Mississipi. Un operaio di colore decide di farsi giustizia da solo sparando ai due giovani bianchi che hanno stuprato e quasi ucciso la sua figlia di dieci anni. Toccherà a un giovane e squattrinato avvocato locale cercare di salvarlo dalla pena capitale...
Tratto da un romanzo di John Grisham.
Che dire?
Il soggetto (un nero del sud del profondo sud degli USA che deve affrontare un processo "razziale") non è proprio originalissimo, ma la storia fila a dovere.
Il cast forse è fin troppo scontato, però va alla grande: Matthew McConaughey non poteva che essere l'avvocato difensore, così come chi meglio di Kevin Spacey poteva interpretare il "cattivo" procuratore dell'accusa? E il giudice (almeno in apparenza) di parte? Ma Patrick McGoohan, ovviamente.
C'è pure Kiefer Sutherland nel solito detestabile ruolo di villain, mentre suo padre si ritrova nei panni di un anziano ex-avvocato un tantino "schizzato".
E il padre afroamericano giustiziere? Samuel L. Jackson, nella sua migliore interpretazione, a mio modo di vedere. Ma c'è anche una giovane Sandra Bullock che fa la sua bella figura.
Joel Schumacher è un regista molto, molto discontinuo e anche in questo caso avrebbe potuto fare di più. Salvato probabilmente dall'ottima scelta del cast. Schumacher ha comunque il merito, non so quanto voluto, di non far recitare sopra le righe i soliti Samuel L. Jackson, Kevin Spacey e i due Sutherland (padre e figlio).
Non è un capolavoro, ma rimane un buon film.
VOTO: 7+
Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.
sabato 30 maggio 2020
mercoledì 27 maggio 2020
SOURCE CODE -2° Mini Recensione-
Il capitano Colter Stevens, pilota di elicotteri in Afghanistan, si risveglia in un treno diretto a Chicago che esplode dopo pochi minuti. Stevens si risveglia di nuovo, questa volta in una specie di capsula, dove entra in contatto con il capitano Coolen Goodwin...
Lo so, avevo già scritto una recensione su questo film, ma durante questa terza visione me lo sono davvero goduto, così ho deciso di scriverne un'altra, perché mi è sembrato migliore di come ricordavo.
Prendiamo i viaggi nel tempo, un pizzico di Quantum Leap, un po' di Ricomincio da capo, ma anche la serie TV Seven Days, uniamo il tutto e... otterremo, incredibilmente, questo perfetto gioiellino.
Source Code è un ottimo film di fantascienza, che parte subito a razzo e non ti molla più
La sceneggiatura è semplicemente perfetta, per nulla "cervellotica" o farraginosa.
Bravissimo Jake Gyllenhaal (che adoro), mai sopra le righe e sempre convincente, che porta sulle spalle benissimo quasi l'intero film. Ottimamente in parte anche Vera Farmiga.
La regia di Duncan Jones (autore anche del soggetto) è solida e pulita, senza inutili virtuosismi che avrebbero reso la visione ridondante e stancante.
Probabilmente uno dei migliori film sui viaggi nel tempo che siano mai stati girati.
Consigliatissimo.
VOTO: 7,5
Lo so, avevo già scritto una recensione su questo film, ma durante questa terza visione me lo sono davvero goduto, così ho deciso di scriverne un'altra, perché mi è sembrato migliore di come ricordavo.
Prendiamo i viaggi nel tempo, un pizzico di Quantum Leap, un po' di Ricomincio da capo, ma anche la serie TV Seven Days, uniamo il tutto e... otterremo, incredibilmente, questo perfetto gioiellino.
Source Code è un ottimo film di fantascienza, che parte subito a razzo e non ti molla più
La sceneggiatura è semplicemente perfetta, per nulla "cervellotica" o farraginosa.
Bravissimo Jake Gyllenhaal (che adoro), mai sopra le righe e sempre convincente, che porta sulle spalle benissimo quasi l'intero film. Ottimamente in parte anche Vera Farmiga.
La regia di Duncan Jones (autore anche del soggetto) è solida e pulita, senza inutili virtuosismi che avrebbero reso la visione ridondante e stancante.
Probabilmente uno dei migliori film sui viaggi nel tempo che siano mai stati girati.
Consigliatissimo.
VOTO: 7,5
lunedì 25 maggio 2020
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL TENENTE COLOMBO (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE) TERZA PARTE
Siamo nel 1979 e Peter Falk ha appena deciso di lasciare il personaggio che lo ha reso famoso.
Nella serie, intitolata Mrs Columbo e inedita in Italia, la protagonista si chiama Kate e nella sigla iniziale compare la scassata Peugeot del marito parcheggiata sul vialetto di casa.
Vengono girate due stagioni, per un totale di 13 episodi.
Viene anche cambiato più volte il titolo, inoltre a un certo punto si scopre che Kate e il marito hanno divorziato e la protagonista ha riacquistato così il cognome Callahan.
Lo stesso Peter Falk definì questa serie una "disgrazia", opinione condivisa dai suoi affezionatissimi fan. La serie viene cancellata per i bassi ascolti e le avventure della signora Colombo sono completamente ignorate nella continuity ufficiale.
La puntata è davvero notevole, anche perché Colombo riesce a smascherare il ciarlatano svelando anche il trucco di "visione a distanza" che costui aveva usato per ingannare alcuni militari.
Qui ritroviamo un tenente invecchiato, dalla faccia rugosa e capelli brizzolati.
