In un futuro molto prossimo, negli USA è in corso una guerra civile. Un gruppo di reporter di guerra vuole raggiungere Washington D,C. per intervistare il Presidente prima che le forze secessioniste arrivino nella capitale. Tra di loro, una giovanissima fotografa alla prima esperienza sul fronte di guerra...
Niente male questo film scritto e diretto dal britannico Alex Garland: infatti solo un europeo poteva girare un'opera su una nuova guerra civile americana in modo così efficace, senza essere di parte, mettendo in luce tutte le contraddizioni del popolo americano.
La regia mette in scena un realismo esasperato, ricalcando a tratti un vero e proprio reportage di guerra anziché enfatizzare lo spettacolo con una fotografia patinata e un montaggio "artificioso" da blockbuster.
Un paio di scene memorabili: quando i giornalisti si imbattono in un gruppo di miliziani americani xenofobi e il finale.
Forse c'è qualche cliché di troppo a livello di sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi, ma sono comunque sfruttati bene.
E il presidente USA ricorda parecchio Trump...
Bravi tutti gli interpreti, anche se quella che mi ha sorpreso maggiormente è stata la giovane Cailee Spaeny.
Consigliato.
VOTO: 7,5
mercoledì 6 novembre 2024
CIVIL WAR -Mini Recensione-
martedì 17 settembre 2024
PITCH BLACK - Recensione
Una nave spaziale da trasporto si schianta su uno sperduto e caldo pianeta con tre soli, dove il tramonto sembra non arrivare mai.
Lo sparuto gruppo di sopravvissuti, tra i quali un pericoloso detenuto, l'agente che lo ha in custodia e il pilota dell'astronave, riesce a raggiungere un piccolo insediamento minerario abbandonato.
Mentre cercano il modo di lasciare il pianeta, scoprono che è in arrivo un'eclisse e che nel sottosuolo vivono terribili creature che aspettano il buio per uscire allo scoperto...
Pitch Black è un riuscitissimo fanta-horror dai toni "carpenteriani" che nel 2000 lanciò la carriera di Vin Diesel.
La sceneggiatura di David Twohy è ben scritta (a parte un paio di ingenuità) e i personaggi principali sono ben caratterizzati.
Se è vero che alla fine è Riddick a risultare il vero protagonista (la sua figura da antieroe, cinico e di poche parole, si avvicina molto a quella di Snake Plissken), Radha Mitchell e Cole Hauser (una garanzia per i ruoli da bastardo) non sfigurano affatto accanto alla presenza fisica di Vin Diesel, che comunque a livello puramente attoriale è meno dotato degli altri due.
La scenografia e l'aspetto tecnologico retrò sono chiaramente da B-Movie, ma funzionano alla grande.
Gli effetti speciali digitali appaiono un po' datati, ma anche questo aspetto rende il film più "genuino", secondo me.
Fotografia notturna davvero claustrofobica.
Probabilmente Twohy è più bravo come sceneggiatore, ma in Pitch Black la sua regia è impeccabile. Sicuramente il suo film migliore sotto questo punto di vista.
Si è anche portato dietro alcune idee che aveva usato per la sua sceneggiatura di Alien3 prima che venisse rimaneggiata (basta confrontare il look di Riddick con uno dei detenuti del film di Fincher).
Menzione speciale per le musiche di Graeme Revell che, oltre a creare un'atmosfera quasi epica, fa ampio uso di percussioni che aiutano a dare ritmo alle scene d'azione.
Una pellicola che, dopo quasi 25 anni dalla sua uscita, mi sembra addirittura migliorata col tempo.
E pensare che la produzione inizialmente aveva già raggiunto un accordo con Steven Seagal per fargli interpretare Richard B. Riddick! Grazie a dio Twohy si impuntò per non averlo e l'ebbe vinta.
Non ne fanno quasi più film come questo, purtroppo.
VOTO: 7.5
venerdì 16 agosto 2024
ALIEN: ROMULUS -Recensione-
Sono passati un paio di giorni da quando l'ho visto al cinema e devo ammettere che non vedo l'ora di poterlo rivedere in lingua originale sulle piattaforme streaming.
