato meglio di come lo ricordavo.
I personaggi ci vengono presentati un po' troppo frettolosamente, ma col procedere della storia si fa comunque in tempo ad affezionarvisi.
La regia di Rob Cohen non è male, anche quando si tratta di dirigere gli attori in scene drammatiche.
Stallone probabilmente voleva riproporre un personaggio simile a quello visto in Cliffhanger con toni un po' più seri e drammatici, ma quando si prende troppo sul serio, come in questo caso, comincia a zoppicare un po'.
E c'è anche un giovane Viggo Mortensen.
Le musiche di Randy Edelman nelle scene d'azione ricordando un po' troppo quelle che compose per la serie TV Mac Gyver, ma personalmente mi son piaciute.
Un film non perfetto, a tratti ingenuo (un paio di personaggi muoiono in fretta e in modo stupido e scontato), che probabilmente andrebbe rivalutato.
VOTO: 7-
Dopo un'esplosione avvenuta in un tunnel sotto il fiume Hudson, alcuni sopravvissuti tentano di cercare una via d'uscita. Toccherà a Kit Latura (Stallone, ovviamente) portarli in salvo...
Visto l'ultima volta "una vita fa", tanto che non mi ricordavo nemmeno il finale, l'ho trovato meglio di come lo ricordavo.
I personaggi ci vengono presentati un po' troppo frettolosamente, ma col procedere della storia si fa comunque in tempo ad affezionarvisi.
La regia di Rob Cohen non è male, anche quando si tratta di dirigere gli attori in scene drammatiche.
Stallone probabilmente voleva riproporre un personaggio simile a quello visto in Cliffhanger con toni un po' più seri e drammatici, ma quando si prende troppo sul serio, come in questo caso, comincia a zoppicare un po'.
E c'è anche un giovane Viggo Mortensen.
Le musiche di Randy Edelman nelle scene d'azione ricordando un po' troppo quelle che compose per la serie TV Mac Gyver, ma personalmente mi son piaciute.
Un film non perfetto, a tratti ingenuo (un paio di personaggi muoiono in fretta e in modo stupido e scontato), che probabilmente andrebbe rivalutato.
VOTO: 7-
domenica 27 maggio 2018
BLADE RUNNER 2049 -Mini Recensione-
Premetto subito che non sono mai stato un grande estimatore del film originale di Ridley Scott del 1982, qualunque sia la versione "preferita" dal regista britannico.
In questo sequel, il protagonista (Ryan Gosling) è un replicante di un nuovo tipo, usato per dare la caccia alla vecchia serie di androidi ribelli ancora in circolazione. Finché non si ritrova davanti a una possibile e sconcertante realtà...
Allora: il look del film è accattivante, la composizione delle inquadrature è molto ricercata, la fotografia è eccezionale, così come lo sono gli effetti speciali. Le scenografie sono strabilianti e l'atmosfera richiama parecchio quella del primo film.
Ma la colonna sonora, anche se a tratti piuttosto simile a quella di Vangelis del 1982, mi è parsa ridondante e sfiancante.
Il ritmo è lento; ci sono troppe scene, seppur esteticamente fantastiche, in cui non accade assolutamente nulla. Denis Villeneuve ha un bell'occhio visionario, ma il suo stile registico decisamente non fa per me.
La prima parte mi ha annoiato parecchio, mentre è andata meglio nel terzo atto.
Gosling, tutto sommato funziona, così come il ritorno di un invecchiato Harrison Ford nei panni di Deckard. Invece i personaggi di contorno non mi hanno particolarmente colpito e Jared Leto l'ho trovato inutilmente sopra le righe, con battute ridondanti e involontariamente ridicole; la sua figura, soprattutto, mi è parsa quasi inutile.
Personalmente, quindi, questo BLADE RUNNER 2049 non mi ha convinto.
VOTO: 6,5
In questo sequel, il protagonista (Ryan Gosling) è un replicante di un nuovo tipo, usato per dare la caccia alla vecchia serie di androidi ribelli ancora in circolazione. Finché non si ritrova davanti a una possibile e sconcertante realtà...
Allora: il look del film è accattivante, la composizione delle inquadrature è molto ricercata, la fotografia è eccezionale, così come lo sono gli effetti speciali. Le scenografie sono strabilianti e l'atmosfera richiama parecchio quella del primo film.
Ma la colonna sonora, anche se a tratti piuttosto simile a quella di Vangelis del 1982, mi è parsa ridondante e sfiancante.
Il ritmo è lento; ci sono troppe scene, seppur esteticamente fantastiche, in cui non accade assolutamente nulla. Denis Villeneuve ha un bell'occhio visionario, ma il suo stile registico decisamente non fa per me.
La prima parte mi ha annoiato parecchio, mentre è andata meglio nel terzo atto.
Gosling, tutto sommato funziona, così come il ritorno di un invecchiato Harrison Ford nei panni di Deckard. Invece i personaggi di contorno non mi hanno particolarmente colpito e Jared Leto l'ho trovato inutilmente sopra le righe, con battute ridondanti e involontariamente ridicole; la sua figura, soprattutto, mi è parsa quasi inutile.
Personalmente, quindi, questo BLADE RUNNER 2049 non mi ha convinto.
