Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.

venerdì 23 ottobre 2020

IL VOLO DELLA FENICE (1965)

Un Fairchild C-82 Packetun aereo bimotore dalla particolare conformazione a doppia coda  e con a bordo alcuni operai di una compagnia petrolifera, precipita nel deserto libico durante un'improvvisa tempesta di sabbia. I superstiti, tra i quali il pilota, dopo aver atteso invano i soccorsi, decidono di tentare di costruire un altro velivolo "cannibalizzando" le parti disponibili dell'aereo distrutto... 

L'altra sera ho rivisto questo film di Robert Aldrich del 1965 e ne sono rimasto ancora una volta entusiasta, tanto da volerlo recensire di nuovo, in modo più completo.
Inizio subito parlando degli attori: James Stewart è immenso, in una delle sue più grandi e memorabili interpretazioni (se non la migliore in assoluto). Lui è lo scorbutico comandante Frank Towns, inizialmente apatico e impotente perché si sente in colpa per quanto è accaduto. Stewart poi era davvero un pilota e durante il secondo conflitto mondiale partecipò a numerose missioni ai comandi di B-17. Non poteva esserci scelta migliore per quel ruolo. Al suo fianco c'è il grande Richard Attenborough, il fidato navigatore che ha problemi con l'alcool (e che balbetta leggermente quando è sottopressione, almeno in lingua originale). A un certo punto, quando si scopre che l'ingegnere tedesco in realtà progetta aerei modelli radiocomandati anziché quelli veri, il suo personaggio inizia a ridere in modo isterico e folle, finendo per tramutare la risata in un pianto acuto e disperato: non ricordo di aver mai visto nessun altro attore sembrare così convincente in un contesto simile (anche se al giorno d'oggi quel tipo di scena è diventata quasi un cliché).
Passiamo a Peter Finch, un altro incredibile attore, nei panni dell'impassibile e determinato capitano britannico, e a Hardy Krüger, che interpreta il cinico e insopportabilmente orgoglioso progettista di origini tedesche che avrà l'idea di costruire un secondo aereo (The Phoenix) partendo dai rottami del primo. I due si ritroveranno, quattro anni dopo, sul set de La tenda rossa, un film che, pur raccontando una vicenda reale ambientata nel circolo polare artico, ha molto in comune con Il volo della Fenice.
Ernest Bornigne è Tucker Cobb, un operaio petrolifero con problemi psichici: anche la sua performance è da brividi e non si può fare a meno di provare compassione e tristezza per Cobb. Tutti gli altri comprimari, comunque, offrono delle prove attoriali eccellenti. Merito anche di una straordinaria sceneggiatura (tratta da un romanzo) che caratterizza ottimamente ogni singolo personaggio, mentre Robert Aldrich mette in scena in modo perfetto le tensioni e gli scontri tra i membri dello sparuto gruppo di disperati. Prendiamo, per esempio, il sergente Watson (Ronald Fraser), continuamente preso di mira dall'impettito capitano Harris (Peter Finch) che, a un certo punto, si ribella al suo superiore arrivando addirittura a desiderarne la morte. La regia di Aldrich infatti è ineccepibile sia dal punto di vista puramente tecnico ed estetico, sia nella direzione degli attori, come si è ben capito. Ian Banner, uno dei comprimari, ottenne pure una nomination all'Oscar.
I titoli di testa, che arrivano dopo ben nove minuti e mezzo, con i fermo immagine sui vari personaggi durante la scena dello schianto aereo, sono qualcosa di eccezionale per quei tempi.
Bene anche la colonna sonora composta da DeVol, dove curiosamente troviamo una cover di Senza Fine di Gino Paoli.
Semplicemente un film perfetto, un vero e proprio capolavoro, che però (inspiegabilmente) fu un clamoroso flop al botteghino.














Curiosità: durante le riprese, un pilota morì mentre era ai comandi del velivolo, assemblato davvero con pezzi di altri aerei, che doveva raffigurare quello costruito dai protagonisti del film.


Nel 2004 venne girato un remake per la regia di John Moore, con Dennis Quaid al posto di James Stewart. La pellicola ebbe lo stesso insuccesso al botteghino del capolavoro di Aldrich. Quaid e Giovanni Ribisi (nel ruolo che fu di Harry Krüger) se la cavano molto bene, ma il confronto con l'originale proprio non regge.








mercoledì 21 ottobre 2020

I TRE MOSCHETTIERI (1993) -Mini Recensione-

Ennesima trasposizione cinematografica del romanzo di Dumas, questa volta targata Disney (quindi leggermente edulcorata), datata 1993. 
Bistrattata dalla critica, in realtà non mi è mai dispiaciuta. Anzi, col senno di poi, ritengo questa una delle migliori versioni moderne de I tre moschettieri, non tanto per la sceneggiatura (non particolarmente originale), quanto per l'azzeccata scelta degli interpreti principali (anche se molto giovani, all'epoca): Kiefer Sutherland/Athos, Charlie Sheen/Aramis, Oliver Platt/Portos e Chris O'Donnel come D'Artagnan. Rebecca De Mornay è perfetta come Milady de Winter, così chi meglio di Micheal Wincott poteva interpretare lo scagnozzo del cardinale Richelieu? Quest'ultimo, poi, è perfettamente caratterizzato da Tim Curry.
C'è  anche la colonna sonora del compianto Michael Kamen, che firma il tema principale assieme a Brian Adams (che canta con Sting e Rod Stewart) e il richiamo a Robin Hood- Principe dei ladri è evidente. Vedi la presenza di Wincott e il cardinale Richelieu di Curry deliziosamente sopra le righe che ricalca un po' lo sceriffo di Notthingam di Alan Rickman.
La regia di Stephen Herek non è eccessivamente "fracassona" e il montaggio ha un buon ritmo.
Un film che andrebbe rivalutato.


VOTO: 7-







martedì 20 ottobre 2020

TORPEDO (U-235) -Mini Recensione-.

 1941. Un gruppo di improbabili partigiani belgi dovrà raggiungere gli U.S.A. a bordo di un U-Boot tedesco per consegnare un carico di uranio che servirà al progetto Manhattan...
Ci troviamo di fronte a un film di produzione belga/francese che strizza pretenziosamente l'occhio ai blockbuster americani, U-751 e Bastardi senza gloria su tutti, ma anche The Abyss di James Cameron.
Ammetto, il plot, seppur improbabile (perché devono usare proprio un U-Boot?), mi era sembrato intrigante, inoltre mi piacciono un sacco i film girati a bordo di sommergibili e/o sottomarini.
Il risultato finale però mi ha lasciato perplesso.
Tecnicamente non sarebbe male, la musica nemmeno (che comunque pare scopiazzata da qualsiasi war movie esistente), addirittura potrei anche chiudere un occhio sul mediocre doppiaggio (gli attori si sono ridoppiati in inglese) e sui personaggi stereotipati, ma purtroppo ci sono troppi anacronismi (la presenza di un bazooka nella primissima scena) e grossolani errori riguardanti le caratteristiche dei sommergibili nazisti.
Un paio di esempi: all'epoca era impossibile effettuare una battaglia sottomarina tra U-Boot come si vede nel film, poi a un certo punto dei veri marinai nazisti salgono a bordo per un controllo e NON fanno assolutamente caso al fatto che sul battello ci sono solo quatto o cinque uomini, quando invece dovrebbero esserci più di quaranta marinai.
E poi c'é la malsana idea di citare una scena di The Abyss, dove troviamo l'ennesimo anacronismo.
Peccato, perché le potenzialità per un discreto war movie c'erano tutte.

VOTO: 5--









venerdì 16 ottobre 2020

WOLF CALL -Minaccia in alto mare- Mini Recensione

 Il sottomarino francese Titan, dopo essere rientrato da una pericolosa missione nelle coste siriane, si ritroverà a dover sventare una minaccia nucleare assieme a un altro sommergibile...
Un film di produzione francese dalle grandi ambizioni (nel cast figura un efficace Mathieu Kassovitz), che strizza molto l'occhio a Caccia ad ottobre rosso e che inizialmente mi ha un po' spiazzato. Infatti, una cosa che ancora faccio fatica a digerire dei film francesi è l'adattamento e il conseguente doppiaggio italiano: forse è colpa dell'impostazione "fisica" degli attori d'oltralpe, così diversa da quella americana. Ma anche i dialoghi spesso sembrano forzati. C'è pure qualche spacconata di troppo, oltre a una regia "piattina", compensata da un buon montaggio e ottimi effetti speciali. Il terzo atto è però davvero notevole e la colonna sonora risulta abbastanza epica e coinvolgente.
A conti fatti, nonostante pure una sceneggiatura a tratti prevedibile, il film non sfigura affatto con certe produzioni americane, tant'è che vince a mani basse col quasi coevo Hunter Killer con Gerard Butler.


VOTO: 7






domenica 11 ottobre 2020

GREYHOUND (Mini Recensione)

 Atlantico, 1942. 
Tom Hanks è il capitano Ernest Krause, al comando del cacciatorpediniere Greyhound, di scorta a un convoglio di rifornimenti diretto in Inghilterra. Si ritroverà circondato e braccato da un cosiddetto "branco di lupi" composto da quattro U-boot nazisti, proprio nella zona non raggiungibile dal supporto aereo.
L'originalità di questo film, sceneggiato dallo stesso Hanks (prendendo spunto da un romanzo del 1955), sta nel fatto che mostra gli attacchi degli U-Boot dal punto di vista di uno dei cacciatorpediniere americani. La pellicola è abbastanza breve (90 minuti compresi i titoli di coda), ma intensa e avvincente.
Tom Hanks azzecca un altro grande ruolo, in un film dove praticamente è presente sullo schermo dall'inizio alla fine. Bene la regia, così come la colonna sonora (anche se scolastica), deludenti a tratti gli effetti speciali digitali.
Certo, l'immancabile confronto con il monumentale Das Boot di Wolgfang Petersen non regge, anche perché in Greyhound il nemico (i tedeschi) è cattivo e senza volto, capace di "sfottere" gli angloamericani inserendosi sulle frequenze radio alleate, per il quale non si prova nemmeno un po' di compassione.
Però il film mi è piaciuto.


