Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.

domenica 15 dicembre 2019

IL MUCCHIO SELVAGGIO -Mini Recensione-

Texas, 1913. Un gruppo di fuorilegge, dopo una rapina andata male, si rifugia in Messico, dove tenta un altro grande colpo alleandosi provvisoriamente con un generale che combatte Pancho Villa...
Il capolavoro di Sam Peckinpah, un "tardo" western (per l'ambientazione) che ha influenzato molti registi (Sergio Leone compreso).
Un cast eccezionale di vecchie glorie del western americano: William Holden, Ernest Borgnine e Robert Ryan su tutti, ma anche Ben Johnson, Warren Oates ed Edmond O'Brian.
Non ci sono buoni nella storia, solo grandi "bastardi". Anzi: gli uomini di legge risultano perfino peggiori dei fuorilegge ai cui danno la caccia.
Lo stile registico di Peckinpah vanta innumerevoli tentativi di imitazione ma rimane ineguagliabile, con il pazzesco montaggio alternato al rallentatore e improvvise accelerazioni durante le scene d'azione e l'esaltazione delle violenza, che non risulta però mai gratuita o eccessiva (a differenza di quasi tutti i suoi successivi imitatori).
Uno dei più grandi western della storia del cinema.
Capolavoro.


P.S.
Howard Hawks disse una volta: "Nel lasso di tempo impiegato da Peckimpah per uccidere qualcuno sullo schermo, io ho già chiamato il becchino per portarsi via i cadaveri" (più o meno).



VOTO: 8,5





lunedì 2 dicembre 2019

COBRA -Mini Recensione-

Nel 1986, probabilmente all'apice della carriera, Stallone abbandona il progetto del film che diventerà poi BEVERLY HILLS COP con Eddie Murphy, decidendo di girare COBRA, pellicola piuttosto violenta che qualcuno definirebbe "fascista".
Si porterà dietro anche parecchie scene che inizialmente aveva scritto per la pellicola precedente.
Il plot di COBRA è un tantino semplice (e pure imbarazzante): il nostro eroe, un poliziotto di Los Angeles dai modi risolutivi e violenti, finisce per dover proteggere una modella da un gruppo di fanatici assassini...
Nel rivederlo dopo moltissimo tempo, in lingua originale, non mi è sembrato poi così male.
Nonostante i numerosi tagli dovuti alla censura e la dozzinale produzione della Cannon Films, le scene d'azione sono montate bene. George Pan Cosmatos ci mise solo la faccia e il nome, perché il film lo diresse Stallone stesso (fu proprio lui a consigliare Cosmatos nel ruolo di "finto" regista a Kurt Russell, qualche anno dopo, per TOMBSTONE).
La giovane Brigitte Nielsen (con parrucca) era un bel vedere e il ruolo, per sua fortuna, non richiedeva particolari doti recitative.
la pellicola rimane comunque violenta, non tanto per quello che si vede (censura a parte), ma piuttosto per il modo in cui vengono mostrate le uccisioni: Marion Cobretti, il personaggio interpretato da Stallone, non prova il minimo rimorso nell'eliminare i cattivi.
E Sly si prende terribilmente sul serio.
Tirando le somme, il film si lascia guardare, se non si pensa troppo al contenuto.

VOTO: 5,5





sabato 30 novembre 2019

A 30 SECONDI DALLA FINE -Mini Recensione-

Alaska. Due evasi in fuga. Un treno fuori controllo. 
Un plot piuttosto semplice (un'idea di Akira Kurosawa) per uno dei film action più sottovalutati degli anni '80, da noi anche per colpa del titolo italiano che ci azzecca poco o nulla con la trama.
Grandissima prova d'attore di John Voight assieme a un sorprendente (e giovane) Eric Roberts, entrambi "massacrati" da un doppiaggio da denuncia. In originale, infatti, anche grazie ai rispettivi accenti (credo di New York e dintorni quello di Voight, da Red Neck del profondo sud americano quello di Roberts), si riesce perfettamente a comprende le (umili) origini e le motivazioni dei due personaggi.
Quello di Roberts è un giovane ignorante e ingenuo, mentre Voight interpreta un detenuto che vuole raggiungere la libertà a qualunque costo dopo i tre anni di isolamento trascorsi in carcere. Non a caso ricevettero entrambi una meritata nomination agli Oscar.
Il personaggio femminile (Rebecca De Mornay) sembra messo lì come riempitivo, ma a ben vedere ha il suo perché (ovvero creare tensione tra i due fuggitivi).
E poi c'è il cattivo di turno, il direttore del carcere da cui sono scappati i detenuti: una specie di poliziotto fascista efficacemente interpretato da  John P. Ryan, un tipico caratterista di B movie di quegli anni.
Ottima la regia (qui molto "disimpegnata") dell'eclettico Andrej Končalovskij.

Filmone!

VOTO: 7,5





sabato 23 novembre 2019

I MIEI 5 FILM DI JAMES BOND PREFERITI

Questa volta metto in fila i cinque film di (o con) James Bond che, per un motivo o l'altro, adoro maggiormente.
Partiamo subito...



5° POSTO

MAI DIRE MAI






L'ho decisamente rivalutato dopo le ultime visioni.
Film che non fa parte della saga ufficiale (una sorta di remake di Operazione Tuono), molto anni '80,  con un Connery più efficace rispetto a quello visto in Una Cascata di Diamanti, (probabilmente perché interpreta un Bond invecchiato anche nella finzione) che a tratti gioca a fare la parodia di se stesso.
Grande prova di Klaus Maria Brandauer e Barbara Carrera.



4° POSTO

007 GOLDEN EYE



Esplosivo esordio di Pierce Brosnan nei panni di 007.
Film dal ritmo vertiginoso, con memorabili sequenze d'azione (tipo quella dell'inseguimento di Bond alla guida di un carro armato), diretto da un Martin Campbell in stato di grazia.
Poi c'è Famke Janssen, che è sempre un bel vedere, e Sean Bean (indovinate che fine fa?).
Peccato che Brosnan non si sia stato altrettanto efficace nei film successivi, anche se non fu tutta colpa sua.



3° POSTO

007 ZONA PERICOLO



Il gallese Timothy Dalton andrebbe rivalutato (lo 007 di Craig è semplicemente una versione più rozza del suo Bond, ma stranamente è stato apprezzato) e fu penalizzato, credo, dal brusco cambio di caratterizzazione del personaggio rispetto a Roger Moore.
Ma Zona Pericolo è un buon film.
Il regista John Glen ci introduce direttamente nello stile action di fine anni '80, decisamente più spettacolare dei capitoli precedenti.
Grande pezzo degli A-HA, invecchiato meglio di quello dei Duran Duran di 007 Bersaglio Mobile di un paio di anni prima. Strano ma vero, il compositore John Barry azzecca una colonna sonora adatta ai miei gusti.




2° POSTO

007 MISSIONE GOLDFINGER



Il miglior Bond con Sean Connery.
Non amo particolarmente i film con l'attore scozzese principalmente perché sono ambientati (quasi tutti) negli anni '60, un periodo che non ho vissuto e nel quale non riesco a sentirmi a mio agio, ma questa è una pellicola incredibilmente divertente.
Credo sia anche il primo film di Bond che abbia visto.
C'è probabilmente il miglior Villain dell'intera saga (sua la memorabile battuta: "No, io mi aspetto che lei muoia") ma il merito va soprattutto al tocco ironico del regista Guy Hamilton (che preferisco a Terence Young) e al montaggio di Peter Hunt.