Alcune cose mi sono davvero piaciute in questo nuovo capitolo di Alien, tipo il cast (giustamente) multietnico e, soprattutto, i molti riferimenti ai primi due film della saga e al videogioco Alien: Isolation.
La sceneggiatura è "asciutta" e senza fronzoli (tralasciando qualche buco, soprattutto nella primissima parte) con alcune buone e originali variazioni sul tema,
Se, come ho detto, la multietnicità del cast è un punto forte, non lo è l'età dei protagonisti.
Posso capire che probabilmente si voleva attirare il pubblico più giovane, ma chi ormai ha una certa età come il sottoscritto, inizia a far fatica a immedesimarsi con dei personaggi molto al di sotto dei trent'anni.
Bravi comunque i due attori principali, Cailee Spaeney e David Jonsson, che interpreta l'androide Andy, una spanna sopra gli altri.
La regia di Fede Alvarez non mi ha particolarmente impressionato; intendiamoci, il film è girato bene, ma è difficile trovarci un stile che si differenzia da altri film contemporanei di questo genere. Ridley Scott, James Cameron, David Fincher e anche Jean-Pierre Jeunet sono di un altro livello.
L'atmosfera però è claustrofobica al punto giusto.
Ho molto gradito la scelta di usare una tecnologia retro-futurista molto simile a quella del primo Alien anziché tentare di aggiornarla agli standard attuali (vedasi Prometheus e Covenant), Poca CGI e buonissimi effetti "pratici" della vecchia scuola.
Ottima la colonna sonora, con alcuni rimandi a quella di Jerry Goldsmith del film del 1979.
Gli omaggi al videogioco hanno anche il rovescio della medaglia, perché penalizzano chi non ha mai giocato a Alien: Isolation. Inoltre almeno un paio di scene sembrano dei livelli da videogame che i protagonisti devono superare (al primo tentativo), più che cinema vero e proprio.
Il terzo atto, seppur angosciante, non mi ha convinto (non dico di più per non fare spoiler). così come il doppiaggio italiano.
Il gore non manca (del resto il regista è uno come Alvarez) ma a qualcuno potrebbe dar fastidio eppure, nonostante questo, non c'è una vera e propria morte memorabile da parte dei comprimari.
Concludendo: questo Alien: Romulus, difetti compresi, è un degno (nuovo) capitolo della saga di Alien.
domenica 11 agosto 2024
CASABLANCA -Mini Recensione-
1941. Casablanca è sotto il controllo dei nazisti, L'apparentemente cinico e disilluso americano Rick Blaine gestisce un noto locale della città. I suoi traffici poco puliti e gli affari sembrano andare per il meglio finché Isla, il suo vecchio amore, non varca la soglia del suo locale assieme al marito, eroe della resistenza cecoslovacca, in cerca del suo aiuto per riuscire a espatriare negli Stati Uniti...
Il film "classico" per eccellenza e uno dei più citati di sempre.
Non sono mai stato un grande fan di Humphrey Bogart, ma qui è eccezionale, in un ruolo che gli calza come un guanto, e assieme a Ingrid Bergman forma la coppia cinematografica più celebre di sempre.
Ma tutto il cast è grandioso: partendo da un sornione Claude Rains (che spesso finisce per rubare la scena allo stesso Bogart), passando per Paul Henreid e Peter Lorre, fino ai comprimari che compaiono sullo schermo per una sola manciata di secondi.
La sceneggiatura è solidissima e ben scritta (tratta da un'opera teatrale), così come è validissima la regia di Michael Curtiz, con i suoi fluidi e sicuri movimenti di macchina, un'incredibile fotografia in bianco e nero, con un eccellente gioco di luci e ombre che, assieme al fatto di essere stato girato quasi interamente in uno studio, crea un'atmosfera realmente claustrofobica.
Il ritmo è serrato, grazie sia al montaggio che alle numerose (pungenti) battute pronunciate da Rains e Bogart.
Memorabile la scena in cui nel locale di Rick viene intonata la marsigliese in contrapposizione all'inno dei nazisti, ai quali non rimane altro che zittirsi.
Poi c'è la canzone As Time Goes By, con il tema musicale inglobato nella magistrale colonna sonora di Max Steiner (il migliore all'epoca), senza dimenticare i magnifici costumi.
Tutto si incastra alla perfezione.