VOTO: 7,5








venerdì 9 ottobre 2020

FOR ALL MANKIND (Serie TV)

Ho recuperato, quasi per caso, questa serie girata per la piattaforma Apple tv, ambientata a cavallo degli anni '60 e '70, che inizia dal presupposto che i sovietici abbiano battuto gli americani nella conquista alla Luna. Durante i dieci episodi, quindi, assistiamo a un corsa allo spazio alternativa a quella che la nostra realtà ha assistito.
La serie è notevole, molto ben fatta, dal taglio cinematografico ed effetti speciali notevoli. Le atmosfere di fine anni sessanta sono ben ricreate (per esempio quasi tutti fumano, un dettaglio non da poco, visti i tempi d'oggi. E lo dice un non fumatore) e tutto sembra molto plausibile. Oltre che mostrare molte missioni Apollo "alternative", vengono approfonditi argomenti come l'emancipazione femminile e il tabù, almeno per quegli anni, dei rapporti omosessuali. Non c'è però traccia di razzismo nei confronti delle persone di colore (abbiamo perfino la prima astronauta afroamericana), un aspetto ben poco credibile, rispetto a tutto il resto. 
Riguardo ai personaggi (che sono parecchi), sono tutti ben caratterizzati; anche quelli secondari hanno un background ben sviluppato. Alcuni riprendono dirigenti e astronauti della NASA realmente esistiti, con ruoli molto consistenti nella trama. E non sempre sono rappresentati in modo positivo.
Tra i volti noti, c'è quello di Joel Kinnaman, che di fatto è il vero protagonista dell'intera serie.
A mio modo di vedere, oltre a qualche lungaggine in un paio di episodi centrali, c'è qualche "spacconata" di troppo in alcune scene quando, durante le esplorazioni spaziali, tutto pare andare a rotoli, ma del resto bisogna pure intrattenere gli spettatori in maniera spettacolare, altrimenti non avrebbe senso una serie come questa. Non mancano però i momenti drammatici.
Ho apprezzato il fatto che, realisticamente, nello spazio profondo non si sente il rumore dei razzi (scelta coraggiosa) mentre invece c'è un'imprecisione riguardo le conversazioni radio (e video) dalla Terra alla Luna, nelle quali i due interlocutori parlano l'un l'altro come se si trovassero a pochi chilometri di distanza, senza alcun ritardo tra la domanda del primo, e la risposta del secondo.

In ogni caso, credo sia la migliore serie "sci-fi" che sia mai stata girata da molti anni a questa parte.
Consigliatissima.






sabato 5 settembre 2020

47 metri - Uncaged -Mini Recensione-

 Due sorellastre, assieme a due amiche, decidono di esplorare di nascosto una grotta nella quale sono stati ritrovati alcuni reperti Maya. Ma lì sotto troveranno anche dei famelici squali bianchi adattati a vivere nelle buie profondità...
Sequel di 47 metri (che ho già recensito tempo fa clicca qui ) pare un mix tra Sanctum e The Descent, con gli squali ciechi al posto delle creature mutate. Molte scene sono alquanto improbabili, altre invece prevedibili e ovviamente si sa chi, alla fine, riuscirà a cavarsela.
La regia tecnicamente non è male e gli squali sembrano ben fatti ma, come ho detto, sa di già visto (anche il rapporto tra le sorellastre e la caratterizzazione delle ragazze protagoniste), con giusto un paio di Jumpscare ben azzeccati. La recitazione spesso latita, mentre la presenza di John Corbett  è praticamente irrilevante. Esordio trascurabile di Sistine Stallone, giovane figlia di Sly.
Nel finale la pellicola sembra recuperare, ma...
Niente di che, tutto sommato. 
Si lascia guardare.

P.S. Se vi piace l'ambientazione claustrofobica sottomarina, vi consiglio di recuperare Sanctum, molto più teso e riuscito, nonostante non ci siano squali.


VOTO: 6-








sabato 22 agosto 2020

MISSION: IMPOSSIBLE -Mini Recensione-

Primo capitolo, datato 1996, della saga cinematografica tratta dalla famosa serie TV degli anni '60/'70.
Ethan Hunt, agente della sezione IMF, dopo il fallimento dell'ultima missione, nella quale quasi tutto il suo team è stato eliminato, si ritrova braccato dalla stessa agenzia per cui lavora, accusato di essere una talpa che vende informazioni segrete al miglior offerente...
Rivisto dopo qualche anno, è un film in parte invecchiato male,  soprattutto per i gadget ultra tecnologici (per l'epoca) che nel 2020 appaiono obsoleti. Tralasciando molte situazioni improbabili (ma comunque ancora accettabili, se confrontate agli ultimi capitoli della saga o altri action movie recenti) la trama non è male. Forse è un po' farraginosa nella prima parte (il ritmo lento e le numerose scene da "camera" non aiutano), però la regia di De Palma non è affatto male.
Tom Cruise l'ho trovato stranamente in parte, probabilmente perché era ancora giovane e non fingeva di esserlo (come invece fa ora a 58 anni). Azzeccata la scelta di John Voight per il ruolo che, nel piccolo schermo, apparteneva al compianto Peter Graves.
Poi c'è pure Kristin Scott-Thomas...
Non male le musiche di Danny Elfman. che rivisita il noto tema musicale di Lalo Schifrin.
Effetti speciali un po' datati (eravamo in piena epoca di transizione dalla vecchia scuola di mascherini e retroproiezioni alla grafica digitale).

VOTO: 7-







venerdì 21 agosto 2020

CENA CON DELITTO - KNIVES OUT -Mini Recensione-

 Il famoso e anziano scrittore Harlan Thrombey viene ritrovato morto nello studio della propria dimora il mattino dopo la festa del suo 85° compleanno.
Sembrerebbe un suicidio, ma l'investigatore privato Benoît Blanc, chiamato a coordinare le indagini, vuole vederci chiaro, anche perché i membri della famiglia dell'anziano milionario sembrano avere tutti qualche cosa da nascondere...
Ammetto di essere stato scettico a proposito di questa rivisitazione in chiave moderna del classico giallo deduttivo alla Agatha Christie, anche perché c'è parecchio humor e i personaggi sono volutamente sopra le righe. Ma mi sbagliavo, perché il film intrattiene bene, senza annoiare.
Improbabile e a tratti inascoltabile accento di Daniel Craig a parte (in originale il suo personaggio dovrebbe provenire dal profondo sud americano, se non ho capito male), tutti gli attori presenti in scena se la cavano molto bene. Jamie Lee Curstis mi ha un po' turbato, perché è invecchiata male, soprattutto se si pensa com'era a 36 anni ai tempi di True Lies (sembra mia madre, che ha quasi dieci anni più di lei).
Craig, comunque, sembra aver trovato un nuovo personaggio "seriale" per il post Bond.
Bene la regia di Rian Johnson, aiutata da un montaggio da manuale, che riesce a non creare confusione nello spettatore nonostante i continui stacchi da un personaggio all'altro durante i numerosi flash back.
Una piacevole sorpresa.

VOTO: 7+



venerdì 14 agosto 2020

VAMPIRES -Mini Recensione-

 Jack Crow è un cacciatore di vampiri che lavora per conto del vaticano. Si ritroverà ad affrontare il primo e più potente vampiro della storia, creato per errore proprio dalla chiesa nel 1400, dopo che questi ha massacrato l'intera sua squadra. Ad aiutarlo, l'unico membro del team sopravvissuto e un giovane e inesperto prete...
Nel 1997 John Carpenter si ritrova a girare Vampires, un horror delle atmosfere western tratto dal romanzo omonimo di John Steakley.
Regia superba, tecnicamente notevole (soprattutto nella prima parte), con omaggi a Sam Peckinpah e, ovviamente, ai western di Howard Hawks.
Riguardo al cast, James Woods sembra perfettamente in parte, in uno dei suoi migliori ruoli di sempre. Un po' meno (tanto) entusiasmante risulta Daniel Baldwin, mentre se la cavano bene Tim Guinee, Sheril Lee e Maximilian Schell. Azzeccata la scelta Thomas Ian Griffith nei panni del vampiro Jan Valek.
Non è però un film perfetto (la recitazione di Baldwin a tratti latita e si potrebbe discutere su molte scene splatter volutamente trash), ma rimane uno dei migliori horror sui vampiri degli ultimi anni.
Splendida colonna sonora firmata dallo stesso Carpenter (che cita anche Suspiria).
Ultimo successo commerciale del "maestro".

VOTO: 7+




domenica 2 agosto 2020

BLU PROFONDO -Mini Recensione-

In un laboratorio sottomarino in mezzo all'oceano vengono effettuati alcuni esperimenti per ottenere una cura sull'Alzheimer su dei grossi squali bianchi. Ma qualche cosa va storto, proprio durante l'arrivo di una tempesta...
Questo film è una sorta di disaster movie con gli squali, diretto dal mediocre Renny Harlin.
Rivisto dopo un sacco di anni, l'ho trovato davvero brutto e mal recitato.
Gli effetti speciali in CGI sono pessimi (del resto sono trascorsi più di 20 anni) e anche la tecnologia dell'epoca fa sembrare la pellicola invecchiata male.
Del cast, oltre a un relativamente giovane (e annoiato) Stellan Skarsgård, si salvano parzialmente Thomas Jane e il rapper LL Cool J, mentre Samuel L. Jackson risulta sprecato.
La sceneggiatura e la regia strizzano (indegnamente) l'occhio a LO SQUALO (e ai suoi sequel) e ai classici disaster movie, con situazioni che spesso sconfinano col trash (tipo quella  con il cuoco "predicatore" nella cucina semi sommersa e bloccato nel forno, acceso dallo squalo intelligente!).
Le morti per mano dei predatori acquatici risultano scontate e insignificanti.
La colonna sonora non sarebbe male, ma anche qui il compositore non è riuscito a resistere dalla voglia di citare quella di John Williams composta per il film di Spielberg.
Una delusione quasi totale, da far rimpiangere alcuni capitoli di Sharknado, nonostante qualche critico cinematografico abbia recentemente rivalutato questo Deep Blue Sea (titolo originale).

