Elucubrazioni, recensioni, curiosità varie sui miei film, registi, romanzi e scrittori preferiti.

mercoledì 11 marzo 2015

INCASINAMENTI LOGICO-TEMPORALI.

Ben trovati.
Oggi vorrei discutere un po' delle cose che non tornano in una delle più rappresentative saghe cinematografiche degli anni '80. 
Sto parlando di RITORNO AL FUTURO.

Non starò qui a ripeterne la trama. Tutti conoscono la storia di Marty McFly e dei suoi viaggi nel tempo tra il 1985 e il 1955 nel primo capitolo, tra il 1985-1955 e 2015 nel secondo, per poi finire addirittura nel selvaggio west del 1885 nel terzo.
Il tutto a bordo di una DeLorean modificata da Doc Brown.



Ma cosa c'è che non torna, quindi?
Nel primo capitolo "temporalmente" parlando non ci sono anomalie, ma è alquanto improbabile che un fulmine abbia colpito l'orologio proprio allo scoccare esatto di una determinata ora.
Passiamo quindi al secondo film.
E qui nascono le incongruenze.
E' noto che non era previsto un sequel, che tutto è nato dal finale del primo capitolo e che, quindi, lo sceneggiatore Bob Gale abbia dovuto pensare ad una storia che si raccordasse con il suddetto finale.
Ma non è questo il problema. 
Non riesco a capire come abbia fatto il vecchio Biff Tannen ad andare indietro nel tempo, dal 2015 al 1955 (dopo aver rubato la DeLorean) e tornare al "suo" 2015.
Dato che ha consegnato al sé stesso più giovane l'almanacco sportivo e  che questo fatto scatenerà una serie di eventi che cambieranno il futuro, come potrà il vecchio Biff a tornare nel futuro della sua linea temporale?  Lo stesso Doc Brown spiega a Marty, quando si ritrovano nel 1985 alternativo, che c'è una linea temporale diversa che si è creata nel 1955.
Lo so, è incasinato, ma il succo è che il vecchio Biff, per il solo fatto di aver modificato il passato del 1955, al suo ritorno nel 2015 avrebbe trovato un futuro diverso.

Passiamo al terzo capitolo, dove ritroviamo Doc finito nel selvaggio west per sbaglio.
Il Marty  del futuro e il Doc del 1955 ritrovano la DeLorean nella vecchia miniera e la sistemano per far andare il ragazzo nel 1885 a riprendere il Doc del futuro.
Ma Marty, appena arrivato nel passato, buca il serbatoio della benzina e, dato che all'epoca il motore a scoppio non era ancora stato inventato, è impossibile trovarne o fabbricarne.
Da qui parte lo spunto di ideare un sistema per  far raggiungere all'auto le 88 miglia orarie necessarie per effettuare il salto nel tempo spingendola con una locomotiva a vapore.
Già qui c'è qualche cosa che non va, dato che Doc era finito nel west dopo essere stato colpito da un fulmine mentre l'auto era sospesa in aria, SENZA aver raggiunto le 88 miglia/h.
Ma l'incongruenza più grande, è il fatto che i protagonisti avrebbero potuto semplicemente recuperare un po' di benzina dalla DeLorean che in quel momento si trovava nascosta nella vecchia miniera!
La stessa auto che Marty aveva ritrovato (o che ritroverà)  nel 1955.
Strano che un genio come Doc Brown non ci abbia pensato, prima di far fuori definitivamente il motore provando a usare whisky al posto della benzina.

Comunque, nonostante codeste sbavature a livello di sceneggiatura, la trilogia di RITORNO AL FUTURO rimane, secondo me, una delle più riuscite trilogie di sempre; sicuramente la più rappresentativa degli anni '80 e che sono, cinematograficamente parlando, i miei preferiti.

Alla prossima.


P.S.
Siamo già arrivati nel 2015, che sembrava così lontano all'epoca della visione del primo film!
Attendiamo quindi l'arrivo di Marty McFly dal passato?

martedì 3 marzo 2015

IL PASSATO E' UNA BESTIA FEROCE-Recensione

Come anticipato qualche tempo fa, ecco la recensione del primo thriller di Massimo Polidoro, che ho avuto l’onore di leggere in anteprima.
Il romanzo esce proprio oggi in tutte le librerie.
Quindi, partiamo subito.

La trama l’avevo già accennata a suo tempo; Bruno Jordan lavora per Krimen, un giornale di cronaca nera. Ultimamente è in conflitto con Linda, il nuovo direttore, che vorrebbe un'impronta diversa per il giornale che, tra l'altro, attualmente  non se la sta passando bene con le vendite.
Proprio quella mattina, dopo l'ennesima discussione con la direttrice, riceve una misteriosa lettera che pare essere stata spedita direttamente dal 1982.
Dopo averla letta, decide subito di vederci chiaro, anche perché la lettera gli richiama alla mente la scomparsa di una sua amica d’infanzia, avvenuta proprio la sera in cui la nazionale italiana di calcio di Bearzot conquistò il titolo mondiale. 
Jordan si ritroverà così a dover fare i conti col proprio passato, deciso a tutti i costi a scoprire la verità sulla misteriosa scomparsa della ragazzina, affrontando vecchi fantasmi e nuovi pericoli, fino all’imprevedibile colpo di scena finale…

Veniamo alla recensione vera e propria.
Premetto che non sono un grande fan della narrazione in prima persona, ed è forse per questo motivo che ho fatto un po’ fatica ad "entrare" nella storia.  Il romanzo è comunque scorrevole, l’ambientazione invernale, con tanto di nevicata, aiuta a mantenere  quell’atmosfera rarefatta che pervade tutto il romanzo e si riesce quasi subito ad immedesimarsi in Bruno Jordan.
C’è da dire che ci sono un paio di personaggi di contorno un po’ troppo stereotipati, a mio modo di vedere; altri che avrebbero meritato un po’ più di spazio o di essere maggiormente sviluppati. Ma forse verranno richiamati in causa in un eventuale seguito, spero.
La tensione c'è e, dopo aver ingranato con la storia, scatta quel meccanismo che ti impedisce di staccarti dal libro, quell'irresistibile desiderio di voler leggerne ancora, pagina dopo pagina. 
Altro punto a favore di Massimo Polidoro, quindi!
A mio modesto parere è un buon romanzo, non privo però di alcune piccole sbavature.
Essendo il suo primo thriller, sono sicuro che Polidoro saprà migliorarsi con quello successivo.

