Kyle Pratt, un'ingegnere aeronautico, sta tornando negli USA da Berlino con la figlioletta a bordo di un nuovissimo aereo passeggieri, dopo che il marito si è suicidato gettandosi dal tetto della palazzina in cui vivevano. Ma una volta in volo la figlia scompare...
Il plot del film (una storia alla Hitchcock) poteva essere interessante e sembrava promettere bene, poi però tutto inizia a scricchiolare, fino a diventare assolutamente inverosimile.
Colpa anche della regia del tedesco Robert Schwentke, che all'inizio è bravo a instillare il dubbio allo spettatore sulla sanità mentale della protagonista, mai poi comincia ad arrancare, preferendo l'azione rispetto alla suspense (forse anche involontariamente).
Il cast è buono e Jodie Foster (la migliore) fa di tutto per tenere a galla il film, ma se hai Peter Sarsgaard in un "quel" particolare ruolo, allora anche i plot twist vanno a farsi benedire, perché lo spettatore sa già cosa aspettarsi da lui.
Musica di James Horner stranamente sotto tono.
Credo anche che abbiano rigirato alcune parti del terzo atto, dato che un paio di attori hanno i capelli palesemente più lunghi rispetto ad altre scene.
Ennesimo thriller dal quale era lecito aspettarsi di più.
VOTO: 5
martedì 28 dicembre 2021
FLIGHTPLAN - Mistero in volo -Mini Recensione-
domenica 26 dicembre 2021
LA CONQUISTA DEL WEST (1962) -Recensione-
L'epopea della conquista del selvaggio West narrata seguendo le gesta e le avventure di tre generazioni di una tipica famiglia di coloni americani...
Diviso in episodi, con un cast stellare e diretto a "sei mani" da John Ford, Henry Hathaway e George Marshall, La Conquista del West (How the West Was Won, in originale) può essere considerato il film western più epico di sempre. Girato in Cinerama (un complicato sistema che necessitava l'uso di tre macchine da presa in contemporanea), sono riuscito a recuperare la versione Blu-Ray che simula lo schermo ricurvo del formato originale e per la quale è stato eseguito un eccezionale lavoro di restauro. Sono stati anche resi quasi impercettibili i punti di sovrapposizione dei tre diversi spezzoni di pellicola che formavano l'immagine completa. Un spettacolo in HD da togliere quasi il fiato.
Tornando al film, al giorno d'oggi fanno sorridere certe scelte dei casting degli anni '60, dove un James Stewart già 54enne si ritrova a interpretare un personaggio che dovrebbe avere almeno venti anni di meno, soprattutto se comparato a Carrol Baker, la ragazza di cui si innamora, che era di ventitré anni più giovane. E la stessa Baker, nell'episodio successivo, si ritrova a essere la madre di George Peppard, attore che nella vita reale aveva tre anni in più di lei. Il trucco di scena non è un granché (ma a quei tempi era lo standard), risultando così poco credibile in quel ruolo. Stessa cosa si può dire per l'invecchiamento "posticcio" di Debbie Reynolds (che interpreta la sorella) verso la fine del film.
Detto questo, la pellicola è davvero spettacolare, merito anche del suddetto formato Cinerama, che però causò molti problemi ai registi che si alternarono dietro la macchina da presa. Se Henry Hathaway ci mise poco ad adattarsi (nei controcampi gli sguardi degli attori sembravano non incrociarsi nonostante si trovassero uno di fronte all'altro), John Ford ebbe non poche difficoltà; il famoso regista, infatti, aveva l'abitudine di dirigere le scene posizionandosi di fianco all'obiettivo della macchina da presa, ma girando in Cinerama finiva involontariamente per entrare in campo.
L'uso del suddetto formato rendeva pressoché impossibile girare i primi piani degli attori, ma in un film corale come questo non ci si fa quasi caso.
Ottime le scene d'azione, girate con mano sicura da degli specialisti del genere western.
La colonna sonora, manco a dirlo, è tipica dei film di quegli anni: composizioni epiche e pompose che risaltano ancora di più la spettacolarità delle riprese aeree e dei campi lunghissimi.
Nient'altro da aggiungere: capolavoro.
VOTO: 8
domenica 19 dicembre 2021
L'INFERNO DI CRISTALLO -Mini Recensione-
San Francisco, 1974. Durante il party per l'inaugurazione del grattacielo più alto del mondo si scatena un incendio che intrappolerà ai piani alti gli ospiti della festa...
Qual è il film "catastrofico" per eccellenza (almeno prima che Roland Emmerich riportasse in auge il genere a fine anni '90)?
Ecco, appunto...
Prodotto e co-diretto da Irwin Allen, che si può considerare il creatore di questo tipo di pellicola, fu anche il suo ultimo grande successo al botteghino.
Rivisto dopo più di 20 anni, in lingua originale e in HD, l'ho trovato ancora abbastanza buono.
Certo, ora appare molto datato, anche a causa degli effetti speciali artigianali (già da bambino alcune scene non mi convincevano), ma il cast di vecchie star è sempre un bel vedere.
Se Steve McQueen e Paul Newman appaiono un po' svogliati e non troppo convinti su quello che stanno facendo, ci pensa William Holden a mettere le cose a posto. Secondo il mio modesto parere, nonostante apparisse già invecchiato (maluccio), riesce spesso a oscurare i primi due.
Un allora giovane Richard Chamberlain interpreta in modo perfetto il personaggio più detestabile del film, quello a cui affibbiare la colpa per il disastro e che, giustamente, trova la fine che merita.