E pensare che doveva essere solo una delle tante produzioni che la Warner Bros. stava girando in quel periodo.
Forse è anche il miglior film in bianco e nero che sia mai stato realizzato.
CAPOLAVORO!
VOTO: 9
domenica 28 luglio 2024
IL MINISTERO DELLA GUERRA SPORCA -Recensione-
1941, in pieno conflitto mondiale. Churchill in persona affida a un gruppo di agenti segreti ben addestrati, ma pure molto indisciplinati, una missione (che ufficialmente non esiste) nella Guinea Spagnola per porre fine al dominio degli U-Boat tedeschi nell'Atlantico...
Dal Trailer e dal prologo pensavo di trovarmi davanti una specie di Iglorious Basterds in salsa British, del resto Guy Ritchie sembrerebbe il regista più adatto per "scimmiottare" il film di Tarantino, purtroppo poi le premesse non sono state mantenute, perché inspiegabilmente mancano i folli virtuosismi di regia e montaggio, tipici di Ritchie, che avrebbero reso la pellicola spettacolare e divertente.
Sembra quasi che il regista si sia trattenuto per puntare a omaggiare i classici film bellici degli anni '60 (tipo I Cannoni di Navarone nel prologo). La sceneggiatura è deboluccia; i dialoghi non sono abbastanza pungenti e sopra le righe, i colpi di scena latitano, così come i momenti di vera tensione.
Henry Cavill gigioneggia alla grande, non c'è dubbio, e la splendida Eiza Gonzàles fa la sua bella figura ma, a parte un altro paio di personaggi (interpretati da Alan Ritchson e Henry Golding), il resto del gruppo di eroi non ha abbastanza carisma.
Il Churchill di Rory Kinnear è poco più di una macchietta (non ha nemmeno il giusto accento in lingua originale). Bene, come al solito, Cary Elwes.
Il cattivo di turno, a dispetto dell'aspetto truce, non fa mai veramente paura.
Il terzo atto è un semplice susseguirsi di nazisti che cadono stecchiti come mosche sotto i colpi di Cavill e company, senza una scena o una morte memorabile. E sono tutti cattivi e/o idioti, in modo da giustificare la carneficina messa in atto dai protagonisti.
Storicamente inaccurato, partendo dalle divise dei nazisti (la Gestapo che indossa le uniformi della Wehrmacht) fino ad arrivare a far credere che gli americani abbiano potuto entrare in guerra solo grazie al compimento della missione.
Sì perché c'è anche da dire che i protagonisti sopra le righe e i toni esagerati della trama stridono parecchio con i fatti e i personaggi reali (anche in modo irrispettoso, direi). Del resto il film si basa su una storia vera.
Sarebbe stato meglio inventarsi di sana pianta dei nuovi personaggi.
Bene invece le musiche, in stile Tarantino/Morricone.
Alla fine ci si diverte (almeno a tratti), ma si rimane con la sensazione che si poteva fare molto di più.
VOTO: 5.5
giovedì 4 luglio 2024
Un piedipiatti a Beverly Hills - Axel F -Recensione-
Dopo 30 anni Eddie Murphy ci riprova, tornando a vestire i panni dello smargiasso sbirro che lo ha reso famoso.
E colpisce nel segno.
Sì perché sorprendentemente il film diverte, nonostante si bari un po' sull'età dei "vecchi" amici, merito di una sceneggiatura ben scritta, dove nulla è lasciato al caso, che funziona sia dal punto di vista della commedia (ogni battuta va a segno) che quello dell'azione (memorabile il prologo). Senza trascurare i buoni sentimenti e la caratterizzazione di vecchi e nuovi personaggi.
Murphy dimostra di essere ancora in forma, sia dal punto di vista fisico che dello humor, tipo quando prende in giro il politicamente scorretto contemporaneo e, di fatto, riesce ad aggirarlo.
Judge Reinhold, John Ashton e Paul Reiser sembrano sempre gli stessi, pur invecchiati (chi meglio, chi peggio) e le new entry, Joseph Gordon-Levitt e Taylour Paige, sono ottime scelte, anche perché si è pensato bene di affiancare una nuova leva a Foley per le scene action (anziché i vecchietti sopracitati).