In Italia la nuova serie viene rinominata Il ritorno di Colombo, anche se negli States rimane di fatto un proseguimento di quella vecchia. A differenza delle prime sette stagioni, nella quale gli episodi avevano una durata variabile, qui raggiungono tutti i 90 minuti.
Giampiero Albertini, il doppiatore storico, viene a mancare dopo il quarto episodio.
Viene sostituito da Antonio Guidi, che in realtà all'epoca aveva un voce più roca di Albertini ma che assomigliava maggiormente a quella di Falk.
Anche la voce dell'attore americano, infatti, si era arrochita con il passare degli anni.
Guidi è sempre stato molto bravo ma a differenza del suo predecessore forse non aveva mai compreso il personaggio: il suo tenente pare meno smemorato e con un'aria un tantino troppo sveglia rispetto a quello che eravamo abituati a conoscere. Se lo si confronta con la versione in lingua originale, la differenza pare ancora più evidente.
Personalmente non mi ha mai convinto del tutto.
La regia di questi nuovi episodi, rispetto a quelli girati negli anni '70, è uno dei punti deboli. Tranne qualche rara eccezione, lo stampo è troppo televisivo.
Il Colombo invecchiato, alle prese con la tecnologia degli anni '90, non sempre pare funzionare, inoltre anche le trame di alcune storie stravolgono un tantino il format classico della serie.
Ne Non c'è tempo per morire (No time to die), per esempio, il "nostro" dovrà ritrovare la neo sposa del nipote (anch'esso poliziotto) rapita subito dopo la festa di nozze. Non c'è quindi nessun omicidio da risolvere.
In Immagine a incastro (Undercover) ritroviamo Colombo sotto copertura e a un certo punto viene perfino picchiato! La sceneggiatura, infatti, è un adattamento di una storia di Ed McBain così come l'episodio precedentemente menzionato.
Citiamo poi Che fine ha fatto la signora Colombo? (Rest in peace, Mrs Columbo), dove viene presa di mira la moglie del nostro amato tenente.
In questo nuovo revival delle show compare spesso Shera Danese, che ne frattempo è diventata la moglie di Peter Falk, già apparsa in una manciata di vecchi episodi.
William Shatner torna nei panni dell'assassino di turno in una memorabile parte (immancabilmente sopra le righe), mentre Patrick McGoohan scrive pure la sceneggiatura di due episodi:
Scandali ad Hollywood (Ashes to Ashes) e Le note dell'assassino (Murder with too many notes).
Faye Dunaway tenta di sedurre Colombo nella puntata dal titolo Donne pericolose per il tenente Colombo (It's all in the game), storia sceneggiata dallo stesso Falk.
Curiosità: in queste nuove stagioni la Peugeot del tenente ha una nuova targa 448-DBZ e la produzione ha dovuto cercare e riacquistare il veicolo che, nel frattempo, era stato rivenduto.
A quanto pare fu ritrovata in Ohio.
L'ultimo episodio in assoluto risale al 2003: Ricatto mortale, Columbo Likes the nightlife in originale. Girato in formato 16/9, con una fotografia dai colori vivaci, ha un prologo con uno stile troppo moderno, tant'è che la comparsa in scena di un Colombo ormai troppo anziano a bordo dell'inseparabile Peugeot scassata, diventata ormai davvero auto d'epoca, con il sigaro spento tra le dita (il politically correct ha raggiunto anche la serie) sembra quasi il canto del cigno del personaggio.
Soltanto poco tempo dopo, l'Alzheimer avrà la meglio sull'attore Peter Falk, che ci lascerà nel 2011 a 83 anni.
Ah, ancora un'altra cosa (Cit.): nel 2010 l'opera originale Prescription: Murder tornò in teatro nel Regno Unito con l'attore Dirk Benedict (lo Sberla dell'A-team) prima, John Guerrasio poi, nei panni del famoso tenente.
William Link e Richard Levinson, assieme a Peter S. Fischer (altro elemento presente tra gli sceneggiatori di Colombo) a metà degli anni '80 creeranno un'altra famosa serie TV investigativa di grande successo: stiamo parlando de La signora in giallo (Murder she wrote), ovviamente.
Ma questa è un’altra storia..
L'emittente statunitense NBC, nonostante l'opposizione di Link & Levinson, cerca di sfruttarne ancora il successo realizzando uno spin-off incentrato niente meno che sulla fantomatica moglie di Colombo, affidando il ruolo a una giovane Kate Mulgrew.
Nella serie, intitolata Mrs Columbo e inedita in Italia, la protagonista si chiama Kate e nella sigla iniziale compare la scassata Peugeot del marito parcheggiata sul vialetto di casa.
Vengono girate due stagioni, per un totale di 13 episodi.
Viene anche cambiato più volte il titolo, inoltre a un certo punto si scopre che Kate e il marito hanno divorziato e la protagonista ha riacquistato così il cognome Callahan.
Lo stesso Peter Falk definì questa serie una "disgrazia", opinione condivisa dai suoi affezionatissimi fan. La serie viene cancellata per i bassi ascolti e le avventure della signora Colombo sono completamente ignorate nella continuity ufficiale.
Nel 1989 il tenente Colombo torna in TV, ma questa volta sulla rete televisiva ABC.
Nel primo episodio, Una ghigliottina per il tenente Colombo (Columbo goes the the guillotine), l'impareggiabile tenente si ritrova a dover incastrare niente meno che un sedicente sensitivo che ha ucciso un prestigiatore e debunker (ante litteram) del paranormale.