VOTO: 6,5
martedì 22 maggio 2018
GRAN TORINO (Mini Recensione)
Finalmente ho rimediato a questa mia grave mancanza: ho visto GRAN TORINO di (e con) Clint Eastwood.
Un vecchio burbero vedovo, anche piuttosto razzista, inizia a stringere amicizia con un giovanissimo vicino di casa di origine asiatica che ha provato a rubargli la sua preziosa auto, una Ford Gran Torino che teneva in garage.
Ma una gang locale proverà a mettersi contro di lui e la famiglia del suo giovane amico...
Credo di averlo già scritto, ma penso davvero che Clint Eastwood possa essere considerato il più grande regista vivente.
C'è poco da dire, di questo film, se non che è si tratta di un grandissimo capolavoro.
La storia è semplice, lineare, magari anche scontata. Regia essenziale e minimalista, ma perfetta (tant'è che nemmeno una volta mi sono distratto chiedendomi il perché di quel movimento della macchina da presa o di quel determinato campo lungo...). Il ritmo è lento, ma non ti annoi nemmeno per un secondo.
Poi c'è lui, il caro e vecchio Clint: immenso come non mai!
E lo ammetto, il finale mi ha fatto piangere.
VOTO: 9
Un vecchio burbero vedovo, anche piuttosto razzista, inizia a stringere amicizia con un giovanissimo vicino di casa di origine asiatica che ha provato a rubargli la sua preziosa auto, una Ford Gran Torino che teneva in garage.
Ma una gang locale proverà a mettersi contro di lui e la famiglia del suo giovane amico...
Credo di averlo già scritto, ma penso davvero che Clint Eastwood possa essere considerato il più grande regista vivente.
C'è poco da dire, di questo film, se non che è si tratta di un grandissimo capolavoro.
La storia è semplice, lineare, magari anche scontata. Regia essenziale e minimalista, ma perfetta (tant'è che nemmeno una volta mi sono distratto chiedendomi il perché di quel movimento della macchina da presa o di quel determinato campo lungo...). Il ritmo è lento, ma non ti annoi nemmeno per un secondo.
Poi c'è lui, il caro e vecchio Clint: immenso come non mai!
E lo ammetto, il finale mi ha fatto piangere.
VOTO: 9
sabato 19 maggio 2018
PRIMA DI MEZZANOTTE (romanzo)
Eccomi di nuovo con una recensione letteraria.
Questa volta voglio spendere un paio di parole sul romanzo PRIMA DI MEZZANOTTE dello scrittore Andrew Kavlan.
Dopo aver visto il film FINO A PROVA CONTRARIA, di e con Clint Eastwood (che ho recensito), mi son accorto di avere in casa il romanzo originale da cui era stata tratta la pellicola e quindi non potevo esimermi dal leggerlo...
La trama è la stessa del film, ovviamente: un giornalista d'inchiesta si ritrova, suo malgrado, a dover intervistare condannato a morte a poche ore dalla sua esecuzione. A quanto pare, l'uomo dietro alle sbarre ha ucciso una giovane donna incinta durante un tentativo di rapina.
Il giornalista, però, comincia a sospettare che il detenuto possa essere innocente, così si mette alla ricerca di una prova che possa scagionarlo prima che arrivi l'ora dell'esecuzione, in una serrata lotta contro il tempo...
In realtà, in questo romanzo, di serrato c'è ben poco, tanto meno il ritmo.
Anche se non è scritto male, lo stile prolisso di Kavlan mi è piaciuto poco.
Ci sono un sacco di parti inutili, ripetitive e ridondanti in cui l'autore tenta, senza riuscirci, di farci provare lo sgomento e l'orrore che sta vivendo l'uomo accusato di omicidio, sapendo che a mezzanotte la sua vita terminerà per mano di un'iniezione letale. Oppure ci sono alcune sotto trame ininfluenti, quasi dei semplici riempitivi, che però contribuiscono a rallentare la lettura.
Il giornalista protagonista, molto bravo nel suo lavoro, ma marito infedele e menefreghista nella vita reale, non risulta efficace come invece appare nella versione cinematografica di Clint Eastwood.
Il personaggio del film è molto più caratterizzato, nonostante la performance pacata di Eastwood stesso. Quello del libro rimane un abbozzo, una figura sfocata che non riesce a catturare del tutto il lettore.
Altro paradosso, nel paragone tra romanzo e film, è che nella trasposizione cinematografica (seppur abbastanza fedele) si è preferito cambiare radicalmente alcune cose in favore di qualche classico cliché ben collaudato (nel film il presunto colpevole è un afroamericano, quindi è anche per questo motivo che si dà per scontata la sua colpevolezza; nel romanzo invece è un bianco a cui non si vogliono concedere favoritismi razziali), eppure il film continua a funzionare molto meglio.
L'unica cosa positiva dell'opera di Klavan è che l'uso narrativo della prima persona (che in genere sopporto poco, in un romanzo) per una volta non mi ha dato fastidio.
Insomma, per farla breve, uno dei pochi casi in cui il film risulta essere decisamente migliore del romanzo dal quale è tratto.
E non c'entra il fatto che io abbia visto prima il film, comunque.
Questa volta voglio spendere un paio di parole sul romanzo PRIMA DI MEZZANOTTE dello scrittore Andrew Kavlan.