Poi c'è Kevin Bacon, deliziosamente sopra le righe, proprio come deve essere un villain per questo genere di film.
Buona la musica, con molte parti al sintetizzatore anni '80 e l'immancabile tema di Beverly Hills Cop.
La regia personalmente non mi è dispiaciuta, ma lo stile e il ritmo di certe scene potrebbero annoiare il pubblico moderno, abituato a montaggi frenetici e ridondanti (non il sottoscritto, ovviamente).
Infatti penso che se fosse uscito al cinema non avrebbe fatto molti soldi.
L'unica nota dolente riguarda la versione doppiata in italiano (io ho visto quella in inglese): senza la voce del compianto (e inarrivabile) Tonino Accolla, che di fatto rendeva Murphy ancor più divertente dell'originale, dubito che il pubblico possa apprezzarlo come meriterebbe.
Consigliato, per nostalgici degli anni '80 e non.
VOTO: 7
sabato 11 maggio 2024
UNA PAZZA GIORNATA DI VACANZA -Mini Recensione-
Il liceale Ferris Bueller elabora un ingegnoso piano per poter saltare scuola e andarsene in giro per Chicago, coinvolgendo la sua ragazza e il suo migliore amico. Ma il preside dell'istituto, convinto di essere stato ingannato, si mette sulle sue tracce...
Vi è mai capitato di guardare un film e trovarvi così a proprio agio da desiderare che non finisca mai?
Ecco, mi è appena accaduto con Una Pazza Giornata di Vacanza che, come per altri film scritti e diretti da John Hughes, sfortunatamente avevo snobbato da ragazzino.
Matthew Broderick è un vero proprio mattatore e dà vita a un personaggio irresistibile e memorabile (che spesso guarda in camera parlando direttamente al pubblico), ottimamente supportato da Alan Ruck e dalla bella (e brava) Mia Sara.
Sceneggiatura che non sbaglia un colpo, regia strepitosa, montaggio frenetico e musiche non originali azzeccatissime.
Era da Un Biglietto in Due che non ridevo così.
John Hughes era un genio, c'è poco da aggiungere.
VOTO: 8
mercoledì 8 maggio 2024
BREAKFAST CLUB -Mini Recensione-
Cinque studenti (un bullo, un secchione, un atleta, una ragazza di buona famiglia e una disadattata) per punizione vengono costretti dal preside a trascorre un intero sabato nella biblioteca dell'istituto, assegnando loro il compito di scrivere un tema su loro stessi...
Da ragazzino ho sempre snobbato film di questo tipo, del quale ho solo un vago ricordo, ma rivedendolo ora, con occhi da adulto, l'ho trovato fantastico, col perfetto mix di commedia e dramma.
I giovani attori (all'epoca), sono tutti perfettamente in parte, alcuni di loro diventarono delle icone degli anni '80 (in retrospettiva penso di aver avuto anche una cotta per la bellissima Molly Ringwald), la sceneggiatura di John Hughes è scritta benissimo, mentre la regia (dello stesso Hughes) è essenziale, a tratti quasi teatrale, perché si concentra esclusivamente sugli attori senza aver bisogno di usare la colonna sonora per enfatizzare le scene drammatiche.
Bravo anche il compianto Paul Gleason nei panni dello scontroso e disilluso preside.
Un film molto nostalgico, che ha retto benissimo il passare del tempo, diventando un "classico".
VOTO: 8
domenica 14 aprile 2024
IL PIANETA DELLE SCIMMIE (1968) - Mini Recensione -
Una navicella spaziale precipita in un pianeta sconosciuto dopo un viaggio di centinaia di anni.
I tre astronauti sopravvissuti, provenienti dal 20° secolo, si ritrovano in un mondo apparentemente desolato, salvo poi scoprire che in realtà è abitato da delle scimmie umanoidi e senzienti...
Un classico della fantascienza, tratto da un famoso romanzo di Pierre Boulle, magistralmente diretto da Franklin J. Schaffner con uno dei plot twist più famosi della storia del cinema (non a caso uno degli sceneggiatori è Rod Serling).
L'atmosfera di spaesamento, disagio e allo stesso tempo di familiarità all'inizio del film funziona alla grande anche dopo l'ennesima visione. Merito della prodigiosa regia di Schaffner ma anche della colonna sonora in stile "d'avanguardia" di Jerry Goldsmith.
