Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.

venerdì 27 febbraio 2015

ADDIO Mr. SPOCK

Un altro mito delle mia infanzia e adolescenza se n'è andato. Leonard Nimoy si è spento oggi all'età di 83 anni.
Anche se il suo ricordo rimarrà per sempre legato alla figura del mitico SPOCK, ufficiale scientifico dell' USS. Enterprise-1701, Nimoy è stato anche un apprezzato regista, doppiatore e fotografo.
Oltre a STAR TREK III-Alla ricerca di Spock e STAR TREK IV-Rotta verso la terra (probabilmente il migliore film dell'intera saga), fu regista del film commedia 3 SCAPOLI E UN BEBE', altro suo grande successo.


Mi piace pensare che ora sia lassù, da qualche parte, a battibeccare con DeForest Kelley ricordando i bei vecchi tempi.


Goodbye Leonard !

martedì 24 febbraio 2015

NON-STOP Recensione

Bentrovati.
Ecco una recensione fresca fresca di un film che ho appena visto.
Si tratta di NON-STOP, un Action Thriller del 2014.

Liam Neeson è Bill Marks, un Air Marshal ed ex-poliziotto con i soliti classici problemi,  un divorzio, una figlioletta morta prematuramente, problemi di alcool e comportamentali.
Si ritrova su un volo diretto da New York a Londra, seduto di fianco a Jen Summers, una passeggera interpretata da Julianne Moore quando, all'improvviso, sul suo cellulare collegato ad una rete apposita e criptata del Boeing 767, cominciano ad arrivare misteriosi messaggi da parte di un probabile assassino presente a bordo.
Lo scopo è chiaro: accreditare su un conto 150 milioni di dollari su un determinato conto bancario altrimenti, ogni 20 minuti, un passeggero morirà.
Inizia così una caccia al ricattatore mentre i cadaveri cominceranno a spuntare in modo rocambolesco e piuttosto improbabile, tanto che alla fine lo stesso Air Marshal si ritroverà ad essere, alla vista dei passeggeri e dell'equipaggio, il maggior indiziato.








TRAILER



La premessa, lo ammetto, sembrava essere abbastanza intrigante, anche perché il ricattatore potrebbe essere chiunque a bordo; ci sono varie false piste ed indizi 
che portano lo spettatore a sospettare di questo o quell'altro passeggero o membro dell'equipaggio.
Ma quello che non funziona, oltre alla regia anonima e priva di fantasia, è il proseguo della sceneggiatura: troppo cervellotica e implausibile. Il regista del resto non è stato capace, nel mio caso, di farmi entrare nella cosiddetta fase di "sospensione dell'incredulità", cioè la sospensione del giudizio critico dello spettatore davanti a quello che vede sullo schermo.
Questo perché, come ho scritto, il regista Jaume Collet-Serra non è stato in grado di mantenere alta la tensione nella parte centrale del film: troppo spesso mi sono distratto provando a scoprire chi poteva essere il misterioso ricattatore assassino anziché seguire completamente le immagini. Anche quando si scopre il colpevole, il fragile castello di carte cade al minimo soffio di vento.
Il film si riprende nel finale (scontato) stile catastrofico della serie AIRPORT degli anni '70/80.
Liam Neeson è bravo, riesce  in ogni caso a sorreggere da solo quasi l'intero film, ma l'aspetto psicologico del suo personaggio è stato fin troppo abusato in precedenza.
Delusione per gli effetti speciali, spudoratamente digitali. Ho visto quasi di meglio in alcuni filmacci della Asylum.
Un'occasione sprecata, insomma. Nella mani di un regista "alla Hitchcock" tipo David Fincher, per esempio, avremmo avuto tutt'altra cosa.
Meno azione e più suspense sarebbe stato decisamente meglio. 
Collet-Serra è un regista da video clip; belle ed impeccabili immagini, fotografia patinata, montaggio ottimo ma fine a se stesso: tutto fumo e niente arrosto.

Comunque lo consiglio per chi vuole distrarsi un po' con un  film d'azione senza pretese





venerdì 20 febbraio 2015

L'ULTIMA OFFENSIVA-intervista all'autore Giovanni Melappioni



Salve e ben ritrovati.

Oggi ho il piacere di ospitare Giovanni Melappioni,  scrittore marchigiano, classe 1980, per parlare un po’ del suo romanzo d’esordio dal titolo: L’ULTIMA OFFENSIVA.
Si tratta di un romanzo storico ambientato nel 1944, tra i boschi delle innevate Ardenne nell’inverno di quell’anno,  proprio nei giorni che precedono l’ultima, grande offensiva tedesca che dovrebbe definitivamente respingere indietro le forze alleate.
Intanto però,  alcuni uomini di entrambi gli schieramenti,  oltre che con il rispettivo nemico, se la devono vedere con il clima gelido, la sopravvivenza,  la noia delle lunghe attese in trincee improvvisate, l’assuefazione alla violenza e alle atrocità del secondo conflitto mondiale
Assistiamo ad una storia corale, dove non esistono buoni o cattivi, o meglio: il male e il bene è presente in entrambi gli schieramenti, così come la voglia di sopravvivere a tutti i costi pur cercando di svolgere il proprio dovere.
Niente retorica. Nessun luogo comune o personaggi stereotipati. 
L’ULTIMA OFFENSIVA è un romanzo che consiglio a tutti, appassionati del genere  storico/bellico e non.