Dopo aver visto il film FINO A PROVA CONTRARIA, di e con Clint Eastwood (che ho recensito), mi son accorto di avere in casa il romanzo originale da cui era stata tratta la pellicola e quindi non potevo esimermi dal leggerlo...
La trama è la stessa del film, ovviamente: un giornalista d'inchiesta si ritrova, suo malgrado, a dover intervistare condannato a morte a poche ore dalla sua esecuzione. A quanto pare, l'uomo dietro alle sbarre ha ucciso una giovane donna incinta durante un tentativo di rapina.
Il giornalista, però, comincia a sospettare che il detenuto possa essere innocente, così si mette alla ricerca di una prova che possa scagionarlo prima che arrivi l'ora dell'esecuzione, in una serrata lotta contro il tempo...
In realtà, in questo romanzo, di serrato c'è ben poco, tanto meno il ritmo.
Anche se non è scritto male, lo stile prolisso di Kavlan mi è piaciuto poco.
Ci sono un sacco di parti inutili, ripetitive e ridondanti in cui l'autore tenta, senza riuscirci, di farci provare lo sgomento e l'orrore che sta vivendo l'uomo accusato di omicidio, sapendo che a mezzanotte la sua vita terminerà per mano di un'iniezione letale. Oppure ci sono alcune sotto trame ininfluenti, quasi dei semplici riempitivi, che però contribuiscono a rallentare la lettura.
Il giornalista protagonista, molto bravo nel suo lavoro, ma marito infedele e menefreghista nella vita reale, non risulta efficace come invece appare nella versione cinematografica di Clint Eastwood.
Il personaggio del film è molto più caratterizzato, nonostante la performance pacata di Eastwood stesso. Quello del libro rimane un abbozzo, una figura sfocata che non riesce a catturare del tutto il lettore.
Altro paradosso, nel paragone tra romanzo e film, è che nella trasposizione cinematografica (seppur abbastanza fedele) si è preferito cambiare radicalmente alcune cose in favore di qualche classico cliché ben collaudato (nel film il presunto colpevole è un afroamericano, quindi è anche per questo motivo che si dà per scontata la sua colpevolezza; nel romanzo invece è un bianco a cui non si vogliono concedere favoritismi razziali), eppure il film continua a funzionare molto meglio.
L'unica cosa positiva dell'opera di Klavan è che l'uso narrativo della prima persona (che in genere sopporto poco, in un romanzo) per una volta non mi ha dato fastidio.
Insomma, per farla breve, uno dei pochi casi in cui il film risulta essere decisamente migliore del romanzo dal quale è tratto.
E non c'entra il fatto che io abbia visto prima il film, comunque.
mercoledì 16 maggio 2018
THE GIFT (Mini Recensione)
Brixton, Georgia.
Annie Wilson è una specie di chiromante locale che cerca di crescere al meglio i tre figli dopo che il marito è morto in un incidente sul lavoro. Un giorno, però, una giovane del posto scompare e toccherà a lei cercare di risolvere il mistero...
Ecco un bellissimo thriller dai toni soprannaturali firmato da Sam Raimi.
Ottimi tutti gli interpreti, dalla bella Cate Blanchett a Giovanni Ribisi (specializzato in ruoli da giovane con problemi mentali), passando per Greg Kinnear e Hilary Swank; perfino Keanu Revees risulta "squisitamente" detestabile.
Regia semplice, anche un po' atipica per Raimi, ma perfetta dalla prima all'ultima inquadratura.
Un vero gioiellino da riscoprire.
VOTO: 7,5
Annie Wilson è una specie di chiromante locale che cerca di crescere al meglio i tre figli dopo che il marito è morto in un incidente sul lavoro. Un giorno, però, una giovane del posto scompare e toccherà a lei cercare di risolvere il mistero...
Ecco un bellissimo thriller dai toni soprannaturali firmato da Sam Raimi.
Ottimi tutti gli interpreti, dalla bella Cate Blanchett a Giovanni Ribisi (specializzato in ruoli da giovane con problemi mentali), passando per Greg Kinnear e Hilary Swank; perfino Keanu Revees risulta "squisitamente" detestabile.
Regia semplice, anche un po' atipica per Raimi, ma perfetta dalla prima all'ultima inquadratura.
Un vero gioiellino da riscoprire.
VOTO: 7,5
domenica 13 maggio 2018
ALIEN: COVENANT -Mini Recensione-
Ultimo capitolo, almeno in ordine di uscita, della saga di Alien.
Questa volta seguiamo la storia dell'equipaggio dell'astronave USCSS Covenant, in origine diretta verso il pianeta Origae-6 con lo scopo di colonizzarlo, che decide di cambiare rotta dopo aver intercettato un segnale di origine umana proveniente da un sistema solare sconosciuto...
Partiamo male: l'incipit non sembra certo molto originale.
Il film, salvo l'incidente all'astronave iniziale, parte piuttosto lento, presentandoci comunque troppo frettolosamente i vari (troppi) personaggi. Poi c'è lo sbarco sul pianeta, ma la trama continua a procedere in modo prevedibile e pure ingenuo, quasi come in un horror di serie Z.
Il cast risulta troppo anonimo, a parte il comunque bravo Michael Fassbender. Billy Crudup non è malaccio, così come la protagonista femminile, Katherine Waterston, che però non si avvicina nemmeno lontanamente alla figura di Weaver/Ripley. Sembrava molto più tosta ed efficace Noomi Rapace in Prometheus.
