Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.

sabato 28 settembre 2019

I DIECI COMANDAMENTI (1956) -Recensione-

Ecco un altro di quei film che ricordo di aver visto per la prima volta assieme a mio padre (il quale  disse, più o meno: "eh, questo film avrà almeno 30 anni!") ai tempi delle elementari. Credo sia anche il film che mi ha fatto conoscere Charlton Heston.
La storia biblica di Mosè, salvato dalle acque quando era in fasce e diventato poi principe d'Egitto, una volta scoperte le sue vere origine ebree, riuscirà a liberare dalla schiavitù il popolo di Israele per condurlo alla terra promessa...
Sulla carta Heston non doveva certo sembrare l'attore più adatto a interpretare Mosè, ma rivedendo la pellicola per intero, dopo molti anni, in HD e in lingua originale, devo ammettere che mi ha sorpreso.
Pensavo, inoltre, di trovarmi di fronte a un film prolisso e pesante (dura circa 3 ore mezza), invece sono riuscito a guardarlo per intero senza annoiarmi. L'ho trovato veramente spettacolare, nonostante abbia più di 60 anni e la scena della separazione delle acque del mar rosso, in alta definizione, fa ancora la sua porca figura, considerando le artigianali tecniche degli effetti speciali visivi dell'epoca.
C'è da dire che sebbene fossi un bambino, intuii subito come avessero fatto a girarla. In effetti credo che I DIECI COMANDAMENTI sia stato il primo film che mi fece appassionare agli effetti speciali.
Cecil B. DeMille è stato definito da qualcuno come il James Cameron della sua epoca e secondo me tale definizione non è poi lontana dalla realtà, dato che aveva l'abitudine di usare un grande dispiego di mezzi e risorse, altre al fatto di essere sempre stato un despota sul set.
Il suo stile badava più all'aspetto tecnico/visivo piuttosto che alla direzione vera e propria degli attori e qui pare non sbagliare una sola inquadratura.
Tornando al cast, come detto Charlton Heston (col senno di poi) sembra perfetto in ruoli epici (si ripeterà tre anni dopo con Ben Hur) e l'unica scena in cui appare un po' ridicolo e quella finale, con un lungo barbone e parrucca posticci.
Yul Brynner riesce a tenergli testa per tutto il film se si tralascia il suo strano accento (in lingua originale) che tradisce le sue origini russe. Poi c'è il grande Edward G. Robinson, una garanzia per le pellicole di quegli anni.
Riguardo al cast femminile, Anne Baxter è una spanna sopra tutte le altre.
C'è da dire che in quegli anni c'era un altro approccio alla recitazione, gli attori tendevano tutti al cosiddetto "overacting" e parlavano un inglese piuttosto neutro, senza accento  (o quasi). Non sono sicuro che la versione doppiata in italiano risulti però altrettanto efficace, pur avendo a che fare con dei mostri sacri come Emilio Cigoli e Nando Gazzolo.
Così come la messa in scena, l'aspetto tecnico e la regia: era tutta un'altra scuola rispetto al cinema moderno, eppure questo tipo di opere cinematografiche continuano ad affascinarmi.
E poi ci sono le magnifiche musiche dall'atmosfera epica di Elmer Bernstein.
Per concludere questa lunga (per una volta) recensione, posso solo sottolineare che per me questo film è uno spettacolare capolavoro, nonostante De Mille non avesse una grande considerazione quando era in vita.
Credo però che praticamente tutti i registi dei costosissimi blockbuster moderni non sarebbero mai esistiti senza Cecil B. DeMille e questo suo maestoso kolossal biblico.

VOTO: 8,5







1 commento:

  1. E' inutile, quelli sì che erano (e sono) capolavori! Gli anni d'oro che anni!

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