Booktrailer L'ULTIMA OFFENSIVA





Ma andiamo a conoscere un po’ meglio l’autore.


Ciao Giovanni.
Parlaci un po’ di te. Cosa fai nella vita?
E come nasce la tua passione per la scrittura, la letteratura e la storia (militare e non)?
Aiuto le persone a trovare un momento di pace fuori dallo stress quotidiano servendo buona birra. O se vuoi, in maniera più prosaica, gestisco un ristorante-pub con la mia famiglia.
Ho iniziato a scrivere con sufficiente determinazione nel 2006, prima di allora mi ero cimentato in racconti brevi e nella creazione di mondi di fantasia per una delle mie passioni: il gioco di ruolo. La passione per la Storia invece mi accompagna da tutta la vita. Non ricordo un periodo senza l’interesse per le uniformi, per le vicende dei popoli e dei grandi personaggi.


Classica e scontata domanda: come è nata l’idea per il romanzo L’ultima offensiva?
L’idea nasce da un racconto breve e dalla sua conclusione. Arrivato alla parola fine di quel piccolo lavoro mi sono detto che avrei dovuto provare a scrivere un romanzo intero rispettando le premesse espresse nel racconto, la principale delle quali era il cercare di essere quanto più realistico e vero possibile. Volevo una maledetta storia di guerra senza cliché o stereotipi e soprattutto priva di zone chiare contrapposte alle scure. Inoltre volevo dare pari voce ai soldati tedeschi e americani. Così non ci sono “nemici” tout court ma solo uomini, analizzati da differenti punti di vista.


Posso chiederti qual è il tuo metodo di scrittura?
Progetti tutto in anticipo? Scrivi un po’ al giorno o solo quando arriva l’ispirazione, impegni lavorativi e familiari permettendo?
Il metodo di lavoro che preferirei adottare, al momento è solo un sogno; il mio ideale infatti sarebbe poter scrivere la mattina, per qualche ora, a mano, e lasciare poi a riposo fino al tardo pomeriggio, o sera, quando ricontrollerei il tutto riportando lo scritto su computer. Il mio attuale lavoro non lo permette, ma in generale scrivo su carta, anche nei momenti più disparati, tipo una coda al passaggio a livello e poi, quando ho tempo, riporto il tutto in formato digitale effettuando già un primo controllo della bozza. Oppure mi faccio aiutare da mia sorella, che si assume l'ingrato compito di decifrare la mia calligrafia e trascrivere al pc.
In fase creativa invece delineo la storia principale, poi elaboro delle scene che mi permetteranno di veicolare i sentimenti, le emozioni e le idee che mi hanno indotto a iniziare a scrivere. Lascio molto spazio ai dettagli minori, ma li aggiungo solo in secondo momento. Arrivato alla fine della prima stesura mi capita poi di dover togliere interi capitoli. O di doverne riscrivere per intero altri. Spesso dipende anche dai feedback che ricevo dai miei primi lettori, ovviamente la famiglia e alcuni tra gli amici più stretti, o dal confronto con il mio editor personale -e che non cambierei mai-, Luca dell'agenzia Scriptorama, con cui dopo stesure successive arrivo al romanzo completo.


Il tuo romanzo mi ha colpito, oltre per le scene sui campi di battaglia, anche per il modo in cui hai caratterizzato i protagonisti; sembrano persone esistite veramente, non i soliti impavidi eroi spacconi da film americano.
Come nascono i tuoi personaggi e le loro storie?
Ho fatto una grandissima opera di ricerca e uno sforzo forse ancora più grande nel rendere reali i personaggi che avevo in testa. A volte mi bloccavo su una sola frase, non trovando il modo adatto per farla esprimere al personaggio. I protagonisti delle storie sono molto importanti, sempre; ma nel mio caso, dato che preferisco lasciare ampia libertà al lettore di immaginare luoghi e persone sulla base di ciò che voglio far percepire evitando giudizi troppo netti o descrizioni precise, devo fare molta attenzione a non cadere in contraddizione perché il rischio di creare confusione nelle storyline è alto con questo metodo di scrittura.