Nel primo episodio, Una ghigliottina per il tenente Colombo (Columbo goes the the guillotine), l'impareggiabile tenente si ritrova a dover incastrare niente meno che un sedicente sensitivo che ha ucciso un prestigiatore e debunker (ante litteram) del paranormale.
La puntata è davvero notevole, anche perché Colombo riesce a smascherare il ciarlatano svelando anche il trucco di "visione a distanza" che costui aveva usato per ingannare alcuni militari.
Qui ritroviamo un tenente invecchiato, dalla faccia rugosa e capelli brizzolati.
In Italia la nuova serie viene rinominata Il ritorno di Colombo, anche se negli States rimane di fatto un proseguimento di quella vecchia. A differenza delle prime sette stagioni, nella quale gli episodi avevano una durata variabile, qui raggiungono tutti i 90 minuti.
Giampiero Albertini, il doppiatore storico, viene a mancare dopo il quarto episodio.
Viene sostituito da Antonio Guidi, che in realtà all'epoca aveva un voce più roca di Albertini ma che assomigliava maggiormente a quella di Falk.
Anche la voce dell'attore americano, infatti, si era arrochita con il passare degli anni.
Guidi è sempre stato molto bravo ma a differenza del suo predecessore forse non aveva mai compreso il personaggio: il suo tenente pare meno smemorato e con un'aria un tantino troppo sveglia rispetto a quello che eravamo abituati a conoscere. Se lo si confronta con la versione in lingua originale, la differenza pare ancora più evidente.
Personalmente non mi ha mai convinto del tutto.
La regia di questi nuovi episodi, rispetto a quelli girati negli anni '70, è uno dei punti deboli. Tranne qualche rara eccezione, lo stampo è troppo televisivo.
Il Colombo invecchiato, alle prese con la tecnologia degli anni '90, non sempre pare funzionare, inoltre anche le trame di alcune storie stravolgono un tantino il format classico della serie.
Ne Non c'è tempo per morire (No time to die), per esempio, il "nostro" dovrà ritrovare la neo sposa del nipote (anch'esso poliziotto) rapita subito dopo la festa di nozze. Non c'è quindi nessun omicidio da risolvere.
In Immagine a incastro (Undercover) ritroviamo Colombo sotto copertura e a un certo punto viene perfino picchiato! La sceneggiatura, infatti, è un adattamento di una storia di Ed McBain così come l'episodio precedentemente menzionato.
Citiamo poi Che fine ha fatto la signora Colombo? (Rest in peace, Mrs Columbo), dove viene presa di mira la moglie del nostro amato tenente.
In questo nuovo revival delle show compare spesso Shera Danese, che ne frattempo è diventata la moglie di Peter Falk, già apparsa in una manciata di vecchi episodi.
William Shatner torna nei panni dell'assassino di turno in una memorabile parte (immancabilmente sopra le righe), mentre Patrick McGoohan scrive pure la sceneggiatura di due episodi:
Scandali ad Hollywood (Ashes to Ashes) e Le note dell'assassino (Murder with too many notes).
Faye Dunaway tenta di sedurre Colombo nella puntata dal titolo Donne pericolose per il tenente Colombo (It's all in the game), storia sceneggiata dallo stesso Falk.
Curiosità: in queste nuove stagioni la Peugeot del tenente ha una nuova targa 448-DBZ e la produzione ha dovuto cercare e riacquistare il veicolo che, nel frattempo, era stato rivenduto.
A quanto pare fu ritrovata in Ohio.
Soltanto poco tempo dopo, l'Alzheimer avrà la meglio sull'attore Peter Falk, che ci lascerà nel 2011 a 83 anni.
Ah, ancora un'altra cosa (Cit.): nel 2010 l'opera originale Prescription: Murder tornò in teatro nel Regno Unito con l'attore Dirk Benedict (lo Sberla dell'A-team) prima, John Guerrasio poi, nei panni del famoso tenente.
Dirk Benedict as Columbo
John Guerrasio as Columbo
William Link e Richard Levinson, assieme a Peter S. Fischer (altro elemento presente tra gli sceneggiatori di Colombo) a metà degli anni '80 creeranno un'altra famosa serie TV investigativa di grande successo: stiamo parlando de La signora in giallo (Murder she wrote), ovviamente.
Ma questa è un’altra storia..
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venerdì 22 maggio 2020
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL TENENTE COLOMBO (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE) SECONDA PARTE
Siamo nel 1971.
Dopo ben due episodi pilota, viene trasmessa la prima puntata della serie ufficiale, Un giallo da manuale (Murder by the book) diretto da un giovanissimo e praticamente sconosciuto Steven Spielberg.
Se in molti saranno già a conoscenza di questo fatto, ben pochi sapranno che il primo episodio della terza serie, Bella ma letale (Lovely but lethal), fu diretto da Jeannot Szwarc, regista del primo sequel de Lo squalo di Spielberg. Non a caso la serie era co-prodotta dalla Universal come i vari JAWS.
Lo squalo verrà citato più volte: in Ciak si uccide (Fade to murder), nel quale compare una replica dello squalo meccanico mentre Colombo fa visita a dei set cinematografici e in Le note dell’assassino (Murder with too many notes), uno degli ultimi episodi speciali, dove assistiamo all’indagine sull'omicidio di un assistente di un noto compositore di colonne sonore.
Un caso di "metacinema", anche se riferito a una serie TV.