VOTO: 4,5





domenica 26 luglio 2020

QUEL TRENO PER YUMA (2007) -Mini Recensione-

Dan Evans, allevatore in difficoltà, accetta l'incarico di scortare il pericoloso fuorilegge Ben Wade fino a Contention per fargli prendere il treno che lo porterà alla prigione di Yuma. Ma i compari di Wade si mettono subito sulle loro tracce...
Rifacimento di un western classico del 1957 con Glenn Ford (a sua volta tratto da un racconto di Elmor Leonard) che non sfigura affatto con l'originale. Anzi, lo ritengo addirittura superiore.
Ottimo Russell Crowe, quando ancora azzeccava un'interpretazione degna di questo nome, così come Christian Bale. Inoltre c'è Ben Foster come "villain" d'eccezione.
La sceneggiatura si rifà molto a quella del 1957, molte battute sono le stesse (almeno in lingua originale) ma a un certo punto il film si discosta quasi totalmente dalla pellicola con Glenn Ford e Van Heflin, probabilmente in meglio. Le motivazioni di Evans qui sono più credibili e la caratterizzazione del personaggio è più approfondita.
La regia di James Mangold è impeccabile, senza la minima sbavatura, così come il montaggio.
Colonna sonora memorabile: Marco Beltrami cita a piene mani Morricone senza però sfigurare.
Uno dei migliori western (moderni) degli ultimi anni.

VOTO: 7,5







martedì 21 luglio 2020

MIRACLE -Mini Recensione-

1979. Herb Brooks, allenatore universitario di hockey su ghiaccio, viene incaricato di formare la nazionale olimpica di giovani studenti che dovrà tentare di battere, nelle imminenti olimpiadi invernali del 1980,  l'invincibile squadra sovietica campione in carica...
L'Hockey su ghiaccio è un sport ostico per noi italiani, ma il film riesce a essere comunque avvincente. Certo, il solito ridondante patriottismo americano è sempre presente, ma la vicenda sportiva riesce per fortuna a metterlo in secondo piano per gran parte del film; infatti il coach Brooks aspira a battere i sovietici perché sono i più forti a livello sportivo, non tanto perché sono comunisti (è questo è un pregio).
Grandissima prova d'attore di Kurt Russell, scandalosamente ignorato dall'Academy Award.
Bravi tutti i giovani attori che compongono il team olimpico mentre il caratterista Noah Emmerich è sempre una garanzia.
Bene anche la regia di Gavin O'Connor, ben supportata dalla musica di Mark Isham (abbastanza epica, ma senza mai strafare).
Consigliato.

VOTO: 7,5



lunedì 6 luglio 2020

ADDIO MAESTRO!

Ennio Morricone è stato probabilmente il più grande compositore di colonne sonore di sempre.
Negli anni '60 fu capace di creare delle sonorità western che tutti, americani compresi, hanno cercato poi di copiare. Seppur avesse una sonorità ben distinguibile, difficilmente risultava ripetitivo (a differenza di altri suoi colleghi).
Il suo sodalizio con Sergio Leone rimarrà unico e ineguagliabile; immagini e musica che diventano un tutt'uno con una perfezione tale che nessun'altra coppia artistica (regista-compositore) è mai riuscita a replicare. Eppure, le sue composizioni musicale risultavano grandiose ed epiche anche se ascoltate separatamente, magari durante uno dei suoi tanti concerti da lui diretti. Altre volte, invece, bastava uno dei suoi memorabili brani per far sembrare un film migliore di quello che era (vedi Mission, per esempio).
Ora, di quella cara e "vecchia" scuola, rimane solo John Williams.
Addio Maestro, grazie di tutto.


venerdì 26 giugno 2020

L'ULTIMO BOY SCOUT (Missione sopravvivere) -Mini Recensione-

Joseph Hallenbeck, ex guardia del corpo presidenziale caduta in disgrazia e ora investigatore privato, rimane invischiato in un complotto ai danni di un senatore. Con l'aiuto di un ex-giocatore di football americano, cercherà di riscattarsi...
Il plot iniziale non è male, ma la sceneggiatura pare a tratti confusa, con alcuni passaggi a vuoto e incongruenze. Il tono del film, inoltre, non è ben bilanciato perché a tratti sembra un "buddy movie" in piena regola, con momenti divertenti, in altri diventa troppo serioso.
Shane Black, lo sceneggiatore, ha scritto di meglio.
Bruce Willis è in gran forma, ma all'epoca aveva ancora la figura di John McClane ben appiccicata addosso e quindi, se gli dai un'aria molto trasandata e nei momenti topici gli fai pronunciare un sacco di battute comiche, è difficile non pensare all'immagine del poliziotto che lo ha reso famoso. Mettici pure la colonna sonora di Michael Kamen (lo stesso dei primi 3 Die Hard)...
Lui e Damon Wayans, però, funzionano bene assieme.
La regia di Tony Scott è nella media (ha fatto di meglio, ma anche di peggio) e, almeno, il montaggio non è eccessivamente frenetico.
Insomma, il classico film d'azione dei primi anni '90, di quelli che piacevano tanto al produttore Joel Silver e soci.

VOTO: 6,5




lunedì 22 giugno 2020

IL PROMONTORIO DELLA PAURA (1962) -Mini Recensione-

Max Cady è ex detenuto in cerca di vendetta nei confronti dell'avvocato Sam Bowden, che lo ha fatto arrestare 8 anni prima. Cady inizierà a stalkerare lui, sua moglie e, soprattutto, la figlia adolescente...
Grande suspense per un classico thriller degli anni '60 con uno strepitoso e inquietante Robert Mitchum.
Gregory Peck regge però bene il confronto con lo stesso Mitchum, nonostante interpreti il solito personaggio (inizialmente contrario all'uso della violenza) che tanto gli s'addiceva in quegli anni. Ottimo il resto del cast, in particolare la giovanissima Lori Martin.
C'è anche Telly Savalas con i capelli.
La regia di J. Lee Thompson si rifà molto a Hitchcock (per sua stessa ammissione) ottenendo un ottimo risultato. Merito anche della bellissima fotografia in bianco e nero, della presenza di Martin Balsam e delle musiche di Bernard Herrmann, che però ho trovato eccessivamente invadenti in alcune scene.
Thompson è stato anche abile ad aggirare la censura di quegli anni, riuscendo a rendere molte scene  erotiche e perverse pur non mostrando nulla di scabroso.
Grande film.

VOTO: 8






lunedì 8 giugno 2020

MIDWAY (2019) -Mini Recensione-

7 Dicembre 1941: i giapponesi attaccano la base americana di Pearl Harbor.
Gli Stati Uniti entreranno così in guerra, prendendosi la prima rivincita nella battaglia che si svolgerà nell'atollo di Midway...

Sinceramente da Emmerich mi aspettavo peggio.
Il film è però intriso dall'inizio alla fine di impavido patriottismo americano (Emmerich, tedesco di origine, è sempre stato fin troppo ruffiano nei confronti del pubblico statunitense) e i giapponesi sono rappresentati in maniera tutt'altro che lusinghiera (a parte qualche eccezione).
C'è una scena, in particolare, che mi ha fatto saltare dalla poltrona per quanto mi ha infastidito: in pratica c'è un pilota americano che ha appena bombardato Tokyo, uccidendo sicuramente molti innocenti, che rimane schifato quando scopre che i giapponesi bombardano di proposito i civili cinesi... ma lui cosa ha appena fatto? Ecco, queste cose proprio non riesco a mandarle giù.
La sceneggiatura è scontata, tant'è che in un paio di occasioni sono riuscito a anticipare esattamente le battute di alcuni personaggi, e i conflitti interiori dei vari personaggi sono solo abbozzati.
Detto questo, gli attori (quasi tutti giovani e bellocci) se la cavano bene e anche la regia non è troppo ridondante nelle scene d'azione. Mi chiedo però se ultimamente ci sia stata un'involuzione degli effetti speciali, perché tutte le scene di battaglie aeree e navali sembrano uscite da un videogame. Roba da far rimpiangere la grafica digitale di Indipendence Day dello stesso Emmerich di quasi 25 anni fa.
Bene le musiche, che non  risultano eccessivamente invadenti.
Tirando le somme: togliendo la pessima scena che ho accennato qui sopra, il film si lascia vedere dall'inizio alla fine senza annoiare.

VOTO: 6,5



sabato 6 giugno 2020

IL GIORNO PIU' LUNGO -Mini recensione-

Kolossal bellico del 1962, prodotto da Darryl F. Zanuck, con un cast stellare e rigorosamente in bianco e nero, che racconta lo sbarco in Normandia del 6 giugno del '44.
Uno dei miei film di guerra preferiti, fin dai tempi dell'infanzia.
Oggi appare datato (la violenza è molto edulcorata) ma personalmente poco mi importa: adoro lo stile cinematografico di quegli anni.
Un film corale, con John Wayne e Robert Mitchum che spiccano su tutti, Henry Fonda compreso. C'è anche un giovanissimo Paul Anka, che collaborò con il grande Maurice Jarre per l'indimenticabile colonna sonora (una delle mie preferite in assoluto) e un altrettanto giovane Sean Connery in un ruolo insolitamente comico (pochi mesi dopo interpreterà James Bond).
La fotografia in bianco e nero rende lo stile del film quasi documentaristico e la regia, seppur dietro la macchina da presa si siano alternate varie persone (a seconda della location), risulta comunque ben omogenea.
Storicamente un po' licenzioso, soprattutto sull'età di certi attori rispetto alla controparte reale, il film è tratto dall'omonimo libro di Cornelius Ryan, che scrisse anche la sceneggiatura.
Una pietra miliare della storia del cinema bellico (e non solo).

