Ultima volta di Connery nei panni di James Bond (nella serie ufficiale), con 007 intento a sventare un traffico di diamanti...
A ben vedere, però, la trama appare piuttosto ingenua, farraginosa e pure confusa, soprattutto nella prima parte, con una versione di Ernst Stavro Blofeld completamente incongruente con quelle degli altri film.
C'è molto humor, pure troppo, con tanto di coppia killer (nemmeno tanto velatamente gay) ridicola e "macchiettistica".
Toni umoristici esagerati e poco adatti per uno come Sean Connery, secondo me. Non a caso poi arrivò Roger Moore e i film di Bond presero decisamente quella piega fino all'arrivo del sottovalutato Timothy Dalton.
L'attore scozzese, inoltre, appare qui svogliato (tornò solo per soldi), sicuramente già troppo invecchiato per il ruolo, anche se più giovane di 3 anni rispetto a Moore che lo sostituirà.
La regia di Guy Hamilton non è male, ma si nota la mancanza di Peter Hunt, l'abituale montatore dei film precedenti, nonché regista di Agente 007-Al servizio di sua maestà.
Riguardo le "pompose" musiche di John Barry, tema "bondiano" a parte (che comunque non è suo), personalmente le ho sempre mal sopportate. Troppo vintage, per uno che, come me, gli anni '60 non li ha vissuti neanche di striscio.
E qui risultano ancor più anacronistiche, dato che siamo ormai nel 1971 e di lì a poco esploderà la disco dance che influenzerà musicalmente anche i successivi capitoli di 007.
In conclusione, mi pare un film fiacco, con un paio di buone sequenze, tipo il combattimento nell'ascensore nella prima parte, ma niente più.
Anche se non lo reputo il peggior Bond con Connery, comunque.
VOTO: 6-
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