Un perfetto Charlton Heston nel suo ruolo più famoso dopo quelli dei film biblici degli anni '50.
Trucco prostetico che ha fatto scuola e per nulla invecchiato.
Certo, al giorno d'oggi la storia appare a tratti ingenua (il colpo di scena finale oggi non funzionerebbe per tutta una seria di motivi) ma il film rimane un capolavoro.
VOTO: 8
domenica 7 aprile 2024
RAMBO 2: LA VENDETTA - Mini Recensione-
Stallone riveste i panni di Rambo, rimaneggiando (malissimo) una sceneggiatura scritta da James Cameron (da un soggetto di Kevin Jarre) e affidando la regia al mediocre George Pan Cosmatos.
Infatti qui il suo Rambo diventa una macchina da guerra inarrestabile, i traumi psicologici del primo film sono completamente assenti e i cattivi di turno, russi e vietnamiti, sono tutti dei sadici torturatori.
La violenza è gratuita e così esagerata da risultare comica e grottesca. Se nel coevo Commando questo aspetto poteva funzionare per il tono volutamente sopra le righe di quel film, qui proprio non ci siamo.
E la regia di Cosmatos non aiuta. Alcune scene d'azione sono tecnicamente valide, così come la fotografia, ma quando si tratta di far interagire i personaggi, tutto viene fatto in modo sbrigativo e raffazzonato (vedasi la co-protagonista che viene brutalmente uccisa due secondi dopo aver baciato Rambo!).
Per non parlare di bazooka ed enormi elicotteri militari sovietici che spuntano fuori dal nulla.
Il brevissimo monologo finale di Rambo, sempre rivolgendosi a Trautman, assume un significato completamento opposto a quanto visto nel primo capitolo.
Di buono rimane solo la colonna sonora di Jerry Goldsmith, che almeno ha l'accortezza di non calcare ulteriormente la mano con temi musicale pomposi ed eccessivamente "militareggianti".
VOTO: 4,5
sabato 6 aprile 2024
RAMBO - Mini Recensione
John Rambo, un reduce del Vietnam, si reca in una cittadina del costa ovest degli USA alla ricerca di un ex commilitone. Lo scontro con il burbero sceriffo locale si trasformerà in una guerra personale contro le autorità...
Tratto da un romanzo, questa pellicola del 1982, pare cucita addosso a un taciturno Stallone, in quello che, in retrospettiva, credo sia il suo ruolo più riuscito.
Il suo monologo finale è da antologia: duro, spietato, antimilitarista e privo di qualsiasi retorica. Un espediente che Stallone tentò (frettolosamente) di replicare nello sciagurato secondo capitolo, ottenendo un risultato completamente opposto.
Ottimo Brian Dennehy nei panni del testardo sceriffo, un personaggio che non risulta mai completamente "cattivo". Richard Crenna, invece, ruba quasi il film ogni volta che compare sullo schermo. Memorabile la sua famosa battuta: "Io non sono qui per salvare Rambo da voi... io sono qui per salvare voi da lui!".
Ted Kotcheff gestisce bene il cast e le scene d'azione, con mano sicura e senza mai strafare.
Perfette le musiche di Jerry Goldsmith.
VOTO: 7,5
venerdì 29 marzo 2024
ROAD HOUSE (2024) -Mini Recensione-
Elwood Dalton, un ex lottatore UFC finito in disgrazia, accetta il lavoro di buttafuori in un turbolento locale della Florida. Si troverò invischiato in guai più grossi di lui...
Remake de Il Duro del Road House del 1989, con Jake Gyllenhall al posto di Patrick Swayze e uscito direttamente su Amazon Prime, ma il risultato non cambia.
Buono nella prima parte, con le scazzottate molto realistiche (i pugni sembrano andare effettivamente a segno, probabilmente grazie a qualche ritocco digitale) ma che sbarella di brutto nel terzo atto (proprio come la versione del 1989) con esagerate scene d'azione su motoscafi che saltano in aria, o direttamente dentro al bar, e i protagonisti ne escono miracolosamente indenni.