VOTO: 8



sabato 30 maggio 2020

IL MOMENTO DI UCCIDERE -Mini Recensione-

Mississipi. Un operaio di colore decide di farsi giustizia da solo sparando ai due giovani bianchi che hanno stuprato e quasi ucciso la sua figlia di dieci anni. Toccherà a un giovane e squattrinato avvocato locale cercare di salvarlo dalla pena capitale...
Tratto da un romanzo di John Grisham.
Che dire?
Il soggetto (un nero del sud del profondo sud degli USA che deve affrontare un processo "razziale") non è proprio originalissimo, ma la storia fila a dovere.
Il cast forse è fin troppo scontato, però va alla grande: Matthew McConaughey non poteva che essere l'avvocato difensore, così come chi meglio di Kevin Spacey poteva interpretare il "cattivo" procuratore dell'accusa?  E il giudice (almeno in apparenza) di parte? Ma Patrick McGoohan, ovviamente.
C'è pure Kiefer Sutherland nel solito detestabile ruolo di villain, mentre suo padre si ritrova nei panni di un anziano ex-avvocato un tantino "schizzato".
E il padre afroamericano giustiziere? Samuel L. Jackson, nella sua migliore interpretazione, a mio modo di vedere. Ma c'è anche una giovane Sandra Bullock che fa la sua bella figura.
Joel Schumacher è un regista molto, molto discontinuo e anche in questo caso avrebbe potuto fare di più. Salvato probabilmente dall'ottima scelta del cast. Schumacher ha comunque il merito, non so quanto voluto, di non far recitare sopra le righe i soliti Samuel L. Jackson, Kevin Spacey e i due Sutherland (padre e figlio).
Non è un capolavoro, ma rimane un buon film.

VOTO: 7+



mercoledì 27 maggio 2020

SOURCE CODE -2° Mini Recensione-

Il capitano Colter Stevens, pilota di elicotteri in Afghanistan, si risveglia in un treno diretto a Chicago che esplode dopo pochi minuti. Stevens si risveglia di nuovo, questa volta in una specie di capsula, dove entra in contatto con il capitano Coolen Goodwin...
Lo so, avevo già scritto una recensione su questo film, ma durante questa terza visione me lo sono davvero goduto, così ho deciso di scriverne un'altra, perché mi è sembrato migliore di come ricordavo.
Prendiamo i viaggi nel tempo, un pizzico di Quantum Leap, un po' di Ricomincio da capo, ma anche la serie TV Seven Days, uniamo il tutto e... otterremo, incredibilmente, questo perfetto gioiellino.
Source Code è un ottimo film di fantascienza, che parte subito a razzo e non ti molla più
La sceneggiatura è semplicemente perfetta, per nulla "cervellotica" o farraginosa.
Bravissimo Jake Gyllenhaal (che adoro), mai sopra le righe e sempre convincente, che porta sulle spalle benissimo quasi l'intero film. Ottimamente in parte anche Vera Farmiga.
La regia di Duncan Jones (autore anche del soggetto) è solida e pulita, senza inutili virtuosismi che avrebbero reso la visione ridondante e stancante.
Probabilmente uno dei migliori film sui viaggi nel tempo che siano mai stati girati.
Consigliatissimo.

VOTO: 7,5



lunedì 25 maggio 2020

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL TENENTE COLOMBO (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE) TERZA PARTE

Siamo nel 1979 e Peter Falk ha appena deciso di lasciare il personaggio che lo ha reso famoso.
L'emittente statunitense NBC, nonostante l'opposizione di Link & Levinson, cerca di sfruttarne ancora il successo realizzando uno spin-off incentrato niente meno che sulla fantomatica moglie di Colombo, affidando il ruolo a una giovane Kate Mulgrew.



Nella serie, intitolata Mrs Columbo e inedita in Italia, la protagonista si chiama Kate e nella sigla iniziale compare la scassata Peugeot del marito parcheggiata sul vialetto di casa. 



Vengono girate due stagioni, per un totale di 13 episodi.
Viene anche cambiato più volte il titolo, inoltre a un certo punto si scopre che Kate e il marito hanno divorziato e la protagonista ha riacquistato così il cognome Callahan.
Lo stesso Peter Falk definì questa serie una "disgrazia", opinione condivisa dai suoi affezionatissimi fan.  La serie viene cancellata per i bassi ascolti e le avventure della signora Colombo sono completamente ignorate nella continuity ufficiale. 
Nel 1989 il tenente Colombo torna in TV, ma questa volta sulla rete televisiva ABC.
Nel primo episodio, Una ghigliottina per il tenente Colombo (Columbo goes the the guillotine), l'impareggiabile tenente si ritrova a dover incastrare niente meno che un sedicente sensitivo che ha ucciso un prestigiatore e debunker (ante litteram) del paranormale. 



La puntata è davvero notevole, anche perché Colombo riesce a smascherare il ciarlatano svelando anche il trucco di "visione a distanza" che costui aveva usato per ingannare alcuni militari.
Qui ritroviamo un tenente invecchiato, dalla faccia rugosa e capelli brizzolati.
In Italia la nuova serie viene rinominata Il ritorno di Colombo, anche se negli States rimane di fatto un proseguimento di quella vecchia. A differenza delle prime sette stagioni, nella quale gli episodi avevano una durata variabile, qui raggiungono tutti i 90 minuti.
Giampiero Albertini, il doppiatore storico, viene a mancare dopo il quarto episodio.
Viene sostituito da Antonio Guidi, che in realtà all'epoca aveva un voce più roca di Albertini ma che assomigliava maggiormente a quella di Falk.
Anche la voce dell'attore americano, infatti, si era arrochita con il passare degli anni.
Guidi è sempre stato molto bravo ma a differenza del suo predecessore forse non aveva mai compreso il personaggio: il suo tenente pare meno smemorato e con un'aria un tantino troppo sveglia rispetto a quello che eravamo abituati a conoscere. Se lo si confronta con la versione in lingua originale, la differenza pare ancora più evidente.
Personalmente non mi ha mai convinto del tutto.
La regia di questi nuovi episodi, rispetto a quelli girati negli anni '70, è uno dei punti deboli. Tranne qualche rara eccezione, lo stampo è troppo televisivo.
Il Colombo invecchiato, alle prese con la tecnologia degli anni '90, non sempre pare funzionare, inoltre anche le trame di alcune storie stravolgono un tantino il format classico della serie.
Ne Non c'è tempo per morire (No time to die), per esempio, il "nostro" dovrà ritrovare la neo sposa del nipote (anch'esso poliziotto) rapita subito dopo la festa di nozze. Non c'è quindi nessun omicidio da risolvere.
In Immagine a incastro (Undercover) ritroviamo Colombo sotto copertura e a un certo punto viene perfino picchiato! La sceneggiatura, infatti, è un adattamento di una storia di Ed McBain così come l'episodio precedentemente menzionato.
Citiamo poi Che fine ha fatto la signora Colombo? (Rest in peace, Mrs Columbo), dove viene presa di mira la moglie del nostro amato tenente.
In questo nuovo revival delle show compare spesso Shera Danese, che ne frattempo è diventata la moglie di Peter Falk, già apparsa in una manciata di vecchi episodi.
William Shatner torna nei panni dell'assassino di turno in una memorabile parte (immancabilmente sopra le righe), mentre Patrick McGoohan scrive pure la sceneggiatura di due episodi:
Scandali ad Hollywood (Ashes to Ashes) e Le note dell'assassino (Murder with too many notes).
Faye Dunaway tenta di sedurre Colombo nella puntata dal titolo Donne pericolose per il tenente Colombo (It's all in the game), storia sceneggiata dallo stesso Falk.
Curiosità: in queste nuove stagioni la Peugeot del tenente ha una nuova targa 448-DBZ e la produzione ha dovuto cercare e riacquistare il veicolo che, nel frattempo, era stato rivenduto.
A quanto pare fu ritrovata in Ohio.
L'ultimo episodio in assoluto risale al 2003: Ricatto mortale, Columbo Likes the nightlife in originale. Girato in formato 16/9, con una fotografia dai colori vivaci, ha un prologo con uno stile troppo moderno, tant'è che la comparsa in scena di un Colombo ormai troppo anziano a bordo dell'inseparabile Peugeot scassata, diventata ormai davvero auto d'epoca, con il sigaro spento tra le dita (il politically correct ha raggiunto anche la serie) sembra quasi il canto del cigno del personaggio.
Soltanto poco tempo dopo, l'Alzheimer avrà la meglio sull'attore Peter Falk, che ci lascerà nel 2011 a 83 anni.


Ah, ancora un'altra cosa (Cit.): nel 2010 l'opera originale Prescription: Murder tornò in teatro nel Regno Unito con l'attore Dirk Benedict (lo Sberla dell'A-team) prima, John Guerrasio poi, nei panni del famoso tenente.