Il libro è  tecnicamente  molto dettagliato riguardo ad armi e organizzazione militare.
Cosa ne pensi di certi film di guerra di  Hollywood, in cui certe azioni si svolgono in modo spettacolare ma dal punto di vista tecnico risultano piuttosto grossolane e approssimative?
I film hanno scopi diversi dalla letteratura, difficile poter immaginare il cinema come veicolo di informazione e di formazione, perciò credo che la sospensione della realtà, sul grande schermo, abbia margini ben più ampi di quanto un tecnico del settore potrebbe tollerare. L’istinto alla critica c’è sempre, e non va taciuta quando corretta, ma poi tendo a ridimensionare il fastidio. Quello che invece non tollero è l’approssimazione nella letteratura, un campo dove non si colpisce con un’immagine e il costrutto dell’opera può, anzi deve, nel caso si tratti di opera storica, essere preciso, vero. Perché non si deve scrivere di ciò che non si conosce, e se si rispetta questa regola non vedo perché fare finta di non conoscere elementi o fatti per metterne altri di pura fantasia. Insomma, se parli di un soldato di fanteria americano durante la seconda guerra mondiale, e non vuoi scrivere sempre la parola fucile ma essere dettagliato, non puoi utilizzare un M-16, che non esisteva all’epoca, ma dovrai scrivere Garand. In un film invece, per quanto sia un errore poco giustificabile, difficilmente il pubblico farà attenzione a un simile dettaglio, concentrandosi sullo sguardo di paura/odio/coraggio dell’attore nell’atto di sparare.


Quali sono, invece, i tuoi “idoli” letterali e le tue fonti di ispirazione?
E quali sono i  tuoi romanzi preferiti?
Hemingway, Conrad, Dostoevskij, questi tre sono gli idoli che vorrei uccidere. Gli scrittori che vorrei eclissare, distruggere, come un figlio che ama e odia il padre eroe. Perché le emozioni che mi hanno dato, che ogni volta sono in grado di suscitare in me, mi hanno spinto a scrivere ma anche a vederli brillanti e luminosi, pur distanti, come mete da raggiungere. Non posso scrivere come loro, non voglio scrivere peggio di loro, devo per forza di cose ucciderli in senso metaforico, assorbirli e scrivere meglio. Ciò non significa affatto che ci riuscirò. È l’eterna lotta edipea a spingermi al confronto con loro. Se ne uscirò sconfitto sarà stata comunque vita, e linfa vitale, quella passata in tale confronto.
C’è un romanzo però che esula da quanto ti ho detto sopra, un’opera che risponde in maniera completa e assoluta alla domanda che mi hai posto: è il Signore degli Anelli. Lo ritengo la più completa storia che abbia mai letto. È universale, poderosa, epica, tragica, illuminante. In essa converge tutto ciò che in un romanzo io cercherei, quello che vorrei leggere e quello che, nel mio lavoro, vorrei scrivere. Con esso nasce il fantasy, dicono, ma io punterei il dito sul fatto che con il Signore degli Anelli termina l’epica. È il punto più alto, irraggiungibile, che tale categoria abbia raggiunto.


Il tuo successivo romanzo, MISSIONE D’ONORE, è arrivato secondo al premio nazionale LA GIARA indetto dalla Rai e quindi sarà pubblicato a breve da Rai Eri.
Cosa ci puoi anticipare a riguardo?
Ho scritto questa storia con l’obiettivo di allargare l’opera intrapresa con L’ultima offensiva, di osare di più e toccare argomenti e protagonisti a cui prima non avevo provato ad accostarmi per inesperienza. Posso definirla una storia forse più lineare del primo romanzo, con molte sfaccettature e una protagonista speciale, una giovane ragazza che si destreggia bene in mezzo ai soldati protagonisti di un romanzo ambientato durante il secondo conflitto mondiale.


Progetti futuri?
Al momento sto lavorando a due storie. Una che sto scrivendo da anni, composta da più libri, e ambientata nel 1106. L’altra è ancora una bozza, parlerà di partigiani.
Questo per quanto riguarda i romanzi. Ho invece terminato un racconto lungo ambientato nel medioevo nella mia città di origine, Civitanova Marche. Uscirà a breve.


Grazie mille, caro Giovanni.
È stato un piacere ed un onore scambiare quattro chiacchiere con te.



Giovanni Melappioni

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mercoledì 18 febbraio 2015

MEZZOGIORNO DI FUOCO-High Noon

Finalmente parlo di cinema western.
E, secondo voi, con quale film potevo iniziare? 

1952.
In pieno periodo di  Maccartismo, una sceneggiatura scritta da Carl Foreman, uno di quelli finiti nella lista "nera" (o rossa, in questo caso) di Hollywood, sospettati di essere filocomunisti, finisce tra le mani di un regista di origini austriache, tale Fred Zinnemann.
WHAT? Si chiesero i più.
Cosa volete che ne sappia un austriaco di come si gira un western?
Ma gli scettici si sbagliavano.







Carl Foreman







Fred Zinnemann











Sono questi gli antefatti di uno dei più famosi film western della storia del cinema.
Ci sarebbe molto altro da dire riguardo allo stretto legame della pellicola col Maccartismo, ma non voglio impelagarmi in analisi socio politiche dell'epoca.
Comunque forse è anche  per questo che il film risulterà così ben riuscito ed interpretato.