Le prime sette stagioni prodotte dalla NBC contengono episodi davvero notevoli. Sono girate molto bene, con alcuni guizzi di regia quasi da opera cinematografica.
Tra i registi che si alternarono dietro la macchina da presa, oltre ai già citati Spielberg e Szwarc, possiamo menzionare l'attore Ben Gazzara, grande amico di Falk; oppure Norman Lloyd, attore classe 1914 che i fan di Hitchcock ben conosceranno e tutt'ora in vita.
Un allora sconosciuto Jonathan Demme curò invece la regia di Vino d'annata (Murder under glass) dove troviamo, tra l'altro, Colombo che parla in italiano nella versione originale, in siciliano in quella doppiata.
Peter Falk dirige se stesso nell'episodio Progetto per un delitto (Blueprint for Murder).
Il tenente Colombo, comunque, ha praticamente sempre a che fare con omicidi commessi nelle zone benestanti di Los Angeles.
I colpevoli, solitamente, si possono dividere in due categorie
-Quelli che uccidono perché esasperati in qualche modo dalla vittima, magari perché ricattati, che sotto sotto non sono proprio malvagi. Sono persone con cui il pubblico riesce spesso a provare una certa empatia.
-Quelli invece che sono proprio detestabili e senza scrupoli. Persone che uccidono per un'eredità, o comunque per denaro, che di solito vengono smascherati da Colombo grazie a una delle sue trappole.
Come esempi per il primo caso possiamo menzionare gli episodi: Il canto del cigno (Swan song) con Johnny Cash, oppure L'uomo dell'anno (Any old port in storm) con il grande Donald Pleasence.
In entrambi i casi l'assassino riesce addirittura a ottenere quasi il rispetto dello stesso Colombo, a differenza, invece, negli episodi in cui compaiono gli attori Robert Culp e Jack Cassidy, quest'ultimo dall'aria davvero detestabile. Entrambi compariranno per ben tre volte nei panni dell'assassino di turno.
A proposito di comparse frequenti nei panni di omicida: il record appartiene a Patrick McGoohan con ben quattro presenze, divise equamente tra le serie prodotte dalla NBC e ABC.
McGoohan (oltre che sceneggiatore del già citato Le note dell'assassino) figura anche come regista di cinque episodi; uno dei quali, L'ultimo saluto al commodoro (Last salute to the Commodore) dove non compare come attore, ha una particolarità: all'inizio dell'episodio non assistiamo all'omicidio vero e proprio, ma i sospetti cadono comunque sul personaggio interpretato da Robert Vaughn perché è quello che sposterà il cadavere appena ritrovato inscenando un incidente in mare, ma a metà episodio anche lui verrò trovato morto. Spetterà a Colombo scoprire il colpevole di entrambi gli omicidi "infrangendo" così la struttura classica del telefilm.
Nelle prime sette stagioni compaiono come Guest Star John Cassavetes, altro grande amico di Falk, sua moglie Gena Rowlands e pure Honor Blackman, la famosa Pussy Galore di bondiana memoria.
Menzioni speciali per William Shatner, Leonard Nimoy (il suo è forse l'unico personaggio che riesce a far perdere la pazienza all'impassibile tenente), Ricardo Montalbán, Dick Van Dyke e un serioso Leslie Nielsen in epoca pre Una pallottola spuntata.
Se in molti saranno già a conoscenza di questo fatto, ben pochi sapranno che il primo episodio della terza serie, Bella ma letale (Lovely but lethal), fu diretto da Jeannot Szwarc, regista del primo sequel de Lo squalo di Spielberg. Non a caso la serie era co-prodotta dalla Universal come i vari JAWS.
Lo squalo verrà citato più volte: in Ciak si uccide (Fade to murder), nel quale compare una replica dello squalo meccanico mentre Colombo fa visita a dei set cinematografici e in Le note dell’assassino (Murder with too many notes), uno degli ultimi episodi speciali, dove assistiamo all’indagine sull'omicidio di un assistente di un noto compositore di colonne sonore.
Un caso di "metacinema", anche se riferito a una serie TV.
Le prime sette stagioni prodotte dalla NBC contengono episodi davvero notevoli. Sono girate molto bene, con alcuni guizzi di regia quasi da opera cinematografica.
Tra i registi che si alternarono dietro la macchina da presa, oltre ai già citati Spielberg e Szwarc, possiamo menzionare l'attore Ben Gazzara, grande amico di Falk; oppure Norman Lloyd, attore classe 1914 che i fan di Hitchcock ben conosceranno e tutt'ora in vita.
Un allora sconosciuto Jonathan Demme curò invece la regia di Vino d'annata (Murder under glass) dove troviamo, tra l'altro, Colombo che parla in italiano nella versione originale, in siciliano in quella doppiata.
Peter Falk dirige se stesso nell'episodio Progetto per un delitto (Blueprint for Murder).
Il tenente Colombo, comunque, ha praticamente sempre a che fare con omicidi commessi nelle zone benestanti di Los Angeles.
I colpevoli, solitamente, si possono dividere in due categorie
-Quelli invece che sono proprio detestabili e senza scrupoli. Persone che uccidono per un'eredità, o comunque per denaro, che di solito vengono smascherati da Colombo grazie a una delle sue trappole.
Come esempi per il primo caso possiamo menzionare gli episodi: Il canto del cigno (Swan song) con Johnny Cash, oppure L'uomo dell'anno (Any old port in storm) con il grande Donald Pleasence.