Dirk Benedict as Columbo



John Guerrasio as Columbo 



William Link e Richard Levinson, assieme a Peter S. Fischer (altro elemento presente tra gli sceneggiatori di Colombo) a metà degli anni '80 creeranno un'altra famosa serie TV investigativa di grande successo: stiamo parlando de La signora in giallo (Murder she wrote), ovviamente.
Ma questa è un’altra storia..

venerdì 22 maggio 2020

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL TENENTE COLOMBO (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE) SECONDA PARTE

Siamo nel 1971.
Dopo ben due episodi pilota, viene trasmessa la prima puntata della serie ufficiale, Un giallo da manuale (Murder by the book) diretto da un giovanissimo e praticamente sconosciuto Steven Spielberg.
Se in molti saranno già a conoscenza di questo fatto, ben pochi sapranno che il primo episodio della terza serie, Bella ma letale (Lovely but lethal), fu diretto da Jeannot Szwarc, regista del primo sequel de Lo squalo di Spielberg. Non a caso la serie era co-prodotta dalla Universal come i vari JAWS.
Lo squalo verrà citato più volte: in Ciak si uccide (Fade to murder), nel quale compare una replica dello squalo meccanico mentre Colombo fa visita a dei set cinematografici e in Le note dell’assassino (Murder with too many notes), uno degli ultimi episodi speciali, dove assistiamo all’indagine sull'omicidio di un assistente di un noto compositore di colonne sonore.
Un caso di "metacinema", anche se riferito a una serie TV.
Le prime sette stagioni prodotte dalla NBC contengono episodi davvero notevoli. Sono girate molto bene, con alcuni guizzi di regia quasi da opera cinematografica.
Tra i registi che si alternarono dietro la macchina da presa, oltre ai già citati Spielberg e Szwarc, possiamo menzionare l'attore Ben Gazzara, grande amico di Falk; oppure Norman Lloyd, attore classe 1914 che i fan di Hitchcock ben conosceranno e tutt'ora in vita.
Un allora sconosciuto Jonathan Demme curò invece la regia di Vino d'annata (Murder under glass) dove troviamo, tra l'altro, Colombo che parla in italiano nella versione originale, in siciliano in quella doppiata.
Peter Falk dirige se stesso nell'episodio Progetto per un delitto (Blueprint for Murder).
Il tenente Colombo, comunque, ha praticamente sempre a che fare con omicidi commessi nelle zone benestanti di Los Angeles.
I colpevoli, solitamente, si possono dividere in due categorie

-Quelli che uccidono perché esasperati in qualche modo dalla vittima, magari perché ricattati, che sotto sotto non sono proprio malvagi. Sono persone con cui il pubblico riesce spesso a provare una certa empatia.

-Quelli invece che sono proprio detestabili e senza scrupoli. Persone che uccidono per un'eredità, o comunque per denaro, che di solito vengono smascherati da Colombo grazie a una delle sue trappole.

Come esempi per il primo caso possiamo menzionare gli episodi: Il canto del cigno (Swan song) con Johnny Cash, oppure L'uomo dell'anno (Any old port in storm) con il grande Donald Pleasence.


Johnny Cash (e un irriconoscibile Sorell Brooke, il Boss Hogg di Hazzard)



Donald Pleasence

In entrambi i casi l'assassino riesce addirittura a ottenere quasi il rispetto dello stesso Colombo, a differenza, invece, negli episodi in cui compaiono gli attori Robert Culp e Jack Cassidy, quest'ultimo dall'aria davvero detestabile. Entrambi compariranno per ben tre volte nei panni dell'assassino di turno. 


Robert Culp



Jack Cassidy

A proposito di comparse frequenti nei panni di omicida: il record appartiene a Patrick McGoohan con ben quattro presenze, divise equamente tra le serie prodotte dalla NBC e ABC. 




Patrick McGoohan

McGoohan (oltre che sceneggiatore del già citato Le note dell'assassino) figura anche come regista di cinque episodi; uno dei quali, L'ultimo saluto al commodoro (Last salute to the Commodore) dove non compare come attore, ha una particolarità: all'inizio dell'episodio non assistiamo all'omicidio vero e proprio, ma i sospetti cadono comunque sul personaggio interpretato da Robert Vaughn perché è quello che sposterà il cadavere appena ritrovato inscenando un incidente in mare, ma a metà episodio anche lui verrò trovato morto. Spetterà a Colombo scoprire il colpevole di entrambi gli omicidi "infrangendo" così la struttura classica del telefilm.
Nelle prime sette stagioni compaiono come Guest Star John Cassavetes, altro grande amico di Falk, sua moglie Gena Rowlands e pure Honor Blackman, la famosa Pussy Galore di bondiana memoria.
Menzioni speciali per William Shatner, Leonard Nimoy (il suo è forse l'unico personaggio che riesce a far perdere la pazienza all'impassibile tenente), Ricardo Montalbán, Dick Van Dyke e un serioso Leslie Nielsen in epoca pre Una pallottola spuntata. 
In queste prime stagioni la voce italiana di Peter Falk appartiene a Giampiero Albertini che, pur essendo non proprio del tutto simile a quella di Falk, ben si appresta alla caratterizzazione originale.
Nel secondo Pilot della serie, il già citato Riscatto per un uomo morto, il tenente Colombo viene invece doppiato da Ferruccio Amendola, che riesce incredibilmente a non far rimpiangere Albertini grazie al fatto che approccia al personaggio cercando di ricalcare esattamente il tono e la recitazione della controparte originale.
Esistono comunque due doppiaggi dello stesso episodio, dato che la versione con la voce di Amendola fu fatta uscire in qualche sala cinematografica italiana.
Colombo è originario di New York proprio come lo stesso Falk; chi ha un buon orecchio per l'inglese "americano", nella versione in lingua originale potrà notare e apprezzare l'inconfondibile accento newyorkese del personaggio.
Ma il tenente Colombo ha un nome di battesimo?
Sì, ed è Frank, ma non viene mai menzionato. Si riesce a leggerlo sul documento di riconoscimento che il tenente esibisce in due episodi.
Negli anni '70 una versione di Trivial Pursuit sosteneva erroneamente che il suo nome di battesimo fosse Philip.
Colombo non porta mai con sé la pistola d'ordinanza e di fatto odia le armi da fuoco.
Non sopporta la vista del sangue, elemento che crea sempre dei momenti comici in vari episodi, anche se in qualche occasione questo fatto viene totalmente ignorato dagli sceneggiatori.
Il suo aspetto trasandato crea sempre degli equivoci durante le indagini, così come la sua tirchieria.
E poi c'è la mitica moglie che non compare mai, nemmeno quando si trovano assieme in una crociera nelle acque del Messico nell’episodio Assassinio a bordo (Troubled waters).
Lo stesso Falk sosteneva che Colombo tirasse in ballo sua moglie nel momento esatto in cui cominciava a sospettare del colpevole di turno.
Di Colombo sappiamo che ha dei figli, oltre a numerosi fratelli, cognati e cugini. C'è pure il cane, un bassotto senza nome (che lui chiama semplicemente "cane") che lo accompagna spesso durane le indagini.
In realtà Levinson & Link avevano pensato al loro personaggio come una figura quasi eterea che compariva dal nulla e tornava fuori campo appena finita la scena che lo riguardava, ma si convinsero che era fondamentale dotarlo di un background, mostrando anche elementi della sua vita quotidiana; da qui la decisione di introdurre il bassotto e la sua sgangherata auto.
In seguito lo vediamo occasionalmente anche nei locali del dipartimento di polizia.
Come già accennato, nel 1978 lo show viene cancellato dopo sette stagioni.
Ma tornerà dopo 11 anni, questa volta sul network televisivo ABC.

Continua...

martedì 19 maggio 2020

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL TENENTE COLOMBO (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE) Prima parte



È il 1968.
L'emittente americana NBC manda in onda un film TV dal titolo Prescription: Murder, che in Italia diventerà Prescrizione assassino, dove per la prima volta compare Peter Falk nei panni del famoso tenente Colombo, in originale COLUMBO,.
Ma forse non tutti sanno che quella non fu la prima apparizione del tenete di origini italiane, perché in realtà dobbiamo tornare indietro di addirittura otto anni.
Il 31 luglio del 1960, infatti, viene trasmesso un episodio della serie del mistero The Chevy Mistery Show dal titolo: Enough Rope. La sceneggiatura è opera del duo William Link e Richard Levinson e
c’è l'attore Bert Freed a interpretare Colombo. 



Poco dopo, il soggetto di Enough Rope viene trasformato da Link & Levinson in una piece teatrale, dove prende il titolo di Prescription: Murder.
Qui Colombo ha le fattezze dell'attore Thomas Mitchell, premio Oscar come miglior attore non protagonista nel film Ombre Rosse di John Ford (era il dottore alcolizzato, un personaggio che diventerà in seguito uno dei cliché più abusati nel cinema western).
In questa versione compare già l'inseparabile sigaro.






Ci vorranno ancora alcuni anni prima che la figura del tenente Colombo torni in televisione, ma quando finalmente l'emittente NBC decide di produrre un film TV riproponendo il plot di Prescription: Murder, c'è il problema di trovare l'attore protagonista.
Essendo Thomas Mitchell morto nel 1962, la parte viene offerta inizialmente al cantante e attore Bing Crosby, che però rifiuta perché non vuole rinunciare al suo passatempo preferito, ovvero giocare a Golf.
Viene quindi contattato l'attore Lee J. Cobb, ma anche lui si tira indietro.
Un certo Peter Falk, venuto a conoscenza del progetto, si fa avanti per ottenere la parte. Le sue testuali parole furono: "ucciderei per interpretare quel poliziotto!".
E' la svolta che tutti attendevano.
Falk fa subito suo il personaggio, caratterizzandolo in modo incredibile. È lui a dotarlo dell'inseparabile impermeabile, assieme all'aspetto perennemente trasandato e maldestro.
In seguito, sarà sempre lui a scegliere la famosa Peugeot 403 cabriolet del 1959 targata 044 APD.




