Ebbing, (fittizia) cittadina del Missouri.
Una madre, Frances McDormand, decide di affittare 3 cartelloni stradali per pubblicare dei manifesti di protesta contro la polizia locale e le loro indagini che non hanno portato a nulla di fatto sul brutale omicidio con omicidio della figlia, avvenuto mesi prima...
Ecco uno di quei film che non ha deluso le mie aspettative dopo averne sentito parlare molto bene.
Il ritmo è lento (ma non troppo), con vaghe atmosfere dei fratelli Coen (sia per la presenza della McDomand, sia per le musiche di Carter Burwell, l'abituale compositore dei film dei 2 registi/sceneggiatori), regia di Martin McDonagh essenziale e validissima, grandiosa sceneggiatura (sempre di McDonagh) con personaggi memorabili e terribilmente "veri".
A tratti si ride (amaro), a tratti ci si commuove.
Bravissimi tutti gli attori, meritatissimi gli Oscar alla McDormand e a Sam Rockwell, ma anche Woody Harrelson non sfigura affatto.
Uno dei più bei film chi mi sia capitato di vedere negli ultimi anni.
VOTO: 8,5
Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.
lunedì 31 dicembre 2018
domenica 23 dicembre 2018
LA BOCCA DELL'INFERNO
Nuova recensione letteraria.
Questa volta parlerò di questo romanzo storico d'avventura dai toni horror e con un pizzico di spionaggio, scritto a quattro mani da Bill Schutt e J.R. Finch.
Il romanzo inizia con un prologo ambientato sul fronte russo della WW2 nel febbraio del 1944, dove misteriosi contenitori paracadutati dal cielo fanno strage di soldati russi rilasciando una sostanza letale e conosciuta.
Con un salto temporale all'indietro, ci troviamo poi qualche tempo prima dei fatti del prologo, con il protagonista del romanzo, il capitano americano R.J. MacCready, nonché pilota e zoologo, che viene mandato nel bel mezzo della foresta amazzonica a indagare sull'avvistamento di un sommergibile giapponese arenatosi lungo uno dei corsi d'acqua della regione e sulla conseguente scomparsa di una squadra di ranger dell'esercito di cui non si hanno più notizie.
Lo ammetto: il plot mi pareva molto intrigante, almeno per i miei gusti letterari, tanto che avrei voluto avere io un'idea simile per un mio romanzo.
Il libro parte bene ma appena entra in scena il protagonista, iniziano le prima pecche.
Nome che richiama palesemente il personaggio interpretato da Kurt Russell ne film La cosa di John Carpenter a parte (omaggio che feci anche io in uno dei miei romanzi), è la caratterizzazione del protagonista lascia a desiderare: è un gran pilota, infallibile tiratore, soldato pieno di risorse ed è pure uno scienziato (qualche altra dote alla James Bond, già che ci siamo, no?).
E anche il suo passato, che vorrebbe fare di lui un uomo in preda ad alcuni rimorsi, non incide, oltre che risultare poco originale.
I cattivi sono ovviamente i nazisti (con i giapponesi) e anche qui la caratterizzazione risulta molto scontata.
Lo stile di scrittura non è male, il libro scorre abbastanza bene; personalmente, però, non sopporto quando il narratore racconta gli eventi dal punto di vista delle "creature" che infestano quella particolare zona amazzonica (di più non dico, anche perché ho già svelato troppo).
Davvero: odio questa tecnica narrativa, perché la trovo ben poco realistica e coinvolgente.
La trama è molto altalenante; gli elementi horror secondo me non funzionano del tutto, mentre invece ho apprezzato le parti che citano i veri fatti storici e scientifici del secondo conflitto mondiale.
Ritroviamo un paio di personaggi realmente esistiti, come la famosa aviatrice Hanna Reitsch, una delle pochissime donne pilota naziste che si fecero notare da Hitler in persona nel secondo conflitto mondiale. E forse è questo il personaggio più azzeccato, in verità.
Il romanzo, comunque, si lascia leggere piacevolmente. L'ho divorato in poco tempo ma, come ormai è ben chiaro, ha deluso parecchio le mie aspettative.
Non posso fare a meno di pensare a cosa avrebbero potuto tirar fuori gente come Michael Crichton o Clive Cussler con un plot potenzialmente intrigante come quello creato dal duo Schutt & Finch.
Lo consiglio solo ad appassionati del genere, senza però aspettarsi chissà quale capolavoro.
Questa volta parlerò di questo romanzo storico d'avventura dai toni horror e con un pizzico di spionaggio, scritto a quattro mani da Bill Schutt e J.R. Finch.
