Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.

venerdì 16 agosto 2024

ALIEN: ROMULUS -Recensione-

Rain Carradine è una giovane ragazza che lavora per Wayland-Yutani in uno sperduto e malsano pianeta. Assieme ad alcuni coetanei (e al "fratello adottivo" androide), decide di recarsi su una stazione spaziale alla deriva alla ricerca del combustibile per l'ipersonno che permetterebbe loro di raggiungere un altro sistema solare e lasciarsi la vecchia vita alle spalle. Non hanno la più pallida idea dell'incubo a cui andranno in contro...
Sono passati un paio di giorni da quando l'ho visto al cinema e devo ammettere che non vedo l'ora di poterlo rivedere in lingua originale sulle piattaforme streaming.
Alcune cose mi sono davvero piaciute in questo nuovo capitolo di Alien, tipo il cast (giustamente) multietnico e, soprattutto, i molti riferimenti ai primi due film della saga e al videogioco Alien: Isolation.
La sceneggiatura è "asciutta" e senza fronzoli (tralasciando qualche buco, soprattutto nella primissima parte) con alcune buone e originali variazioni sul tema,
Se, come ho detto, la multietnicità del cast è un punto forte, non lo è l'età dei protagonisti.
Posso capire che probabilmente si voleva attirare il pubblico più giovane, ma chi ormai ha una certa età come il sottoscritto, inizia a far fatica a immedesimarsi con dei personaggi molto al di sotto dei trent'anni.
Bravi comunque i due attori principali, Cailee Spaeney e David Jonsson, che interpreta l'androide Andy, una spanna sopra gli altri.
La regia di Fede Alvarez non mi ha particolarmente impressionato; intendiamoci, il film è girato bene, ma è difficile trovarci un stile che si differenzia da altri film contemporanei di questo genere. Ridley Scott, James Cameron, David Fincher e anche Jean-Pierre Jeunet sono di un altro livello.
L'atmosfera però è claustrofobica al punto giusto.
Ho molto gradito la scelta di usare una tecnologia retro-futurista molto simile a quella del primo Alien anziché tentare di aggiornarla agli standard attuali (vedasi Prometheus e Covenant), Poca CGI e buonissimi effetti "pratici" della vecchia scuola.
Ottima la colonna sonora, con alcuni rimandi a quella di Jerry Goldsmith del film del 1979.
Gli omaggi al videogioco hanno anche il rovescio della medaglia, perché penalizzano chi non ha mai giocato a Alien: Isolation. Inoltre almeno un paio di scene sembrano dei livelli da videogame che i protagonisti devono superare (al primo tentativo), più che cinema vero e proprio.
Il terzo atto, seppur angosciante, non mi ha convinto (non dico di più per non fare spoiler). così come il doppiaggio italiano.
Il gore non manca (del resto il regista è uno come Alvarez) ma a qualcuno potrebbe dar fastidio eppure, nonostante questo, non c'è una vera e propria morte memorabile da parte dei comprimari.
Concludendo: questo Alien: Romulus, difetti compresi, è un degno (nuovo) capitolo della saga di Alien.

Questa volta lascio il voto finale in sospeso, in attesa di guardare la versione in lingua originale.















domenica 11 agosto 2024

CASABLANCA -Mini Recensione-

1941. Casablanca è sotto il controllo dei nazisti, L'apparentemente cinico e disilluso americano Rick Blaine gestisce un noto locale della città. I suoi traffici poco puliti e gli affari sembrano andare per il meglio finché Isla, il suo vecchio amore, non varca la soglia del suo locale assieme al marito, eroe della resistenza cecoslovacca, in cerca del suo aiuto per riuscire a espatriare negli Stati Uniti...
Il film "classico" per eccellenza e uno dei più citati di sempre.
Non sono mai stato un grande fan di Humphrey Bogart, ma qui è eccezionale, in un ruolo che gli calza come un guanto, e assieme a Ingrid Bergman forma la coppia cinematografica più celebre di sempre.
Ma tutto il cast è grandioso: partendo da un sornione Claude Rains (che spesso finisce per rubare la scena allo stesso Bogart), passando per Paul Henreid e Peter Lorre, fino ai comprimari che compaiono sullo schermo per una sola manciata di secondi.
La sceneggiatura è solidissima e ben scritta (tratta da un'opera teatrale), così come è validissima la regia di Michael Curtiz, con i suoi fluidi e sicuri movimenti di macchina, un'incredibile fotografia in bianco e nero, con un eccellente gioco di luci e ombre che, assieme al fatto di essere stato girato quasi interamente in uno studio, crea un'atmosfera realmente claustrofobica.
Il ritmo è serrato, grazie sia al montaggio che alle numerose (pungenti) battute pronunciate da Rains e Bogart.
Memorabile la scena in cui nel locale di Rick viene intonata la marsigliese in contrapposizione all'inno dei nazisti, ai quali non rimane altro che zittirsi.
Poi c'è la canzone As Time Goes By, con il tema musicale inglobato nella magistrale colonna sonora di Max Steiner (il migliore all'epoca), senza dimenticare i magnifici costumi.
Tutto si incastra alla perfezione.
E pensare che doveva essere  solo una delle tante produzioni che la Warner Bros. stava girando in quel periodo.
Forse è anche il miglior film in bianco e nero che sia mai stato realizzato.
CAPOLAVORO!

VOTO: 9