Lo ammetto. 
Gary Cooper non mi aveva mai colpito più di tanto, ma quando vidi MEZZOGIORNO DI FUOCO in DVD, in lingua originale, dovetti ricredermi.
Cooper qui interpreta Will Kane, il Marshal cittadino che, il giorno del proprio matrimonio, non può far a meno di rimanere in città in attesa del ritorno di Frank Miller, fuorilegge che lui stesso aveva arrestato anni prima e che ora, uscito di prigione, è deciso a fargliela pagare.
La bella Grace Kelly è Amy, la sua neo moglie quacchera, molto più giovane di lui.
Amy è contraria alla violenza e vorrebbe che Will se ne andasse via con lei lasciando perdere Miller.
Ma Kane non ci sta,  gira il calesse e torna indietro, convinto che la popolazione di Hadleyville lo aiuterà a riacciuffare un'altra volta il bandito in cerca di vendetta.
Ma Will Kane si sbaglia: nessuno in paese vuole immischiarsi nella faccenda, compreso il suo vice, deluso per il fatto che Kane stesso non lo abbia proposto come suo sostituto.
E anche l'unico volontario che si era fatto avanti cambierà idea dopo aver saputo che tutti gli altri hanno rinunciato. 
Intanto, alla stazione, i 3 complici di Miller stanno aspettando il suo arrivo con il treno di mezzogiorno.
La neo moglie di Kane decide di andarsene senza di lui, proprio con lo stesso treno sul quale arriverà Miller; aspetterà mezzogiorno nella Hall dell'albergo locale, dove alloggia anche la ex fidanzata di Kane, Helen Ramirez, a sua volta ex proprio di Frank Miller.
Anche Helen decide che è meglio andarsene, con il ritorno del fuorilegge, così come ha fatto quella stessa mattina il giudice che lo condannò.
Helen e Amy finiscono però per scambiare 4 chiacchiere e sarà proprio Helen che riuscirà a farle capire quanto Will sia innamorato di lei e che non dovrebbe lasciarlo.
Nel frattempo mezzogiorno è arrivato e il treno pure. Così come Frank Miller.
E Will Kane si prepara a ricevere il ritorno di Miller e i suoi scagnozzi, da solo, in una città deserta.
Helen Ramirez parte mentre Amy, all'ultimo momento, decide di  tornare in città in aiuto del marito...
Il resto è storia, come si suol dire.


Gary Cooper



Grace Kelly




Thomas Mitchell


Lon Chaney Jr.



Questa, in sintesi, è la trama.
Ora passiamo all'aspetto tecnico del film.
La fotografia è priva di filtri e in bianco e nero, oltre che in formato 4/3. Una scelta voluta, per ottenere più realismo, oltre che per il budget piuttosto basso.
Poi c'è la regia di Zinnemann: che alterna il girovagare del Marshal Kane per le vie della città alla ricerca di aiuto e le rotaie che si perdono all'orizzonte, là dove dovrebbe arrivare la minaccia da un momento all'altro.
Come se non bastasse, man mano che il film procede, Zinnemann inserisce sempre più spesso inquadrature di vari orologi per ricordare allo spettatore che il tempo scorre in fretta. 
E lo fa usando zoomate e inquadrature piuttosto ardite per un western.
C'è da dire che, forse per la prima volta, un regista ci fa vedere l'impavido uomo di legge del west in condizioni un po' malconce; è un po' avanti con l'età, inoltre dopo un po' si ritrova con i vestiti sporchi e la faccia tumefatta a causa di una scazzottata con il proprio vice, il quale ha il volto di un giovane Llyod Bridges.
Il cast di comprimari è eccezionale. Oltre ai vari volti noti del genere western di quegli anni, tra cui spicca Thomas Mitchell (premio oscar nel western OMBRE ROSSE di John Ford) che interpreta il sindaco che convincerà altri cittadini a voltar le spalle all'uomo di legge, c'è un invecchiato e malinconico Lon Chaney Jr., nel ruolo del vecchio Marshal che ha preceduto Kane.

Il film vinse in tutto 4 premi Oscar:
Una  statuetta andò a Gary Cooper come miglior attore protagonista; un altro venne assegnato per il montaggio a Elmo Williams & Harry W. Gerstad e altri due per la colonna sonora e la miglior canzone. 
Dimitri Tiomkin dovette dividere il secondo Oscar con Tex Ritter, autore del testo della famosa Do not forsake me, Oh my darlin.


Nel film compare anche, nel ruolo di uno dei scagnozzi di Frank Miller, un giovane e semi sconosciuto Lee Van Cleef





Eccolo nei titoli di testa, con l'indimenticabile canzone del film in sottofondo.