Tecnicamente è un film impeccabile; anche se la regia di Scott manca di originalità e, in un paio di scene, le astronavi parevano quasi dei modellini, nonostante la fotografia perfetta degli effetti speciali digitali.
A conti fatti è un film inutile, senz'anima e con un finale telefonato, che di fatto annulla il senso del precedente Prometheus e il mistero sulle origini dell'Alien dei vecchi capitoli.
VOTO: 6-
Questa volta seguiamo la storia dell'equipaggio dell'astronave USCSS Covenant, in origine diretta verso il pianeta Origae-6 con lo scopo di colonizzarlo, che decide di cambiare rotta dopo aver intercettato un segnale di origine umana proveniente da un sistema solare sconosciuto...
Partiamo male: l'incipit non sembra certo molto originale.
Il film, salvo l'incidente all'astronave iniziale, parte piuttosto lento, presentandoci comunque troppo frettolosamente i vari (troppi) personaggi. Poi c'è lo sbarco sul pianeta, ma la trama continua a procedere in modo prevedibile e pure ingenuo, quasi come in un horror di serie Z.
Il cast risulta troppo anonimo, a parte il comunque bravo Michael Fassbender. Billy Crudup non è malaccio, così come la protagonista femminile, Katherine Waterston, che però non si avvicina nemmeno lontanamente alla figura di Weaver/Ripley. Sembrava molto più tosta ed efficace Noomi Rapace in Prometheus.
Tecnicamente è un film impeccabile; anche se la regia di Scott manca di originalità e, in un paio di scene, le astronavi parevano quasi dei modellini, nonostante la fotografia perfetta degli effetti speciali digitali.
A conti fatti è un film inutile, senz'anima e con un finale telefonato, che di fatto annulla il senso del precedente Prometheus e il mistero sulle origini dell'Alien dei vecchi capitoli.
VOTO: 6-
sabato 12 maggio 2018
U-571 (Mini Recensione)
Questo film bellico di Jonathan Mostow racconta la storia, in maniera del tutto romanzata e inventata, su come gli Alleati entrarono in possesso della macchina Enigma.
Un sommergibile americano viene camuffato da U-Boot tedesco per provare a portare a termine una pericolosa missione: abbordare un vero sommergibile nazista, l'U-571 che si ritrova in avaria nel mezzo dell'Atlantico, così da poter mettere le mani sulla macchina Enigma e relativi cifrari. Ovviamente le cose prenderanno una brutta piega...
Plot alquanto improbabile e storicamente licenzioso a parte, il film è pieno di errori tecnici e anacronismi.
A bordo degli U-Boot tedeschi, per esempio, non c'erano armi a fuoco, a parte un unica pistola custodita personalmente dal capitano. Per gli attacchi si usava il periscopio situato nella torretta, non quello d'osservazione che si vede nel film; inoltre è improbabile che così pochi uomini potessero riuscire a governare un sommergibile della Kriegsmarine.
Così come mi pare alquanto difficile che, con i siluri e la tecnologia dell'epoca, due sottomarini potessero spararsi l'un l'altro in immersione, trovandosi pure a quote di profondità diverse.
Ah, e i nazisti non avevano un Sonar, o ASDIC, come quello che usavano gli Alleati.
Passiamo poi alle pecche riguardanti la trama.
Ci sono i classici personaggi e le solite situazioni viste innumerevoli volte praticamente in tutti i film ambientati all'interno di sommergibili: il comandante in seconda che si ritrova improvvisamente al comando e all'inizio pare incerto e insicuro; i soliti eroi che si sacrificano per il bene degli altri e un paio di personaggi secondari (e inutili) che muoiono in fretta e tutti si scordano di loro; il sommergibile che viene portato sempre più in profondità per evitare le bombe di profondità...
E i marinai tedeschi che, dopo un prologo che lasciava presagire altro, finiscono per essere rappresentati in modo molto negativo.
Veniamo invece ai pregi.
Il cast tutto sommato è buono, con una menzione speciale per il sempre affidabile Harvey Keitel e un Matthew McConaughey che, nonostante i suoi limiti attoriali, pare perfetto per il ruolo.
E poi c'è anche Bill Paxton, che con la sola sua presenza fa guadagnare mezzo punto all'intero film.
La regia di Mostow è valida, così pure il montaggio. La pellicola comunque funziona, se la si prende come puro intrattenimento, risultando anche abbastanza tesa e coinvolgente.
Non male anche la colonna sonora.
E poi io adoro i film con i sommergibili...
VOTO: 7-
Un sommergibile americano viene camuffato da U-Boot tedesco per provare a portare a termine una pericolosa missione: abbordare un vero sommergibile nazista, l'U-571 che si ritrova in avaria nel mezzo dell'Atlantico, così da poter mettere le mani sulla macchina Enigma e relativi cifrari. Ovviamente le cose prenderanno una brutta piega...
Plot alquanto improbabile e storicamente licenzioso a parte, il film è pieno di errori tecnici e anacronismi.
A bordo degli U-Boot tedeschi, per esempio, non c'erano armi a fuoco, a parte un unica pistola custodita personalmente dal capitano. Per gli attacchi si usava il periscopio situato nella torretta, non quello d'osservazione che si vede nel film; inoltre è improbabile che così pochi uomini potessero riuscire a governare un sommergibile della Kriegsmarine.