1° POSTO

007 SOLO PER I TUOI OCCHI



Il mio preferito in assoluto, con Roger Moore che per me rimarrà il vero 007 (con buona pace dei fan di Connery) perché quando ero bambino era lui il titolare del ruolo.
Un Bond movie piuttosto "asciutto" (soprattutto rispetto al precedente Moonraker-OPERAZIONE SPAZIO), con gadget praticamente assenti e nessun mega complotto mondiale da sventare.
Moore raggiunge qui l'apice della sua bondiana carriera, ben diretto da John Glen (il miglior regista dell'intera saga assieme a Campbell) e non posso non menzionare la memorabile scena della fuga di Bond a bordo della 2cv color limone.
Bravo anche Topol nei panni di Milos Columbo.
Ottima la colonna sonora di Bill Conti.
Ah, poi c'è Carole Bouquet (più bella che brava, a dire la verità) per la quale ebbi una delle prime "cotte" (la sua presenza è uno dei motivi per il quale adoro questa pellicola).





domenica 17 novembre 2019

INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO -Mini Recensione-

Ambientato verso la fine degli anni '50, in questo quarto capitolo un anziano Indiana Jones dovrà affrontare agenti sovietici interessati a mettere le mani su un misterioso teschio di cristallo che potrebbe dare loro immensi poteri...
I fan del personaggio creato da George Lucas di solito fanno finta che questo quarto capitolo della saga non esista e in effetti non hanno tutti i torti.
Il film è bruttino e non regge assolutamente il confronto con le pellicole precedenti, compreso il tanto bistrattato INDIANA JONES E IL TEMPIO MALEDETTO.
Harrison Ford, seppur qui ancora abbastanza in forma, appare stanco e svogliato. Perfino Shia LeBeouf riesce a oscurarlo in un paio di scene. Delude anche il personaggio di Karen Allen, uno dei punti di forza del primo film. John Hurt è sempre una garanzia, ma anche qui interpreta il (suo) solito tipo stralunato e fuori di testa.
Buona invece la prova di Cate Blanchett; la sua Irina Spalko è un villain con i contro fiocchi, tanto che spesso ho fatto il tifo per lei anziché per Indy.
La sceneggiatura è piena di falle e di situazioni troppo improbabili perfino per un film di Indiana Jones e molte gag non vanno a segno. L'idea di introdurre il figlio del dottore archeologo non era affatto da buttare, secondo me, ma non è stata sfruttata a dovere.
Regia di Spielberg non pervenuta; probabilmente questo è il suo lavoro peggiore.
Gli effetti speciali con i fondali digitali sono un pugno in un occhio, soprattutto se confrontati con gli effetti ottici (quasi) artigianali dei primi tre capitoli. Perfino le musiche di John William risultano fiacche e noiose.
Insomma, una delusione quasi totale, anche se ha incassato bene.

VOTO: 4,5



martedì 22 ottobre 2019

VIRUS LETALE -Mini Recensione-

Un letale virus proveniente dall'Africa riappare in una piccola cittadina negli USA dopo anni.
Toccherà agli esperti dell'esercito, buoni e cattivi, tentare di fermare la diffusione in qualsiasi modo...

Non ricordo perché avessi snobbato questo film fino a ieri (forse qualche recensione negativa) ma devo dire che mi ha sorpreso.
La trama ricorda parecchio quella della recente mini serie Hot Zone-Area di contagio (infatti già nel 1995 era in pre-produzione un film tratto dallo stesso romanzo di Richard Preston che non andò in porto proprio a causa dell'uscita di Virus Letale), solo che qui c'è molta più azione a discapito della pura tensione psicologica.
Il film però funziona, nonostante la presenza di qualche cliché di troppo, vedi il cattivo di turno, (guarda caso) un generale dell'esercito interpretato da (guarda caso) Donald Sutherland.
Ottimo Dustin Hoffman, ben supportato da un giovane Cuba Gooding Jr. e Rene Russo.
Un po' sprecato invece Morgan Freeman.
C'è pure Kevin Spacey in un ruolo minore, borioso e insopportabilmente sopra le righe come al suo solito.
La regia di Wolfgang Petersen funziona, seppure il film non abbia certo un ritmo vertiginoso.
Buone le musiche James Newton Howard.
Un film che ha retto bene il passare del tempo, secondo me.

VOTO: 7-




giovedì 17 ottobre 2019

LA BRIGATA DEL DIAVOLO -Mini Recensione-

Un gruppo di soldati con gravi problemi di disciplina, presi direttamente dal carcere militare, si unisce a una compagnia di soldati canadesi perfettamente addestrati per formare un'unità speciale da combattimento.
Dopo gli immancabili screzi iniziali, i due gruppi cominceranno ad affiatarsi, ma sarà tempo di entrare in azione...
Diretto da Andrew V. McLaglen, un solido regista della "vecchia scuola", questo è un film bellico del 1968 che si rifà, con molte licenze, a una reale unità combattente della seconda guerra mondiale e a una sua eroica battaglia.
Il nome più noto del cast è William Holden (una garanzia) ma anche tutti gli altri comprimari si fanno valere, Cliff Robertson su tutti.
Memorabile l'entrata in scena della compagnia canadese mentre marcia al ritmo di Scotland the brave suonata con cornamuse e tamburi.
Uno di quei film in cui, da piccolo, facevo in tempo ad affezionarmi a uno o più personaggi (si ride e ci si diverte nella prima parte) sperando che non morissero nell'immancabile grande battaglia finale.
Chi alla fine morirà, comunque, lo farà da eroe.
Bel film, penalizzato dall'immancabile paragone con La sporca dozzina che aveva un plot molto simile e che uscì qualche mese prima

VOTO: 7+



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domenica 13 ottobre 2019

BOHEMIAN RHAPSODY -Recensione-

Finalmente ho visto il film sui Queen, o meglio, su Freddie Mercury, di cui tutti hanno parlato.
Parto subito dicendo che le impressioni che avevo avuto su Rami Malek nei vari trailer sono state confermate: a tratti sembra convincente, a volte invece pare un concorrente di TALE E QUALE SHOW a cui importa solo impressionare il pubblico cercando la somiglianza a tutti i costi, finendo però per esagerare. Non a caso Malek è un attore tendente al cosiddetto "over acting".
Ho trovato molto più convincenti Gwilym Lee nei panni di Brian May e Joseph Mazzello in quelli di John Deacon, nonostante una recitazione più contenuta, mentre è Ben Hardy/Roger Taylor quello che mi è piaciuto di meno.
Durante le performance canore la voce di Malek è stata sostituita dal cantante Marc Martel (vero e proprio clone di Mercury), tranne quando sono stati usati i veri brani dei Queen, ovviamente.
Anche sulla regia ho avuto impressioni contrastanti; del resto si sono alternati due registi, Bryan Singer e Dexter Fletcher, ottenendo così una direzione un tantino disomogenea e in certe parti troppo "scolastica", tipo una certa scena ambientata sotto la pioggia con Freddie lì fermo a bagnarsi mentre un'auto si allontana (e qui mi fermo per non fare spoiler).
Essendo stato un fan dei Queen, le ben note incongruenze storiche presenti nella pellicola mi hanno dato fastidio, lo ammetto, ma capisco che la sceneggiatura di un film deve seguire un preciso schema fino ad arrivare al climax della storia.
Ottimo invece il montaggio del bravo John Ottman.
Gli effetti speciali digitali per ricreare lo stadio di Wembley gremito di pubblico, con relativa fotografia patinata, sono un pugno in un occhio, perché a ogni controcampo dal palco al pubblico la magia di ritrovarsi nel 1985 svaniva di colpo.
Il concerto del Live Aid rimane però la parte migliore; davvero emozionante, nonostante tutto.
Tirando le somme, questo BOHEMIAN RHAPSODY non mi è parso certo il capolavoro che molti descrivevano, però intrattiene bene, riuscendo pure a commuovere nella parte finale.