Johnny Cash (e un irriconoscibile Sorell Brooke, il Boss Hogg di Hazzard)
Donald Pleasence
In entrambi i casi l'assassino riesce addirittura a ottenere quasi il rispetto dello stesso Colombo, a differenza, invece, negli episodi in cui compaiono gli attori Robert Culp e Jack Cassidy, quest'ultimo dall'aria davvero detestabile. Entrambi compariranno per ben tre volte nei panni dell'assassino di turno.
Robert Culp
Jack Cassidy
Patrick McGoohan
Nelle prime sette stagioni compaiono come Guest Star John Cassavetes, altro grande amico di Falk, sua moglie Gena Rowlands e pure Honor Blackman, la famosa Pussy Galore di bondiana memoria.
Menzioni speciali per William Shatner, Leonard Nimoy (il suo è forse l'unico personaggio che riesce a far perdere la pazienza all'impassibile tenente), Ricardo Montalbán, Dick Van Dyke e un serioso Leslie Nielsen in epoca pre Una pallottola spuntata.
In queste prime stagioni la voce italiana di Peter Falk appartiene a Giampiero Albertini che, pur essendo non proprio del tutto simile a quella di Falk, ben si appresta alla caratterizzazione originale.
Nel secondo Pilot della serie, il già citato Riscatto per un uomo morto, il tenente Colombo viene invece doppiato da Ferruccio Amendola, che riesce incredibilmente a non far rimpiangere Albertini grazie al fatto che approccia al personaggio cercando di ricalcare esattamente il tono e la recitazione della controparte originale.
Esistono comunque due doppiaggi dello stesso episodio, dato che la versione con la voce di Amendola fu fatta uscire in qualche sala cinematografica italiana.
Colombo è originario di New York proprio come lo stesso Falk; chi ha un buon orecchio per l'inglese "americano", nella versione in lingua originale potrà notare e apprezzare l'inconfondibile accento newyorkese del personaggio.
Ma il tenente Colombo ha un nome di battesimo?
Sì, ed è Frank, ma non viene mai menzionato. Si riesce a leggerlo sul documento di riconoscimento che il tenente esibisce in due episodi.
Negli anni '70 una versione di Trivial Pursuit sosteneva erroneamente che il suo nome di battesimo fosse Philip.
Colombo non porta mai con sé la pistola d'ordinanza e di fatto odia le armi da fuoco.
Non sopporta la vista del sangue, elemento che crea sempre dei momenti comici in vari episodi, anche se in qualche occasione questo fatto viene totalmente ignorato dagli sceneggiatori.
Il suo aspetto trasandato crea sempre degli equivoci durante le indagini, così come la sua tirchieria.
E poi c'è la mitica moglie che non compare mai, nemmeno quando si trovano assieme in una crociera nelle acque del Messico nell’episodio Assassinio a bordo (Troubled waters).
Lo stesso Falk sosteneva che Colombo tirasse in ballo sua moglie nel momento esatto in cui cominciava a sospettare del colpevole di turno.
Di Colombo sappiamo che ha dei figli, oltre a numerosi fratelli, cognati e cugini. C'è pure il cane, un bassotto senza nome (che lui chiama semplicemente "cane") che lo accompagna spesso durane le indagini.
In realtà Levinson & Link avevano pensato al loro personaggio come una figura quasi eterea che compariva dal nulla e tornava fuori campo appena finita la scena che lo riguardava, ma si convinsero che era fondamentale dotarlo di un background, mostrando anche elementi della sua vita quotidiana; da qui la decisione di introdurre il bassotto e la sua sgangherata auto.
In seguito lo vediamo occasionalmente anche nei locali del dipartimento di polizia.
Come già accennato, nel 1978 lo show viene cancellato dopo sette stagioni.
Ma tornerà dopo 11 anni, questa volta sul network televisivo ABC.
Nel secondo Pilot della serie, il già citato Riscatto per un uomo morto, il tenente Colombo viene invece doppiato da Ferruccio Amendola, che riesce incredibilmente a non far rimpiangere Albertini grazie al fatto che approccia al personaggio cercando di ricalcare esattamente il tono e la recitazione della controparte originale.
Esistono comunque due doppiaggi dello stesso episodio, dato che la versione con la voce di Amendola fu fatta uscire in qualche sala cinematografica italiana.
Colombo è originario di New York proprio come lo stesso Falk; chi ha un buon orecchio per l'inglese "americano", nella versione in lingua originale potrà notare e apprezzare l'inconfondibile accento newyorkese del personaggio.
Ma il tenente Colombo ha un nome di battesimo?
Sì, ed è Frank, ma non viene mai menzionato. Si riesce a leggerlo sul documento di riconoscimento che il tenente esibisce in due episodi.
Negli anni '70 una versione di Trivial Pursuit sosteneva erroneamente che il suo nome di battesimo fosse Philip.
Colombo non porta mai con sé la pistola d'ordinanza e di fatto odia le armi da fuoco.
Non sopporta la vista del sangue, elemento che crea sempre dei momenti comici in vari episodi, anche se in qualche occasione questo fatto viene totalmente ignorato dagli sceneggiatori.
Il suo aspetto trasandato crea sempre degli equivoci durante le indagini, così come la sua tirchieria.
E poi c'è la mitica moglie che non compare mai, nemmeno quando si trovano assieme in una crociera nelle acque del Messico nell’episodio Assassinio a bordo (Troubled waters).