Consigliato a tutti gli appassionati del genere thriller (e non).

A  questo LINK, che porta direttamente al blog di Massimo Polidoro, troverete 10 buoni motivi per acquistare il romanzo IL PASSATO E' UNA BESTIA FEROCE entro l'8 marzo.




BOOKTRAILER UFFICIALE



Buona lettura!



domenica 1 marzo 2015

CLIFFHANGER- L'ultima sfida Recensione

Eccomi di nuovo a parlare dell'ennesimo film della mia adolescenza che ho rivisto dopo qualche anno e in lingua originale.



Stallone qui è Gabe Walker, che torna dalla fidanzata  presso la stazione di soccorso montano nella quale  prestava servizio prima del tragico incidente che abbiamo visto nel prologo, incidente in cui è morta, precipitando nel vuoto, la ragazza del suo amico/collega Hal Tucker, interpretato dal bravo Michael Rooker.
Ma, nel frattempo, una spettacolare rapina ad un jet in volo che trasportava 100 milioni di dollari appena prelevati dalla Federal Reserve, finisce in un modo imprevisto per i rapinatori, i quali si ritrovano a precipitare con il loro aereo sulle montagne rocciose mentre le 3 valigetta con i soldi finiscono disperse tra le vette innevate e burroni sottostanti.
Chiamano quindi il soccorso montano (omettendo ovviamente le loro intenzioni) e prendono in ostaggio Tucker e Walker per poter recuperare le suddette valigette provviste però di segnalatori di posizione.
Il resto della storia si sviluppa come nel più classico action movie americano, con il protagonista (SLY) che cercherà di salvare, anche grazie all'aiuto della fidanzata, l'amico rimasto in ostaggio dei cattivi e, contemporaneamente, provando a mandare in malora il loro piano di recupero del denaro...



Sinceramente pensavo molto peggio.
Visivamente è buono, a parte un paio di scene girate palesemente in studio che stonano con il resto. Altra cosa che ho notato solo in quest'ultima visione (benché lo sapessi già all'epoca in cui uscì) è l'improbabile scenario delle Alpi italiane adattato a quello americano.
Mi spiego: dopo il prologo c'è la scena in cui il protagonista (Stallone) ritorna dalla fidanzata e percorre con un fuoristrada la strada che conduce al suo capanno; be', la strada e la stazione di servizio che si intravedono non hanno nulla di americano. Ci hanno aggiunto un paio di distributori di benzina in stile statunitense e hanno messo le insegne in inglese ad un edificio in stile palesemente alpino! Stessa cosa per il luogo della base del servizio di soccorso: il greto di un fiume a fondovalle che potrebbe sembrare qualsiasi posto del nord Italia tranne che statunitense.
Detto questo, torniamo all'aspetto tecnico.
Il regista Renny Harlin si fa prendere spesso la mano e si perde in cafonate trash incredibili, tipo quando Sly ammazza il cattivo di turno alzandolo di peso e infilzandolo con una stalattite (o stalagmite?), dopo che,  tra l'altro, il cattivone lo aveva massacrato di botte. 
La rapina con il furto dei soldi in volo, tra due aerei, è una scena davvero spettacolare, comunque.  
E' così pure il prologo in cui avviene l'incidente che farà litigare i due amici scalatori interpretati da Stallone e l'ottimo Michael Rooker, anche se, come al solito, nei film americani c'è sempre di mezzo un moschettone o una fibbia difettosa quando accadono certe cose. Ingenuità all'ennesima potenza.
Stallone in lingua originale è difficile da mandare giù, come scrissi in uno dei miei primi articoli, ma tutto sommato qui riesce a cavarsela egregiamente.
Ci sono un paio di personaggi secondari inutili, tipo i due ragazzi che si lanciano dai burroni col paracadute. Al fine della trama sono ininfluenti. E anche la figura dell'anziano pilota di elicotteri amico e collega di Walker, fidanzata e Tucker, avrebbe dovuto avere più spazio. Muore senza che si abbia avuto il tempo di affezionarsi al personaggio.
La colonna sonora, firmata da Trevor Jones (quello che musicò L'ultimo dei moicani) stranamente mi ha deluso. Non che non sia appropriata, ma è incredibilmente simile allo stile di Alan Silvestri. Provate a guardare uno dei film della trilogia di RITORNO AL FUTURO, o i primi 2 PREDATOR e vi renderete conto della similitudine.
Menzione speciale per il cattivo di turno, ovvero John Lithgow che interpreta Eric Qualen.
Come Villain risulta perfettamente in parte: spietato, cinico e con un pizzico di humor nero.
Ma alla fine non mi ha convinto del tutto. Troppo simile a molti  altri cattivi cinematografici.



Sylvester Stallone




Michael Rooker




John Lithgow

Alla fine, comunque, il film è ampiamente positivo.
Probabilmente il miglior film di Renny Harlin, regista comunque sopravvalutato che dopo questo ha collezionato un sacco di flop che lo hanno poi rilegato nella categoria di film di serie B.


Alla prossima.