Peter Falk era però così anche nella vita reale; un tipo impacciato, sempre con la testa tra le nuvole, che dimenticava continuamente le chiavi dell'auto in giro, ma anche tremendamente divertente e adorabile.
Quindi, nel 1968, il film TV Prescription: Murder viene girato e mandato in onda.
Il personaggio colpisce subito il pubblico ma non la stessa NBC, forse perché per la prima volta viene stravolta la struttura classica del racconto giallo, il cosiddetto Whodunit (letteralmente Who has done it?, Chi lo ha fatto?), dove lo spettatore è chiamato a scoprire, assieme al protagonista, chi ha commesso l'omicidio.
In questo nuovo format, invece, il pubblico assiste subito all'omicidio e uno dei primi personaggi a comparire sullo schermo è proprio l’assassino, che sembra compiere il crimine perfetto.
Solo in seguito entra in campo il tenente Colombo, una figura macchiettistica e quasi comica, che pian piano inizia a braccare il suo sospettato raccogliendo tutti quei piccoli (e apparentemente insignificanti) indizi che, alla fine, gli permetteranno di inchiodarlo e arrestarlo, spesso con l'utilizzo di una trappola ben architettata.
In questo Prescrizione assassinio, un noto psichiatra (interpretato da Gene Barry) uccide la consorte, creandosi un alibi con l'aiuto della sua amante che, travestendosi, riesce a spacciarsi per la moglie. Ma l'ineffabile tenente riuscirà a incastrare lo psichiatra assassinio proprio grazie all'aiuto della giovane amante…
Come detto, l'NBC non è convinta di poterne ricavare una serie televisiva e ordina un altro Pilot (episodio pilota).
È la volta di Riscatto per un uomo morto, mandato in onda nel 1971.
Finalmente viene dato il via alla produzione di pochi episodi a stagione, da mandare in onda più o meno una volta al mese.
L'emittente NBC produrrà le prime 7 stagioni, fino al 1978, quando Falk decide di abbandonare il personaggio, salvo poi tornare sui suoi passi nel 1989, questa volta sulla rete "rivale" ABC.
Possiamo contare, almeno secondo la cronologia statunitense, un totale di 11 stagioni più una serie di episodi speciali, l'ultimo dei quali risalente al 2003.

Continua...

sabato 16 maggio 2020

STAR TREK - LA NEMESI -Mini Recensione-

Decimo e ultimo film della saga di Star Trek (prima del reboot) e quarto con l'equipaggio di The Next Generation. Picard e soci, questa volta, dovranno vedersela niente meno con il giovane e maligno clone dello stesso capitano, creato dai romulani anni prima...
Non c'è niente da fare: i film su Star Trek con i personaggi di TNG mi sembrano dei "semplici" episodi di due ore della serie tv, girati in formato widescreen e con effetti speciali più decenti. Nient'altro di più.
Le storie, anche dei capitoli precedenti, non hanno mai raggiunto l'epico respiro delle pellicole con Kirk, Spock, Bones e gli altri. Credo che manchino di originalità anche se, paradossalmente, questo ultimo capitolo riesce quanto meno a discostarsi dal Leitmotiv dei precedenti.
Merito (o demerito, visto il flop al botteghino) del regista (e montatore) Stuart Baird, il quale, non essendo un fan di Star Trek, decide di fare di testa sua. Un po' come accadde con Nicholas Meyer con l'altro equipaggio, solo che il risultato qui è decisamente inferiore.
Il problema, secondo me, è la sceneggiatura di stampo troppo televisivo (gli autori sono gli stessi delle serie tv di quegli anni) e piuttosto ripetitiva (toh, riappare pure un "fratello" di Data).
Bene Patrick Stewart/Picard e la sua controparte cattiva (un giovanissimo Tom Hardy) ma, androide a parte, il resto dell'equipaggio non ha particolare rilevanza nello sviluppo narrativo, nemmeno
Riker.
La regia, almeno, non ha il taglio televisivo e piatto delle precedenti ma gli effetti speciali digitali del 2002 sono ormai datati.
Anche la colonna sonora di Jerry Goldsmith non offre nulla di originale.
Mi ha annoiato parecchio.

VOTO: 5,5





venerdì 8 maggio 2020

UNDERWATER -Mini Recensione-

In un futuro prossimo, una base sottomarina di trivellazione situata sulla Fosse delle Marianne inizia a collassare dopo un forte terremoto. I pochi sopravvissuti, tra i quali il Capitano e l'ingegnere meccanico, devono cercare di mettersi in salvo, ma ben presto scoprono di non essere soli nelle profondità degli abissi...
Il plot di questo fanta/horror non è certo originalissimo, così come l'intero intreccio narrativo.
La sceneggiatura infatti pesca a piena mani dai vari Alien(s), The Abyss, Creatura degli Abissi e Leviathan, e non mancano i personaggi stereotipati che diventano carne da macello per il mostro di turno.
Però la regia è buona, così pure gli interpreti: l'androgina Kristen Stewart (in slip e reggiseno) incredibilmente funziona, così pure un redivivo Vincent Cassel. Bene anche T.J.Miller.
Come detto, la storia è piena zeppa di déjà vu ma è anche quello che, almeno sulla carta, ci si aspetta da un film di questo genere. Purtroppo puntare sul sicuro non sempre porta al successo e qualche idea originale in più avrebbe giovato.
Ah, il doppiaggio non mi è piaciuto.
Tuttavia il film è claustrofobico e bello teso.
E poi adoro i film ambientati in un ambiente sottomarino.
Secondo me meriterebbe una seconda chance.

VOTO: 7--



domenica 3 maggio 2020

C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD - Recensione -

Il nono film di Tarantino è ambientato a Hollywood di fine anni '60 e narra le vicissitudini di un attore in declino, Rick Dalton (Leonardo Di Caprio) e della sua controfigura, Cliff Booth (Brad Pitt). Dalton  è  anche vicino di casa di Roman Polanski e Sharon Tate (Margot Robbie) a Cielo Drive, sulle colline Bel-Air...
Tanto per usare uno stereotipo, potrei iniziare la recensione con la solita frase "Tarantino si odia o si ama", il che potrebbe essere vero, ma il problema è che non puoi permetterti nemmeno una critica parziale, perché i suoi fan subito ti accuserebbero di non capire un cavolo.
Questa è una pellicola che farà sbavare tutti i fanatici del cinema di Tarantino, citazionista dall'inizio alla fine, con un sacco di personaggi reali (vecchie glorie della TV e del cinema) interpretati da attori della nostra epoca. Quello che mi ha impressionato di più, anche se compare solo per un paio di minuti è Damian Lewis nei panni di Steve McQueen.
Ci sono molte scene divertenti, tipo la sfida tra Bruce Lee e Cliff Booth, o quando Rick Dalton si immagina in una famosa scena de La grande fuga al posto di McQueen.
La regia di Tarantino secondo me esagera con l'uso di lunghi piani sequenza che non portano da nessuna parte, ma fin qui tutto bene.
Il problema è la sceneggiatura, che ha una trama inesistente.
Per quasi due ore la coppia protagonista non fa assolutamente nulla, tranne che girare da un set televisivo/cinematografico all'altro incontrando attori e celebrità dell'epoca, mentre Sharon Tate fa altrettanto finendo in un cinema dove proiettano una sua pellicola.
Quindi vi prego, cari fan di Tarantino, per una volta cercate di essere obiettivi: la storia dov'è?
Davvero basta infarcire un film di citazioni alla Tarantino per gridare al capolavoro?
"Eh, ma ha avuto un sacco di nomination all'Oscar!" dirà qualcuno.
Certo, Brad Pitt ha vinto anche la statuetta come miglior attore non protagonista (e qui si potrebbe aprire un'altra discussione), peccato che quelli che adesso citando gli Oscar sono gli stessi che di solito snobbano l'Academy Awards asserendo che un film non si giudica dalla quantità statuette e nomination, perché si sa che sono i produttori che gestiscono tutto.
C'era una volta a Hollywood sembra un giocattolino divertente, ma 160 minuti di citazioni prese da vecchi film e serie TV per me sono insostenibili.

VOTO: 6,5











martedì 28 aprile 2020

STAR TREK VI - Rotta verso l'ignoto - Mini Recensione-

L'ultima avventura cinematografica di Kirk & Co. al completo (alcuni torneranno nel capitolo successivo), questa volta alle prese con un complotto intergalattico messo in atto per scatenare un conflitto tra Flotta stellare e i Klingon...
Nicholas Meyer torna finalmente in cabina di regia scrivendo anche la sceneggiatura.
Diciamo le cose come stanno: Meyer ha influenzato il mondo di Star Trek probabilmente più dello stesso Gene Roddenberry, tant'è che i due non sono mai andati molto d'accordo, ed è stato un bene che l'abbiano richiamato dopo il mezzo fiasco del capitolo precedente.
La storia è azzeccata, soprattutto per i riferimenti al disgelo tra USA e URSS dopo la caduta del Muro, eventi contemporanei alla realizzazione del film.
Qui funziona tutto (forse solo Bones risulta meno pungente del solito), merito anche del fatto che la sceneggiatura si adatta aggiornandosi all'età avanzata del cast originale.
Meyer, oltre ed essere il miglior regista della saga (non so mai decidermi quale sia il suo film migliore, seppur nel quarto compaia solo come sceneggiatore), probabilmente è stato l'unico in grado di tenere a bada lo smisurato ego di William Shatner e la sua propensione al cosiddetto overacting.
Bene anche le numerose citazioni a grandi classici del passato che il regista/sceneggiatore riesce a inserire qua e là.
La colonna sonora funziona bene, nonostante si discosti un po' dallo stile leggermente "pomposo" della musica dei precedenti capitoli.
Ottimo film.