Jake Gyllenhall (qui molto pompato) fa il suo sporco lavoro mentre il suo antagonista, interpretato da Conor McGregor (vero lottatore professionista) è troppo sopra le righe per i miei gusti, Il boss di turno, invece, è un figlio di papà viziato e idiota da sembrare quasi insulso (soprattutto se confrontato il villain Ben Gazzara del 1989).
La regia di Doug Liman usa alcune soggettive da videogame "picchiaduro" che proprio non ho gradito.
A conti fatti, non è altro che una versione aggiornata ed edulcorata del film con Swayze.
Si poteva fare meglio.
VOTO: 6
martedì 26 marzo 2024
IL DURO DEL ROAD HOUSE (1989) -Mini Recensione-
James Dalton è un infallibile buttafuori che accetta di andare a lavorare al "Double Deuce", un locale dove le risse sono all'ordine del giorno. Non sa che si ritroverò a dover affrontare anche il famigerato boss della città...
Un film cult di fine anni '80 perfettamente cucito addosso a Patrick Swayze, star emergente di quegli anni. Ed è proprio il classico prodotto di serie B di quel decennio: storia semplice e quasi naif, un belloccio come protagonista, un po' di grossolana azione, qualche seno al vento e molta violenza gratuita (nel finale).
Diciamo la verità: Swayze era un attore mediocre (in originale ancora peggio) che però riusciva a bucare lo schermo in ruoli di questo tipo.
La regia nelle scene "statiche" non è un granché, inoltre lo spettatore non percepisce mai un reale pericolo nei confronti del protagonista e molti personaggi secondari, inizialmente ben introdotti, finiscono presto nel dimenticatoio.
Però le scazzottate non sono malaccio e se hai un attore come Ben Gazzara come antagonista, che a tratti riesce a risultare perfino simpatico, più il bonus Sam Elliot, allora il film si lascia guardare fino alla fine nonostante il terzo atto fracassone e involontariamente comico.
C'è pure il grande Dean Cundey alla fotografia.
Buona la colonna sonora rock & blues.
VOTO: 6
venerdì 22 marzo 2024
THE FLASH - Mini recensione
Torna il giovane Barry Allen nei panni di Flash, alle prese con un universo alternativo causato da un suo viaggio indietro nel tempo nel tentativo di salvare la propria madre dalla morte...
Ammetto che questo cinecomic mi ha divertito.
Barry Allen qui è meno idiota degli altri film DC (almeno quello che torna indietro nel tempo) ma continua a strizzare un'occhio al Peter Parker della Marvel, vedasi anche il rapporto con Bruce Wayne/Batman che richiama quello tra Peter e Tony Stark e il plot sul multiverso.
Ezra Miller mi ha sorpreso positivamente ma non c'è dubbio che Michael Keaton finisca per rubare la scena a tutti quanti.
Azzeccata anche la Supergirl mora (Sasha Calle) al posto di Superman e il ritorno di Zod e Faora.
Purtroppo la sceneggiatura soffre di tutti quei difetti tipici dei film di questo genere, con incongruenze e ingenuità imbarazzanti (Tra l'altro nei fumetti Superman può andare più veloce di Flash, quindi presumibilmente anche Supergirl).
Ma la vera nota dolente sono gli effetti speciali, realizzati con una CGI davvero scadente: se nella specie di "bolla" del viaggio nel tempo tutto sommato potrebbe essere accettabile (del resto si tratta di visioni di universi paralleli), lo è molto meno nella lunga sequenza con i neonati del prologo.
Questa scelta, volontaria o meno, finisce per influenzare anche il mio giudizio sulla regia di Muschietti, che ha quantomeno il merito di non prendersi mai troppo sul serio, tranne nei pochi momenti in cui serve (a differenza del collega Snyder)
Ho gradito pure il piccolo "plot twist" presente nell'ultima scena.
Detto questo, è un film sicuramente con molti difetti ma che riesce a intrattenere discretamente.
VOTO: 6,5
domenica 25 febbraio 2024
The Creator -Mini Recensione-
Nell'anno 2065 è ancora in corso la guerra tra gli Stati Uniti e i robot "simulanti", creati dall'Intelligenza Artificiale, che hanno trovato rifugio in (Nuova)Asia. Il sergente americano Joshua Taylor, dapprima infiltrato tra i "simulanti", scopre che l'arma finale creata dall'IA ha in realtà le fattezze di una bambina...
