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lunedì 27 luglio 2015

Il western "citazionista" moderno.

Ben ritrovati.
Oggi voglio parlare di film western, di quello citazionista che ultimamente pare andare tanto per la maggiore.
No, non sto parlando di DJANGO UNCHAINED di Tarantino. Ho barato con l'anteprima!
Quello è tutto fuorché un western. Ma non voglio soffermarmi più di tanto su quella pellicola, non in questa occasione almeno.
Aggiungo solo che ci sono molte più citazioni "Leoniane" in RITORNO AL FUTURO parte III, che nel film diretto da Tarantino.
Vedi l'arrivo di Marty nella cittadina, stessa inquadratura e stesso movimento di macchina dell'arrivo della protagonista in città (Claudia Cardinale) in C'ERA UNA VOLTA IL WEST, o il colpo di fucile che taglia la corda della forca al collo del malcapitato giovane viaggiatore nel tempo (IL BUONO, BRUTTO E IL CATTIVO) oltre al duello con il pezzo di stufa a legna nascosto sotto il petto(PER UN PUGNO DI DOLLARI) oltre al nome con cui si fa chiamare Marty in paese: Clint Eastwood, ovviamente.




Io però vorrei invece parlare di  PRONTI A MORIRE, diretto da quel matto di Sam Raimi.




Qui sì che troviamo tutti i classici e consolidati elementi del cinema western; il pistolero (in questo caso una donna) che cerca vendetta nei confronti di colui che le ha ucciso il padre (o meglio, di colui che ne ha voluto la morte), in pieno stile "C'era una volta il west"; i duelli dei pistoleri che partecipano al torneo, ognuno girato e montato con uno stile diverso nei quali Sam Raimi, esasperando al massimo lo stile di Leone, vi inserisce le zoomate in e out e l'effetto "vertigo", le inquadrature sbilenche, così come i primissimi piani ad allargare o a stringere, il tutto unito in una specie di balletto perfettamente ritmato montato da quel genio di Pietro Scalia.
Prendiamo poi il dettaglio dell'orologio del paese, che allo scadere dell'ora da il via allo scontro a fuoco, chiaro riferimento alle inquadrature di MEZZOGIORNO DI FUOCO: e come non ricordare la scena in cui il villain di turno, un grande Gene Hackman, spara con un fucile ad uno dei suoi (ex) tirapiedi che sta correndo in fondo alla strada come fa John Wayne nel capolavoro di Howard Hawks, UN DOLLARO D'ONORE.
Io ho notato anche che Hackman, nei flashback in cui lui e i suoi scagnozzi se la prendono con il padre della protagonista, è vestito come Kevin Costner in SILVERADO.
E le musiche di un Alan Silvestri in ottima forma, dalle atmosfere chiaramente alla Morricone.
Per non parlare dell'impeccabile fotografia del mio conterraneo (quasi vicino di casa) d'origine, ovvero Dante Spinotti.
Ma anche il cast funziona, con un ancora quasi sconosciuto Russel Crowe, un Di Caprio pre-TITANIC, il già citato Hackman, e una convincente Sharon Stone.
E molti attori caratteristi di contorno, da Lance Henriksen a Keith David, passando per Roberts Blossom fino ad arrivare all'ultima apparizione cinematografica di Woody Strode.
Un film sottovalutato all'epoca ma che, secondo me (se non si è ancora capito), è nettamente superiore a quella specie di raffazzonato esperimento citazionista di Tarantino.


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