Prima di tutto devo premettere che tendenzialmente lo stile registico di Guy Ritchie mi piace poco. Così come trovo che le musiche di Hans Zimmer risultino spesso eccessivamente pompose e invadenti.
Ma questa è la cosiddetta eccezione che conferma la regola.
Adoro la coppia Holmes/Watson interpretata da Robert Downey Jr e Jude Law; i due sembrano davvero divertirsi quando si trovano assieme sul set. Un qualche cosa che va ben oltre la finzione cinematografica
In questa nuova e adrenalinica versione di Sherlock Holmes, il caro dottor Watson non è più il semplice e (a tratti) ingenuo assistente dell'ineffabile e infallibile detective creato da Sir Conan Doyle; qui picchia, pensa e suggerisce valide ipotesi all'amico investigatore. Ha anche il vizio del gioco e, come vedremo nel secondo capitolo, ama anche ubriacarsi.
Per una volta, come accennato prima, anche la regia di Ritchie pare perfetta per mettere a risalto le caratteristiche di questo Holmes quasi moderno, anche quando il regista si mette a giocare con il montaggio, i vari rallenty e le accelerazioni, tutta roba tipica del suo repertorio che, normalmente, riesco a reggere solo per pochi minuti.
Ma qui riesce a non strafare, limitando la sua mania per gli inutili virtuosismi registici all'essenziale.
Poco importa se la storia risulta improbabile, a tratti assurda e incongruente, o il cattivo di turno (Mark Strong) non pare all'altezza dei due protagonisti: quello che conta è vedere Holmes e Watson in azione, accompagnati dall'affascinante e scaltra Irene Adler (la bella Rachel McAdams).
E poi ci sono le musiche di Hans Zimmer, che azzecca alla grande la scelta di usare strumenti d'epoca per creare una musica che mischia ritmi anacronisticamente moderni e incalzanti allo stile irlandese.
Due anni dopo uscirà pure un secondo capitolo, probabilmente anche migliore.
Ma questa è un'altra storia, o un'altra recensione...
VOTO: 7,5
Stranamente anche oggi siamo in sintonia, anche se in verità io adoro sia Ritchie che Zimmer ;)
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