Non male questo film di fantascienza prodotto dalla Fox, anche se a ben vedere il plot di partenza non è poi tanto originale.
Ottimi gli effetti speciali, che per una volta sono al servizio della storia (e non il contrario), anche per merito della buona regia di Gareth Edwards.
Bravissima la bambina co-protagonsita, che riesce a sopperire la mancanza di carisma di John David Washington (il figlio del ben più talentuoso Denzel). Ken Watanabe invece è sempre una garanzia.
Sorprendentemente ho gradito anche le musiche di Hans Zimmer, per nulla ridondanti e invasive (tenuto evidentemente bene a freno dal regista), solo un tantino autoreferenziali.
Bene anche a livello di sceneggiatura, nonostante il terzo atto troppo prevedibile, plot twist compreso, che però ha il pregio di arrivare dritto al climax senza sfiancare lo spettatore.
Non è un film privo di difetti, ma merita di essere visto.
VOTO 7
lunedì 19 febbraio 2024
Indiana Jones e il quadrante del destino -Mini Recensione-
New York, 1969. Mentre tutti festeggiano l'allunaggio, un anziano Indiana Jones riceve la visita della figlia di un suo vecchio amico, che lo coinvolgerà in un'ultima incredibile avventura...
Ricordate le voci su quanto fosse brutto questo nuovo capitolo di Indiana Jones, ancora mesi prima che il film uscisse nelle sale?
Beh, non volevo crederci, ma le cose stanno proprio così!
Harrison Ford ce la mette tutta, ma a ottanta e passa anni è dura essere credibili in un film d'avventura e azione. Phoebe Waller-Bridge è antipatica come non mai e Mikkelsen ha sempre la stessa faccia da bastardo. Gli unici a salvarsi sono Toby Jones e John Ryes-Davies.
Il prologo (con un Ford ringiovanito digitalmente) ambientato durante la seconda guerra mondiale non sarebbe nemmeno male, ma viene rovinata da una brutta CGI e, soprattutto, dall'abuso del Deux Ex Machina per tirare fuori dai guai il nostro eroe.
Il terzo atto è una delle cose più indecenti che abbia visto sul grande schermo negli ultimi anni.
Regia di Mangold non pervenuta (e sì che non è uno sprovveduto).
Deludenti anche le musiche, a volte persino insopportabili, tipo quando viene accennato al clarinetto (credo) il tema di Indiana Jones ogni qual volta il protagonista riesce a ingannare i nazisti. Va bene una, va bene due, ma non me lo puoi ripetere ogni 30 secondi.
In conclusione, secondo me Spielberg ha permesso questo scempio solo per far rivalutare il suo Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo.
VOTO: 4,5
domenica 18 febbraio 2024
MISSION: IMPOSSIBLE- Dead Reckoning - Parte uno -Mini Recensione-
Tornano Ethan Hunt e il suo team, tanto per cambiare soli contro tutti, costretti ad affrontare una pericolosissima minaccia digitale e un vecchio nemico...
Ennesimo capitolo della saga di Missione: Impossibile (in realtà la prima parte), faticosamente portato a termine durante la pandemia.
C'è troppa carne al fuoco, con una narrazione farraginosa, Colpa anche della regia di McQuarrie, che si incarta ogni qual volta c'è un dialogo (con "spiegone"), per non parlare dei ripetuti scavalcamenti di campo che creano ancor più confusione.
Le scene d'azione invece funzionano (la fuga a bordo della vecchia Fiat 500 gialla sembra uscita direttamente dal manga di Lupin III) ma qua e là si nota l'abuso del digitale.
Tom Cruise risulta perennemente annoiato e Henry Czerny è insopportabilmente sopra le righe, finendo per fare la parodia dello stesso personaggio presente nel primo capitolo. Poi c'è Shea Whinham, che ruba la scena ogni volta che compare sullo schermo. Bene il cast femminile.
Infine la colonna sonora: ridondante (senza un tema musicale ben definito), onnipresente e sfiancante (quanti danni ha fatto Hans Zimmer con i suoi proseliti?).
Per me è un no.
VOTO: 5.5