Che dire ancora, di questo straordinario film?
Be', per esempio che molte star di Hollywood in realtà lo odiavano, e non per il fatto che molti presunti filocomunisti ci avessero lavorato.
Il grande regista Howard Hawks, per esempio, caro  amico di  Gary Cooper tra l'altro, non sopporta l'idea che un impavido uomo di legge, invece di sbrigarsela da solo contro la banda di fuorilegge, se ne andasse in giro a supplicare l'aiuto dei propri concittadini.
"E' anti-americano" diceva.
Fu anche questo uno dei motivi che portò Hawks a girare, qualche anno dopo, UN DOLLARO D'ONORE, in cui compariva John Wayne che la pensava esattamente allo stesso modo.
C'è una sorta di antagonismo tra queste due pellicole western: meglio MEZZOGIORNO DI FUOCO o UN DOLLARO D'ONORE?
Io, personalmente, preferisco il primo (seppur di poco), anche se il mio western preferito in assoluto è un altro...
Ma ne parlerò un'altra volta.


Per oggi è tutto, credo.
Alla prossima.












mercoledì 11 febbraio 2015

Anteprima del romanzo-IL PASSATO E' UNA BESTIA FEROCE

Salve a tutti,
oggi pubblico un breve post riguardante una piccola anticipazione di un romanzo che ho avuto l'onore di leggere in anteprima assieme ad altri 99 fortunati.
Si tratta del primo romanzo Thriller di Massimo Polidoro, giornalista, scrittore e divulgatore scientifico, nonché membro, segretario e fondatore (assieme a Piero Angela) del C.I.C.A.P., ovvero Comitato Italiano per il Controllo delle Pseudoscienze.





Massimo Polidoro

Come dicevo, sono stato scelto per far parte di un gruppo di 100 lettori che hanno avuto il piacere di leggere questa storia in anteprima esclusiva, con il compito di aiutare Massimo nella promozione del suo Thriller.




Ovviamente io l'ho già letto e poco prima dell'uscita del libro, che avverrà il 3 marzo, pubblicherò la recensione completa.
Per il momento posso solo accennare a grandi linee la trama, tanto per incuriosirvi un po'.


Bruno è un giornalista di cronaca nera che, dopo aver ricevuto una lettera che pare essere arrivata direttamente dal 1982, si ritroverà ad intraprendere una pericolosa indagine alla ricerca di una bambina, una sua cara amica d'infanzia, scomparsa proprio la sera in cui la mitica nazionale di Bearzot ha vinto la finale dei mondiali di calcio.

Di più non voglio svelare. 
Mi sbottonerò un po' di più nella recensione vera e propria.
Nel frattempo vi rimando anche al mini sito ufficiale del romanzo.

SITO UFFICIALE

EDIT:

E' on-line il Teaser ufficiale del romanzo.
Eccolo il link Teaser

Aggiornamenti.

C'è un nuovo book trailer (che ho avuto il piacere di montare):





Inoltre è possibile già prenotare una copia del romanzo a prezzo scontato qui:
Link

A presto!




lunedì 9 febbraio 2015

RADIO KILLER- JOY RIDE

Eccomi di nuovo qua.
Per la mia prima recensione cinematografica intendo parlare di un film thriller non troppo conosciuto che amo rivedere in continuazione. 
Come ho scritto nella presentazione del blog, ho un sacco di film "minori" e sottovalutati nell'elenco dei miei preferiti.
Adoro  poi questa variante del genere road movie, dove i protagonisti si muovono in spazi sconfinati inseguiti da uno spietato serial killer.
Ma veniamo dunque a  Radio Killer (Joy Ride), di John Dahl. Una pellicola del 2001 che è passata praticamente inosservata qui da noi.

Io lo scoprii per caso dopo un passaggio in tv e me ne "innamorai" subito perché mi richiamava parecchio le atmosfere di THE HITCHER (l'originale del 1986) e DUEL di Steven Spielberg.

La trama (come direbbe qualcuno) è semplice; Lewis Thomas è un giovane studente universitario che, dalla California. deve tornare a casa dai suoi genitori in Nebraska.
Ma dopo la telefonata di una sua amica d'infanzia, Venna,  della quale è sempre stato innamorato, decide di comprarsi un'auto e passare a prenderla nel Colorado e finire il viaggio di ritorno a casa in sua compagnia.
Purtroppo ci si mette di mezzo suo fratello maggiore Fuller, che Lewis passa a prendere dalla prigione in cui era stato rinchiuso presso Salt Lake City; Fuller se n'è andato di casa anni prima ed ora la madre dei due pensa che sia tempo che torni in famiglia.
Prima di raggiungere Venna,  i due fratelli si fermano in un Motel nel Wyoming.
Fuller si è anche procurato un apparecchio CB con cui si mette a fare scherzi a vari camionisti.
Purtroppo scelgono come vittima il camionista "bagliato", un tipo che si fa chiamare Chiodo Arrugginito (Rusty Nail in originale). Lewis si finge una donna e dà appuntamento al camionista nella camera del Motel di fianco alla loro. 
Ma lo scherzo si rivelerà tragico per il tipo che vi alloggiava.
I due fratelli ascoltano dall'altro lato della parete lo sfogo del camionista con l'occupante della camera, anch'esso vittima inconsapevole, e il giorno dopo scoprono che costui è ridotto in fin di vita con la mandibola strappata!
Inizia così per i due fratelli, ai quali si aggiungerà poco dopo Venna, un viaggio da incubo con il camionista misterioso alle calcagna che vuole a tutti i costi vendicarsi per lo scherzo subito.

