Eccomi di nuovo con una recensione letteraria.
Questa volta voglio spendere un paio di parole sul romanzo PRIMA DI MEZZANOTTE dello scrittore Andrew Kavlan.
Dopo aver visto il film FINO A PROVA CONTRARIA, di e con Clint Eastwood (che ho recensito), mi son accorto di avere in casa il romanzo originale da cui era stata tratta la pellicola e quindi non potevo esimermi dal leggerlo...
La trama è la stessa del film, ovviamente: un giornalista d'inchiesta si ritrova, suo malgrado, a dover intervistare condannato a morte a poche ore dalla sua esecuzione. A quanto pare, l'uomo dietro alle sbarre ha ucciso una giovane donna incinta durante un tentativo di rapina.
Il giornalista, però, comincia a sospettare che il detenuto possa essere innocente, così si mette alla ricerca di una prova che possa scagionarlo prima che arrivi l'ora dell'esecuzione, in una serrata lotta contro il tempo...
In realtà, in questo romanzo, di serrato c'è ben poco, tanto meno il ritmo.
Anche se non è scritto male, lo stile prolisso di Kavlan mi è piaciuto poco.
Ci sono un sacco di parti inutili, ripetitive e ridondanti in cui l'autore tenta, senza riuscirci, di farci provare lo sgomento e l'orrore che sta vivendo l'uomo accusato di omicidio, sapendo che a mezzanotte la sua vita terminerà per mano di un'iniezione letale. Oppure ci sono alcune sotto trame ininfluenti, quasi dei semplici riempitivi, che però contribuiscono a rallentare la lettura.
Il giornalista protagonista, molto bravo nel suo lavoro, ma marito infedele e menefreghista nella vita reale, non risulta efficace come invece appare nella versione cinematografica di Clint Eastwood.
Il personaggio del film è molto più caratterizzato, nonostante la performance pacata di Eastwood stesso. Quello del libro rimane un abbozzo, una figura sfocata che non riesce a catturare del tutto il lettore.
Altro paradosso, nel paragone tra romanzo e film, è che nella trasposizione cinematografica (seppur abbastanza fedele) si è preferito cambiare radicalmente alcune cose in favore di qualche classico cliché ben collaudato (nel film il presunto colpevole è un afroamericano, quindi è anche per questo motivo che si dà per scontata la sua colpevolezza; nel romanzo invece è un bianco a cui non si vogliono concedere favoritismi razziali), eppure il film continua a funzionare molto meglio.
L'unica cosa positiva dell'opera di Klavan è che l'uso narrativo della prima persona (che in genere sopporto poco, in un romanzo) per una volta non mi ha dato fastidio.
Insomma, per farla breve, uno dei pochi casi in cui il film risulta essere decisamente migliore del romanzo dal quale è tratto.
E non c'entra il fatto che io abbia visto prima il film, comunque.
Nessun commento:
Posta un commento