VOTO: 6,5





sabato 5 ottobre 2019

RITORNO AL FUTURO -Recensione-

Se qualcuno mi chiedesse qual è, secondo me, il film che rappresenta al meglio gli anni '80, citerei senza nemmeno esitare proprio RITORNO AL FUTURO, con la storia di Marty McFly che per errore torna indietro nel tempo con la DeLorean convertita a macchina del tempo del suo amico inventore Doc Brown, rischiando di cancellare la sua stessa esistenza dopo che ha incontrato i suoi giovani genitori...
E dire che la prima volta che lo vidi non mi colpì particolarmente (venne trasmesso, diciamo per "errore", da un piccolissimo canale locale dell'Alto Friuli ancor prima che arrivasse ufficialmente in TV).
Pur comunque amando anche gli altri due sequel della trilogia, il primo capitolo, preso singolarmente, è davvero un gioiellino; il soggetto di partenza è molto originale e la sceneggiatura scritta da Bob Zemeckis e Bob Gale è perfetta (da qualche parte ho letto che dovrebbe essere usata come modello nelle scuole di cinema) e anche gli elementi illogici, tipo la foto con l'immagine di Marty e i suoi fratelli che pian piano svanisce a causa degli eventi del futuro che il protagonista sta cambiando, in realtà aiutano lo spettatore a capire cosa sta accadendo senza bisogno di spiegazioni cervellotiche.
Michael J. Fox, che  fu fin dal principio la prima scelta, una volta aggregato al cast ha decisamente cambiato le sorti del film, affiatandosi in modo incredibile a Christopher Lloyd, il quale a sua volta ha caratterizzato in maniera superba il memorabile personaggio di Doc Brown, lo stralunato scienziato inventore co-protagonista.
Ma anche il resto del cast non è da meno: Thomas F. Wilson, Lea Thompson e Crispin Glover (anche se quest'ultimo risulta forse un tantino sopra le righe).
La regia di Zemeckis non sbaglia un colpo, con i suoi quasi impercettibili piani sequenza, i movimenti di macchina sempre al posto giusto, le citazioni (Harold Lloyd e la sequenza dell'orologio), la memorabile scena nel quale Doc Brown rompe la cosiddetta quarta parete e pare indicare gli spettatori quando pronuncia la famosa frase: "ti rimanderò... indietro nel futuro!".
Poi c'è la colonna sonora di Alan Silvestri, con i suoi tamburi rullanti e i fiati, in stile vagamente "militareggiante", che aiuta a dare ritmo e pathos al climax della storia.
Da menzionare anche l'inconfondibile pezzo di Huey Lewis, The Power of Love, che rappresenta anch'esso al meglio The 80's.
Effetti speciali (pre CGI) ancora perfettamente godibili dopo 34 anni.
L'unica pecca, come ho accennato all'inizio, è che secondo me le sbavature, la confusione e il nonsense di certi passaggi della parte II e III inevitabilmente finiscono per trascinarsi dietro anche questo primo capitolo, che avrei preferito rimanesse un'opera unica (com'era originariamente stato pensato).
Una pellicola che non mi stancherò mai di rivedere.

VOTO: 8,5











sabato 28 settembre 2019

I DIECI COMANDAMENTI (1956) -Recensione-

Ecco un altro di quei film che ricordo di aver visto per la prima volta assieme a mio padre (il quale  disse, più o meno: "eh, questo film avrà almeno 30 anni!") ai tempi delle elementari. Credo sia anche il film che mi ha fatto conoscere Charlton Heston.
La storia biblica di Mosè, salvato dalle acque quando era in fasce e diventato poi principe d'Egitto, una volta scoperte le sue vere origine ebree, riuscirà a liberare dalla schiavitù il popolo di Israele per condurlo alla terra promessa...
Sulla carta Heston non doveva certo sembrare l'attore più adatto a interpretare Mosè, ma rivedendo la pellicola per intero, dopo molti anni, in HD e in lingua originale, devo ammettere che mi ha sorpreso.
Pensavo, inoltre, di trovarmi di fronte a un film prolisso e pesante (dura circa 3 ore mezza), invece sono riuscito a guardarlo per intero senza annoiarmi. L'ho trovato veramente spettacolare, nonostante abbia più di 60 anni e la scena della separazione delle acque del mar rosso, in alta definizione, fa ancora la sua porca figura, considerando le artigianali tecniche degli effetti speciali visivi dell'epoca.
C'è da dire che sebbene fossi un bambino, intuii subito come avessero fatto a girarla. In effetti credo che I DIECI COMANDAMENTI sia stato il primo film che mi fece appassionare agli effetti speciali.
Cecil B. DeMille è stato definito da qualcuno come il James Cameron della sua epoca e secondo me tale definizione non è poi lontana dalla realtà, dato che aveva l'abitudine di usare un grande dispiego di mezzi e risorse, altre al fatto di essere sempre stato un despota sul set.
Il suo stile badava più all'aspetto tecnico/visivo piuttosto che alla direzione vera e propria degli attori e qui pare non sbagliare una sola inquadratura.
Tornando al cast, come detto Charlton Heston (col senno di poi) sembra perfetto in ruoli epici (si ripeterà tre anni dopo con Ben Hur) e l'unica scena in cui appare un po' ridicolo e quella finale, con un lungo barbone e parrucca posticci.
Yul Brynner riesce a tenergli testa per tutto il film se si tralascia il suo strano accento (in lingua originale) che tradisce le sue origini russe. Poi c'è il grande Edward G. Robinson, una garanzia per le pellicole di quegli anni.
Riguardo al cast femminile, Anne Baxter è una spanna sopra tutte le altre.
C'è da dire che in quegli anni c'era un altro approccio alla recitazione, gli attori tendevano tutti al cosiddetto "overacting" e parlavano un inglese piuttosto neutro, senza accento  (o quasi). Non sono sicuro che la versione doppiata in italiano risulti però altrettanto efficace, pur avendo a che fare con dei mostri sacri come Emilio Cigoli e Nando Gazzolo.
Così come la messa in scena, l'aspetto tecnico e la regia: era tutta un'altra scuola rispetto al cinema moderno, eppure questo tipo di opere cinematografiche continuano ad affascinarmi.
E poi ci sono le magnifiche musiche dall'atmosfera epica di Elmer Bernstein.
Per concludere questa lunga (per una volta) recensione, posso solo sottolineare che per me questo film è uno spettacolare capolavoro, nonostante De Mille non avesse una grande considerazione quando era in vita.
Credo però che praticamente tutti i registi dei costosissimi blockbuster moderni non sarebbero mai esistiti senza Cecil B. DeMille e questo suo maestoso kolossal biblico.

VOTO: 8,5







giovedì 26 settembre 2019

CASSANDRA CROSSING -Mini Recensione-

Ginevra.
Un terrorista svedese in fuga, contagiato da un pericoloso virus da laboratorio, sale su un treno diretto a Stoccolma, iniziando a contagiare i passeggeri. Il treno sarà messo in quarantena e dirottato verso una sperduta località della Polonia, dove dovra affrontare il passaggio del traballante ponte che da il titolo al film...

Visto un'unica volta da bambino, ero curioso di conoscere l'impressione che mi avrebbe fatto 30 anni dopo.
Il plot di partenza non sarebbe male (è tratto da un romanzo) ma fin dalla scena del contagio del terrorista si nota un certo pressapochismo generale: abbiamo un virus pericolosissimo custodito in un normale contenitore di vetro in un laboratorio della Sede mondiale della Sanità a Ginevra (ma perché?) dove un qualsiasi estraneo può accedervi sfondando la porta e scappando poi dalla finestra!
Il cast di star del cinema (alcune già in declino all'epoca) comprende un attempato Burt Lancaster, Richard Harris, un'Ava Gardner invecchiata male (con tanto di toy boy al seguito, ovvero un giovane Martin Sheen) e una Sophia Loren totalmente fuori parte (la sua presenza è indubbiamente dovuta al fatto che il produttore della pellicola era suo marito Carlo Ponti).
Per non parlare di un improbabile O.J.Simpson nei panni di un (falso) prete.
Gli unici a salvarsi sono Harris, Lancaster e in parte Sheen, i quali, almeno, riescono a non rendersi involontariamente ridicoli.
La Gardner invece ammise che girò il film esclusivamente per soldi.
La regia di George P. Cosmatos è dozzinale e spesso approssimativa, salvata parzialmente dal montaggio del bravo Roberto Silvi.
Il risultato pare un'involontaria parodia del genere catastrofico che andava tanto di moda negli anni '70, anche se in realtà incassò piuttosto bene.

