Unione Sovietica. 1984. Un'epidemiologa russa viene reclutata da un colonnello dell'esercito per recarsi presso il pozzo di Kola, dove qualcosa di pericoloso è stato rinvenuto a una profondità di oltre 12 chilometri.
Sarò l'inizio di un incubo...
Dopo il già recensito Sputnik, ecco un'altra pellicola di genere fanta-horror di produzione russa.
Anche qui i rimandi a La Cosa (la prima parte) sono evidenti, ma soprattutto il film si rifà a Leviathan di George Pan Cosmatos (che a sua volta scopiazzava il capolavoro di Carpenter).
Nella versione che ho recuperato tutti gli attori recitano in inglese con un marcato accento russo (chi più, chi meno) e pare tutto un po' strano, pure perché i dialoghi riprendono il gergo pieno di imprecazioni tipico delle pellicole statunitensi.
Bella, convincente e tosta l'attrice protagonista, che interpreta anche l'unico personaggio ben caratterizzato. Tutti gli altri comprimari, invece, risultano piatti fino all'inverosimile, tanto che qualche attore sembra perfino annoiarsi e non bastano un paio di improvvisi voltafaccia nel finale per renderli più credibili, anzi...
Il plot di partenza non è affatto male, purtroppo la sceneggiatura è piena di contraddizioni, incongruenze, nonsense e inutili lungaggini. Buona l'atmosfera claustrofobica che pervade la pellicola dall'inizio alla fine, così come gli effetti speciali vecchia scuola (forse un po' troppo "disgustosi" per i miei gusti).
La regia tecnicamente è valida, però il ritmo lento rischia di far annoiare lo spettatore.
Deludenti le musiche, che a conti fatti risultano abbastanza anonime.
Viste le premesse (e il trailer), il film non mantiene le promesse.
Peccato.
VOTO: 6
sabato 16 ottobre 2021
SUPERDEEP -Mini Recensione-
lunedì 4 ottobre 2021
NO TIME TO DIE -Recensione-
James Bond si è ormai ritirato da qualche anno, ma decide di tornare in azione per dare una mano a Felix Leiter, il suo vecchio amico della CIA, finendo pure per scontrarsi con l'MI6 di cui faceva parte...
Con circa un anno e mezzo di ritardo (causa pandemia) esce il nuovo film di James Bond, che è anche l'ultima apparizione di Daniel Craig nei panni dell'agente segreto più famoso del mondo.
Non che fossi un grande fan di Craig, ma avevo molte aspettative su questo nuovo capitolo, che di fatto chiude il ciclo iniziato con Casinò Royale.
Dopo un inusuale ma efficace prologo, inizia l'abituale e spettacolare scena pre-credits, e devo dire che le cose sembravano mettersi bene. Almeno fino a quando entra in azione l'incredibile Ana de Armas (che toglie letteralmente il fiato) per poi sparire dal resto del film lasciando lo spettatore a bocca asciutta. Ma tanto basta per oscurare (e umiliare) la nuova agente che ha preso il posto di Bond (e la matricola 007) nell'MI6.
Poi il film comincia ad arenarsi ed entra in scena Rami Malek, il villian più insulso, stereotipato e soporifero dell'intera saga di 007. Per non parlare dei problemi di sceneggiatura, tipo l'arma segreta che il cattivone di turno vuole usare per sterminare mezzo mondo, che è così implausibile e fantascientifica da farci tornare ai tempi dell'ultimo film con Brosnan, se non addirittura alle esagerate scorribande di Roger Moore. Il tutto stride con il mondo creato attorno al Bond di Craig, soprattutto se pensiamo a Casinò Royale. Il personaggio secondario dello scienziato russo non si capisce bene da che parte stia e se è un cretino di suo o cos'altro; un annoiato e statico Ralph Finnes interpreta un M più antipatico del solito. Meglio Q, ottimamente interpretato da Ben Wishshaw.
Christoph Waltz è sprecato, peggio che nel precedente capitolo.
Léa Seydoux non delude e anche Daniel Craig sembra in stato di grazia: il problema è, come ha detto il mio amico regista Luca Baggiarini, che l'attore finisce nel prevalere sul personaggio, basti vedere la scena madre (che ovviamente non svelerò).
Guardando la pellicola, ecco che si superano abbondantemente le due ore e ancora il climax con l'inevitabile scontro faccia a faccia con il soporifero villain tarda ad arrivare: quando inizi a chiederti quanto tempo manca alla fine di un film di questo tipo, significa che qualche cosa non funziona.
Le scene d'azione sono ben girate, ma se non c'è da sparare, menare e distruggere auto, il regista Cary Fukunaga torna a essere quello lento e prolisso della serie tv True Detective.
La colonna sonora non sarebbe male, ci sono anche brani storici ripresi dagli altri film di 007, ma Hans Zimmer proprio non ce l'ha fatta a non trattenersi nell'inserire fiati e percussioni "scassatimpani" pure nel tema principale di James Bond.
A conti fatti, una mezza delusione.
Non sono di certo uscito dal cinema appagato e mi azzardo a dire che probabilmente è il peggior capitolo di 007 con Daniel Craig.
VOTO: 5