Lo stesso Falk sosteneva che Colombo tirasse in ballo sua moglie nel momento esatto in cui cominciava a sospettare del colpevole di turno.
Di Colombo sappiamo che ha dei figli, oltre a numerosi fratelli, cognati e cugini. C'è pure il cane, un bassotto senza nome (che lui chiama semplicemente "cane") che lo accompagna spesso durane le indagini.
In realtà Levinson & Link avevano pensato al loro personaggio come una figura quasi eterea che compariva dal nulla e tornava fuori campo appena finita la scena che lo riguardava, ma si convinsero che era fondamentale dotarlo di un background, mostrando anche elementi della sua vita quotidiana; da qui la decisione di introdurre il bassotto e la sua sgangherata auto.
In seguito lo vediamo occasionalmente anche nei locali del dipartimento di polizia.
Come già accennato, nel 1978 lo show viene cancellato dopo sette stagioni.
Ma tornerà dopo 11 anni, questa volta sul network televisivo ABC.
Continua...
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martedì 19 maggio 2020
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL TENENTE COLOMBO (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE) Prima parte
È il 1968.
L'emittente americana NBC manda in onda un film TV dal titolo Prescription: Murder, che in Italia diventerà Prescrizione assassino, dove per la prima volta compare Peter Falk nei panni del famoso tenente Colombo, in originale COLUMBO,.
Ma forse non tutti sanno che quella non fu la prima apparizione del tenete di origini italiane, perché in realtà dobbiamo tornare indietro di addirittura otto anni.
Il 31 luglio del 1960, infatti, viene trasmesso un episodio della serie del mistero The Chevy Mistery Show dal titolo: Enough Rope. La sceneggiatura è opera del duo William Link e Richard Levinson e
c’è l'attore Bert Freed a interpretare Colombo.
Poco dopo, il soggetto di Enough Rope viene trasformato da Link & Levinson in una piece teatrale, dove prende il titolo di Prescription: Murder.
Qui Colombo ha le fattezze dell'attore Thomas Mitchell, premio Oscar come miglior attore non protagonista nel film Ombre Rosse di John Ford (era il dottore alcolizzato, un personaggio che diventerà in seguito uno dei cliché più abusati nel cinema western).
In questa versione compare già l'inseparabile sigaro.
Ci vorranno ancora alcuni anni prima che la figura del tenente Colombo torni in televisione, ma quando finalmente l'emittente NBC decide di produrre un film TV riproponendo il plot di Prescription: Murder, c'è il problema di trovare l'attore protagonista.
Essendo Thomas Mitchell morto nel 1962, la parte viene offerta inizialmente al cantante e attore Bing Crosby, che però rifiuta perché non vuole rinunciare al suo passatempo preferito, ovvero giocare a Golf.
Viene quindi contattato l'attore Lee J. Cobb, ma anche lui si tira indietro.
Un certo Peter Falk, venuto a conoscenza del progetto, si fa avanti per ottenere la parte. Le sue testuali parole furono: "ucciderei per interpretare quel poliziotto!".
E' la svolta che tutti attendevano.
Falk fa subito suo il personaggio, caratterizzandolo in modo incredibile. È lui a dotarlo dell'inseparabile impermeabile, assieme all'aspetto perennemente trasandato e maldestro.
In seguito, sarà sempre lui a scegliere la famosa Peugeot 403 cabriolet del 1959 targata 044 APD.
Peter Falk era però così anche nella vita reale; un tipo impacciato, sempre con la testa tra le nuvole, che dimenticava continuamente le chiavi dell'auto in giro, ma anche tremendamente divertente e adorabile.
Quindi, nel 1968, il film TV Prescription: Murder viene girato e mandato in onda.
Il personaggio colpisce subito il pubblico ma non la stessa NBC, forse perché per la prima volta viene stravolta la struttura classica del racconto giallo, il cosiddetto Whodunit (letteralmente Who has done it?, Chi lo ha fatto?), dove lo spettatore è chiamato a scoprire, assieme al protagonista, chi ha commesso l'omicidio. In questo nuovo format, invece, il pubblico assiste subito all'omicidio e uno dei primi personaggi a comparire sullo schermo è proprio l’assassino, che sembra compiere il crimine perfetto.
Solo in seguito entra in campo il tenente Colombo, una figura macchiettistica e quasi comica, che pian piano inizia a braccare il suo sospettato raccogliendo tutti quei piccoli (e apparentemente insignificanti) indizi che, alla fine, gli permetteranno di inchiodarlo e arrestarlo, spesso con l'utilizzo di una trappola ben architettata.
In questo Prescrizione assassinio, un noto psichiatra (interpretato da Gene Barry) uccide la consorte, creandosi un alibi con l'aiuto della sua amante che, travestendosi, riesce a spacciarsi per la moglie. Ma l'ineffabile tenente riuscirà a incastrare lo psichiatra assassinio proprio grazie all'aiuto della giovane amante…
Come detto, l'NBC non è convinta di poterne ricavare una serie televisiva e ordina un altro Pilot (episodio pilota).
È la volta di Riscatto per un uomo morto, mandato in onda nel 1971.
Finalmente viene dato il via alla produzione di pochi episodi a stagione, da mandare in onda più o meno una volta al mese.
L'emittente NBC produrrà le prime 7 stagioni, fino al 1978, quando Falk decide di abbandonare il personaggio, salvo poi tornare sui suoi passi nel 1989, questa volta sulla rete "rivale" ABC.