Ottimo l'ormai anziano Fred Astaire, che conquista la sua unica nomination all'Oscar (da bambino il suo personaggio e la sua story line mi colpirono molto).
Non mancano le solite assurdità ed esagerazioni hollywoodiane e il ritmo del film è lento se rapportato ai giorni nostri. Le regia di John Guillermin è nella norma per un film girato negli anni '70 e ben si "amalgama" alle scene d'azione realizzate da Allen.
La colonna sonora di John Williams è meno pomposa del solito e a tratti pare citare Elmer Bernstein.
Un vero classico per gli appassionati del genere (e non), omaggiato anche dal primo Die Hard (oltre al titolo italiano, ovvero Trappola Di Cristallo ).
VOTO: 7 (per la nostalgia)
sabato 18 dicembre 2021
ISPETTORE CALLAGHAN: il caso Scorpio è tuo! -Mini Recensione-
Primo capitolo con Eastwood nei panni di "Dirty Harry" (che è anche il titolo originale), l'ispettore di San Francisco che prima spara, poi fa le domante, qui alle prese con uno psicopatico che minaccia l'intera città...
Diciamo la verità, le trame dei film incentrati su Harry Callaghan (Callahan in originale) non sono certo sopraffine e questo capitolo non fa eccezione, ma Don Siegel dirige con mano asciutta e sicura una pellicola violenta, girata per un pubblico adulto, condito con un pizzico di blak humor. Eastwood è perfettamente a suo agio nei panni del risoluto (e forse tendenzialmente fascista) ispettore (uno dei personaggi che ha interpretato più volentieri).
Lo psicopatico al quale dà la caccia è rappresentato nella peggior maniera possibile: sadico e perverso, che non si fa scrupoli a sequestrare una scolaresca di bambini, così che anche il pubblico più tollerante e liberale non possa fare a meno di tifare per Callaghan.
La pellicola in ogni caso funziona bene, anche grazie a un montaggio fluido e non troppo grezzo (come invece era consuetudine all'epoca) e un'ottima fotografia che rende bene in HD.
L'unica pecca, almeno per i mei gusti, è la colonna sonora di Lalo Schifrin: cento e passa minuti di musica Funky mi hanno sfiancato, senza contare il fatto che fa percepire tutti quanti i cinquant'anni del film, oltre che ricordare certe atmosfere da porno soft.
Eastwood, comunque, è sempre una garanzia.
VOTO: 7-
lunedì 13 dicembre 2021
QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CANI -Mini Recensione-
Brooklyn, 1972.
Tre tipi entrano in una piccola banca con l'intenzione di rapinarla ma il goffo piano da John Wojtowicz, i leader dei rapinatori, inizia subito ad andare a rotoli...
Film tratto da una storia vera, non eccessivamente romanzata, che per motivi inspiegabili non ero ancora riuscito a vedere.
L'interpretazione di un giovane Al Pacino è fenomenale, nemmeno troppo sopra le righe, eppure incredibilmente efficace (consiglio la versione originale, se masticate abbastanza bene l'inglese e avete un buon orecchio per l'accento di Brooklyn).
Ottimi anche tutti i comprimari, con un inquietante e taciturno John Cazale, nel quale fa un'apparizione anche un giovanissimo Lance Henriksen.
Sidney Lumet era un maestro nel girare film ambientati quasi completamente in un unico spazio chiuso e sapeva dirigere benissimo gli attori. Lo stile qui è a tratti quasi documentaristico, con una fotografia molto realistica, tipica degli anni '70.
Mi ha sorpreso, invece, il modo in cui è stata rappresentata l'omosessualità del protagonista: se all'inizio si rimane piuttosto sorpresi nello scoprirlo (grazie a un magistrale trucco di montaggio), il fatto che sia gay o meno non cambia il giudizio che lo spettatore si fa del personaggio. Una cosa incredibile se pensiamo ai tempi in cui il film è stato girato.
Che dire di più?
Un altro capolavoro della storia del cinema che finalmente ho recuperato.
VOTO: 8
venerdì 3 dicembre 2021
BATMAN FOREVER -Mini Recensione-
Terzo capitolo della "vecchia" saga dedicata al giustiziere mascherato di Gotham City, che questa volta deve affrontare due nemici d'eccezione, ovvero Due Facce e l'Enigmista...
Joel Schumacher ha deciso di puntare sull'atmosfera psichedelica e quasi "cartoonesca" della serie tv degli anni '60 (con tanto di inquadrature sbilenche) anziché a quella cupa del fumetto originale (come aveva fatto Burton), ma a livello di sceneggiatura non è che il Batman- Il ritorno fosse meno naif di questo.
Val Kilmer se la cava bene e, probabilmente, è l'attore meglio bilanciato nel vestire i doppi panni di Wayne e Batman.
Fa il suo ingresso Robin, un azzeccatissimo (e al tempo giovane) Chris O'Donnel, Volutamente sopra le righe, invece, Tommy Lee Jones e Jim Carrey, che quando appaiono nella stessa scena sembrano fare a gara per chi "esagera" di più (è noto che i due mal si sopportassero sul set).
La regia di Schumacher non è nemmeno tanto fracassona, grazie anche a un buon montaggio ed effetti speciali ancora molto validi dopo quasi 30 anni (a parte un paio di inquadrature di Gotham City in CGI).
La colonna sonora di Elliot Goldenthal, seppur un poco invadente, la trovo migliore di quelle dei capitoli precedenti firmate da Danny Elfman,
Buon pezzo firmato U2 nei titoli di coda.
A dispetto dei critici che lo massacrarono, fu un clamoroso successo al botteghino.
Da rivalutare.
VOTO: 7