Consigliato solo a veri appassionati del genere.

VOTO: 4,5






sabato 14 settembre 2019

STANLIO & OLLIO -Mini Recensione-

Anni '50. La famosa coppia è ormai in declino quando viene proposto loro di partecipare a una tournée teatrale in terra britannica. E l'inizio non è dei migliori, anche a causa dei rispettivi problemi di salute...
Diciamo che avevo davvero voglia di vedere questo film sulla più grande coppia comica della storia del cinema e tutto sommato non ne sono rimasto deluso.
Steve Coogan nei panni di Stanlio e John C. Reilly in quelli di Ollio sono impressionanti.
Il trucco è notevole (soprattutto per Reilly) ma non invadente e la performance dei due attori è misurata, senza mai sconfinare nella parodia o nella macchietta, eppure straordinariamente efficace, tanto che a un certo punto ti ritrovi a pensare che quei due siano i veri Stan & Ollie.
La versione doppiata purtroppo rendo molto di meno (ho ascoltato alcuni dialoghi per curiosità), perché nella finzione cinematografica, quando i due sono sul palco, o sul set a girare una delle loro memorabili gag, iniziano a parlare con quel ridicolo accento inglese con cui noi italiani abbiamo imparato a conoscerli.
Scandaloso, comunque, come l'Academy li abbia completamente snobbati per gli Oscar.
La regia invece delude un po'; l'ho trovata un tantino piattina, senza guizzi, quasi da fiction televisiva.
Alla fine, comunque, è impossibile non commuoversi.
Consigliato!

VOTO: 7.5





mercoledì 11 settembre 2019

SALTO NEL BUIO -Mini Recensione-

Ecco un altro film cult degli anni '80, anche se quando uscì al cinema non incassò molto.
Durante un esperimento, la capsula del pilota Tuck Pendleton viene miniaturizzata e iniettata per errore nel corpo dell'ipocondriaco Jack Putter, mentre i soliti criminali vorrebbero impossessarsi della tecnologia di miniaturizzazione...
La storia è divertente, anche se a tratti non ha molto senso (non si capisce bene il reale scopo dei cattivi, visto che si scopre che sono già in grado di miniaturizzare persone e cose), ma il film ha un ritmo vertiginoso e gli effetti speciali funzionano bene anche dopo 30 anni.
Bene i protagonisti, con un Dennis Quaid un tantino sopra le righe (mi ha ricordato parecchio il fratello Randy) e un Martin Short che in lingua originale rende molto di più (la voce italiana lo fa sembrare più sempliciotto e stupido di quanto non sia).
Menzione speciale per Robert Picardo.
Non amo particolarmente Joe Dante,  ma su questo film ho poco o nulla da rimproverargli.
Dopo RITORNO AL FUTURO, credo che SALTO NEL BUIO sia il film che rappresenta meglio il cinema degli anni '80.

VOTO: 7+



sabato 24 agosto 2019

UN UOMO TRANQUILLO -Mini Recensione-

Nelson Coxman è un uomo apparentemente tranquillo che si guadagna da vivere guidando lo spazzaneve in una località sciistica del Colorado.  Ma quando il figlio viene ucciso da un boss locale, decide di farsi giustizia da sé...
Ok, messa così sembra l'ennesima pellicola con Liam Neeson che fa il "Giustiziere della notte", ma la storia prende subito una piega inaspettata. Infatti siamo più dalle parti di Fargo, con un pizzico di Tarantino (ma senza scene splatter gratuite, per fortuna) e il film si lascia piacevolmente guardare.
Ci sono anche un bel po' di situazioni divertenti e l'ambientazione fredda non guasta. Del resto è il remake di un film norvegese (con Stellan Skarsgård al posto di Neeson) diretto dallo stesso regista  Hans Petter Molland.
Comunque sarebbe stato molto più efficace il titolo originale: Cold Pursuit.
Consigliato.

VOTO: 7




domenica 18 agosto 2019

NELLA TANA DEI LUPI -Mini Recensione-

Ennesimo Heist Movie americano che strizza l'occhio a HEAT- La sfida di Michael Mann.
Il problema è che Gerard Butler non è Al Pacino e Pablo Schreiber non è Robert De Niro, tanto per cominciare. L'eccessivo "machismo" che pervade l'intera pellicola (i protagonisti sono tutti grandi, grossi e muscolosi) non aiuta e aggiungiamoci pure che  un paio di loro sono dei rapper che si atteggiano ad attori...
Alcuni passaggi di sceneggiatura non sarebbero nemmeno male (altri sono inutili) ma la regia di Christian Gudegast non vale un decimo di quella di Mann, e infatti sbaglia quasi tutto: il ritmo, l'uso della camera a mano, la musica, i silenzi.
Le storie personali dei personaggi sono solo abbozzate e la durata del film risulta eccessiva.
Uno dei pochi meriti del film è che lo spettatore si ritrova a tifare per i rapinatori anziché per gli sbirri.
Non per ripetermi, ma anche qui siamo in presenza di un'occasione sprecata.

VOTO: 5





sabato 27 luglio 2019

ADDIO A RUTGER HAUER

Purtroppo già la settimana scorsa è venuto a mancare a 74 anni Rutger Hauer, attore di origini olandesi che aveva sfondato a Hollywood nei primi anni '80.
Quasi tutti ritengono che la sua migliore interpretazione sia quella del replicante Roy Batty in BLADE RUNNER, ma a me piace ricordarlo come il serial killer autostoppista sbucato dal nulla in THE HITCHER-La lunga strada della paura del 1986.
Cito pure il fantasy/medievale LADY HAWKE che comunque, assieme a BLADE RUNNER, non ebbe molto successo al cinema ma divenne poi un Cult Movie con il passare del tempo.
E questo anche per merito di Rutger Hauer.
Purtroppo la sua carriera iniziò a scricchiolare nei primi anni '90. Infatti, dopo pellicole comunque divertenti, come FURIA CIECA o DETECTIVE STONE, l'attore olandese finì per prendere parte principalmente a film di serie B piuttosto scadenti, o in produzioni televisive come la trasposizione per il piccolo schermo del romanzo FATHERLAND di Robert Harris.
E dopo l'imbarazzante BARBAROSSA nel 2009, arriviamo allo sciagurato DRACULA 3D di Dario Argento, dove Hauer (nei panni di Van Helsing) è probabilmente l'unico che prova a tenera a galla il film.

Addio Rutger, ci mancherai.





sabato 20 luglio 2019

HALLOWEEN (2018) -Mini Recensione-

Una specie di reboot della saga di Halloween che tiene per buono il primo film e annullando tutto il resto.
Dopo 40 anni dai fatti della pellicola scritta e diretta da Carpenter, Michael Myers evade di nuovo dall'ospedale psichiatrico dov'era rinchiuso, seminando ancora terrore durante la notte del 31 ottobre. Toccherà a Laurie Straude, diventata nel frattempo una specie di Sarah Connor versione nonna, provare a fermalo...
Ora che rileggo la sinossi che ho appena scritto mi rendo conto che pare quasi una parodia alla Scary Movie della pellicola originale.
L'inizio comunque prometteva bene, ma poi la sceneggiatura manda tutto in vacca creando situazioni improponibili fino ad arrivare a un ridicolo plot twist.
Un paio di personaggi nemmeno troppo secondari spariscono a metà film senza lasciare traccia e
non si capisce nemmeno che direzione il regista voglia prendere: a volte ci mostra scene splatter in modo inutile e gratuito, mentre in altre occasioni tutto avviene fuori dall'inquadratura. E non penso dipenda da eventuali problemi con la rigida censura americana.
Come mi ha giustamente fatto notare la mia amica Costanza Baldi, ci sono un sacco di citazioni del primo Halloween messe lì un po' a caso.
Tra gli attori si salvano solo Jamie Lee Curtis e un Will Patton decisamente sprecato.
Buone le musiche, curate dallo stesso John Carpenter (che è anche produttore esecutivo) e da suo figlio Cody, che riescono a ricreare, almeno in parte, l'atmosfera della pellicola del 1978.
Una delusione, che mi fa addirittura rivalutare il remake di Rob Zombie.