Possiamo contare, almeno secondo la cronologia statunitense, un totale di 11 stagioni più una serie di episodi speciali, l'ultimo dei quali risalente al 2003.
Continua...
sabato 16 maggio 2020
STAR TREK - LA NEMESI -Mini Recensione-
Decimo e ultimo film della saga di Star Trek (prima del reboot) e quarto con l'equipaggio di The Next Generation. Picard e soci, questa volta, dovranno vedersela niente meno con il giovane e maligno clone dello stesso capitano, creato dai romulani anni prima...
Non c'è niente da fare: i film su Star Trek con i personaggi di TNG mi sembrano dei "semplici" episodi di due ore della serie tv, girati in formato widescreen e con effetti speciali più decenti. Nient'altro di più.
Le storie, anche dei capitoli precedenti, non hanno mai raggiunto l'epico respiro delle pellicole con Kirk, Spock, Bones e gli altri. Credo che manchino di originalità anche se, paradossalmente, questo ultimo capitolo riesce quanto meno a discostarsi dal Leitmotiv dei precedenti.
Merito (o demerito, visto il flop al botteghino) del regista (e montatore) Stuart Baird, il quale, non essendo un fan di Star Trek, decide di fare di testa sua. Un po' come accadde con Nicholas Meyer con l'altro equipaggio, solo che il risultato qui è decisamente inferiore.
Il problema, secondo me, è la sceneggiatura di stampo troppo televisivo (gli autori sono gli stessi delle serie tv di quegli anni) e piuttosto ripetitiva (toh, riappare pure un "fratello" di Data).
Bene Patrick Stewart/Picard e la sua controparte cattiva (un giovanissimo Tom Hardy) ma, androide a parte, il resto dell'equipaggio non ha particolare rilevanza nello sviluppo narrativo, nemmeno
Riker.
La regia, almeno, non ha il taglio televisivo e piatto delle precedenti ma gli effetti speciali digitali del 2002 sono ormai datati.
Anche la colonna sonora di Jerry Goldsmith non offre nulla di originale.
Mi ha annoiato parecchio.
VOTO: 5,5
Non c'è niente da fare: i film su Star Trek con i personaggi di TNG mi sembrano dei "semplici" episodi di due ore della serie tv, girati in formato widescreen e con effetti speciali più decenti. Nient'altro di più.
Le storie, anche dei capitoli precedenti, non hanno mai raggiunto l'epico respiro delle pellicole con Kirk, Spock, Bones e gli altri. Credo che manchino di originalità anche se, paradossalmente, questo ultimo capitolo riesce quanto meno a discostarsi dal Leitmotiv dei precedenti.
Merito (o demerito, visto il flop al botteghino) del regista (e montatore) Stuart Baird, il quale, non essendo un fan di Star Trek, decide di fare di testa sua. Un po' come accadde con Nicholas Meyer con l'altro equipaggio, solo che il risultato qui è decisamente inferiore.
Il problema, secondo me, è la sceneggiatura di stampo troppo televisivo (gli autori sono gli stessi delle serie tv di quegli anni) e piuttosto ripetitiva (toh, riappare pure un "fratello" di Data).
Bene Patrick Stewart/Picard e la sua controparte cattiva (un giovanissimo Tom Hardy) ma, androide a parte, il resto dell'equipaggio non ha particolare rilevanza nello sviluppo narrativo, nemmeno
Riker.
La regia, almeno, non ha il taglio televisivo e piatto delle precedenti ma gli effetti speciali digitali del 2002 sono ormai datati.
Anche la colonna sonora di Jerry Goldsmith non offre nulla di originale.
Mi ha annoiato parecchio.
VOTO: 5,5
venerdì 8 maggio 2020
UNDERWATER -Mini Recensione-
In un futuro prossimo, una base sottomarina di trivellazione situata sulla Fosse delle Marianne inizia a collassare dopo un forte terremoto. I pochi sopravvissuti, tra i quali il Capitano e l'ingegnere meccanico, devono cercare di mettersi in salvo, ma ben presto scoprono di non essere soli nelle profondità degli abissi...
Il plot di questo fanta/horror non è certo originalissimo, così come l'intero intreccio narrativo.
La sceneggiatura infatti pesca a piena mani dai vari Alien(s), The Abyss, Creatura degli Abissi e Leviathan, e non mancano i personaggi stereotipati che diventano carne da macello per il mostro di turno.
Però la regia è buona, così pure gli interpreti: l'androgina Kristen Stewart (in slip e reggiseno) incredibilmente funziona, così pure un redivivo Vincent Cassel. Bene anche T.J.Miller.
Come detto, la storia è piena zeppa di déjà vu ma è anche quello che, almeno sulla carta, ci si aspetta da un film di questo genere. Purtroppo puntare sul sicuro non sempre porta al successo e qualche idea originale in più avrebbe giovato.
Ah, il doppiaggio non mi è piaciuto.
Tuttavia il film è claustrofobico e bello teso.
E poi adoro i film ambientati in un ambiente sottomarino.
Secondo me meriterebbe una seconda chance.
VOTO: 7--
Il plot di questo fanta/horror non è certo originalissimo, così come l'intero intreccio narrativo.
La sceneggiatura infatti pesca a piena mani dai vari Alien(s), The Abyss, Creatura degli Abissi e Leviathan, e non mancano i personaggi stereotipati che diventano carne da macello per il mostro di turno.