Questa pellicola, a mio modesto parere, è un piccolo gioiellino.
Sono molti i richiami, come detto, a THE HITCHER e DUEL e la cosa, incredibilmente, funziona.
Il cast di giovani attori (nel 2001) vede un quasi imberbe  Paul Walker nei panni di Lewis, il versatile Steve Zahn nei panni del fratello burlone Fuller, e la procace Leelee Sobieski nei panni di Venna. Il trio di attori è bravo, almeno per il target del film, con uno Steve Zahn una spanna sopra gli altri.



Leelee Sobieski, Paul Walker e Steve Zahn

La regia è fluida e semplice, senza virtuosismi eccessivi e ridondanti. 
Ottima la scelta di non far mai vedere il viso del camionista, del quale si sente solo la sua voce tramite il CB, mentre i led del display dell'apparecchio si illuminano quando parla.
Il regista John Dahl riesce nell'intento di mantenere alta la tensione, con un ottimo montaggio nel finale al cardiopalma (e che non svelerò).
Tra gli sceneggiatori figura un certo J.J.Abrams, il quale deve aver studiato bene i modelli di Spielberg e  Robert Harmon che ho citato prima, a cui il regista ha aggiunto un pizzico di Hitchcock.
Non è il solito Slasher Movie  con (e per) teenagers idioti e ragazzine che pensano solo a fare sesso, per intenderci. Rimane comunque una pellicola abbastanza leggera, senza scene splatter, che usa bene il fattore psicologico per tenere il pubblico col fiato sospeso.
Cosa che però non accade con il mediocre sequel uscito direttamente per il mercato home video.
Esiste anche un terzo seguito, che mi rifiuto di guardare.

Personalmente al film gli darei di più, ma obiettivamente mi fermo ad un 7.
Quindi recuperatelo, se potete!

A presto.











giovedì 5 febbraio 2015

TERMINATOR VS ALIEN(S) VS PREDATOR

Eccomi di nuovo.
Oggi sono in vena di curiosità cinematografiche, quindi comincio subito.

Cosa hanno in comune queste 3 famose saghe di Hollywood?


Be', ci sono 2 attori che hanno preso parte in almeno un film della serie di Terminator, Alien e Predator.
Nel primo Terminator abbiamo uno sconosciuto Bill Paxton, che interpreta uno dei punk a cui il Cyborg proveniente dal futuro ruberà i vestiti.
Lo stesso Bill Paxton (attore caratterista che adoro, tra l'altro) in Aliens-sontro finale è il soldato Hudson, quello apparentemente indisciplinato e codardo e che, ovviamente, farà una brutta fine riuscendo a riscattarsi.
Poi c'è Predator 2, in cui Paxton interpreta il poliziotto spaccone e chiacchierone Jerry Lambert.
Anche in questo film il suo personaggio sarà destinato a perire per mano aliena, in modo eroico però.

Bill Paxton


Passiamo ora al secondo attore che compare in tutte e tre  le famose saghe.
Sto parlando di Lance Henriksen.
Anche lui grande amico del regista James Cameron fin dai tempi di Piranha Paura, fu scelto in origine per ricoprire il ruolo del Terminator; accettò poi amichevolmente di farsi da parte quando un certo Arnold Schwarzenegger si offrì di interpretare il cyborg assassino.
Quindi Cameron gli diede poi la parte di uno dei detectives che si ritroveranno ad affrontare la macchina proveniente dal futuro nel distretto di polizia raso al suolo dal Terminator stesso.
Cameron però lo richiama per il suo film successivo: Aliens-Scontro finale.
Henriksen diventa così  l'androide Bishop (un altro cyborg, guarda caso); memorabile  la scena in cui viene tranciato in due dalla regina Alien e salva la piccola Newt dal risucchio del vuoto spaziale afferrandola con la parte superiore del corpo.
(Scena che sul grande schermo svela in modo quasi clamoroso il buco sotto il set  usato per nascondere le gambe dell'attore.)
Henriksen tornerà anche nel terzo capitolo di Alien in un doppio ruolo, ovvero quello dello stesso androide della pellicola di Cameron e quello di Michael Bishop, colui che ha progettato il robot dalle fattezza umane e a cui ha dato aspetto e nome.
Veniamo ora al film che collegherà la saga di Alien con quella di Predator: il non ben riuscito Alien VS. Predator,  derivato da un fumetto, che a sua volta ha preso spunto da una scena di Predator 2 in cui, nell'astronave del predatore, tra i vari trofei, compariva un cranio di un Alien.
In questa pellicola Henriksen è Charles Bishop Weyland, il fondatore dell'oscura società dei primi capitoli di Alien. Weylan si ritroverà ad affrontare uno dei Predator del film e verrà liquidato piuttosto velocemente. Una parte non del tutto riuscita, messa lì solo per avere Henriksen nel cast, secondo me. Un'occasione sprecata.