VOTO: 5-



sabato 13 luglio 2019

IL TRONO DI SPADE -I miei 5 personaggi preferiti-

Avevo snobbato questa serie per vari motivi, poi mi sono deciso a recuperarla, "sparandomi" di fila tutte le 8 stagioni in circa 3 settimane.
Inizio quindi a parlarne pubblicando questa piccola classifica dei personaggi che mi hanno maggiormente impressionato.
Voglio specificare che ho visto GoT in lingua originale, quindi tutte le mie impressioni sono influenzate anche da questo aspetto.
Ci sono anche piccoli SPOILER, quindi evitate di leggere ciò che segue se non avete visto la serie completa.

Brace yourselves!
Si parte!


5° POSTO

Jon Snow

             

Lo so, dovrebbe essere il vero protagonista della serie. ma in realtà non mi ha particolarmente colpito.
Il modo in cui è caratterizzato non è certo originale, è l'eroe quasi senza macchia, all'inizio emarginato e bistrattato perché figlio illegittimo, che con l'andare del tempo saprà riscattarsi. I suoi ideali rimarranno immutati per tutta la durata della serie, anche a costo di fare scelte impopolari che pagherà a caro prezzo.
L'interpretazione piuttosto "piatta" e perennemente imbronciata di Kit Harington non aiuta e l'ho inserito in questa classifica solamente perché, come ho specificato qui sopra, è uno dei personaggi più rilevanti della serie.

4° POSTO

Arya Stark



Non potevo non inserirla.
La sua figura spicca fin dal primo episodio ed è stato interessante seguire il suo percorso di crescita ed evoluzione, passando da bambina un po' ribelle e mascolina a guerriera e assassina.
Gran merito va all'attrice Maisie Williams, che in pratica ha subito la stessa "trasformazione" del suo personaggio durante gli 8 anni di riprese: da bambina è diventata (quasi) una donna.
Alla fine, nonostante le sua piccola stazza, diventerà probabilmente anche la più abile combattente di entrambi i continenti.


3° POSTO


Theon Greyjoy



Diciamo che nelle prime 3 stagioni l'ho quasi detestato, anche se si intravedevano in lui i dubbi e i tormenti sulle scellerate scelte che lo porteranno alla rovina.
Ma dopo le torture che ha subito per mano di Ramsay Bolton, è diventato umano, tanto da suscitare in me una certa pena e compassione.
La sua caratterizzazione è stata ottima e Alfie Allen è stato bravo nel capire e interpretare il personaggio.
Il suo sguardo da cane bastonato e il modo di camminare insicuro e incerto, dopo le torture e la mutilazione, li ho trovati perfettamente credibili.
Nell'ultima stagione, quando è in cerca di rivalsa, ho tifato per lui, lo ammetto.


2° POSTO

Sandor Clegane "il Mastino".





Anche lui inizialmente nato come personaggio detestabile, praticamente uno dei "villain", con la fine della 2° stagione ha iniziato il suo percorso di (quasi) redenzione.
A un certo punto riesce a diventare una specie di padre nei confronti di Arya Stark, in un particolare rapporto di odio e affetto ben supportato da entrambi gli attori.
Rory McCann non ha certo un talento recitativo "shakespeariano", ma sono proprio il suo volto di pietra (e sfigurato dal make-up), i suoi grugniti e i suoi silenzi a renderlo ancor più tormentato e, allo stesso tempo, cinico.
Ha un punto debole, ovvero la fobia del fuoco, e spesso non si fa scrupoli a darsela a gambe durante la battaglia quando capisce che non ci sono speranze di vincere.
E non vedi l'ora che possa affrontare e sconfiggere il suo gigantesco e odiato fratello.
Anche il suo percorso di cambiamento mi ha ben impressionato, tant'è che il "Mastino" ha guadagnato posizioni in questa mia classifica di puntata in puntata, arrivando quasi a spodestare dal primo gradino del podio il prossimo personaggio...



1° POSTO

Tyrion Lannister




Mi ha colpito fino dal primo episodio.
In un mondo dove la violenza regna padrona, essere un nano (seppur ricco) è dannatamente complicato e difficile.
Detestato da padre e sorella, è considerato da molti come un mostro.
Ma la natura lo ha parzialmente ricompensato con una mente brillante e arguta.
Ubriacone e impenitente frequentatore di bordelli, dotato anche di battuta facile, in realtà nasconde molta insicurezza, soprattutto perché non riesce a ottenere l'affetto e la giusta considerazione dal maligno padre Tywin (un ottimo Charles Dance).
Peter Dinklage è, a mio modo di vedere, l'attore migliore dell'intero cast (almeno in lingua originale).
Una spanna sopra gli altri, senza dubbio.
Tyrion Lannister, Jon Snow e Daenerys Targaryen sono le tre colonne portanti di GoT, ma secondo me è proprio la sua figura quella che alla fine rimane saldamente in piedi.

Menzioni speciali per Brienne of Tarth, Bronn, Tormund e anche Jaimie Lannister, che non è entrato in classifica per un soffio.

martedì 11 giugno 2019

DEADPOOL 2 -Mini Recensione-

Torna il supereroe più sboccato e scorretto dell'universo (cinematografico) Marvel, questa volta caduto in depressione dopo che la sua amata Vanessa è morta per colpa sua...
Se il primo capitolo mi era parecchio piaciuto, facendomi sbellicare dalle risate, questo sequel è stato invece una mezza delusione.
A mio modo di vedere si è voluto calcare la mano ancora di più sul politicamente scorretto ma il risultato è stato quello di saturare il film di situazioni grottesche, violente, volgari e splatter.
Anche Ryan Reynolds pare districarsi male in tutto questo, mentre un efficace Josh Brolin spesso gli ruba la scena. Bene invece il personaggio di Domino.
Riguardo al villain di turno, mi ricollego al discorso iniziale sull'estremizzazione del "politically incorrect": siamo proprio sicuri che usare un sadico torturatore di bambini (caratterizzato in quel modo, poi) sia stata una buona idea?
Niente di nuovo sotto il sole riguardo la regia di David Leitch il quale, tra l'altro, non se la cava troppo bene con gli effetti speciali digitali (a volte troppo dozzinali).
Le scene più divertenti rimangono quelle dopo i titoli di coda e, ovviamente, non è un buon segno.


VOTO: 5




venerdì 7 giugno 2019

HUNTER KILLER-Caccia negli abissi - Mini Recensione

Un sottomarino americano, mandato nell'Artico a indagare sulla sparizione di un altro battello, si ritroverà a dover portare in salvo il presidente russo destituito da un colpo di stato...
La trama, nel complesso, non sarebbe neanche male (il soggetto è tratto da un romanzo) ma nella sceneggiatura ci sono troppe situazioni già viste in altri film con sottomarini (Caccia a ottobre rosso in primis).
Gerard Butler se la cava (pessimo accento americano a parte nella versione originale) ma il compianto Michael Nyqvist  gli ruba la scena soltanto con lo sguardo quando i due si ritrovano nella stessa inquadratura. Gary Oldman sprecato in un ruolo praticamente inutile.
Molti personaggi secondari, poi, seppur inizialmente ben abbozzati, si defilano quasi subito apparendo in due o tre scene nemmeno troppo importanti.
Effetti speciali in CGI piuttosto invadenti e poco fotorealistici, mentre la regia di tale Donovan Marsh è piatta che più piatta non si può.
Ed è proprio questo l'elemento più debole di un film che, se affidato a una mano solamente un poco più esperta, probabilmente avrebbe avuto un maggior riscontro al botteghino.