Il romanzo inizia con un prologo ambientato sul fronte russo della WW2 nel febbraio del 1944, dove misteriosi contenitori paracadutati dal cielo fanno strage di soldati russi rilasciando una sostanza letale e conosciuta.
Con un salto temporale all'indietro, ci troviamo poi qualche tempo prima dei fatti del prologo, con il protagonista del romanzo, il capitano americano R.J. MacCready, nonché pilota e zoologo, che viene mandato nel bel mezzo della foresta amazzonica a indagare sull'avvistamento di un sommergibile giapponese arenatosi lungo uno dei corsi d'acqua della regione e sulla conseguente scomparsa di una squadra di ranger dell'esercito di cui non si hanno più notizie.
Lo ammetto: il plot mi pareva molto intrigante, almeno per i miei gusti letterari, tanto che avrei voluto avere io un'idea simile per un mio romanzo.
Il libro parte bene ma appena entra in scena il protagonista, iniziano le prima pecche.
Nome che richiama palesemente il personaggio interpretato da Kurt Russell ne film La cosa di John Carpenter a parte (omaggio che feci anche io in uno dei miei romanzi), è la caratterizzazione del protagonista lascia a desiderare: è un gran pilota, infallibile tiratore, soldato pieno di risorse ed è pure uno scienziato (qualche altra dote alla James Bond, già che ci siamo, no?).
E anche il suo passato, che vorrebbe fare di lui un uomo in preda ad alcuni rimorsi, non incide, oltre che risultare poco originale.
I cattivi sono ovviamente i nazisti (con i giapponesi) e anche qui la caratterizzazione risulta molto scontata.
Lo stile di scrittura non è male, il libro scorre abbastanza bene; personalmente, però, non sopporto quando il narratore racconta gli eventi dal punto di vista delle "creature" che infestano quella particolare zona amazzonica (di più non dico, anche perché ho già svelato troppo).
Davvero: odio questa tecnica narrativa, perché la trovo ben poco realistica e coinvolgente.
La trama è molto altalenante; gli elementi horror secondo me non funzionano del tutto, mentre invece ho apprezzato le parti che citano i veri fatti storici e scientifici del secondo conflitto mondiale.
Ritroviamo un paio di personaggi realmente esistiti, come la famosa aviatrice Hanna Reitsch, una delle pochissime donne pilota naziste che si fecero notare da Hitler in persona nel secondo conflitto mondiale. E forse è questo il personaggio più azzeccato, in verità.
Il romanzo, comunque, si lascia leggere piacevolmente. L'ho divorato in poco tempo ma, come ormai è ben chiaro, ha deluso parecchio le mie aspettative.
Non posso fare a meno di pensare a cosa avrebbero potuto tirar fuori gente come Michael Crichton o Clive Cussler con un plot potenzialmente intrigante come quello creato dal duo Schutt & Finch.
Lo consiglio solo ad appassionati del genere, senza però aspettarsi chissà quale capolavoro.
martedì 11 dicembre 2018
MOONRAKER-OPERAZIONE SPAZIO -Mini Rencensione-
Da bambino questo era il mio film di Bond preferito, visto per la prima volta in una TV (forse) in bianco e nero, a casa di un mio amico una domenica pomeriggio.
In realtà la trama ricalca quasi pari pari quella del precedente LA SPIA CHE MIA AMAVA, con un'ambientazione spaziale anziché marina. Anche il piano del Villain di turno è identico e c'è pure il ritorno del gigantesco personaggio di SQUALO interpretato da Richard Kiel.
Roger Moore è qui ancora in forma mentre la Bond Girl di turno è più tosta che sexy, molto più sensuale una giovane Corinne Cléry, che però farà una brutta fine, ma va bene così.
Diciamo che, a conti fatti, rimane un film molto esagerato ma divertente e fracassone.
Rivisto in HD è un bel vedere e pure i datati effetti speciali non sfigurano più di tanto (tranne alcune retroproiezioni nella scena della funivia).
Regia di Lewis Gilbert nella norma, con un buon montaggio di John Glen che diventerà poi il regista della serie fino a VENDETTA PRIVATA.
Musiche di John Barry stranamente non troppo pompose (per i miei gusti), con una canzone dei titoli di testa molto valida ma piuttosto sottovalutata, all'epoca.
Fu un grande successo al box office, comunque.