Però la regia è buona, così pure gli interpreti: l'androgina Kristen Stewart (in slip e reggiseno) incredibilmente funziona, così pure un redivivo Vincent Cassel. Bene anche T.J.Miller.
Come detto, la storia è piena zeppa di déjà vu ma è anche quello che, almeno sulla carta, ci si aspetta da un film di questo genere. Purtroppo puntare sul sicuro non sempre porta al successo e qualche idea originale in più avrebbe giovato.
Ah, il doppiaggio non mi è piaciuto.
Tuttavia il film è claustrofobico e bello teso.
E poi adoro i film ambientati in un ambiente sottomarino.
Secondo me meriterebbe una seconda chance.
VOTO: 7--
domenica 3 maggio 2020
C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD - Recensione -
Il nono film di Tarantino è ambientato a Hollywood di fine anni '60 e narra le vicissitudini di un attore in declino, Rick Dalton (Leonardo Di Caprio) e della sua controfigura, Cliff Booth (Brad Pitt). Dalton è anche vicino di casa di Roman Polanski e Sharon Tate (Margot Robbie) a Cielo Drive, sulle colline Bel-Air...
Tanto per usare uno stereotipo, potrei iniziare la recensione con la solita frase "Tarantino si odia o si ama", il che potrebbe essere vero, ma il problema è che non puoi permetterti nemmeno una critica parziale, perché i suoi fan subito ti accuserebbero di non capire un cavolo.
Questa è una pellicola che farà sbavare tutti i fanatici del cinema di Tarantino, citazionista dall'inizio alla fine, con un sacco di personaggi reali (vecchie glorie della TV e del cinema) interpretati da attori della nostra epoca. Quello che mi ha impressionato di più, anche se compare solo per un paio di minuti è Damian Lewis nei panni di Steve McQueen.
Ci sono molte scene divertenti, tipo la sfida tra Bruce Lee e Cliff Booth, o quando Rick Dalton si immagina in una famosa scena de La grande fuga al posto di McQueen.
La regia di Tarantino secondo me esagera con l'uso di lunghi piani sequenza che non portano da nessuna parte, ma fin qui tutto bene.
Il problema è la sceneggiatura, che ha una trama inesistente.
Per quasi due ore la coppia protagonista non fa assolutamente nulla, tranne che girare da un set televisivo/cinematografico all'altro incontrando attori e celebrità dell'epoca, mentre Sharon Tate fa altrettanto finendo in un cinema dove proiettano una sua pellicola.
Quindi vi prego, cari fan di Tarantino, per una volta cercate di essere obiettivi: la storia dov'è?
Davvero basta infarcire un film di citazioni alla Tarantino per gridare al capolavoro?
"Eh, ma ha avuto un sacco di nomination all'Oscar!" dirà qualcuno.
Certo, Brad Pitt ha vinto anche la statuetta come miglior attore non protagonista (e qui si potrebbe aprire un'altra discussione), peccato che quelli che adesso citando gli Oscar sono gli stessi che di solito snobbano l'Academy Awards asserendo che un film non si giudica dalla quantità statuette e nomination, perché si sa che sono i produttori che gestiscono tutto.
C'era una volta a Hollywood sembra un giocattolino divertente, ma 160 minuti di citazioni prese da vecchi film e serie TV per me sono insostenibili.
VOTO: 6,5
Tanto per usare uno stereotipo, potrei iniziare la recensione con la solita frase "Tarantino si odia o si ama", il che potrebbe essere vero, ma il problema è che non puoi permetterti nemmeno una critica parziale, perché i suoi fan subito ti accuserebbero di non capire un cavolo.
Questa è una pellicola che farà sbavare tutti i fanatici del cinema di Tarantino, citazionista dall'inizio alla fine, con un sacco di personaggi reali (vecchie glorie della TV e del cinema) interpretati da attori della nostra epoca. Quello che mi ha impressionato di più, anche se compare solo per un paio di minuti è Damian Lewis nei panni di Steve McQueen.
Ci sono molte scene divertenti, tipo la sfida tra Bruce Lee e Cliff Booth, o quando Rick Dalton si immagina in una famosa scena de La grande fuga al posto di McQueen.
La regia di Tarantino secondo me esagera con l'uso di lunghi piani sequenza che non portano da nessuna parte, ma fin qui tutto bene.
Il problema è la sceneggiatura, che ha una trama inesistente.
Per quasi due ore la coppia protagonista non fa assolutamente nulla, tranne che girare da un set televisivo/cinematografico all'altro incontrando attori e celebrità dell'epoca, mentre Sharon Tate fa altrettanto finendo in un cinema dove proiettano una sua pellicola.
Quindi vi prego, cari fan di Tarantino, per una volta cercate di essere obiettivi: la storia dov'è?
Davvero basta infarcire un film di citazioni alla Tarantino per gridare al capolavoro?
"Eh, ma ha avuto un sacco di nomination all'Oscar!" dirà qualcuno.
Certo, Brad Pitt ha vinto anche la statuetta come miglior attore non protagonista (e qui si potrebbe aprire un'altra discussione), peccato che quelli che adesso citando gli Oscar sono gli stessi che di solito snobbano l'Academy Awards asserendo che un film non si giudica dalla quantità statuette e nomination, perché si sa che sono i produttori che gestiscono tutto.
C'era una volta a Hollywood sembra un giocattolino divertente, ma 160 minuti di citazioni prese da vecchi film e serie TV per me sono insostenibili.
VOTO: 6,5
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