VOTO: 5,5



venerdì 10 maggio 2019

L'OMBRA DEL DUBBIO (Mini Recensione)

Santa Rosa. California. Anni '40.
La giovane Charlotte  detta "Charlie" (Carla, nella versione italiana) non sta più nella pelle quando l'amato zio Charles "Charlie" (Carlo, in italiano) si trasferisce temporaneamente a casa sua da New York. Ma ben presto la giovane Charlie comincerà ad avere degli strani sospetti riguardo a suo zio...
Un classico del grande Alfred Hitchcock, con uno strepitoso cast, anche i comprimari, che il Maestro dirige con mano sicura.
Il rapporto tra zio e nipote, un affascinante ma inquietante Joseph Cotten e la procace Teresa Wright, è chiaramente incestuoso e piuttosto erotico (Hitch sapeva bene come aggirare la censura) mentre la tensione (sempre in crescendo) non ti molla per quasi tutto il film, fino ad arrivare alla memorabile lotta sul treno in corsa.
Da vedere assolutamente nella versione originale non doppiata.
L'ennesimo capolavoro del Maestro del brivido e della suspense.

VOTO: 8



mercoledì 10 aprile 2019

HOSTILES - OSTILI -Mini Recensione-

New Mexico, 1892. Un capitano dell'esercito è costretto a scortare  fino al Montana un vecchio capo indiano morente che è stato anche un suo acerrimo nemico.
Sarà un viaggio lungo e pieno di insidie...
A livello di incassi il genere western, purtroppo, è morto da tempo, salvo rare eccezioni o le "spacconate" di Tarantino.
Ma qui siamo a livelli alti, a mio modo di vedere.
E lo dico da appassionato del genere.
Il cast è davvero notevole, con ottime caratterizzazioni dei personaggi e buonissimi attori anche in piccoli ruoli.
Su tutti, ovviamente, Christian Bale, ma anche Rosamund Pike e l'impareggiabile Wes Studi nella parte dell'anziano capo Cheyenne.
La regia di Scott Cooper è asciutta, pulita e senza fronzoli, così come la sceneggiatura.
La musica l'ho trovata un tantino troppo minimalista per i miei gusti, ma probabilmente va bene così.
Consigliatissimo per gli amanti del cinema western.

VOTO: 8-



martedì 2 aprile 2019

ROBOCOP (1987) -Mini Recensione-

Era il 1987 quando al cinema uscì RoboCop, mentre io lo vidi "a loop" su una VHS a noleggio a casa di amici qualche tempo dopo, imparando molte battute a memoria.
La storia è quella di Alex Murphy, poliziotto di una Detroit (all'epoca) futuristica che rimane (quasi) ucciso durante una sparatoria, per poi diventare RoboCop...
Un film con molta violenza gratuita e grottesca, caratteristica tipica dell'olandese Paul Verhoeven, mentre la sua regia è a tratti un po' grossolana e la recitazione è volutamente sopra le righe.
Il risultato è comunque molto valido ed efficace.
Qualche battuta addirittura funziona meglio nella versione doppiata in italiano.
Grande Peter Weller nei panni di RoboCop, una tostissima Nancy Allen e un villain memorabile, interpretato da Kurtwood Smith.
Menzione speciale per Ronny Cox e Miguel Ferrer.
Poi c'è la maestosa colonna sonora del compianto Basil Poleudoris, con l'inconfondibile tema musicale di RoboCop.
Un film invecchiato bene nonostante gli effetti speciali "a passo uno", animatronics e mascherini.

VOTO: 7,5





giovedì 28 marzo 2019

PAPILLON (2017) -Mini Recensione-

Nuova riproposizione della storia di Henry Charrière e di come, dopo vari tentativi, riuscì a scappare dalla colonia penale dell'Isola del Diavolo...
Fondamentalmente non sono contrario ai remake di grandi classici del cinema, a patto di azzeccare la formula giusta (cosa comunque molto difficile).
Qui, a mio modo di vedere, si partiva da un grosso presupposto sbagliato, ovvero la scelta di due attori, Charlie Hunnam e Rami Malek, che somigliassero a Steve McQueen e Dustin Hoffman della versione di Schaffner del 1973.
Se Malek, alla fine, mi ha convinto, con Hunnam decisamente non ci siamo.
Nell'aspetto fisico somiglia molto a McQueen, ma ovviamente non buca lo schermo allo stesso modo.
Lo si nota soprattutto nelle scene in cui Papillon si trova in isolamento senza poter parlare; qui il protagonista dovrebbe comunicare quello che sta provando esclusivamente con lo sguardo e McQueen, pur non essendo mai stato un grande attore, ci riusciva alla grande.
Il confronto non regge, dunque.
Forse sarebbe stato meglio cercare un'impostazione diversa del personaggio.
La regia dello sconosciuto danese (per me) Michael Noer non vale un decimo di quella di Franklin Schaffner del film originale. Mi è parsa piuttosto piatta, con qualche spunto originale che però non è stato sfruttato.
Fotografia anonima.
Un remake inutile.

P.S.
A quanto pare, la storia del vero Henry Charrière narrata prima in un libro, poi nei due film, sarebbe in parte inventata, o comunque riporterebbe fatti accaduti ad altri prigionieri dell'Isola del Diavolo.



domenica 24 marzo 2019

HURRICANE - ALLERTA URAGANO -Mini Recensione-



Action movie incentrato su una rapina multimilionaria messa in atto durante un uragano...
L'idea di partenza mi è sempre sembrata intrigante (ne ho avuta una simile anche io per un mio romanzetto), quindi non ho perso tempo a recuperarlo appena ne ho avuto la possibilità.
Allora: la sceneggiatura è piena zeppa di cliché, personaggi compresi (ormai ho imparato che è una cosa voluta) e situazioni improbabili a dir poco, ma devo dire che la protagonista femminile, interpretata da Maggie Grace, è azzeccata. E' tosta pur mantenendo una certa femminilità.
L'immancabile duo di fratelli funziona meno, anche se il migliore è quello che fa il meteorologo (Toby Kebbell).
C'è anche lo sceriffo corrotto (un redivivo Ben Cross): idea ripresa direttamente dal film Pioggia Infernale, come molte altre situazioni, del resto.
La regia di Rob Cohen mi è sembrata a tratti svogliata e piattina; credo che l'abbiano assunto più che altro per la scene finale con gli autotreni...
La recitazione latita parecchio, comunque.
Un'occasione sprecata, con qualche buona idea e un sacco di altra roba prevedibile che sa di già visto.
E non regge né l'inevitabile confronto con Twister, né con il già citato Pioggia Infernale (che consiglio di recuperare)
Tutto sommato, però, non mi annoiato.

VOTO: 6--








martedì 12 marzo 2019

JURASSIC WORLD - IL REGNO DISTRUTTO -Mini Recensione-

Secondo capitolo della nuova trilogia cinematografica (o quinto dell'intera saga) sui dinosauri creati da Crichton (e Spielberg).
Questa volta bisogna salvare i dinosauri dall'isola di Jurassic World, perché si è risvegliato il vulcano dormiente. Ovviamente tutto andrà per il verso sbagliato...
Lo ammetto: il film mi ha piacevolmente sorpreso!.
Se Jurassic World mi aveva profondamente deluso alla prima visione, qui ho trovato finalmente qualche idea e situazioni originali.
E non ci sono bambini idioti che si cacciano nei guai in continuazione (in realtà una bambina c'è, ma la sua presenza ha qui molto più senso).
La coppia Bryce Dallas Howard/Chris Pratt è ben affiatata e funziona meglio che nel primo film.
Anche gli altri due coprotagonisti mi sono sembrati ben caratterizzati.
La regia è tipica dei blockbuster di questo tipo, con alcune scene pensate per sfruttare il 3D, tipo quella del quasi annegamento all'interno del veicolo dalla forma sferica.
Probabilmente l'unico guizzo "originale" di regia dell'intera pellicola.
Effetti speciali sempre più realistici e, per una volta, sfruttati al meglio senza abusarne.
I cattivi di turno muoiono in un modo troppo scontato ma probabilmente va bene così.
Musica di Michael Giacchino un po' anonima, tranne quando cita il tema originale di John Williams.
Insomma, tutto sommato qualche cosa di buono c'è.