VOTO: 7-
In realtà la trama ricalca quasi pari pari quella del precedente LA SPIA CHE MIA AMAVA, con un'ambientazione spaziale anziché marina. Anche il piano del Villain di turno è identico e c'è pure il ritorno del gigantesco personaggio di SQUALO interpretato da Richard Kiel.
Roger Moore è qui ancora in forma mentre la Bond Girl di turno è più tosta che sexy, molto più sensuale una giovane Corinne Cléry, che però farà una brutta fine, ma va bene così.
Diciamo che, a conti fatti, rimane un film molto esagerato ma divertente e fracassone.
Rivisto in HD è un bel vedere e pure i datati effetti speciali non sfigurano più di tanto (tranne alcune retroproiezioni nella scena della funivia).
Regia di Lewis Gilbert nella norma, con un buon montaggio di John Glen che diventerà poi il regista della serie fino a VENDETTA PRIVATA.
Musiche di John Barry stranamente non troppo pompose (per i miei gusti), con una canzone dei titoli di testa molto valida ma piuttosto sottovalutata, all'epoca.
Fu un grande successo al box office, comunque.
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domenica 2 dicembre 2018
Agente 007-UNA CASCATA DI DIAMANTI -Mini Recensione-
Ultima volta di Connery nei panni di James Bond (nella serie ufficiale), con 007 intento a sventare un traffico di diamanti...
A ben vedere, però, la trama appare piuttosto ingenua, farraginosa e pure confusa, soprattutto nella prima parte, con una versione di Ernst Stavro Blofeld completamente incongruente con quelle degli altri film.
C'è molto humor, pure troppo, con tanto di coppia killer (nemmeno tanto velatamente gay) ridicola e "macchiettistica".
Toni umoristici esagerati e poco adatti per uno come Sean Connery, secondo me. Non a caso poi arrivò Roger Moore e i film di Bond presero decisamente quella piega fino all'arrivo del sottovalutato Timothy Dalton.
L'attore scozzese, inoltre, appare qui svogliato (tornò solo per soldi), sicuramente già troppo invecchiato per il ruolo, anche se più giovane di 3 anni rispetto a Moore che lo sostituirà.
La regia di Guy Hamilton non è male, ma si nota la mancanza di Peter Hunt, l'abituale montatore dei film precedenti, nonché regista di Agente 007-Al servizio di sua maestà.
Riguardo le "pompose" musiche di John Barry, tema "bondiano" a parte (che comunque non è suo), personalmente le ho sempre mal sopportate. Troppo vintage, per uno che, come me, gli anni '60 non li ha vissuti neanche di striscio.
E qui risultano ancor più anacronistiche, dato che siamo ormai nel 1971 e di lì a poco esploderà la disco dance che influenzerà musicalmente anche i successivi capitoli di 007.
In conclusione, mi pare un film fiacco, con un paio di buone sequenze, tipo il combattimento nell'ascensore nella prima parte, ma niente più.
Anche se non lo reputo il peggior Bond con Connery, comunque.
VOTO: 6-
A ben vedere, però, la trama appare piuttosto ingenua, farraginosa e pure confusa, soprattutto nella prima parte, con una versione di Ernst Stavro Blofeld completamente incongruente con quelle degli altri film.
C'è molto humor, pure troppo, con tanto di coppia killer (nemmeno tanto velatamente gay) ridicola e "macchiettistica".
Toni umoristici esagerati e poco adatti per uno come Sean Connery, secondo me. Non a caso poi arrivò Roger Moore e i film di Bond presero decisamente quella piega fino all'arrivo del sottovalutato Timothy Dalton.
L'attore scozzese, inoltre, appare qui svogliato (tornò solo per soldi), sicuramente già troppo invecchiato per il ruolo, anche se più giovane di 3 anni rispetto a Moore che lo sostituirà.
La regia di Guy Hamilton non è male, ma si nota la mancanza di Peter Hunt, l'abituale montatore dei film precedenti, nonché regista di Agente 007-Al servizio di sua maestà.
Riguardo le "pompose" musiche di John Barry, tema "bondiano" a parte (che comunque non è suo), personalmente le ho sempre mal sopportate. Troppo vintage, per uno che, come me, gli anni '60 non li ha vissuti neanche di striscio.
E qui risultano ancor più anacronistiche, dato che siamo ormai nel 1971 e di lì a poco esploderà la disco dance che influenzerà musicalmente anche i successivi capitoli di 007.
In conclusione, mi pare un film fiacco, con un paio di buone sequenze, tipo il combattimento nell'ascensore nella prima parte, ma niente più.
Anche se non lo reputo il peggior Bond con Connery, comunque.
VOTO: 6-
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