VOTO: 7,5




domenica 26 aprile 2020

HIGHLANDER - L'ULTIMO IMMORTALE -Mini Recensione-

Ecco la storia di Connor MacLeod, un "immortale", nato in Scozia nel 1500 (o giù di lì) e sopravvissuto fino ai giorni nostri (nel caso specifico il 1986) combattendo a colpi di spada con altri "immortali" che possono essere uccisi solo se vengono decapitati...
Ok, il plot di partenza, almeno nel 1986, sembrava geniale, ammettiamolo.
Rivendendo il film (credo) per intero per la prima volta, dopo molto tempo, sono rimasto frastornato.
Christopher Lambert non doppiato è proprio un pessimo attore (uno dei peggiori che abbia mai visto) e in quegli anni riusciva a tenersi a galla solo per l'aspetto fisico e una parvenza di presenza scenica.
Mi chiedo pure se sia stato doppiato nella scene in flashback in cui, in teoria, dovrebbe parlare con un marcato accento scozzese, vista la sua scarsa padronanza dell'inglese.
Sean Connery, attore scozzese per eccellenza, paradossalmente è stato chiamato a interpretare Ramirez, il mentore di MacLeod (che, a dispetto del nome, nel film risulta essere di origini egiziane!).
Il cattivo di turno, Kurgan, è un sadico pazzoide che nell'età contemporanea va in giro vestito come Terminator, mentre i poliziotti sono tutti idioti, insignificanti e violenti.
La pellicola sconfina parecchie volte nel trash e lo stile da "videoclipparo" dell'australiano Russell Mulcahy non aiuta. Il montaggio è secco e veloce, pure troppo, visto che le scene sembrano tagliate con l'accetta. La regia, nel complesso, è grezza e superficiale (anche se nei primi anni '80 molti film erano girati in quel modo).
Nostalgiche le musiche dei Queen, che qui hanno un arrangiamento più elettronico rispetto a quelle pubblicate nell'Album.
Il film è invecchiato davvero male, purtroppo.

VOTO: 5


sabato 25 aprile 2020

IL NEGOZIATORE -Mini Recensione-

Danny Roman, un poliziotto esperto in negoziazioni di ostaggi, si ritrova dall'altra parte della barricata quando viene incastrato da alcuni poliziotti corrotti. Per cercare di dimostrare la sua innocenza, ottiene di poter parlare e con Chris Sabian, un altro negoziatore di Chicago...
Il plot di questo film del 1998 è abbastanza originale e la pellicola parte bene, ma lo "shooter" F. Gary Gray pensa solo all'estetica e alla tecnica fine a se stessa, così la storia sembra girare un po' a vuoto nella parte centrale.
I due protagonisti, Samuel L. Jackson e Kevin Spacey (per una volta non insopportabilmente antipatico) sono perfettamente in parte, ma anche il resto del cast è azzeccato, iniziando dal solido David Morse, passando per il compianto J.T. Walsh e arrivando fino al "gigionesco" Paul Giamatti.
Come già accennato, è la regia che non mi ha convinto. Con qualcuno dotato di maggior iniziativa e talento nella messa in scena, il risultato sarebbe stato superiore.
Bene le musiche di Graeme Revell.
In ogni caso, il film intrattiene bene.
Da rivedere.

VOTO: 7

P.S.
Samuel L. Jackson poteva esimersi dall'insultare qualcuno chiamandolo "motherfuc.er"?
Ovviamente no, anche se lo fa una sola volta.



venerdì 24 aprile 2020

STAR TREK: GENERAZIONI -Mini Recensione-

Il cinematografico passaggio di testimone tra i personaggi della serie classica di Star Trek e quelli di The Next Generation, con Picard & co. che dovranno sventare il catastrofico piano di uno scienziato alieno...
L'inizio del film non è male, dove troviamo (i vecchi) Kirk, Scotty e Chekov durante il viaggio di prova dell'USS Enterprise NCC-1701-D,  ma poi subentrano Picard e il suo equipaggio, 80 anni dopo gli eventi del prologo, e iniziano le magagne.
Le trame secondarie sono solo abbozzate e appaiono "scollegate" rispetto al plot principale (vedi la storia del chip emozionale di Data). Sembra più un episodio di due ore della serie televisiva girato in formato wide screen, che un'opera cinematografica.
E la piatta regia di David Carson, che proviene appunto dal piccolo schermo, non aiuta.
Il personaggio di Beverly Crusher compare sullo schermo per una manciata di secondi, per non parlare della definitiva uscita di scena di James T. Kirk: siamo lontani anni luce rispetto alla (prima) morte di Spock vista nel secondo capitolo della saga.
A proposito: ma Kirk non diceva sempre che sarebbe morto da solo?
La musica di Dennis McCarthy (proveniente direttamente dalla serie televisiva) non è incisiva e spesso risulta sfiancante quanto è ripetitiva.
Il villain di turno è interpretato da un annoiato Malcom McDowell, che alla fine risulta abbastanza insulso.
Insomma, il film l'ho trovato abbastanza deludente. Forse è per questo che l'avevo gettato nel dimenticatoio per quasi 20 anni.



VOTO: 5




lunedì 20 aprile 2020

IL FUGGITIVO -Mini Recensione-

Il dottor Kimble viene ingiustamente accusato dell'assassinio della moglie, ma riesce a evadere e, con gli U.S.Marshal alle calcagna, cerca di dimostrare la propria innocenza...
Basato su una serie tv degli anni '60 (a sua volta ispirata a un fatto realmente accaduto), fu un successo al botteghino nell'ormai lontano 1993.
Rivisto dopo sei anni, mi è sembrato migliore dell'altra volta ed è strano come possano cambiare le impressioni tra una visione e l'altra.
Harrison Ford non è male (sei anni fa mi era sembrato poco credibile, invece), benissimo invece Tommy Lee Jones: come scrissi a suo tempo, forse l'Oscar per questa sua interpretazione fu esagerato (ha fatto di meglio) ma c'è da dire che ruba la scena a Ford per quasi tutto il film.
Devo rivalutare anche la regia di Andrew Davis, almeno se paragonata a quella di molti action movie moderni.
Stranamente un po' pensante, quasi ridondante, la musica di James Netwon Howard (che di solito apprezzo molto).
Invecchiato abbastanza bene.

VOTO: 7




venerdì 3 aprile 2020

FIRE SQUAD -Incubo di fuoco -Mini Recensione-

Film basato sulla vera storia di una squadra di pompieri di Prescott che ha affrontato un terribile incendio nei pressi di Yarnell Hill, Arizona, nel 2013.
Scordatevi il solito film hollywoodiano tutta azione, spacconate e improbabili eroismi.
Siamo più dalle parti de L'ultima Tempesta o Deepwater Horizon, invece.
La storia inizia lenta, presentando i personaggi principali uno a uno, dando il tempo allo spettatore di affezionarsi all'intera squadra di pompieri.
Poi arriva il terzo atto, come un treno in piena corsa che finisce per travolgerti...
Ottimo il cast: grande prova di Josh Brolin (figlio d'arte che ormai ha superato abbondantemente la mediocrità del padre), strepitosa quella di Jeff Bridges, bravissima (e ancora splendida) Jennifer Connelly, ma anche Miles Teller, Taylor Kitsch e James Badge Dale.
Buona la regia di Joseph Kosinski, che non si fa prendere la mano cedendo a inutili virtuosismi che avrebbero reso il film sì più spettacolare ma meno intenso dal punto di vista emotivo.
Quello che conta è la storia ma, soprattutto, le emozioni che riescono a farci provare gli attori.
Pellicola scandalosamente snobbata dal pubblico (che probabilmente si aspettava tutt'altra cosa) e anche dall'Academy Awards, a mio modesto parere.
Consigliato, assolutamente!

VOTO: 8



giovedì 2 aprile 2020

GODZILLA II - King of the monsters -Mini Recensione-

Ritorna il gigantesco lucertolone, chiamato a combattere nuovi mostri, aiutato dai soliti scienziati e soldati americani...
Brutto film, c'è poco da dire.
L'attore protagonista Kyle Chandler ce la mette tutta per tenere a galla la baracca, ma la storia, piena di cliché (toh, una coppia in crisi dopo la morte del figlio), è sovrastata dagli effetti speciali.
Anche Ken Watanabe sembra lì per dovere di contratto e Charles Dance è sprecato.
Vengono distrutte città e presumibilmente muoiono milioni di persone e nessuno sembra battere ciglio.
Il film dura circa due ore (senza titoli di coda) ma non vedevo l'ora che finisse, come abitualmente mi accade ormai con quasi tutti i blockbuster moderni.
Regia di Michael Dougherty non pervenuta.
L'unica cosa positiva è la colonna sonora, che ho trovato abbastanza originale.
Un film "catastrofico" (in ogni senso) che fa rimpiangere le pellicole di Roland Emmerich, come scrissi per la recensione del primo capitolo.

VOTO: 4,5





martedì 31 marzo 2020

THE KID -Mini Recensione-

Un ragazzino in fuga con la sorella, dopo essere stato costretto a uccidere il padre, incontra il famigerato fuorilegge Billy the Kid, a sua volta ricercato dallo sceriffo Pat Garrett...
L'idea di partenza è buona (la vicenda degli ultimi giorni del Kid raccontata con gli occhi di un ragazzino) e la storia scorre via in modo semplice (forse troppo) e linerare.
Benissimo  Dane DeHann nei panni di William Bonney, così come fa la sua porca figura Ethan Hawke (attore che adoro) in quelli di Garrett. C'è anche un irriconoscibile Chris Pratt nell'insolito  ruolo del villain. Il giovanissimo Jake Schur e Leila George completano il cast (e in realtà sarebbero i veri protagonisti).
La regia dell'attore Vincent D'Onofrio, che si ritaglia anche un piccolo ruolo, l'ho trovata asciutta ed  efficace (quasi alla Eastwood, se vogliamo), pur non rinunciando a un pizzico di splatter (che non infastidisce).
Forse Pat Garret è rappresentato in un modo troppo positivo, ma la pellicola rimane abbastanza fedele ai fatti storici. Purtroppo il western è un genere morto, come ho già scritto più volte, e il film è stato un flop al botteghino.
Sicuramente consigliato agli appassionati del genere.
Da rivalutare, decisamente.