VOTO: 6,5



venerdì 8 marzo 2019

I SEGRETI DI WIND RIVER -Mini Recensione-

Il cadavere congelato di una ragazza nativa americana viene ritrovato da un cacciatore nel bel mezzo di una riserva indiana. Sarà proprio lui a dover aiutare nelle indagini la giovane agente dell'FBI mandata lì per occuparsi del caso...
Ottime atmosfere rarefatte per questo gioiellino di film che finalmente ho potuto vedere.
Il ritmo è lento (senza annoiare quasi mai), con le regia dell'esordiente Sheridan (che è anche lo sceneggiatore) a tratti quasi documentaristica ma comunque molto valida.
Bravi gli attori, partendo da Elizabeth Olsen (perfetta nel ruolo di giovane agente federale inizialmente spaesata e impacciata), anche se Jeremy Renner è una spanna sopra tutti.
Forse le musiche, un po' troppo "minimaliste" (tipiche di questo genere di film) non mi hanno proprio entusiasmato.
Rimane però un ottimo e intenso thriller, dove contano (quasi) più i personaggi e le loro storie che il vero e proprio "mistero".

VOTO: 7,5








martedì 19 febbraio 2019

TERMINATOR -Mini Recensioni-

Era il 1984 e l'allora sconosciuto James Cameron sfornava questo grande film di fantascienza che ha rivoluzionato il genere e non solo.
Un implacabile cyborg è arrivato da un futuro apocalittico per uccidere Sarah Connor, la madre del capo della (futura) resistenza prima della nascita di quest'ultimo. Spetterà a Kyle Reese, soldato della resistenza che ha anch'esso viaggiato indietro nel tempo, tentare di salvarla.
Quando lo vidi la prima volta in tv ricordo che la figura del Terminator inarrestabile mi terrorizzò non poco, tant'è che ancora oggi mi capita di avere incubi.
La regia di Cameron è qui a tratti ancora un po' grezza, ma ci sono alcune sequenze davvero notevoli, tipo la scena al rallentatore al Tech Noir.
Soggetto e sceneggiatura eccezionali. 
Schwarzenegger nel suo ruolo più famoso (e che fece suo, a dispetto di Cameron che all'inizio non lo avrebbe voluto) mentre la coppia Linda Hamilton e Michael Biehn funziona benissimo.
Ottima fotografia di Adam Greenberg ed efficacissima e ormai iconica musica elettronica di Bred Fiedel.
Il film, di per sé, non è affatto invecchiato ma bisogna ammettere che alcune scene in Stop-Motion appaiono quasi ingenue al giorno d'oggi.
Il primo capitolo di una saga che, secondo me, doveva essere "terminata" col secondo capitolo (e il cortometraggio in 3D girato dallo stesso Cameron per un parco divertimenti che si colloca temporalmente subito dopo i fatti di T2).


VOTO: 7.5




lunedì 11 febbraio 2019

SOLO: A STAR WARS STORY -Mini Recensione-

L'idea di partenza, ovvero un film su un giovane Han Solo, sulla carta era molto intrigante, ma c'è sempre il rischio di scontentare una parte dei fan della saga di Star Wars.
E infatti, probabilmente, così è accaduto.
C'è da dire che personalmente ho sempre trovato certi prequel (e questo lo è) piuttosto forzati, perché devi creare una storia che include le informazioni note sul passato di grandi personaggi senza fare casino.
I film ha dei pregi: un ritmo indiavolato, gli effetti speciali sono buoni e Ron Howard non si è fatto prendere la mano lasciandosi andare a virtuosismi di camera inutili e un frenetico montaggio da video clip, come è accaduto invece per le ultime pellicole di Star Wars o i film Marvel.
Veniamo al cast: Alden Ehrenreich ha comunque la giusta faccia tosta per il ruolo, anche se non ha certo l'aspetto fisico e la stazza del giovane Harrison Ford, dato che è almeno 11 cm più basso e la cosa si nota parecchio.
Ma è stata una scelta giusta, a mio modo di vedere.
Woody Harrelson fa sempre la sua porca figura e anche Donald Glover nei panni di Lando Calrissian non mi è dispiaciuto. Non mi ha convinto Emilia Clarke, anche perché il suo personaggio appare un poco piattino.
La trama è un tantino troppo semplice, a tratti prevedibile e i continui plot twist nel finale, che quasi si annullano l'un l'altro, mi hanno un po' irritato.
Tirando le somme, direi che ha più pregi che difetti e l'ho apprezzato più di ROGUE ONE.

VOTO: 7





venerdì 8 febbraio 2019

COMMANDO -Mini Recensione-

John Matrix, un ex membro delle forze speciali americane, è costretto a tornare in azione dopo che un ex commilitone gli ha rapito la figlia...
Siamo nel 1985, un anno dopo Terminator, e la carriera di Schwarzenegger sta decollando in fretta.
La trama di COMMANDO è alquanto semplice e ingenua, ma molto divertente e con un tono decisamente esagerato. Merito del regista Mark L. Lester anche se, spacconate di Schwarzy a parte, il suo stile rimane comunque piuttosto grezzo.
Schwarzy è in piena forma, che cita se stesso in Terminator (almeno in lingua originale); molte battute però funzionano meglio quando è doppiato da Glauco Onorato.
Bene anche la partner femminile Rae Dawn Chong, mentre il villain di turno risulta un poco insulso o comunque non all'altezza del nostro Schwarzy.
Menzione speciale per le musiche elettroniche del compianto James Horner e una piccola apparizione di uno sconosciuto Bill Paxton.
Insomma: uno spassoso action movie degli anni '80 che incassò parecchio e che è diventato un cult per quelli della mia generazione.

VOTO: 7-






sabato 2 febbraio 2019

RED SPARROW -Mini Recensione-

Un ex ballerina del Teatro Bol'šoj diventa un'avvenente spia al servizio dell'intelligence russo e, come prima missione, deve scoprire chi è la talpa che passa informazioni a un agente della Cia...
Tralasciando il fatto che Jennifer Lawrence non ha certo un fisico da ballerina, l'attrice funziona meglio nei panni della giovane spia.
Non è certo la versione russa di Atomica Bionda (del resto questo film è ambientato ai giorni nostri) e si potrebbe definirlo più un thriller "da camera". Infatti è girato quasi completamente in interni, dove le persone principalmente non fanno altro che aprire porte d'ingresso di appartamenti e camere d'albergo dell'Est Europa.
L'azione è ridotta all'osso, ci si annoia parecchio ma si percepisce comunque una certa tensione.
Il cast però funziona; perfino la Lawrence, che di solito trovo insopportabile.
Bravo anche Joel Edgerton (che mi ricorda un po' Kurt Russell da giovane), mentre Jeremy Irons fa la sua porca figura senza forzarsi troppo.
La regia di Francis Lawrence (nessuna parentela con Jennifer) risulta piuttosto piatta e statica.
Il finale riscatta un po' la noia della parte centrale della pellicola.
Si poteva fare di meglio.