Così come mi pare alquanto difficile che, con i siluri e la tecnologia dell'epoca, due sottomarini potessero spararsi l'un l'altro in immersione, trovandosi pure a quote di profondità diverse.
Ah, e i nazisti non avevano un Sonar, o ASDIC, come quello che usavano gli Alleati.
Passiamo poi alle pecche riguardanti la trama.
Ci sono i classici personaggi e le solite situazioni viste innumerevoli volte praticamente in tutti i film ambientati all'interno di sommergibili: il comandante in seconda che si ritrova improvvisamente al comando e all'inizio pare incerto e insicuro; i soliti eroi che si sacrificano per il bene degli altri e un paio di personaggi secondari (e inutili) che muoiono in fretta e tutti si scordano di loro; il sommergibile che viene portato sempre più in profondità per evitare le bombe di profondità...
E i marinai tedeschi che, dopo un prologo che lasciava presagire altro, finiscono per essere rappresentati in modo molto negativo.
Veniamo invece ai pregi.
Il cast tutto sommato è buono, con una menzione speciale per il sempre affidabile Harvey Keitel e un Matthew McConaughey che, nonostante i suoi limiti attoriali, pare perfetto per il ruolo.
E poi c'è anche Bill Paxton, che con la sola sua presenza fa guadagnare mezzo punto all'intero film.
La regia di Mostow è valida, così pure il montaggio. La pellicola comunque funziona, se la si prende come puro intrattenimento, risultando anche abbastanza tesa e coinvolgente.
Non male anche la colonna sonora.
E poi io adoro i film con i sommergibili...
VOTO: 7-
domenica 6 maggio 2018
SCONTRO TRA TITANI -Mini Recensione-
Remake di SCONTRO TRA TITANI del 1981, che riprende le avventure di Perseo, il quale, assieme a un gruppo di guerrieri di Argo, dovrà affrontare e uccidere Medusa, così da poter usare la sua testa mozzata come arma contro il Kraken...
A dire la verità questo remake non è un brutto film. Sam Worthington non è malaccio, così come quasi tutto il cast di attori più o meno noti. Eccezion fatta per Liam Neeson, che pare essersi ritrovato lì in mezzo per caso. Forse anche Ralph Finnes nei panni di Ade, il dio degli inferi, risulta spesso involontariamente comico.
E' anche abbastanza spettacolare, anche se la regia di Louis Leterrier proprio non ha nulla di originale. Ma è un film che, a conti fatti, risulta privo della magia e dell'ingenua meraviglia che, grazie anche agli antiquati (e ormai obsoleti) effetti speciali in stop motion del grande Ray Harryhausen, l'originale del 1981 riusciva a trasmettere.
Sono sempre più convinto che gli effetti speciali digitali, se non usati con accortezza, alla fine risultano piuttosto freddi e privi di fascino. A conti fatti ti sembra di avere di fronte un video game piuttosto che una pellicola cinematografica.
Quindi, per concludere, questo SCONTRO TRA TITANI rimane comunque un non disprezzabile film fantastico/mitologico, privo però di quella infantile meraviglia che il prototipo dei primi anni '80 conserva ancor oggi.
VOTO: 6+
A dire la verità questo remake non è un brutto film. Sam Worthington non è malaccio, così come quasi tutto il cast di attori più o meno noti. Eccezion fatta per Liam Neeson, che pare essersi ritrovato lì in mezzo per caso. Forse anche Ralph Finnes nei panni di Ade, il dio degli inferi, risulta spesso involontariamente comico.
E' anche abbastanza spettacolare, anche se la regia di Louis Leterrier proprio non ha nulla di originale. Ma è un film che, a conti fatti, risulta privo della magia e dell'ingenua meraviglia che, grazie anche agli antiquati (e ormai obsoleti) effetti speciali in stop motion del grande Ray Harryhausen, l'originale del 1981 riusciva a trasmettere.
Sono sempre più convinto che gli effetti speciali digitali, se non usati con accortezza, alla fine risultano piuttosto freddi e privi di fascino. A conti fatti ti sembra di avere di fronte un video game piuttosto che una pellicola cinematografica.
Quindi, per concludere, questo SCONTRO TRA TITANI rimane comunque un non disprezzabile film fantastico/mitologico, privo però di quella infantile meraviglia che il prototipo dei primi anni '80 conserva ancor oggi.
VOTO: 6+
venerdì 4 maggio 2018
LA MUMMIA (2017) -Mini Recensione-
Domanda: c'era davvero bisogno di questo Reboot?
La risposta a fine articolo...
Questa volta il protagonista è un sergente dell'esercito americano (Cruise), in servizio in Iraq come esploratore ma che, quando capita, non disdegna di trafugare qualche prezioso manufatto archeologico locale. Ed è propri lui che, quasi accidentalmente, scopre un'antica tomba egizia proprio in quella che un tempo era la Mesopotamia.
Ovviamente è l'inizio dei guai...
Il conseguente sviluppo narrativo è molto imbarazzante, con inconcepibili citazioni a Un lupo mannaro americano a Londra (l'azione poi si svolgerà proprio a Londra), con un sacco di scene trash e bambinate a non finire. Per non parlare della scena alla "Mission Impossible" dello schianto dell'aereo, che è palesemente fuori contesto.