VOTO: 7



giovedì 26 marzo 2020

T-34 -Mini Recensione-

WW2. Fronte orientale.
Un carrista sovietico, fatto prigioniero dai nazisti dopo aver difeso un villaggio in evidente svantaggio numerico, viene costretto a pilotare un carro armato sovietico T-34 con lo scopo di addestrare le nuove reclute tedesche. Ma il sovietico ha in mente un piano ben preciso...
Un interessante film bellico di produzione russa con notevole dispendio di mezzi ed effetti speciali. Purtroppo la trama è ridotta all'osso per dare spazio alle scene di battaglia tra carri armati, con il risultato che anche la caratterizzazione dei personaggi principali è poco approfondita.
Ci sono  pure un paio di spacconate che sconfinano col trash, per non parlare dell'immancabile, ridondante eroismo dei soldati russi, costantemente presente dall'inizio alla fine della pellicola.
La recitazione (tralasciando il buon doppiaggio italiano, per una volta) sembra abbondantemente sopra le righe se si osserva la mimica degli attori. Molte battute non vanno a segno (ma probabilmente è difficile adattare  i dialoghi dal russo) e la regia abusa di effetti rallenty alla Matrix durante gli scontri a fuoco tra carri armati.
Comunque, seppur prevedibile (e improbabile), il film risulta avvincente e ben realizzato.

VOTO: 7--


giovedì 19 marzo 2020

CRAWL-INTRAPPOLATI -Mini Recensione-

Durante il passaggio di un uragano in Florida, una giovane va a trovare il padre che non vedeva da tempo. Rimarranno entrambi intrappolati nello scantinato della vecchia casa di famiglia, in balia di famelici alligatori...
Fin dall'uscita del trailer, il plot di questo film prodotto da Sam Raimi mi è sembrato intrigante, anche se non proprio originale.  La trama è ridotta all'osso, vista pure l'ambientazione, e sembra un videogioco, con i due protagonisti dovono superare, uno dopo l'altro, dei livelli sempre più difficili per arrivare alla salvezza.
Il travagliato rapporto tra padre e figlia è solamente abbozzato, ma tutto sommato non ce ne importa più di tanto. Non mancano ingenuità, spacconate e cliché, ma la regia del francese Alexandre Aja funziona (tranne quando si sofferma su qualche particolare truculento non necessario). Il film è bello teso e tiene lo spettatore sulle spine dall'inizio alla fine (forse pure troppo, dato che non ti lascia tregua).
Bravi i due interpreti, Kaya Scodelario e Barry Pepper.
Un prodotto divertente, che si lascia guardare più che volentieri.

VOTO: 7



martedì 17 marzo 2020

THE AMAZING SPIDER-MAN -Mini Recensione-

Primo reboot di Spider Man, con Andrew Garfield nei panni di Peter Parker, Lizard come villain e Emma Stone che interpreta Gwen Stacy, il primo amore di Peter nei fumetti originali.
Gardfield non è affatto male, lo ammetto, ma il confronto con Tobey Maguire purtroppo per lui non regge. Forse rende meglio nelle scene drammatiche, ma quando si tratta di indossare il costume e fare lo spaccone mentre combatte il cattivo di turno, non riesce a essere altrettanto convincente.
Funziona decisamente meglio Emma Stone: la sua Gwen è davvero affascinante, pure troppo hot, considerando che dovrebbe avere diciassette anni, nel film (e non va mica tanto bene...), però oscura completamente la Mary Jane/Kirsten Dunst dei film di Raimi.
Lizard, l'antagonista di turno, non è male: merito soprattutto di Rhys Ifans.
Convincente pure Martin Sheen nel ruolo dello zio Ben e Sally Field in quelli di zia May.
Riguardo la trama, la parte in flash back dei genitori di Peter non mi ha convinto.
La regia di Mark Webb è uguale a qualsiasi altro cinecomic, perché si lascia sovrastare completamente dagli effetti speciali.
Bene le musiche del compianto James Horner.
Insomma, mi aspettavo peggio, ma purtroppo c'è da rapportarsi ai film sull'Uomo Ragno di Sam Raimi e si finisce ovviamente per perdere il match.

VOTO: 6.5



domenica 15 marzo 2020

TERMINATOR: DESTINO OSCURO -Mini Recensione-

Ennesimo reboot della saga iniziata dal 1984 da James Cameron, che di fatto cancella tutte le pellicole girate dopo T2.
Questa volta non c'è John Connor, ma ritorna Linda Hamilton nei panni di un'invecchiata ma ancora tosta Sarah, che dovrà proteggere una giovane messicana da una nuova minaccia dal futuro. Ad aiutarla, un'altra (strana) donna proveniente dal 2042 e un vecchio T-800.
La storia, ammetto, è abbastanza intrigante e funziona. L'inizio è buono e, per la prima volta dai tempi di T2, si riesce a percepire la pericolosità del Terminator assassino.
Ci sono buone idee (non a caso dietro al soggetto originale c'è James Cameron, che è anche produttore) ma la regia di Tim Miller è troppo "fracassona", con ben poca originalità.
Bene, invece, gli interpreti: iniziando da Linda Hamilton, passando da Mackenzie Davis (davvero in parte), fino al vecchio e caro Schwarzy (credo che questa sia una delle sue migliori interpretazioni).
Forse delude un po' quella che dovrebbe essere la protagonista, ovvero Natalia Reyes, spesso offuscata da tutti gli altri. Anche il nuovo Terminator (anche se non sarebbe corretto chiamarlo così), il Rev-9, convince a metà, perché in definitiva risulta essere solo una fiacca evoluzione del T-1000 interpretato da Robert Patrick.
Tirando le somme, di sicuro questo è l'unico degno sequel di Terminator 2, anche se non ha incassato bene al botteghino. L'iniziale colpo di scena, però, è un tantino difficile da digerire (non dico di più).


VOTO: 7--



giovedì 27 febbraio 2020

HARBINGER DOWN (Mini Recensione)

Alcuni scienziati, a bordo del peschereccio Haringer, recuperano tra i ghiacci del mare di Bering una capsula sovietica risalente al 1982, ignari dell'orrore che hanno appena scoperto...
Questo è un film horror fantascientifico girato grazie a un Crowdfunding via internet, in "risposta" agli effetti in GCI che gli Universal Studios hanno impiegato per il prequel de La Cosa del 2011, sostituendo in post produzione quelli realizzati direttamente sul set da Tom Woodruff Jr.e Alec Gillis.
Ed è proprio Gillis a dirigere questa pellicola (l'altro figura come produttore).
La storia omaggia volutamente film come Alien e La Cosa, ovviamente, ma il risultato è imbarazzante.
Lance Henriksen ce la mette tutta per tenera a galla la barca (letteralmente e non) ma davanti a una sceneggiatura dilettantesca, con dialoghi da denuncia, può ben poco.
Il resto del cast è raffazzonato (c'è pure il figlio del compianto Stan Winston, che fu il mentore di Gillis e Woodruff ai tempi di Aliens) con "attori" (parolone) che sembrano usciti di rettamente da un corto amatoriale (ma di quelli pessimi).
E il doppiaggio italiano è esattamente sullo stesso (pessimo) livello.
Anche la regia è altrettanto dilettantesca: avendo frequentato molti set cinematografici come effettista, Gillis dovrebbe quanto meno aver imparato le basi su come si gira un film, ma qui manca proprio il talento registico.
Perfino gli effetti speciali, che dovrebbero essere il punto forte (visto l'esperienza del duo), sono deludenti.
Si salvano solo (parzialmente) la fotografia e la sequenza del prologo, con la capsula sovietica che precipita nel mare di Bering.
Per farla breve: un film da evitare, se non si è fan del trash involontario.

VOTO: 4,5




domenica 23 febbraio 2020

OVERLORD -Mini Recensione-

Normandia, 1944.
A poche ore dallo sbarco, un gruppo di paracadutisti americani si lancia oltre le linee nemiche per compiere un'azione di sabotaggio per agevolare l'invasione alleata. Ma nei pressi di un piccolo villaggio francese si imbatterà nell'orrore...
Parto subito mettendo in chiaro una cosa: va bene il politicamente corretto, ma non mi puoi inserire due paracadutisti di colore (uno addirittura è il sergente in comando) tra i paracadutisti americani nel 1944, perché è storicamente inesatto. Ed è giusto rimarcalo, perché altrimenti si rischia di dimenticare di come erano trattati i soldati americani di colore all'epoca.
Ma partiamo con la recensione.
Il plot è abbastanza intrigante, seppur non molto originale, e la prima parte del film è coinvolgente, con il ritmo giusto e i personaggi azzeccati, seppur piuttosto stereotipati: oltre al silenzioso ma deciso caporale in comando,  c'è il paracadutista brontolone e chiacchierone con un marcato accento Brooklyn (in lingua originale), per non parlare dell'odiatissimo e sadico ufficiale nazista.
Il cast  comunque se la cava bene, con Wyatt Russell (sì, il figlio di Kurt) una spanna sopra gli altri, probabilmente solo per il fatto che in molte scene pare una copia giovane e bionda del padre.
I problemi del film arrivano quando l'orrore comincia a fare capolino, perché spesso si sconfina con il trash (penso involontario) mandando a quel paese tensione e brividi. Inoltre alcuni riferimenti al videogioco Wolfenstein 3D sono evidenti, e non è un bel segno, a mio modo di vedere.
La regia di Julius Avery ha ottimi spunti in alcune scene, ma nel complesso è discontinua.
Musica nella norma (con una vaga citazione a Carpenter).
Alla fine il film si lascia vedere ma, a costo di risultare ripetitivo, sembra l'ennesima occasione sprecata.


VOTO: 6