Lance Henriksen


Ovviamente poi c'è Schwarzenegger. il Terminator originale, che in Predator interpreta  il maggiore "Dutch", colui che riuscirà a sconfiggere l'alieno predatore con la faccia da granchio!

Ma i cortocircuiti tra i vari film non sono ancora finiti.
Il curatore degli effetti speciali dei primi due Terminator, dei primi due Predator e del secondo Alien(s), è il compianto Stan Winston. 


Stan Winston


A  tal proposito, fu proprio lui a disegnare il look del Predator, ma Winston stesso rivelò che le zanne del predatore furono un'idea di James Cameron, col quale si trovava mentre provava a disegnare alcuni schizzi preparatori. Winston era entrato nel cast tecnico di Predator a film iniziato, dopo che il primo costume dell'alieno si era rivelato un disastro. Fu lo stesso Schwarzenegger a fare il suo nome alla produzione.

Alcuni di voi si chiederanno come mai io abbia usato la locandina di ALIENS-Scontro finale e non quella del primo ALIEN di Ridley Scott...
L'ho fatto volutamente per un semplice motivo: per me il sequel di Cameron è il miglior film dell'intera saga. Supera, anche se di poco, pure il suo predecessore.
Molti voi, sono sicuro, non saranno d'accordo ma pazienza. Nessuno (io) è perfetto.

Alla prossima.






martedì 3 febbraio 2015

L'ISOLA DEI PIRATI- Recensione.


Oggi esordisco con un post  di genere letterario.
Dirò la mia riguardo il suddetto romanzo (pubblicato postumo) del compianto Michael Crichton, premettendo che quello che segue lo scriverò da semplice fan dell'autore e del genere, non da esperto letterato!

Trama:

Il capitano Charles Hunter, un corsaro del XVII secolo originario della colonia di Massachussetts Bay, sotto la protezione del governatore della Giamaica, organizza una spedizione per entrare il possesso del prezioso carico di un galeone spagnolo, ancorato presso l'isola di Matanceros e sorvegliato da una guarnigione di soldati spagnoli.
Assieme ad una variegata ciurma (c'è pure una piratessa francese che però si nasconde dietro abiti maschili), Hunter salpa quindi da Port Royal a bordo della Cassandra per un viaggio avventuroso, pieno di pericoli e colpi di scena.

RECENSIONE:

Prima di tutto diciamo che L'ISOLA DEI PIRATI è un romanzo che Crichton teneva nel suo computer da molto tempo e mai pubblicato. Già questo mi fece allarmare quando mi decisi a comprarlo.
Avendo già letto romanzi dello stesso autore, tra i quali Jurassic Park , Il mondo perduto, Timeline,e Punto critico, sapevo cosa aspettarmi; purtroppo però questa opera ha tradito le attese.
La caratterizzazione dei personaggi sembra solo accennata, tranne forse per il protagonista (il capitano Charles Hunter), oltre che un po' stereotipata, tipo il gigante muto amico di Hunter.
Le situazioni in cui si trovano a districarsi i protagonisti e la trama funzionano, ma quasi sempre le azioni si svolgono in modo frettoloso. Le imprese, i combattimenti e i duelli vengono liquidati in poche righe; come se ci trovassimo sottomano una sorta di bignami di un altro romanzo.
Solo a tratti si riconosce la penna di Crichton.
E' chiaro, quindi, che il manoscritto originale è stato quanto meno rimaneggiato e completato da qualcun altro, oppure pubblicato incompleto. Come ho scritto, molte parti sembrano più delle bozze che dei paragrafi  o dei capitoli veri e propri.
C'è da dire che la ricostruzione storica e ambientale sembra ben curata anche nei dettagli, e questo aspetto è farina del sacco di Crichton, indubbiamente. 
Anche i calibrati colpi di scena sono quelli tipici delle storie dell'autore, purtroppo qui appena accennati o tirati via in fretta e furia.


                                               Michael Crichton

Vale quindi la pena di acquistarlo?
Se sei un fan di Crichton, direi  di sì.
E' pur sempre una delle ultime opere partorite dalla mente di un grande autore di romanzi avventurosi (e non solo); non ci si annoia e le atmosfere caraibiche sono rese bene.
Non dimentichiamoci che Michael Crichton è stato anche sceneggiatore e regista.

