Premetto subito che il romanzo dello stesso Donato Carrisi da cui il film è tratto non l'ho ancora letto (a differenza di altri suoi thriller) e che ero piuttosto scettico sul suo esordio alla regia.
Tutto parte in sordina, con fare incerto, soprattutto per quanto riguarda la recitazione e Tony Servillo (attore italiano che comunque apprezzo) appare subito un tantino troppo sopra le righe per i miei gusti.
Ma la storia (una ragazza scomparsa, l'arrivo di un ispettore che ama i riflettori, un principale indiziato) pian piano decolla grazie a un'atmosfera fredda e rarefatta, con la mano del regista che si fa più sicura, riuscendo a condurti esattamente dove Carrisi voleva.
Bravo Alessio Boni, l'unico attore che secondo me riesce a rendere uniforme la sua performance dall'inizio alla fine. Jean Reno è un po' sprecato ma se la cava bene a recitare in italiano.
Ecco invece un altro dei difetti della pellicola: non si capisce bene dove sia ambientato (presumibilmente sulle Alpi presso il confine con la Francia) anche perché ci sono cognomi stranieri, accenti diversi e la fittizia polizia locale sembra uscita da un film americano (tipo Fargo). Lo spettatore, quindi, rimane leggermente spiazzato.
Tirando le somme, posso dire che è abbiamo a che fare con un thriller che, sbavature a parte, riesce a tener testa a molti prodotti americani ben più "blasonati".
Anche perché dopo i titoli di coda mi è rimasto dentro "qualche cosa", a differenza di altri film del genere.
VOTO: 7
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