Tom Cruise, poi, è totalmente fuori posto (si prende così sul serio che nei momenti umoristi riesce a strappare una risata proprio per questo motivo, non per il contesto comico delle scene), così come Russell Crowe; paradossale, a un certo punto, quando proprio l'ex-gladiatore dà del "giovane" al personaggio di Cruise... ma se Crowe, nella realtà, ha ben 2 anni in meno di lui?
Il villain di turno, ovvero LA MUMMIA, questa volta è un donna, tale Sofia Boutella; ma non fa paura nemmeno per un secondo.
Altro problema di questo film: dovrebbe essere un horror, con toni umoristici come nei film di Stephen Sommers: ma qui l'effetto orrorifico finisce per sembrare involontariamente comico anche quando non dovrebbe.
Regia di Alex Kurtzman non pervenuta.
Un film davvero brutto e completamente sbagliato.
Quindi ecco la risposta alla domanda iniziale: NO, non c'era davvero bisogno di questo Reboot.
Anche se la Universal voleva, con questa pellicola, avviare un nuovo franchise con tutti i "Mostri" cari alla casa cinematografica.
Al confronto, i primi 2 film de LA MUMMIA di Stephen Sommers ne escono rivalutati all'ennesima potenza. Quelli (così come il non disprezzabile terzo capitolo diretto da Rob Cohen) almeno non si prendevano mai troppo sul serio. Non spaventavano, ma erano genuinamente divertenti e fracassoni.
VOTO: 4,5
La risposta a fine articolo...
Questa volta il protagonista è un sergente dell'esercito americano (Cruise), in servizio in Iraq come esploratore ma che, quando capita, non disdegna di trafugare qualche prezioso manufatto archeologico locale. Ed è propri lui che, quasi accidentalmente, scopre un'antica tomba egizia proprio in quella che un tempo era la Mesopotamia.
Ovviamente è l'inizio dei guai...
Il conseguente sviluppo narrativo è molto imbarazzante, con inconcepibili citazioni a Un lupo mannaro americano a Londra (l'azione poi si svolgerà proprio a Londra), con un sacco di scene trash e bambinate a non finire. Per non parlare della scena alla "Mission Impossible" dello schianto dell'aereo, che è palesemente fuori contesto.
Tom Cruise, poi, è totalmente fuori posto (si prende così sul serio che nei momenti umoristi riesce a strappare una risata proprio per questo motivo, non per il contesto comico delle scene), così come Russell Crowe; paradossale, a un certo punto, quando proprio l'ex-gladiatore dà del "giovane" al personaggio di Cruise... ma se Crowe, nella realtà, ha ben 2 anni in meno di lui?
Il villain di turno, ovvero LA MUMMIA, questa volta è un donna, tale Sofia Boutella; ma non fa paura nemmeno per un secondo.
Altro problema di questo film: dovrebbe essere un horror, con toni umoristici come nei film di Stephen Sommers: ma qui l'effetto orrorifico finisce per sembrare involontariamente comico anche quando non dovrebbe.
Regia di Alex Kurtzman non pervenuta.
Un film davvero brutto e completamente sbagliato.
Quindi ecco la risposta alla domanda iniziale: NO, non c'era davvero bisogno di questo Reboot.
Anche se la Universal voleva, con questa pellicola, avviare un nuovo franchise con tutti i "Mostri" cari alla casa cinematografica.
Al confronto, i primi 2 film de LA MUMMIA di Stephen Sommers ne escono rivalutati all'ennesima potenza. Quelli (così come il non disprezzabile terzo capitolo diretto da Rob Cohen) almeno non si prendevano mai troppo sul serio. Non spaventavano, ma erano genuinamente divertenti e fracassoni.
VOTO: 4,5
domenica 29 aprile 2018
LA FINESTRA SUL CORTILE (Mini Recensione)
Tratto da un racconto di Cornell Woolrich, la storia è quella di Jeff, un fotoreporter immobilizzato su una sedia rotelle a causa di una frattura che, per passare il tempo, inizia a spiare dalla finestra del proprio appartamento la vita dei vicini di casa e dirimpettai. Finché si rende conto della possibilità che uno dei suoi dirimpettai abbia ucciso e fatto a pezzi la propria moglie...
A mio modesto parere questo è il miglior film di Hitchcock, almeno registicamente parlando.
Se in NODO ALLA GOLA i suoi virtuosismi con la macchina da presa e i suoi impeccabili e lunghissimi piani sequenza erano puramente gratuiti e non in funzione della storia, o della suspense, qui lo spettatore ha lo stesso punto di vista del protagonista Jeff per il 99% del tempo (il grande Hitch dà un piccolo vantaggio al pubblico un'unica volta, come per instaurare in noi un eventuale dubbio). In realtà la tecnica usata da Hitchcock è pure molto semplice: c'è un primo piano di Jeff, poi il controcampo nel quale vediamo quello che lui sta guardando, poi di nuovo un primo piano sul suo volto con la conseguente reazione.