VOTO: 6-







domenica 27 gennaio 2019

SUPERMAN RETURNS -Mini Recensione-

Prima del reboot de L'UOMO D'ACCIAIO, ci fu questo film diretto da Bryan Singer a narrare le gesta del più famoso eroe della DC Comics.
Temporalmente si colloca qualche anno dopo gli eventi di SUPERMAN II di Richard Lester (subentrato a Donner) anche se in realtà è ambientato all'epoca della sua uscita, ovvero nel 2006.
E' chiaramente un omaggio ai primi film, con tanto di tema musicale di John Williams e (quasi) tutti i personaggi richiamano quelli degli anni '70/80.
Kevin Spacey tra tutti, che (almeno in originale) ha gli stessi modi e tempi quasi comici del Luthor di Gene Hackman, risultando però un "tantino" più sadico. Una delle poche performance di Spacey che ho gradito, comunque.
Il bistrattato Brandon Routh effettivamente è molto simile al compianto Christopher Reeve quando interpreta l'impacciato Clark Kent, mentre i "dolori" si hanno quando indossa la calzamaglia di Superman: a mio modo di vedere non regge proprio il paragone e Kevin Spacey gli ruba la scena praticamente per tutto il film
Kate Bosworth, invece, ha ben poco della Lois Lane di Margot Kidder.
Ma l'atmosfera generale, naif quanto basta, pare essere uscita direttamente dagli anni '80.
Il film funziona, lo devo ammettere, a parte qualche lungaggine di troppo tipica di Singer.
John Ottman (che è pure uno dei montatori) fa un buon lavoro con le musiche, ri-arrangiando benissimo il tema di Williams e aggiungendo del suo.
Un film, credo, che andrebbe rivalutato.


VOTO: 7







lunedì 21 gennaio 2019

INTO THE GRIZZLY MAZE -Mini Recensione-

Un enorme Grizzly semina morte nei dintorni di una cittadina dell'Alaska. Toccherà a un poliziotto locale e al fratello cercare di porre fine al massacro...
Ci sono palesi richiami a Lo squalo e a Grizzly, l'orso che uccide (che a sua volta era una specie di clone in salsa boschiva del film di Spielberg) in questa pellicola d'avventura con elementi horror del 2015.
Uscita inspiegabilmente direttamente per l'home video, in realtà non è affatto male.
I personaggi principali sono ben caratterizzati, forse poco originali, ma comunque viene dedicato loro tempo sufficiente per scoprirne il passato e affezionarsi.
La sceneggiatura ha qualche sbavatura qua e là, così come la regia e la fotografia, ma non mi sono annoiato nemmeno un minuto.
Bene James Marsden e Thomas Jane che interpretano i due fratelli protagonisti. Così come Billy Bob Thornton: il suo personaggio richiama palesemente quello di Robert Shaw ne Lo squalo, ma anche in questo caso fa la sua porca figura..
Meritavano forse più spazio le co-protagoniste femminili.
C'è anche  Scott Glenn e pure il suo ruolo ha dei richiami al film di Spielberg, a mio modo di vedere.
Non si fa nemmeno un uso troppo gratuito dello splatter, soltanto quanto basta per inorridire senza scadere nel grottesco.
Insomma, un prodotto ben confezionato, con un buon cast e che intrattiene bene, inspiegabilmente sottovalutato.

VOTO: 7-




domenica 20 gennaio 2019

UOMINI CONTRO -Mini Recensione-

Altopiano di Asiago, 1916.
Fanti italiani vengono mandati ripetutamente al massacro da parte degli alti ufficiali in comando fino a che, uno a uno, i protagonisti della storia proveranno (inutilmente) a ribellarsi...

Probabilmente rischio la blasfemia, ma secondo me questo Uomini Contro di Francesco Rosi è addirittura migliore di Orizzonti di gloria di Kubrick.
Del resto è tratto da Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu, romanzo sul quale  lo stesso Kubrick provò ad a gettarsi prima di optare per il libro Orizzonti di Gloria  di Humphrey Cobb.
Almeno così ho letto da qualche parte, ma non so se questa storia sia vera o meno.
La regia di Francesco Rosi appare volutamente ruvida, con molta camera a mano, quasi da documentario, anche nelle grandiose e crude scene di battaglia (decenni prima di Salvate il soldato Ryan) che poco hanno da invidiare a quelle di film bellici molto più recenti.
In netto contrasto con quella sofisticata, fotograficamente e stilisticamente perfetta della pellicola di Kubrick.
Ma lo stile di Rosi risulta altrettanto efficace e coinvolgente, se non di più. Qui infatti si tratta di italiani, che parlano con diversi accenti regionali, con un mostruoso Gian Maria Volontè in mezzo a un cast di facce perfette (molti di loro sono stati doppiati).
Musica minimalista, che rimane quasi in sottofondo, riuscendo così a dare ancor di più la sensazione di realismo.
Un film, quello di Rosi, che nel 1970 fu criticato e osteggiato dall'esercito italiano per via dell'irriducibile antimilitarismo e pessimismo che pervade la storia dall'inizio alla fine, tant'è che lo stesso Lussu ne prese le distanze.
Un capolavoro da riscoprire.

VOTO: 8,5





lunedì 14 gennaio 2019

DECISIONE CRITICA -Mini Recensione-

Ricordo di aver visto quest action movie del 1996 su una VHS a noleggio, all'epoca.
Poco tempo dopo, mi capitò di leggerne una recensione su un noto settimanale di cinema e TV nella quale, oltre che stroncare totalmente il film, si riteneva ridicola la motivazione suicida del capo dei terroristi...
Mi tornò subito in mente quando appresi dei fatti dell'11 settembre del 2001.
E chissà se quel giorno anche il recensore (di cui non ricordo il nome) avrà avuto i brividi dietro la schiena come li ho avuti io ripensando a quanto aveva scritto anni prima.
Ma torniamo al film.
Dei terroristi prendono possesso di un Boeing 747, con tanto di pericolosissimo ordigno che potrebbe causare milioni di morti sul suolo americano.
Ma una squadra di militari USA, assieme a ingegnere e un analista, riesce a salire a bordo di nascosto grazie a un velivolo sperimentale per tentare di risolvere la situazione...

Riscoprendo questa pellicola (come al solito) dopo parecchi anni, mi è sembrata decisamente migliore di quello che ricordavo.
La regia dei Stuart Baird risulta un po' piattina (Baird ha iniziato come montatore), così come la fotografia, mentre le musiche di uno svogliato Jerry Goldsmith non mi hanno convinto del tutto.
Per non parlare della (ridicola) grafica a 16 bit della tecnologia computerizzata di quegli anni.
Ma ci sono dei momenti di tensione ben azzeccati.
La sceneggiatura è dei fratelli Thomas (quelli di Predator) e secondo me non è affatto male, se si accettano i classici cliché dei film di questo tipo.
Ottimo Kurt Russell, che risulta perfetto nel ruolo del civile che si trova a dover risolvere una situazione più grande di lui assieme a dei militari che rimangono a loro volta senza il proprio leader.
Non male anche John Leguizamo, Oliver Platt, Joe Morton e Halle Barry.
La critica, invece, massacrò la perfomance di Steven Seagal.
Bene anche la caratterizzazione del villain di turno da parte di David Suchet.
C'è anche l'immancabile finale alla "Airport" che chiude, comunque, perfettamente la storia.
A conti fatti, lo reputo decisamente migliore di Air Force One, uscito l'anno dopo.

VOTO: 7-





martedì 8 gennaio 2019

AMERICAN ASSASSIN -Mini Recensione-

Un giovane americano si improvvisa giustiziere  per vendicare la morte della fidanzata durante un attacco terroristico jihadista, finché la CIA decide di reclutarlo e addestrarlo...
Tratto comunque da un romanzo, il plot appare molto improbabile e anche l'inizio del film non sembra promettere bene.
Sia chiaro, c'è ben poco di originale, con tanto di villain di turno che si rivela essere un rinnegato addestrato dalla  stessa CIA e a un certo punto pare di trovarsi di fronte una specie di Jason Bourne in versione bimbominkia.
Ma all'improvviso il film inizia a funzionare e a coinvolgere.
La regia di codesto Michael Cuesta forse è un tantino piattina e la fotografia anonima, ma almeno non si esagera di camera a mano e montaggio ultra frenetico nelle scazzottate.
Il giovane protagonista Dylan O'Brien, già visto in The maze runner, è bravo e perfettamente in parte, così pure Michael Keaton che spesso gli ruba la scena (seppur con la sua solita recitazione sopra le righe).
Delude un po' l'antagonista Taylor Kitsch, invece.
Il finale pieno di (palesi) effetti speciali digitali stride parecchio con lo stile asciutto e pulito del resto del film.
Mi sono divertito, comunque.


VOTO: 7--