Però non si può far a meno di pensare a come sarebbe potuto essere questo romanzo se l'autore fosse riuscito a completarne la stesura in tutto e per tutto: 
quasi sicuramente l'ennesimo capolavoro.
.
Alla prossima.







domenica 1 febbraio 2015

Star internazionali che si rivelano PESSIMI ATTORI in lingua originale.

Buongiorno.
Oggi voglio parlare di  quegli attori internazionali che in lingua originale, anziché doppiati, risultano essere  una delusione totale o quasi,
In testa a questa mia personale classifica c'è una star dei film d'azione degli anni '80/90, una specie di armadio dal leggerissimo accento austriaco.

Sì, proprio lui: Arnold Schwarzenegger!
(Ho pure imparato a scriverne il nome correttamente)
Ricordo che quando guardai per la prima volta un suo film in lingua inglese (era Predator, uno dei primi DVD che acquistai) rimasi piuttosto scosso.
Come diavolo hanno fatto gli americani a farlo diventare una attore di film d'azione con quell'accento?, mi chiesi.
Per film come Terminator o Conan-il barbaro ci può anche stare (per via del personaggio interpretato) ma quando Schwarzy deve fare l'eroe americano per eccellenza, proprio non è credibile.

Un esempio:





Ovvero qualche cosa del tipo: "Ket to the choppa!"
Per non parlare dei film che sconfinano con la commedia; pare uno che ci è finito dentro per caso.
In True Lies non sarebbe nemmeno male, ma non regge il confronto della versione in italiana.
I bravissimi abituali doppiatori italiani, il compianto Glauco Onorato e Alessandro Rossi, lo fanno sembrare quasi un attore dotato. Quasi...
Comunque Schwarzenegger riesce a compensare la sua mancanza di talento recitativo con la presenza scenica, almeno parzialmente.

Passiamo ora al secondo PESSIMO ATTORE.
Un certo Vin Diesel.



Finché si parla di Riddick si può anche sopportare, ma anche in questo caso basta ascoltare per pochi secondi  la sua voce fuori campo per rendersi conto che Vin Diesel è quasi completamente negato per la recitazione.
Mi è capitato di vederlo  in inglese ne Il risolutore e davvero è stato difficile arrivare fino alla fine della pellicola. Film tra l'altro mediocre e bruttino.
Non sono un suo grande fan, quindi.

Passiamo ora al terzo PESSIMO ATTORE della classifica.
Tom Cruise.




Stesso discorso degli altri,
Recentemente l'ho visto in Nato il 4 luglio, in inglese ovviamente, e devo dire che nonostante gli sforzi non riusciva assolutamente ad attirare la mia attenzione.
Tra le altre cose, quando la voce corrisponde al vero, si notano ancora di più le sue espressioni da pesce lesso. Roba tipo Ben Stiller in Zoolander!
(Non a caso il buon Stiller sa fare una perfetta imitazione/parodia di Cruise)
I suoi film, o meglio: i film con lui come protagonista, però tutto sommato si lasciano guardare.
Almeno quelli in cui non cerca di fare l'attore impegnato.

Altra menzione speciale va all'altra grande star degli anni '80, diretta concorrente del muscoloso Schwarzy, ma molto più small, a dispetto di quello che sembra sul grande schermo.
Sto parlando di Sylvester Stallone.
In questo caso non siamo a livelli  del tutto bassi. In certe pellicole (come ad esempio Fuga per la vittoria) se la cava bene.  Ma basta guardalo (ascoltarlo) in Rocky e confrontarlo con le versioni doppiate da Gigi Proietti (il primo) e quelle del grande Ferruccio Amendola, per capire che non c'è confronto.
Doppiato fa decisamente più bella figura.

Dovrei anche nominare i vari Chuck Norris o Steven Seagal ma quelli non riescono a sembrare credibili nemmeno con le voci altrui.


Ci sono poi altri attori che in originale appaiono completamente diversi  rimanendo comunque dei grandi attori.
Uno di quelli che trovo odioso in inglese, è Anthony Hopkins.
Non che non dimostri di essere un grande attore, solo che ha un'aria leggermente spocchiosa, come per dire "Ecco, guardate come sono bravo!".
Inoltre doppiato risulta pure un po' più ironico e più "leggero" dell'Hopkins in lingua madre, ma anche più inquietante quando si tratta di Hannibal Lecter.






Infine vorrei citare Kevin Costner.
Quando lo si sente per la prima volta in inglese si rimane davvero spiazzati.

Kevin ha una voce nasale, "giovanile" (anche ora che ha 60 anni) e per nulla da macho; niente a che vedere con quella, per esempio di Michele Gammino, suo doppiatore abituale,
Costner NON lo ritengo però un PESSIMO ATTORE, a differenza di altri.

Di sicuro è un gran regista. 
Ma di questo ne discuteremo un'altra volta.
Per oggi è tutto.
Alla prossima.