E quello che Jeff/Stewart sta provando in scena, lo proviamo anche noi; curiosità, rabbia, paura. Anche noi non usciamo mai dal suo piccolo appartamento e spesso ci verrebbe voglia di allungare il collo per poter sbirciare oltre la finestra nella quale scompaiono i vicini di casa che Jeff sta osservando quasi morbosamente.
Riguardo al cast, James Stewart non delude mai, mentre è difficile non perdere la testa per la bellissima, coraggiosa e determinata Grace Kelly. Brava anche Thelma Ritter alla quale sono affidati i momenti di (macabra) comicità. E poi c'è un irriconoscibile ma minaccioso Raymond Burr.
Un film che ora appare sicuramente datato dal punto di vista del "look", ma ancora validissimo dal punto di vista tecnico/registico, che ogni aspirante regista dovrebbe studiarsi per benino, a mio modo di vedere.
Capolavoro assoluto.
VOTO: 9
A mio modesto parere questo è il miglior film di Hitchcock, almeno registicamente parlando.
Se in NODO ALLA GOLA i suoi virtuosismi con la macchina da presa e i suoi impeccabili e lunghissimi piani sequenza erano puramente gratuiti e non in funzione della storia, o della suspense, qui lo spettatore ha lo stesso punto di vista del protagonista Jeff per il 99% del tempo (il grande Hitch dà un piccolo vantaggio al pubblico un'unica volta, come per instaurare in noi un eventuale dubbio). In realtà la tecnica usata da Hitchcock è pure molto semplice: c'è un primo piano di Jeff, poi il controcampo nel quale vediamo quello che lui sta guardando, poi di nuovo un primo piano sul suo volto con la conseguente reazione.
E quello che Jeff/Stewart sta provando in scena, lo proviamo anche noi; curiosità, rabbia, paura. Anche noi non usciamo mai dal suo piccolo appartamento e spesso ci verrebbe voglia di allungare il collo per poter sbirciare oltre la finestra nella quale scompaiono i vicini di casa che Jeff sta osservando quasi morbosamente.
Riguardo al cast, James Stewart non delude mai, mentre è difficile non perdere la testa per la bellissima, coraggiosa e determinata Grace Kelly. Brava anche Thelma Ritter alla quale sono affidati i momenti di (macabra) comicità. E poi c'è un irriconoscibile ma minaccioso Raymond Burr.
Un film che ora appare sicuramente datato dal punto di vista del "look", ma ancora validissimo dal punto di vista tecnico/registico, che ogni aspirante regista dovrebbe studiarsi per benino, a mio modo di vedere.
Capolavoro assoluto.
VOTO: 9
venerdì 27 aprile 2018
IL MIRACOLO DI BERNA -Mini Recensione-
Germania, 1954. Matthias, un ragazzino di Essen, è amico di un giocatore di calcio che è tra i convocati della nazionale tedesca in vista dei mondiali che si svolgeranno in Svizzera. Ma proprio mentre la manifestazione sta per iniziare, il padre di Matthias, prigioniero di guerra in Russia, fa il suo improvviso ritorno...
Era da tempo che volevo rivedermi questo film "sportivo" e finalmente mi è capitata l'occasione.
La trama principale non riguarda la squadra tedesca ma i problemi della famiglia di Matthias e col senno di poi -il padre che torna a casa dopo anni di prigionia che non riesce a farsi accettare, i suoi figli che lo ritengono un estraneo, ecc.- non pare un plot poi così tanto originale.
La regia è piuttosto piattina, quasi da fiction italiana, così come le scene delle partite di calcio, in particolare quella della finale, non sembrano del tutto convincenti (anche se ricostruite bene).
Anche perché il paragone con Fuga per la vittoria, il film sul calcio (ma non solo) per eccellenza, è inevitabile.
E questo film tedesco, sul campo, perde nettamente il confronto.
Però intrattiene bene. Seppur l'avessi già visto e, come detto, sia prevedibile in molte scene, non mi ha certo annoiato.
VOTO: 6,5
Era da tempo che volevo rivedermi questo film "sportivo" e finalmente mi è capitata l'occasione.
La trama principale non riguarda la squadra tedesca ma i problemi della famiglia di Matthias e col senno di poi -il padre che torna a casa dopo anni di prigionia che non riesce a farsi accettare, i suoi figli che lo ritengono un estraneo, ecc.- non pare un plot poi così tanto originale.
La regia è piuttosto piattina, quasi da fiction italiana, così come le scene delle partite di calcio, in particolare quella della finale, non sembrano del tutto convincenti (anche se ricostruite bene).
Anche perché il paragone con Fuga per la vittoria, il film sul calcio (ma non solo) per eccellenza, è inevitabile.
E questo film tedesco, sul campo, perde nettamente il confronto.
Però intrattiene bene. Seppur l'avessi già visto e, come detto, sia prevedibile in molte scene, non mi ha certo annoiato.
VOTO: 6,5
mercoledì 25 aprile 2018
BOSTON - CACCIA ALL'UOMO -Mini Recensione-
15 aprile 2013: due giovani terroristi di origine cecena fanno esplodere due ordigni artigianali durante lo svolgimento della famosa maratona.
Questo film ne racconta la storia e la conseguente caccia all'uomo...
Questo film ne racconta la storia e la conseguente caccia all'uomo...
Devo ammettere che questa pellicola mi ha sorpreso sotto molto aspetti.
E' tutto sommato un film corale, con tanti personaggi che cominciamo a conoscere ancora prima dell'attentato. Ho avuto però conferma (come avevo intuito durante la visione) che il personaggio di Mark Wahlberg è inventato di sana pianta, ma si può anche soprassedere.
E' tutto sommato un film corale, con tanti personaggi che cominciamo a conoscere ancora prima dell'attentato. Ho avuto però conferma (come avevo intuito durante la visione) che il personaggio di Mark Wahlberg è inventato di sana pianta, ma si può anche soprassedere.
Devo dire invece che Wahlberg è sempre perfetto in ruoli da "eroe per caso" come questo, vedi anche quello in Depp Water Horizon dello stesso regista. Ma tutto il resto del cast, compreso Kevin Bacon, porta a casa la pagnotta senza strafare.
La regia di Peter Berg è forse un po' troppo scontata, nel senso che ho trovato prevedibile l'uso della camera a mano in stile documentaristico per rendere il tutto più "veritiero".
Però funziona, ed è un bene.
Il film non annoia, a tratti è bello teso, e se non vi dà fastidio l'eccesso di patriottismo americano che trasborda continuamente dall'inizio alla fine, ve lo consiglio.
Altrimenti forse è meglio che lasciate perdere.
La regia di Peter Berg è forse un po' troppo scontata, nel senso che ho trovato prevedibile l'uso della camera a mano in stile documentaristico per rendere il tutto più "veritiero".
Però funziona, ed è un bene.
Il film non annoia, a tratti è bello teso, e se non vi dà fastidio l'eccesso di patriottismo americano che trasborda continuamente dall'inizio alla fine, ve lo consiglio.
Altrimenti forse è meglio che lasciate perdere.
VOTO: 7
sabato 21 aprile 2018
IL COLPO DELLA METROPOLITANA (Un ostaggio al minuto) -Mini Recensione-
Eccomi con la pellicola originale dalla quale è stato tratto Pelham 123-Ostaggi in metropolitana con Denzel Washington e John Travolta (un Remake che ho già recensito qualche tempo fa), anche se in realtà il soggetto originale deriva da un romanzo.
La trama, ovviamente, è la stessa: quattro uomini prendono in ostaggio i passeggeri di un vagone della metropolitana di New York. Pretendono un milione di dollari entro un'ora, pena l'uccisione di un ostaggio per ogni minuto di ritardo della consegna del riscatto...
Un film davvero notevole, che inspiegabilmente non avevo mai visto.
Citato anche da Tarantino nel suo film d'esordio LE IENE (gli pseudonimi dei rapinatori, ovvero Mr. Green, Mr. Blue, ecc., li ha presi proprio da qui).
Cast comunque eccezionale, compresi tutti gli attori comprimari che ben caratterizzano i molti personaggi secondari (può considerarsi un film corale); su tutti, ovviamente, svettano un perfetto Walter Matthau (la sua recitazione è misurata ma incredibilmente efficace) e un grandissimo Robert Shaw nei panni di un Villain freddo, calcolatore, che non si fa scrupoli a uccidere chiunque per ottenere i soldi, senza però scadere nel puro sadismo o nella recitazione sopra le righe (soprattutto se confrontato con Travolta nel remake).
Bravo anche il sempre affidabile Martin Balsam.
Il ritmo del film è indiavolato (almeno per gli standard dell'epoca), merito anche della perfetta e pulita regia di Joseph Sargent, che riesce anche a inserire perfettamente qualche scena comica qua e là per stemperare la tensione.
Ottime le musiche dai ritmi funky tipiche dei primi anni '70.
Avendolo visto in lingua originale, ho potuto apprezzare pure il tipico accento newyorkese di molti personaggi.
Un filmone!
VOTO: 8
La trama, ovviamente, è la stessa: quattro uomini prendono in ostaggio i passeggeri di un vagone della metropolitana di New York. Pretendono un milione di dollari entro un'ora, pena l'uccisione di un ostaggio per ogni minuto di ritardo della consegna del riscatto...
Un film davvero notevole, che inspiegabilmente non avevo mai visto.
Citato anche da Tarantino nel suo film d'esordio LE IENE (gli pseudonimi dei rapinatori, ovvero Mr. Green, Mr. Blue, ecc., li ha presi proprio da qui).
Cast comunque eccezionale, compresi tutti gli attori comprimari che ben caratterizzano i molti personaggi secondari (può considerarsi un film corale); su tutti, ovviamente, svettano un perfetto Walter Matthau (la sua recitazione è misurata ma incredibilmente efficace) e un grandissimo Robert Shaw nei panni di un Villain freddo, calcolatore, che non si fa scrupoli a uccidere chiunque per ottenere i soldi, senza però scadere nel puro sadismo o nella recitazione sopra le righe (soprattutto se confrontato con Travolta nel remake).
Bravo anche il sempre affidabile Martin Balsam.
Il ritmo del film è indiavolato (almeno per gli standard dell'epoca), merito anche della perfetta e pulita regia di Joseph Sargent, che riesce anche a inserire perfettamente qualche scena comica qua e là per stemperare la tensione.
Ottime le musiche dai ritmi funky tipiche dei primi anni '70.
Avendolo visto in lingua originale, ho potuto apprezzare pure il tipico accento newyorkese di molti personaggi.
Un filmone!
VOTO: 8
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